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Sito archeologico di Delfi
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==Archeologia del sito== ===Dalle origini all'epoca romana=== Il sito archeologico di Delfi è situato alla base del monte Parnaso, uno dei più elevati della Grecia centrale <ref> ''[https://www.treccani.it/enciclopedia/parnaso/ Parnaso]'', ''Enciclopedia on line'', Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, 2024.</ref>, situato a nord del Golfo di Corinto. Nella cultura greca classica Delfi era considerata il centro del mondo. Secondo il mito, Zeus, re degli dèi olimpici, aveva liberato due aquile dai confini dell’universo per cercarne il centro e queste si erano incontrate proprio a Delfi, che aveva quindi preso l'appellativo di "ombelico del mondo". Sebbene Delfi abbia avuto il suo periodo di massimo splendore tra il il VI e il IV secolo a.C., i primi ritrovamenti nella zona risalgono al 4000 a.C. ed erano legati alla grotta Korykeion Andron sul monte Parnaso. Sono stati ritrovati anche resti di un insediamento miceneo e di un cimitero. Tuttavia, fino all’VIII secolo a.C., le tracce sono rare e frammentarie. Verso la fine del VII secolo a.C. furono eretti i templi di Apollo e Atena, detta Pronaia. Oltre a loro, anche altre divinità erano onorate nei templi. Il santuario assunse significati prima religiosi e poi politici per la Lega Anfizionica che lo controllava. Nel corso della Prima Guerra Sacra (VI secolo a.C.), tuttavia, divenne autonomo, pur rimanendo sotto la protezione e l’amministrazione della Lega. A questo periodo risale l’istituzione dei Giochi Pitici. La sacralità del santuario era strettamente connessa all’oracolo di Delfi, dove la Pizia, sacerdotessa di Apollo, profetizzava il futuro. I suoi responsi erano considerati i più affidabili del mondo antico, tanto che re, governi e cittadini si recavano a consultare l’oracolo e lasciavano offerte al dio. La fama del santuario crebbe e raggiunse il suo apice tra il VI e il IV secolo a.C. Proprio tale fama fu tra le cause delle due guerre sacre svoltesi tra la metà del V e il IV secolo a.C., a cui seguì la conquista di Delfi da parte degli Etoli. Nel III secolo a.C. il movimento filosofico razionalista fece perdere all’oracolo gran parte della sua credibilità, ma non interruppe i riti. Delfi fu conquistata dai romani nel 191 a.C. In epoca romana il santuario fu sia favorito che saccheggiato, a seconda della posizione religiosa e politica che il governo romano aveva nei confronti dell’oracolo. Tra i saccheggi, il più importante fu quello di Silla, avvenuto nell’86 a.C. Nel II secolo d.C., l’imperatore Adriano si recò a Delfi per un consulto e Pausania la visitò, descrivendone gli edifici e le oltre trecento statue. Dopo quest’ultima epoca di rinascita, l’oracolo venne chiuso dall’imperatore Teodosio nel 395 d.C. <ref> ''[https://www.treccani.it/enciclopedia/delfi_(Dizionario-di-Storia)/ Delfi]'', ''Dizionario di storia'', Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, 2010.</ref> e, in seguito, distrutto dalle popolazioni slave. Delfi divenne sede vescovile e fu poi abbandonata tra il VI e il VII secolo d.C. <ref>Elena C. Partida, ''[http://odysseus.culture.gr/h/3/eh351.jsp?obj_id=2507 History]'', ''Hellenic Culture Organization, Ministry of Culture and Sports | Delphi'', Mpoumpoulinas 20, Athina 106 82, Grecia, 2012.</ref> ===Ritrovamento del sito=== Durante il Medioevo, l’ubicazione precisa del santuario di Delfi si perse. Sulle rovine sorse un piccolo villaggio chiamato Kastri, costruito riutilizzando il marmo degli edifici distrutti. Nel XV secolo, Ciriaco di Ancona visitò il sito e rese celebre il villaggio grazie al suo lavoro di documentazione. Anche grazie alla sua opera, la posizione esatta dell’antica Delfi venne ritrovata ma scavare si rivelò quasi impossibile a causa della presenza del villaggio. Alcuni scavi di prova furono effettivamente compiuti nel 1840 e nel 1860 ma rimasero circoscritti al muro poligonale situato dietro il Santuario di Apollo. Il muro, creato per sorreggere la piattaforma su cui sorge il tempio, delimitava l'area a nord-est; fu eretto nella seconda metà del VI secolo a.C. e si conserva ancora oggi.<ref>Elena C. Partida, ''[http://odysseus.culture.gr/h/2/eh251.jsp?obj_id=4926 The polygonal wall of Delphi]'', ''Hellenic Culture Organization, Ministry of Culture and Sports | Delphi'', Mpoumpoulinas 20, Athina 106 82, Grecia, 2012.