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Kobe Bean Bryant
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====Il post three-peat==== Le due stagioni successive al three-peat non furono positive per i Lakers che persero entrambe le finali. Inoltre Bryant aveva accusato un dolore al ginocchio e si era quindi recato a Eagle, in Colorado per consultare uno specialista. La sera della sua presenza nella cittadina si concluse con l’accusa, da parte di una donna del posto, di violenza sessuale. L’accusa derivò dalla diversa versione dei due di quanto successe quella sera: per l’atleta era stato un rapporto consensuale, per la ragazza una violenza. La vicenda giudiziaria durata più di un anno si concluse con il ritiro delle accuse da parte della donna, ma l’episodio segnò profondamente il rapporto tra Bryant e sua moglie Vanessa. La riconciliazione avvenne grazie alla nascita della sua primogenita Natalia Diamante il 19 gennaio 2003; a lei seguì la sorella Gianna Maria-Onore nata nel 2006 e deceduta nel 2020 nello stesso incidente in cui perse la vita il padre. I problemi del matrimonio si riproposero nel gennaio del 2011 quando la moglie avanzò una richiesta di divorzio citando “differenze inconciliabili” e richiedendo la custodia delle due figlie. Nel gennaio del 2013 la coppia annunciò sui social di aver ritrovato la serenità e di aver rinunciato al divorzio. Nel 2016 nacque la loro terza figlia Bianka Bella e il 20 giugno 2019 venne data alla luce Capri Kobe. La vicenda di Eagle nel 2002 non influenzò negativamente solo la vita privata di Kobe Bryant ma anche la sua immagine pubblica: l'atleta perse infatti l'appoggio di moltissimi sponsor rimanendo legato solo alla Nike (che però durante quella stagione evitò le campagne pubblicitarie con il suo nome). Inoltre la vicenda ebbe anche conseguenze sulla sua squadra che al termine della stagione dovette salutare Shaquille O’Neal e l’allenatore Jackson. Nella nuova stagione i “grandi Lakers” erano solo un lontano ricordo e il team, guidato prima da Rudy Tomjanovich e poi da Frank Hamblem, non arrivò neanche alla soglia dei playoff. Con il ritorno del coach Phil Jackson, il 22 gennaio 2006, alla Staples Center di Los Angeles, Bryant raggiunse il suo ''career high'', termine americano per indicare il record personale di un giocatore di punti realizzati in una partita, mettendo a segno 81 punti. Questo risultato lo rese, nella storia della Nba, secondo solo a Wilt Chamberlain che contro i Knicks ne aveva segnati 100. Quell’anno Kobe con i suoi 2832 punti fu anche il miglior marcatore della Lega. Bryant, ispirandosi a un film uscito due anni prima, ''Kill Bill: volume II'' di Quentin Tarantino, scelse il soprannome di Black Mamba<ref>https://www.gazzetta.it/Nba/19-12-2017/racconti-un-altra-nba-kobe-mamba-metamorfosi-una-leggenda-240332186904.shtml ,soprannome.</ref>: nel film infatti appariva un mamba nero, serpente a cui si sentiva di somigliare, per quello che riguardava sia il modo di giocare che il modo di agire. La stagione 2006/2007 portò a Kobe un’operazione al ginocchio, un record di 3 partite consecutive (nelle quali segnò più di cinquanta punti, diventando il quarto giocatore nella storia a superare quel traguardo), e il suo secondo premio di Mvp agli All Star Game, vinto segnando 31 punti. L’anno successivo il numero sulla canotta di Bryant cambiò dall’8 al 24: questo cambiamento e il soprannome che si era scelto davano il via a una nuova serie di record e di vittorie. Il 23 dicembre del 2007 il giocatore raggiunse la quota di 20.000 punti in carriera. Tuttavia la vera svolta avvenne a gennaio con l’arrivo in squadra dello spagnolo Pau Gasol, che portò tranquillità a Bryant, e la risalita dei Lakers. Non arrivò la vittoria contro i Boston Celtics, quell'anno, ma il ritorno alle finals fece conquistare a Kobe il titolo di Mvp della Lega, dopo dodici anni di carriera. Nel 2009 all'All Star Game di Phoenix Bryant venne nominato Mvp e condivise il premio con l'ex compagno di squadra Shaquille O'Neal, con il quale sancì definitivamente la pace. Il titolo tornò ai Los Angeles Lakers, che stracciarono 4-2 i Denver Nuggets di Carmelo Anthony in finale; Bryant anche in quella occasione venne premiato come Mvp. Anche nell'anno successivo Bryant fu confermato Mvp e i Lakers campioni. Era il sedicesimo titolo vinto dai Lakers e il quinto personale per Bryant. <ref>Fabbri, Caianiello, ''Kobe Bryant'', pp. 64-87.</ref>
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