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Fenomenologia dello spirito
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==== Spirito ==== Dopo la ragione si arriva allo spirito, che è la ragione stessa. "Lo spirito, in quanto sostanza etica, è il superamento dell’autocoscienza individuale". <ref>Ludwig 1998, p. 149.</ref> Con lo spirito, Hegel fa emergere il concetto di eticità, e più precisamente si riferisce alla via etica di un popolo. Questo perché nel popolo l’essere individuale vive dentro un processo di realizzazione di sé stesso verso la sua natura universale e l’essenza universale realizza la sua singolarità. La sezione dello spirito si articola in tre momenti: # ''spirito soggettivo'': momento in cui lo spirito è ancora individuale # ''spirito oggettivo'': momento in cui si manifesta la consapevolezza di voler raggiungere uno spirito collettivo e andare oltre a quello individuale (in cui si sviluppano, a loro volta, i concetti di diritto, moralità ed eticità) # ''spirito assoluto'': momento di sintesi dei due precedenti, in cui lo spirito ha fatto esperienza all’infuori di sé, riconoscendosi nell’altro, e attraverso l’altro è tornato in sé (qui Hegel fa riferimento a tre discipline specifiche attraverso le quali lo spirito compie questo percorso: l’arte, la religione e la filosofia) ===== ''Lo spirito soggettivo'' ===== Come nella triade di ''coscienza'', ''autocoscienza'' e ''ragione'', lo ''spirito soggettivo'' è il primo momento di questa seconda triade composta da spirito oggettivo e spirito assoluto, in cui l'individuo emerge dal mondo circostante (dalla ''naturalità'', come la chiama Hegel) e prende una prima consapevolezza di sé e di ciò che lo circonda. Lo spirito, in primo luogo, riconosce di essere indipendente e di avere il libero arbitrio su tutto ciò che lo riguarda: è libero. Giunge così alla consapevolezza che ''la libertà è la sua essenza''<ref>De Luise e Farinetti 2012, p. 31.</ref> e si determina attraverso la volontà d’azione, che prenderà forme più specifiche nello ''spirito oggettivo''. ===== ''Lo spirito oggettivo'' ===== Lo spirito oggettivo si ritrova in un’analisi autonoma nei ''Lineamenti di filosofia del diritto'' del 1821<ref>De Luise e Farinetti 2012, p. 34.</ref>. Lo spirito in questa sezione è chiamato “''oggettivo''” poiché si oggettiva nel mondo attraverso le forme del diritto astratto, della moralità e dell’eticità. Il diritto astratto è concepito da Hegel come l’azione della volontà espressa in maniera autonoma e libera, indipendente, che si manifesta in una moltitudine di autocoscienze: l’individuo inizia a relazionarsi col tutto e, riconoscendo sé stesso, prende coscienza dei propri ''diritti'', e cioè della propria libertà d’azione. L’individuo vuole che i suoi diritti siano riconosciuti, convalidati: nasce quindi il “''contratto''”, una legiferazione che fa da garante dei diritti del soggetto. Tuttavia, il contratto non è sufficiente a garantire l’incolumità dei diritti. Nasce quindi il bisogno di instaurare un sistema di difesa che eserciti una giustizia universale nei confronti delle trasgressioni ai diritti, attraverso la pena (anche in forma rieducativa). Si passa da qui alla ''moralità'', momento in cui Hegel tenta di spiegare quanto sia difficile e veramente poco affidabile lasciare all’individuo il libero arbitrio di determinare cosa sia bene e cosa sia male, poiché le intenzioni non portano sempre all’attuazione del vero bene. Ultimo passaggio è l’''etica'', una morale collettiva vissuta attraverso le leggi del bene: è il senso del “''costume''” di un popolo a modificare la visione soggettiva degli individui che formano la pluralità. La vita collettiva si articola a diversi livelli: la famiglia, nucleo sociale di partenza di ogni individuo, la società civile, momento di “rottura” in cui l’insieme delle famiglie si divide ponendo questi nuclei iniziali in conflitto tra loro, e infine lo stato, in cui si realizza la sintesi più alta dell’etica<ref>De Luise e Farinetti 2012, pp. 35-36.