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Street art
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=== Anni Sessanta e Settanta === Negli anni Sessanta e Settanta del Novecento, sui vagoni della metropolitana e sui muri di New York e Filadelfia iniziarono a comparire scritte e immagini realizzate inizialmente con il marker, un pennarello indelebile dalla punta spessa, in seguito sostituito dalla bomboletta spray. Questa forma artistica è nota come writing (derivato da "to write", 'scrivere') o graffitismo e rappresenta un'espressione di creatività spontanea. Nasce con l'intento di entrare direttamente in contatto con il pubblico, senza alcuna intermediazione del sistema dell'arte e senza alcuna possibilità di commercializzazione. I suoi artefici possono essere sia individui singoli sia gruppi (''crew''), mentre i soggetti realizzati spaziano dalla semplice firma stilizzata dell'autore (''tag'') a immagini grafiche più complesse, scritte con caratteri cubitali o elementi geometrici stilizzati<ref>Cricco, Di Teodoro, ''Itinerario nell'arte'', p. 371.</ref>. [[File:Writing.jpg|miniatura|Writing su vagoni ferroviari a Praga. Fonte: http://streetfiles.org/praha-city-love, CC BY 3.0<https://creativecommons.org/licenses/by/3.0>, via Wikimedia Commons]] È possibile collegare l'emergere del graffitismo alle rivendicazioni delle minoranze razziali che si sono manifestate alla fine degli anni Sessanta. Il murale ''Black Pride, Black Power'', datato 1967, è stato identificato come la prima espressione del nuovo genere di public art. In questa fase iniziale, il graffitismo ha un marcato carattere di illegalità, che ne è diventato quasi una caratteristica fondante. Le autorità reagiscono con fermezza, adottando diverse misure per cercare di contenere il fenomeno; dagli arresti alle multe, dalla sorveglianza notturna dei depositi della metropolitana all'istituzione delle "hall of fame" (luoghi circoscritti dove l'intervento degli artisti è autorizzato)<ref> [https://www.catalogoartemoderna.it/approfondimenti/street-art-dal-muro-al-museo-236 ''Street Art: dal muro al museo'', Catalogo dell'Arte moderna].</ref>. In pochi anni si diffusero i ''masterpieces'', cioè pezzi-capolavoro che a volte occupavano i vagoni dei treni per tutta la loro lunghezza (''end to end'') e altezza (''top to bottom''). Le lettere assunsero forme squadrate, tridimensionali ed erano caratterizzate da un’illusoria profondità (3 D letters). Uno dei nuovi stili più distintivi fu il ''wild style'', che fece la sua comparsa nel 1973 e presenta una scrittura basata su un intreccio di lettere deformate e difficilmente decifrabili. Nel 1974 apparvero le prime creazioni extra-alfabetiche, spesso collegate al mondo dei ''fumetti underground'', che raggiungeranno la loro massima evoluzione soltanto nel corso degli anni Ottanta.<ref>Dogheria, '' Street Art '', pp. 59-60.</ref> Nella metà degli anni Settanta alcuni writer, desiderosi di acquisire fama e popolarità, escono dall'anonimato e aspirano a esporre le proprie opere in musei e gallerie. Il riconoscimento artistico dei writer da parte del ''New York Magazine'' nel 1973 segna l'inizio di uno spostamento verso il mondo artistico tradizionale. I writer della seconda metà degli anni Settanta iniziano a conformarsi ai canoni dell'arte ufficiale, dando vita alla generazione successiva, nota come Post-Graffiti. Questo innovativo movimento artistico riesce a diffondersi gradualmente a livello globale, generando una pluralità di stili destinati a lasciare un notevole impatto nei settori della moda, della grafica e della pubblicità<ref>[https://www.catalogoartemoderna.it/approfondimenti/street-art-dal-muro-al-museo-236 '' Street Art: dal muro al museo'', Catalogo dell'Arte moderna].</ref>. In Europa, il fenomeno del writing assume spesso forti connotazioni politiche, come evidenziato dai graffiti che decoravano il lato occidentale del Muro di Berlino già prima della sua caduta nel 1989<ref>Cricco, Di Teodoro, ''Itinerario nell'arte'', p. 371.</ref>.
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