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===Tempio di Apollo=== Il più antico tempio dedicato al dio Apollo risale al 510 a.C. ma venne distrutto da un terremoto nel 373 a.C. Le varie città greche, come avevano già fatto per il primo tempio, raccolsero denaro finché un nuovo tempio non poté sorgere là dov’era stato il primo. Il secondo tempio, i cui lavori di costruzione finirono tra il 334 e il 333 a.C., è quello le cui rovine possono essere modernamente visitate. Nel 327 a.C. furono ultimate anche le decorazioni scultoree dei frontoni. Gli architetti che lo costruirono, Spintharus, Xenodorus e Agathon, usarono il modello dorico con periptero, dotando così il tempio di un portico. Il suo ingresso (vestibolo) era dotato di sei colonne e, come lo spazio posto dietro la cella, detto l’opistodomo, aveva un tipico stile in antis. I frontoni erano invece stati affidati a Prassia e Androstene, che scolpirono sul frontone orientale Apollo circondato dalle Muse e sull’occidentale Dionisio tra le Menadi. Dionisio era padrone del tempio nei tre mesi invernali, tant’è che la sua tomba era situata all’interno dell’edificio. Le metope del colonnato esterno, detto pteron, erano decorate con scudi dorati che commemoravano le vittorie greche contri i barbari persiani e galati. La cella era tripartita e conteneva la statua di Apollo e l’omphalos. L'omphalos, o omfalo, era una pietra cilindrica scolpita che simboleggiava l'ombelico del mondo ma, secondo il mito, rappresentava anche la pietra posta sulla tomba del mostro Pitone, ucciso da Apollo <ref>Nicola Turchi, ''[https://www.treccani.it/enciclopedia/omfalo_(Enciclopedia-Italiana)/ Omfalo]'', in ''Enciclopedia Italiana'', Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, 1935.</ref>. Data la sua sacralità, era conservata vicino a dove la Pizia, sacerdotessa del dio, profetizzava il futuro. Sotto la cella, la Pizia pronunciava i responsi dell’Oracolo. L’accesso a questo luogo era consentito solo ai sacerdoti. Sulle pareti del vestibolo erano incise le massime delfiche, e al suo interno erano situate anche la statua di Omero e gli altari dedicati a Poseidone ed Estia. L’imperatore Domiziano ristrutturò il tempio nel 84 d.C., ma l’incendio del III secolo lo danneggiò. L’imperatore Giuliano ordinò un nuovo intervento nel 363 d.C. che riparò a parte dei danni. Infine, il tempio venne abbandonato in seguito agli editti di Teodosio I. <ref>Ephorate of Antiquities of Phocis, ''[https://delphi.culture.gr/the-temple-of-apollo/ The Temple οf Apollo]'', ''The Archaelogical Site of Delphi'', Delfi, Grecia, 2020.</ref>
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