</ref> ===La Grande Fouille=== La svolta avvenne nel 1870 quando un grande terremoto colpì l’area. Gran parte del villaggio di Kastri venne distrutta e questo offrì l’opportunità per iniziare nuovi scavi. Nel 1880, l'archeologo Haussoulier iniziò l’opera dal Portico degli Ateniesi, ma si dovette attendere il governo greco di Charilaos Trikoupis per la vera svolta. Trikoupis riuscì a instaurare una collaborazione tra Grecia e Francia che portò a quello che passò alla storia come “La Grande Fouille”, ovvero “Il Grande Scavo”, così chiamato sia per il lungo periodo di tempo in cui avvennero le operazioni (1892-1903), sia per l’estensione dell’area da scavare, per le difficoltà dello scavo stesso, per il numero di persone mobilitate e, soprattutto per l’importanza e il numero di monumenti e reperti ritrovati. Gli scavi furono guidati dalla École Française d’Athènes e vi parteciparono alcuni tra i più grandi archeologi francesi, tra cui il direttore stesso degli scavi, Théophile Homolle. Il primo passo fu la costruzione di una ferrovia con vagoni per spostare i detriti. A metà di ottobre 1892 si iniziò l’opera di scavo ma la si dovette interrompere presto a causa della stagione fredda. L’anno successivo, tra aprile e novembre, si riuscì a ritrovare buona parte del Tesoro degli Ateniesi, la Rocca della Sibilla e l’Altare degli abitanti di Chios. Negli anni successivi furono ritrovate gran parte delle sculture e degli altri manufatti e riemersero anche gran parte degli altri edifici della Via Sacra. Furono ritrovati anche l’Auriga, un monumento dedicato a un vincitore dei Giochi Pitici, e la colonna scolpita dei Tre danzatori. Si proseguì con i monumenti che componevano l’antico santuario di Apollo, lo stadio e la palestra. Infine, ci si dedicò all’area chiamata Marmaria, che conteneva il santuario di Atena Pronaia. <ref>Ephorate of Antiquities of Phocis, ''[https://delphi.culture.gr/archaelogical-site/excavations/ History of the excavations at Delphi]'', ''The Archaelogical Site of Delphi'', Delfi, Grecia, 2020.</ref> Le Grande Fouille si concluse ufficialmente il 2 maggio 1903 con l’inaugurazione del primo museo, creato per ospitare i reperti ritrovati fino a quel momento. ===Dal 1903 a oggi=== Nel 1903 si inaugurò a Delfi l’epoca della cosiddetta seconda generazione di archeologi, chiamata così poiché successiva a la Grande Fouille, che per circa trent’anni fece diventare Delfi un centro di ricerca e studio sia per greci che per stranieri. Risalgono a questo periodo gli eventi organizzati dal poeta Angelos Sikelianos e sua moglie, Eva Palmer; gli eventi puntavano a far rivivere Delfi come centro culturale e riuscirono a far tornare il luogo un centro musicale e di spettacolo, anche grazie a rappresentazioni teatrali di ispirazione antica. <ref>Elena C. Partida, ''[http://odysseus.culture.gr/h/3/eh351.jsp?obj_id=2507 History]'', ''Hellenic Culture Organization, Ministry of Culture and Sports | Delphi'', Mpoumpoulinas 20, Athina 106 82, Grecia, 2012.</ref>. Tali eventi presero il nome di Festival Delfici. Vennero anche iniziati i lavori per un nuovo museo, le cui mostre avrebbero dovuto rispecchiare l’approccio ai reperti della seconda generazione, che criticava l’importanza che la prima generazione aveva dato all’architettura a scapito delle arti minori e plastiche. Il museo, costruito tra il 1935 e il 1938, ospitò una nuova esposizione dei reperti nel 1939, anno in cui si concluse la seconda generazione di scavi. Questa mostra, però, non venne mai aperta al pubblico a causa dello scoppio della Seconda guerra mondiale. Il museo chiuse fino al 1950 e molte opere, tra cui l’Auriga, furono spostate temporaneamente ad Atene. Nel 1956 iniziò una nuova fase. Il museo aveva riaperto al pubblico da sei anni e la necessità di ampliarlo si faceva sempre più impellente. La ristrutturazione fu affidata all’architetto Patroclos Karantinos. Il museo riaprì infine nel 1961 ed è tutt’ora visitabile. A un secolo esatto dalla sua inaugurazione, è stata tenuta una nuova mostra per valorizzare alcuni tra i reperti più importanti e verificare la compatibilità tra l’approccio del museo ai reperti e i risultati degli studi recenti svolti su essi. <ref>Ephorate of Antiquities of Phocis, ''[https://delphi.culture.gr/archaelogical-site/excavations/ DELPHI MUSEUM HISTORY]'', ''The Archaelogical Site of Delphi'', Delfi, Grecia, 2020.</ref>
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