</ref>. ===== ''Lo spirito assoluto'' ===== Infine, dopo essere stato soggettivo e oggettivo, lo spirito torna in sé stesso e, con piena coscienza di sé, diventa ''assoluto''. Lo spirito assoluto si manifesta in tre modi: # ''l'arte'' # ''la religione'' # ''la filosofia'' Queste sono le tre vie attraverso le quali lo spirito cerca l’assoluta risoluzione di sé, e alla fine, solamente una è quella decisiva. ====== ''L’arte'' ====== L'arte è il momento in cui l’assoluto tenta di manifestarsi soprattutto attraverso l’intuizione sensibile. L’arte però, a un certo punto, fallisce: vede il suo percorso crescere e svilupparsi tentando sempre di più di assumere le forme più perfette possibili ma, dopo varie arti in cui lo spirito si è immerso, si rende conto di non trovare più soddisfazione nell’intuizione sensibile, in quanto non adeguata a esprimerlo. Hegel parla a questo punto di “''morte dell’arte''”<ref>De Luise e Farinetti 2012, p. 51.</ref>, nel senso che questa non può essere considerata come forma ultima di espressione dello spirito. ====== ''La religione'' ====== La religione va oltre l’arte in quanto trasferisce l’assoluto all'interno dell'uomo. Hegel si concentra sul cristianesimo, in quanto “religione rivelata” da Dio. Anche la religione si articola in una serie di momenti che si succedono uno dopo l’altro, fino ad arrivare alla rivelazione di Dio. Vengono per prime le religioni “naturali” attraverso le quali la divinità viene venerata e riconosciuta tramite simboli e attraverso manifestazioni di carattere naturale. Successivamente si riconoscono la religione greca, quella ebraica e quella romana. L’ultima è, appunto, la “religione rivelata” o “assoluta” in cui i temi del cristianesimo vengono presi come verità fondanti da Hegel: si tenta di rappresentare l’assoluto tramite il processo in cui il Padre (l’essenza divina universale) si incarna nel Figlio (Cristo) e attraverso la fede si fa Spirito Santo e torna in sé, essenza divina<ref>De Luise e Farinetti 2012, pp. 51-52.</ref>. ====== ''La filosofia'' ====== Infine, la religione viene superata dalla filosofia, che si rivela l’unica disciplina in grado di rappresentare l’assoluto tramite il “concetto”<ref>De Luise e Farinetti 2012, p. 52.</ref>. Più specificamente Hegel si rifà alla “storia della filosofia” perché in realtà la parte importante sarebbe il percorso della filosofia nel tempo per cercare di concettualizzare l’assoluto. Si arriva così alla fine, alla chiusura del ciclo, con lo spirito che fa ritorno in sé stesso consapevole di essere assoluto. Hegel lascia però in sospeso una questione. Il suo pensiero si sviluppa infatti in un determinato momento storico, nella monarchia costituzionale della Prussia di inizio Ottocento, che realizza l’essenza dello Stato, tanto caro e fondamentale per Hegel. Ci si domanda se questo punto di fine sia effettivamente una fine, e quindi la fine della filosofia e del percorso dell'assoluto, oppure un momento di passaggio dato che la storia continua incostante a evolversi. I successori di Hegel, dopo la sua morte, cercheranno di dare una risposta a questo dilemma formando due diverse correnti di pensiero rappresentate dalla Sinistra e dalla Destra hegeliane<ref>De Luise e Farinetti 2012, p. 54.</ref>. La Fenomenologia dello spirito termina con la citazione di alcuni versi della poesia ''L'amicizia'' di Friedrich Schiller: ''Dall'inebbriante calice''<br /> ''Di spuma redimito,''<br /> ''Nel regno degli spiriti''<br /> ''Zampilla l'infinito.''<ref>Trad. it. A. Novelli, 1863.</ref>
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