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Fenomenologia dello spirito
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==== Coscienza ==== Nella sezione della coscienza si parte in un primo momento dalla ''conoscenza sensibile'', ovvero “dei sensi”: momento in cui la coscienza entra in contatto con l’oggetto. Riconoscere un oggetto non è però così immediato: c’è una relazione tra ciò che vede (che Hegel chiama “questi come Io”) e ciò che viene visto (il “questo come oggetto”). Queste due parti vengono riconosciute e viene attribuito a entrambe il carattere universale: non sono quindi due entità singole e separate tra loro. Il secondo momento è caratterizzato dalla ''percezione sensibile'', in cui l’oggetto è inteso come universale e, percependo (''wahrnehmend'', cioè “cogliendo la verità”), vengono definite nell’oggetto delle distinzioni (concetto di negazione<ref>"...operazione che consiste nel negare e sospendere il valore di verità delle conoscenze parziali, nell’esercitare il dubbio e la critica rispetto a ciò che è noto" in De Luise e Farinetti 2012, p.12.</ref>) e differenze, che attribuiscono all’oggetto delle proprietà.<ref>Ludwig 1998, p. 53.</ref> La percezione è il risultato del rapporto tra la cosa e le sue proprietà e del rapporto reciproco tra le proprietà. Adesso la cosa, l'oggetto, è colta come universale ma nell'analisi delle sue proprietà si cade vittima di ciò che Hegel chiama "gorgo"<ref>Ludwig 1998, pp. 57-58.</ref>, la confusione nel distinguere l'unità e la molteplicità. La percezione risulta essere quindi ingannevole poiché vittima di questo "gorgo" di incertezze e contraddizioni. Il terzo e ultimo momento della coscienza si relata all’''intelletto''. Per uscire dal "gorgo" in cui si è finiti con la percezione, riguardo i conflitti tra la cosa e le sue proprietà, viene cambiato punto di vista e adesso l'oggetto è visto dall'interno. Questo processo di comprensione considera il concetto di oggetto, che la percezione sensibile non si è fermata a considerare e consolidare, ma che adesso bisogna pensare. È questo il compito dell’intelletto: riconoscere le varie parti di cui si compone l'oggetto e il loro ritorno verso la nuova integrità della cosa.<ref>Ludwig 1998, pp. 57-60.</ref> L'essenza pura della cosa non è raggiunta, ma questo fallimento suggerisce un mutamento di prospettiva, una conversione, cioè dall’oggetto al soggetto.
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