Mostro di Firenze: differenze tra le versioni

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Il '''Mostro di Firenze''' è un serial killer che agì nella provincia di Firenze tra il 1968 e il 1985 uccidendo 8 coppie di ragazzi e asportando gli organi genitali dalle sue vittime femminili. Nel 1984 venne creata la squadra anti-mostro guidata da Ruggero Perugini. Nel 1992 egli si rivolse direttamente al Mostro in diretta nazionale, affermando: <<Io non so perché, ma ho la sensazione che tu in questo momento mi stia guardando, e allora ascolta, la gente qui ti chiama mostro, maniaco, belva, ma in questi anni credo di avere imparato a conoscerti, forse anche a capirti e so, so che tu sei soltanto il povero schiavo, in realtà, di un incubo di tanti anni fa che ti domina. Tu sai come, quando e dove trovarmi, io aspetterò>><ref>Giuseppe Luca Scaffidi, ''Chi era Ruggero Perugini, il poliziotto che diede la caccia al mostro di Firenze'', «Rolling Stone Italia», 22 novembre 2021, https://www.rollingstone.it/politica/chi-era-ruggero-perugini-il-poliziotto-che-diede-la-caccia-al-mostro-di-firenze/598846/</ref>.
Il '''Mostro di Firenze''' è stato un serial killer che ha agito nella provincia di Firenze tra il 1974 e il 1985 uccidendo le coppie che la sera si ritiravano in luoghi isolati e asportando i genitali delle vittime di sesso femminile. In totale gli si attribuiscono sette duplici omicidi.  
 
Il principale sospettato per gli omicidi fu un residente della zona, Pietro Pacciani, che venne condannato in primo grado ma assolto nel processo d'appello e morì prima di un terzo grado di giudizio.


== Omicidi ==
== Omicidi ==
=== 1974 - 1981 ===
=== 1974: Stefania Pettini e Pasquale Gentilcore (Rabatta) ===
Nel 1974 Stefania Pettini e Pasquale Gentilcore furono ritrovati morti a Fontane di Rabatta. Pietro Landi, un contadino che la mattina dopo il duplice omicidio stava andando a lavorare la terra, notò un’auto parcheggiata e vide al suo interno il corpo di Pasquale. A poca distanza c’era il corpo di Stefania abbandonato sull’erba con un tralcio di vite che le usciva dai genitali. Presentava numerosi tagli nella zona del basso ventre e nella zona mammaria, oltre a ferite sul volto e sul petto (Piquerismo[https://it.wikipedia.org/wiki/Piquerismo])<ref>Roberto Taddeo, ''La storia del mostro di Firenze. "La sequenza di delitti e la pista sarda"'', pp. 39.</ref>. Si notarono colpi di arma da fuoco che avevano frantumato il finestrino colpendo il ragazzo probabilmente morto sul colpo<ref>Roberto Taddeo, ''La storia del mostro di Firenze. "La sequenza di delitti e la pista sarda"'', pp. 27-45.</ref>.<br>
Nel 1974 Stefania Pettini e Pasquale Gentilcore furono trovati morti a Rabatta (a nord-est di Firenze, comune di Borgo San Lorenzo) da un contadino che notò la loro auto parcheggiata con il corpo di Pasquale all'interno. A poca distanza c'era il corpo di Stefania, abbandonato sull'erba, con un tralcio di vite che le sporgeva dai genitali. Il corpo presentava numerosi tagli nella zona del basso ventre e al torace, oltre a ferite sul volto e sul petto, appartentemente collegate al piquerismo, una perversione sessuale che consiste nel provare piacere provocando dei tagli sul corpo dell'altra persona<ref>https://wetlab.org/things-to-know-about-piquerism/.</ref>. È incerto se questa operazione fosse stata compiuta dopo la morte oppure se l'assassino avesse ucciso i due ragazzi solo per eseguire questa manifestazione di parafilia<ref>Taddeo, ''La storia del Mostro di Firenze'', vol. 1, pp. 27-45.</ref>.
Nel 1981 Carmela De Nuccio e Giovanni Foggi furono uccisi a Mosciano dopo essersi appartati in una zona frequentata da guardoni. I due cadaveri furono scoperti da un poliziotto fuori servizio che notò una Fiat Ritmo abbandonata e una borsa da donna nelle vicinanze. Carmela presentava segni di colpi di lama nella zona pubica e un’incisione attraverso la quale le era stata asportata la pelle e una parte dei genitali esterni<ref>Roberto Taddeo, ''La storia del mostro di Firenze. "La sequenza di delitti e la pista sarda"'', pp. 47-67.</ref>.<br>
 
