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== Futurismo == Il Futurismo, movimento fondato dal letterato Filippo Tommaso Marinetti, sorse ufficialmente il 20 febbraio 1909, quando ne venne pubblicato il primo manifesto sul quotidiano francese “Le Figaro”. Fu l’avanguardia più duratura e la prima a essersi sviluppata in Italia. Una peculiarità del Futurismo sta nel fatto di essere nato prima sulla carta e poi nelle opere d’arte, quando di solito avviene il contrario<ref>Settis e Montanari, ''Arte. Una storia naturale e civile'', vol. 5, p. 145.</ref>. === Il ruolo di Marinetti per il Futurismo === Marinetti può essere considerato una sorta di imprenditore artistico: tentò di diffondere il Futurismo a tutta la società, in modo che non fosse solo appannaggio di una élite di intellettuali. Infatti, il Futurismo fu un fenomeno totalizzante, che si estese a ogni settore creativo nel tentativo di rinnovarlo: pittura, architettura, scultura, musica e cucina<ref>Nel ''Manifesto della cucina futurista'' venne presentata l’idea di eliminare la pasta, un alimento rappresentativo dell’Italia: Bertelli e altri, ''Invito all’arte'', vol. 3, p. 1232.</ref>. Inoltre, Marinetti mise in campo un programma promozionale che includeva mostre e “serate futuriste”, spettacoli che si concludevano quasi sempre con l’intervento della polizia. Per cercare di divulgare il messaggio futurista, nella redazione del manifesto del 1909 Marinetti ricorse ad un linguaggio aggressivo; inoltre inneggiava alla guerra in quanto «sola igiene del mondo». Per i futuristi, il conflitto era capace di purificare la Terra dal passato, permettendo alla modernità di prendere il sopravvento. Da qui, deriva la celebrazione delle novità contemporanee – l’elettricità, l’automobile, il tram – e la volontà di restituire il movimento nelle opere d’arte. Rendere il senso del moto, tuttavia, richiese del tempo, poiché il manifesto redatto da Marinetti non conteneva esplicite indicazioni artistiche, ma frasi come: «Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie<ref>Settis e Montanari, ''Arte. Una storia naturale e civile'', vol. 5, p. 145.</ref>». === Il Futurismo nella pittura === Nell’ambito della pittura, l’obiettivo dei futuristi era descrivere l’atmosfera della vita cittadina – le luci, i rumori, gli odori – in modo diverso rispetto al passato, in particolare rendendone il movimento e la velocità. Nel ''Manifesto tecnico della pittura futurista'', infatti, si legge: «Tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido. Una figura non è mai stabile davanti a noi, ma appare e scompare incessantemente [...]. E, talvolta sulla guancia della persona con cui parliamo nella via noi vediamo il cavallo che passa lontano<ref>Bertelli e altri, ''Invito all’arte'', vol. 3, p. 1232.</ref>». Il rappresentante più emblematico della pittura futurista fu Umberto Boccioni, tanto che, quando morì prematuramente durante la Prima guerra mondiale nel 1916, si chiuse la prima fase del Futurismo<ref>La prima fase del Futurismo terminò con la morte prematura di Umberto Boccioni nel 1916, durante la Prima guerra mondiale. Come lui, molti altri artisti partirono per il fronte: Sant’Elia perse la vita, Russolo e Marinetti subirono gravi ferite, Carrà ebbe esperienze scioccanti e si allontanò dal gruppo. La conoscenza diretta della guerra e delle sue aberrazioni portò a un risentimento, tratto caratterizzante del Secondo Futurismo, terminato nel 1944, anno della morte di Marinetti: Bertelli e altri, ''Invito all’arte'', vol. 3, p.1240.</ref>. A Boccioni e a Marinetti si unirono Carlo Carrà, Luigi Russolo, Giacomo Balla e Gino Severini<ref>Settis e Montanari, ''Arte. Una storia naturale e civile'', vol. 5, p. 149.</ref>. === L’importanza di Parigi === Nonostante le innovative tematiche esposte nel manifesto della pittura, alcuni tra i primi dipinti futuristi, ad esempio ''La città che sale''<ref>Bertelli e altri, ''Invito all’arte'', vol. 3, p. 1233.</ref> di Boccioni (1910-11) e ''La stazione di Milano'' (1910-11) di Carrà, presentavano ancora la pennellata filamentosa del Divisionismo<ref>Il Divisionismo è un movimento artistico italiano sviluppatosi tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Il nome “Divisionismo” deriva dall’idea di dividere i colori in modo che vengano mescolati direttamente dagli occhi di chi osserva. Questo principio discende dagli studi svolti in Francia che condussero al puntinismo. Mentre però i divisionisti usavano una pennellata filamentosa, i francesi accostavano i colori sotto forma di puntini: <https://collezionedarte.bancaditalia.it/-/divisionismo>.</ref>. La svolta per la pittura futurista avvenne nel 1911, quando i due artisti si spostarono a Parigi e vennero a contatto con le esperienze dell’Espressionismo e del Cubismo. Nel frattempo, Marinetti organizzò un’esposizione presso la galleria parigina Bernheim Jeune, esposizione che, divenuta itinerante, rese il Futurismo un movimento internazionale<ref>Settis e Montanari, ''Arte. Una storia naturale e civile'', vol. 5, pp. 152-153.</ref>. === Dopo Parigi === Per rendere l’effetto di dinamismo, i futuristi cominciarono a dipingere oggetti fusi tra loro, senza distinzione di piani spaziali, come dimostrano i dipinti ''Elasticità'' (1912) e ''La strada entra nella casa'' (1911-12) di Boccioni. Nel primo quadro, sono evidenti i richiami al Cubismo analitico nella scomposizione delle forme, ma anche all’Espressionismo nella presenza di colori di varie tonalità, volti ad esprimere stati d’animo, che nel Cubismo non erano contemplati. ''La strada entra nella casa'', infatti, descrive un evento emotivo: il momento in cui una donna si affaccia sul balcone e «tutta la vita, i rumori di strada, irrompono contemporaneamente», come scrisse Boccioni<ref>Settis e Montanari, ''Arte. Una storia naturale e civile'', vol. 5, p. 154.</ref>. === Scultura e architettura futuriste === Nel ''Manifesto tecnico della scultura'', Boccioni formulò il concetto di “scultura d’ambiente”. Quest’idea trovò la sua realizzazione pratica in ''Forme uniche nella continuità dello spazio'' (1913) dello stesso Boccioni, una scultura che rappresenta il riassunto tra una figura umana in movimento e lo spazio che la circonda. La statua in questione contiene diversi riferimenti alla storia dell’arte: per esempio alla ''Nike di Samotracia''<ref>Quando nel 1936 ''Forme uniche nella continuità dello spazio'' venne esposta al Museum of Modern Art di New York, fu collocata nella sala insieme a un calco della ''Nike di Samotracia'' per suggerirne la comparazione: Bertelli e altri, ''Invito all’arte'', vol. 3, pp. 1236-1237.</ref>, per l’assenza delle braccia e per la propensione in avanti, e a Michelangelo per la muscolatura. Esponente dell’architettura futurista fu Antonio Sant’Elia, artista che realizzò numerosi progetti immaginifici che però non vennero mai messi in pratica. Nonostante ciò, anticipò diversi aspetti dell’architettura successiva, in particolare la realizzazione di disegni che includono anche l’ambiente circostante all’edificio da costruire<ref>Settis e Montanari, ''Arte. Una storia naturale e civile'', vol. 5, pp. 157-158.</ref>.
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