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Carnevale di Putignano
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==Tradizioni== [[File:Festa dell'orso.jpg|miniatura|Orso di cartapesta che sfila per le strade del centro storico di Putignano]] ===La Festa dell'Orso=== La Festa dell’Orso, che si celebra il 2 febbraio, è strettamente collegata al calendario religioso. Il 2 febbraio è infatti il giorno della presentazione di Gesù al tempio e della Purificazione della Vergine, conosciuto anche come Candelora, la festa che celebra la Madonna con la benedizione dei ceri. Tale festività cristiana, nel territorio della Murgia, prende anche il nome di “Festa dell’Orso”. Nell'entroterra pugliese era in effetti presente fino all'età moderna l’orso bruno marsicano, che qui trovava copertura boschiva e incavi rocciosi dove poter andare in letargo. Secondo la tradizione, il comportamento dell’orso nella fase di letargo decretava o meno la fine dell’inverno: infatti se il 2 febbraio, sfruttando la bella giornata di sole, lo stesso veniva fuori dalla sua tana rifacendosi il pagliaio, ossia il giaciglio caldo, l’inverno durava almeno altri 40 giorni, se viceversa la giornata era piovosa o addirittura con la neve, l’orso, dovendo rimanere nella tana, sanciva la fine dell’inverno. <ref>Pietro Sisto, ''I giorni della festa: miti e riti pugliesi tra memoria e realtà'', p. 29,30</ref> L’orso nell’immaginario collettivo assume una connotazione semantica ambivalente: può essere buono e al tempo stesso cattivo e, secondo la tradizione locale, gli si attribuisce il potere magico di prevedere il tempo meteorologico e quindi le sorti della nuova annata. Sulla base di queste interpretazioni nasce, negli anni Novanta del Novecento, la “Festa dell’Orso”, una rappresentazione lirico-teatrale messa in scena, nei vicoli del centro storico, dalla Compagnia Teatrale locale Hybris, in cui circa cinquanta figuranti, danzatori e musicisti interagiscono con due imponenti orsi in cartapesta rappresentando la caccia all’orso, la cattura, il processo per le sue malefatte, la condanna a morte per concludersi, poi, con l’oracolo meteorologico.<ref> https://centrostoricoputignano.it/il-carnevale/i-riti/la-festa-dell-orso.html </ref> ===U ndond'r=== Testimonianze risalenti al XIX secolo raccontano di piccoli cortei mascherati che salutavano il Carnevale nella speranza di una Quaresima proficua. Questi cortei, la cui origine risale probabilmente alla nascita stessa del Carnevale putignanese, erano chiamati "U ndond'r", termine dialettale che significa "camminare dondolando". Fino all'inizio del Novecento, alla fine della sfilata del Martedì Grasso, tutti i cittadini del paese, di qualsiasi ceto e ordine sociale, uscivano di casa per partecipare a questo ultimo corteo capeggiato dal sindaco della città. Ogni cittadino portava con sé uno strumento musicale o un utensile domestico (coperchi, cucchiai, matterelli, mortaio, acciarini) con lo scopo di produrre rumore. L’U ndond’r putignanese fu soppresso dalle autorità a partire dal 1954 poiché, come le Propaggini, produceva disordini e danni per tutta la città; è stato ripristinato, intorno ai primi anni 2000, come U ndond’r dei bambini.<ref> https://centrostoricoputignano.it/il-carnevale/i-riti/u-ndond-r.html </ref> ===I Giovedì del Carnevale=== I Giovedì di Carnevale sono uno degli elementi più caratteristici e peculiari del Carnevale di Putignano. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, il quarto giorno della settimana diventava per la comunità di Putignano un espediente per celebrare sé stessa. Ogni giovedì era ed è dedicato alle invettive verso membri di diversi gruppi sociali: monsignori, preti, monache, cattivi (vedovi e vedove), pazzi, donne sposate e cornuti. [[File:Giovedì dei cornuti.jpg|miniatura|L'"Accademia delle Corna" in corteo la mattina del giovedì dei cornuti]] La tradizione è però mutata nel tempo. Durante il Novecento, infatti, i cittadini mascherati si incontravano negli ''iusi'', i sottani del centro storico, per banchettare ironizzando sulla categoria sociale protagonista di quel giovedì, di solito poco soggetta ai divertimenti e allo svago. Dopo il dileggio si iniziava a danzare: a ogni partecipante veniva data una coccarda colorata e successivamente a ritmo di musica venivano chiamati uno a uno i diversi colori così uomini e donne possessori della coccarda dello stesso colore potevano danzare insieme. Oggi, per motivi di sicurezza, non è più possibile accedere ai sottani, diventati cantine del centro storico, ma i Giovedì continuano ad essere celebrati grazie agli artigiani e ai negozianti che addobbano i loro locali invitando i cittadini a ballare.