Inizialmente i due episodi sembravano non correlati a causa della distanza temporale tra di loro. Tuttavia, i proiettili ritrovati in entrambi gli omicidi erano della stessa marca, Winchester calibro 22, con la lettera H impressa sul fondo<ref>Roberto Taddeo, ''La storia del mostro di Firenze. "La sequenza di delitti e la pista sarda"'', p. 53.</ref>. Inoltre, sembrava che l’assassino fosse diventato più esperto nel tempo: i primi colpi non furono fatali, mentre nel secondo episodio sì<ref>Roberto Taddeo, ''La storia del mostro di Firenze. "La sequenza di delitti e la pista sarda"'', p. 54.</ref>.
=== 1981: Carmela De Nuccio e Giovanni Foggi (Mosciano) ===
Nel 1981 si verificò il delitto di Susanna Cambi e Stefano Baldi a Travalle. I loro corpi furono scoperti da due pensionati che notarono una Golf nera con un finestrino rotto. Avvicinandosi, poterono osservare i due ragazzi accasciati fuori dall’auto. Stefano si trovava in un fosso, mentre la ragazza era poco distante. In questa occasione l’assassino violò una zona più ampia e profonda, arrivando fino alla zona anale. Probabilmente, fu usata la mano destra come per l’escissione su Carmela<ref>Roberto Taddeo, ''La storia del mostro di Firenze. "La sequenza di delitti e la pista sarda"'', p. 74.</ref><ref>Roberto Taddeo, ''La storia del mostro di Firenze. "La sequenza di delitti e la pista sarda"'', pp. 69-87.</ref>.
Nel 1981 Carmela De Nuccio e Giovanni Foggi furono uccisi allo stesso modo dopo essersi appartati in una zona frequentata da guardoni a Mosciano (a sud-ovest di Firenze, comune di Scandicci). I due corpi furono scoperti da un poliziotto fuori servizio che notò una Fiat Ritmo abbandonata e nelle vicinanze una borsa da donna, dove sembrava che qualcuno avesse rovistato cercando qualcosa. Il corpo di Carmela mostrava tagli nella zona pubica e un'incisione attraverso la quale le era stata asportata la pelle e una parte dei genitali esterni.
 
Inizialmente questo episodio e quello del 1974 sembrarono non correlati. Con il proseguire delle indagini si notarono dei tratti in comune con il primo duplice omicidio. L'8 giugno del 1981, due giorni dopo la morte di Carmela e Giovanni, il giornalista Antonio Villoresi scrisse nel quotidiano «La Nazione» un articolo dove sottolineava le similitudini con il delitto del 1974<ref>https://www.mostrodifirenze.com/1981/06/08/8-giugno-1981-stampa-la-nazione-massacrati-a-revolverate-e-a-coltellate-due-fidanzati-nella-campagna-di-firenze-una-notte-insonne-per-due-famiglie-angosciate-ma-carmela-e-giovanni-non-sono-piu-to/.</ref>. Il modus operandi con cui erano stati uccisi i quattro ragazzi era simile: colpi di arma da fuoco e tagli nella zona genitale della vittima femminile. Inoltre anche i proiettili ritrovati erano della stessa marca, Winchester calibro 22, con la lettera H incisa sul fondo. Sembrava inoltre che l'assassino fosse diventato più esperto: nel secondo episodio già i primi colpi erano stati fatali e c'era stata un'asportazione della pelle<ref>Taddeo, ''La storia del Mostro di Firenze'', vol. 1, pp. 53-54.</ref>. Da questo momento venne dato all'assassino, che successivamente agirà in altri duplici omicidi, l'appellativo di “Mostro di Firenze”<ref>Taddeo, ''La storia del Mostro di Firenze'', vol. 1, pp. 47-67.</ref>.
 
