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Mostro di Firenze
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=== I sospetti su Pietro Pacciani === Il 18 settembre del 1985 i magistrati ricevettero una lettera con firma illeggibile che suggeriva di interrogare un residente della zona, Pietro Pacciani. Pacciani aveva già scontato una condanna per un omicidio compiuto nel 1985 e, secondo la lettera, violentava le figlie e la moglie<ref>Taddeo, ''La storia del Mostro di Firenze'', vol. 2, pp. 28-29.</ref>. Le indagini svolte all'epoca portarono alla condanna di Pacciani a quattro anni di carcere per stupro ai danni delle figlie, ma non rivelarono collegamenti con gli omicidi del Mostro di Firenze. A partire dal 1991, mentre Pacciani era ancora in carcere, il suo nome tornò nell'indagine. Nel 1992 Ruggero Perugini, capo della squadra anti-mostro, si rivolse al Mostro in diretta nazionale, invitandolo a confessare. Perugini era convinto che il Mostro fosse Pacciani, il quale, secondo Perugini, avrebbe voluto vendicarsi del suo passato, quando era stato tradito dalla fidanzata Miranda Bugli<ref>https://youtu.be/AeLsI0RZyDc?si=q_zs3nejGtwMwcTH.</ref>. Scontata la condanna per stupro, Pacciani fu scarcerato; il 13 gennaio 1993 fu però arrestato di nuovo, questa volta in relazione agli omicidi del Mostro. Gli inquisitori fecero una perquisizione nella sua abitazione, e nel suo orto venne trovato un proiettile Winchester calibro 22 con impronte corrispondenti a quelle presenti sui proiettili degli omicidi. In seguito, tuttavia, agli esami balistici risultò che il proiettile non era stato sparato, ma piuttosto inserito nel caricatore e poi espulso. Fu quindi valutata l'ipotesi che il vero assassino avesse voluto attribuire a Pacciani la colpa. Nell'abitazione vennero ritrovati anche un blocco da disegno e un portasapone tedesco che richiamarono l'assassinio dei due ragazzi tedeschi del 1983<ref>Taddeo, ''La storia del Mostro di Firenze'', vol. 2, pp. 179-180.</ref>. Sulla base di questi indizi Pietro Pacciani divenne il principale sospettato di essere il Mostro e venne processato insieme ai suoi due amici Mario Vanni e Giancarlo Lotti (“compagni di merende”, come affermò Mario Vanni in una sua deposizione). Solo nel 1996 il poliziotto Michele Giuttari ricevette dall'avvocato di parte civile Aldo Colao la testimonianza di un amico dell'avvocato stesso, il quale diceva di aver visto in casa di Pacciani alcune cose messe a essiccare, che potevano essere le parti del corpo tagliate alle vittime del Mostro. La grafia della testimonianza era la stessa usata sulla lettera del 1985 e Giuttari la riconobbe. Si trattava di Floriano Delli<ref>https://insufficienzadiprove.blogspot.com/2011/04/floriano-delli-deposizione-del-30_05.html</ref> che abitava di fronte a casa di Pacciani<ref>Taddeo, ''La storia del Mostro di Firenze'', vol. 2, pp. 283-284.</ref>. ==== Vita ==== Pietro Pacciani nacque il 7 gennaio 1925 nella valle del Mugello (a nord di Firenze, comprende alcune località dove il Mostro colpì: Rabatta e Vicchio). In seguito si trasferì a Mercatale, frazione di San Casciano in Val di Pesa, vicino al luogo in cui venne commesso l'ultimo omicidio. Nel 1951 Pacciani uccise Severino Bonini, l’amante della sua fidanzata, con venti coltellate e un oggetto contundente; per questo delitto si giustificò dicendo di essere stato incitato da lei poiché gli aveva confessato di essere stata violentata dall'altro uomo e di aver ceduto contro la propria volontà. Sia Pacciani sia la sua fidanzata Miranda vennero ritenuti colpevoli del delitto di Severino e vennero arrestati nel 1952. Pacciani venne condannato a diciotto anni di carcere, mentre Miranda a dieci<ref>Taddeo, ''La storia del Mostro di Firenze'', vol. 2, pp. 40-53.</ref>. Nel 1964 Pacciani uscì dal carcere per buona condotta e per una riduzione della pena. Si sposò con Angiolina Manni, ma ben presto mostrò anche a lei il suo carattere violento. Ebbero due figlie e dopo la nascita della primogenita la moglie rimase in coma per molto tempo a causa del parto travagliato aggravato dalle violenze del marito. Non recuperò più la sua sanità mentale ma Pietro non fu preoccupato, anzi era deluso dal fatto che fosse nata una femmina e non un maschio<ref>Taddeo, ''La storia del Mostro di Firenze.'', vol. 2, pp. 37-59.</ref>. ==== Processi ==== Le indagini suggerirono che il Mostro di Firenze dovesse avere una certa cultura e precisione, ma questo non combaciava con il profilo di Pacciani, il quale era un uomo poco pulito e lasciava impronte ovunque toccasse. Il primo processo a suo carico iniziò comunque nel 1994. L'opinione pubblica era divisa tra innocentisti e colpevolisti, ma alla fine del processo di primo grado Pacciani venne condannato all'ergastolo<ref>Taddeo, ''La storia del Mostro di Firenze'', vol. 2, p. 240.</ref>. Nel febbraio del 1996, però, la Corte di assise d'appello di Firenze lo assolse, valutando che non esistessero veramente delle prove concrete a suo carico. Venne tuttavia condannato Mario Vanni, sospettato di essere suo complice<ref>Taddeo, ''La storia del Mostro di Firenze'', vol. 2, pp. 306-309.</ref>. A dicembre dello stesso anno la Cassazione annullò l'assoluzione di Pacciani, poiché se Mario Vanni era stato giudicato colpevole, le prove contro di lui erano connesse con Pacciani. Un nuovo processo avrebbe dovuto avvenire nel 1998, ma nel frattempo Pacciani fu trovato morto<ref>https://youtu.be/ecfxVo196nw?si=0dsinun2qUFmTub0.</ref>. ==== Morte ==== Pietro Pacciani venne ritrovato morto nella sua abitazione. Non fu chiaro se si trattasse di una morte naturale o fosse la conseguenza di un omicidio. Gli esami tossicologici rilevarono tracce di un farmaco, l'Eolus, utilizzato per l’asma, che può essere letale se assunto da individui con problemi cardiaci; tuttavia, il suo medico negò di avergli prescritto il medicinale. Essendo ormai in età avanzata, qualsiasi pena fosse stata inflitta a Pacciani dopo il processo sarebbe stata equivalente all’ergastolo, per questo gli inquirenti supposero che egli avesse intenzione di rivelare dei nomi che non erano ancora emersi dalle indagini, visto che non avrebbe voluto prendersi responsabilità altrui. Nel caso in cui la sua morte fosse stata un omicidio, il movente sarebbe stato quello di farlo tacere<ref>Taddeo, ''La storia del Mostro di Firenze.'', vol. 2, pp. 393-399.</ref>.
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