<ref>Pietro Sisto, ''I giorni della festa. Miti e riti pugliesi tra memoria e realtà'', pp. 43-45</ref> Una delle nuove tradizioni più sentite dalla comunità è la creazione dell'Accademia delle Corna, un'istituzione satirica fondata da uomini sposati (definiti ironicamente i cornuti) che anima il paese nel Giovedì dei Cornuti. Fin dalla prime luci del giorno una comitiva di uomini, i membri dell'“Accademia", vestiti con lunghi mantelli neri, sciarpe rosse e cilindri con lunghe corna di bue in cartapesta, si riuniscono nel ''cornéo'', il loro corteo cittadino, capeggiato da una grande effigie di un bue, anch'esso in cartapesta e accompagnato da lamenti, nenie, canti dalle note dolorose, cori e schiamazzi. Lo scopo è quello di raggiungere "Il Gran Cornuto" o "Cornuto dell'Anno", portarlo, a sua insaputa, nella chiesa sconsacrata di Santo Stefano e lì "incoronarlo" tra note di pizzica e tarantella. Il titolo di "Gran Cornuto" si riferisce a un personaggio locale, di qualsiasi grado, particolarmente furbo, ironico e con spiccate qualità nel suo lavoro. A partire dal 2012, oltre a personaggi della comunità locale, il titolo è stato conferito a personaggi noti nazionalmente come Vittorio Sgarbi, la comica Luciana Littizzetto e il sindaco di Bari Antonio Decaro. Ovviamente in questo caso l'incoronazione è avvenuta a distanza. L'onorificenza si carica di una forte valenza folcloristica in quanto riprende il detto putignanese secondo cui un cornuto è colui che furbamente riesce ad avere successo in ogni ambito. Durante la serata, nella piazza principale inizia il rito del "Taglio delle Corna": il corteo giunto festante a destinazione monta un piccolo palco sul quale vengono invitati a turno tutti i cittadini e il rito si conclude con il metaforico taglio del palco corneo, una sorta di rito di purificazione.<ref> https://centrostoricoputignano.it/il-carnevale/i-riti/i-giovedi.html </ref> ===Il Funerale del Carnevale e la Campana dei Maccheroni=== [[File:Funerale del carnevale.jpg|miniatura|Il Funerale del Carnevale]] Il Funerale e l’estrema unzione sono la conclusione del Carnevale di Putignano. Dopo l’ultima sfilata di carri allegorici, programmata il Martedì Grasso in orario serale, le strade del centro storico vengono percorse da un corteo capeggiato da una maschera di carattere, la Vedova, una donna che in abiti neri saluta il marito destinato a "morire" e denuncia le malefatte della comunità pronta ora al pentimento della Quaresima. Il corteo è aperto dal caro estinto, un maiale in cartapesta incoronato, disposto su un asse di legno, circondato da fiaschi e piatti. La scultura evidenzia dunque l'iconografia classica del Carnevale/maiale simbolo di eccessi, della baldoria, del peccato, dell'inganno e della gola. <ref> https://centrostoricoputignano.it/il-carnevale/i-riti/estrema-unzione.html </ref> Alla fine del corteo la scultura viene portata in piazza e fatta bruciare. La cenere prodotta, una volta raccolta, viene lanciata sulla gente come avvertimento per l'arrivo della Quaresima e del Mercoledì delle Ceneri. Il sacrificio viene scandito da 365 rintocchi di campana che per un'ora risuonano per tutta la città. Anche questi rintocchi diventano ricordi di antiche tradizioni. Fino a metà dell'Ottocento infatti, un'ora prima della mezzanotte, la campana della chiesa del paese suonava 365 volte, una per ogni giorno dell'anno. Oggi la vecchia campana non esiste più, ma ogni anno una campana di cartapesta viene montata in piazza e inneggiata dai cittadini che salutano il Carnevale appena morto e si preparano al periodo di penitenza mangiando maccheroni; da questa tradizione prende il nome la Campana dei Maccheroni. <ref> https://centrostoricoputignano.it/il-carnevale/i-riti/funerale-del-carnevale.html </ref>
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