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Fenomenologia dello spirito
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===== ''Lo spirito oggettivo'' ===== Lo spirito oggettivo si ritrova in un’analisi autonoma nei ''Lineamenti di filosofia del diritto'' del 1821<ref>De Luise e Farinetti 2012, p. 34.</ref>. Lo spirito in questa sezione è chiamato “''oggettivo''” poiché si oggettiva nel mondo attraverso le forme del diritto astratto, della moralità e dell’eticità. Il diritto astratto è concepito da Hegel come l’azione della volontà espressa in maniera autonoma e libera, indipendente, che si manifesta in una moltitudine di autocoscienze: l’individuo inizia a relazionarsi col tutto e, riconoscendo sé stesso, prende coscienza dei propri ''diritti'', e cioè della propria libertà d’azione. L’individuo vuole che i suoi diritti siano riconosciuti, convalidati: nasce quindi il “''contratto''”, una legiferazione che fa da garante dei diritti del soggetto. Tuttavia, il contratto non è sufficiente a garantire l’incolumità dei diritti. Nasce quindi il bisogno di instaurare un sistema di difesa che eserciti una giustizia universale nei confronti delle trasgressioni ai diritti, attraverso la pena (anche in forma rieducativa). Si passa da qui alla ''moralità'', momento in cui Hegel tenta di spiegare quanto sia difficile e veramente poco affidabile lasciare all’individuo il libero arbitrio di determinare cosa sia bene e cosa sia male, poiché le intenzioni non portano sempre all’attuazione del vero bene. Ultimo passaggio è l’''etica'', una morale collettiva vissuta attraverso le leggi del bene: è il senso del “''costume''” di un popolo a modificare la visione soggettiva degli individui che formano la pluralità. La vita collettiva si articola a diversi livelli: la famiglia, nucleo sociale di partenza di ogni individuo, la società civile, momento di “rottura” in cui l’insieme delle famiglie si divide ponendo questi nuclei iniziali in conflitto tra loro, e infine lo stato, in cui si realizza la sintesi più alta dell’etica<ref>De Luise e Farinetti 2012, pp. 35-36.</ref>.
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