=== 1981: Susanna Cambi e Stefano Baldi (Travalle) ===
Nel 1981 avvenne il delitto di Susanna Cambi e Stefano Baldi a Travalle (a nord-ovest di Firenze, comune di Calenzano), i cui corpi furono scoperti da due pensionati che notarono una Golf nera con il finestrino rotto. Era strano che un'auto fosse parcheggiata in quella zona sterrata intorno alle 10:00, così si avvicinarono e poterono osservare i due ragazzi accasciati fuori dall’auto. Stefano si trovava in un fosso, mentre la ragazza era poco distante. In questa occasione l’assassino aveva tagliato una zona più ampia e profonda, arrivando fino alla zona anale. Probabilmente era stata usata la mano destra, come per l’escissione su Carmela. Poco distante venne rinvenuto un fermaporte piramidale in pietra verniciato di rosso. Non è certo si trattasse di un indizio, ma alcuni investigatori e giornalisti avevano pensato fosse un simbolo esoterico<ref>Taddeo, ''La storia del Mostro di Firenze.'', vol. 1, pp. 69-87.</ref>. L'esoterismo, infatti, considerava la piramide un simbolo di ascesa verso il cielo, mentre la base, raffigurata come un quadrato, simboleggiava la perfezione<ref>https://www.mitiemisteri.it/simbologia-significato-delle-figure-geometriche/piramide.</ref>.
 
=== 1982: Antonella Migliorini e Paolo Mainardi (Baccaiano) ===
Nel 1982 si verificò il primo errore attribuito al Mostro durante l’omicidio di Antonella Migliorini e Paolo Mainardi. La coppia aveva deciso di ritirarsi in un luogo non troppo isolato a Baccaiano (a sud-ovest di Firenze, comune di Montespertoli). Paolo non morì immediatamente: quando venne scoperto l'omicidio, respirava ancora. Probabilmente in seguito ai primi spari egli era riuscito ad avviare l’auto, che fu ritrovata incastrata in un canale di scolo, piuttosto che parcheggiata in una piazzola di sosta. Si ipotizzò che Paolo avesse messo per sbaglio la retromarcia finendo dalla parte opposta della strada, così che l'assassino aveva sparato sui fari dell'auto in modo che Paolo non lo potesse riconoscere e se ne era andato lasciandolo in vita, anche se il ragazzo morì poco dopo il ritrovamento a causa delle ferite riportate<ref>Taddeo, ''La storia del Mostro di Firenze.'', vol. 1, pp. 89-113.</ref>.
 
=== 1983: Jens-Uwe Rüsch e Wilhelm Friedrich Horst Meyer (Giogoli) ===
Nel 1983 due turisti tedeschi omosessuali furono assassinati nei pressi di Giogoli (a sud-ovest di Firenze, comune di Scandicci). Uno dei due aveva i capelli lunghi: per questo alcuni ipotizzarono che l’assassino l’avesse scambiato per una donna oppure che avesse voluto colpire proprio la loro relazione. Una delle teorie proposte ipotizzava che il Mostro fosse affetto da narcisismo e che perciò, volendo mostrare il suo modus operandi, non faceva attenzione a chi fossero le vittime: l'unica condizione necessaria per facilitare gli omicidi era il buio. Accanto al furgone, luogo dell’omicidio, fu ritrovata una rivista omo-erotica danneggiata. Si ritenne che questo potesse essere stato opera del Mostro, il quale potrebbe aver sostituito l’escissione del pube con gli strappi alla rivista <ref>Taddeo, ''La storia del Mostro di Firenze.'', vol. 1, pp. 197-215.</ref>.
 
=== 1984: Pia Gilda Rontini e Claudio Stefanacci (Vicchio) ===
Nel 1984 Pia Gilda Rontini e Claudio Stefanacci vennero uccisi a Vicchio (a nord-est di Firenze, nella valle del Mugello). Oltre all’escissione del pube, la donna subì per la prima volta anche l'asportazione della mammella sinistra. Le due operazioni non sembrarono provenire dalla mano di un chirurgo, come invece si era iniziato a credere indagando sugli omicidi precedenti. Infatti vennero notati almeno tre punti di arresto della lama, nonostante fosse comunque un taglio preciso e sicuro. Non si notarono impronte nelle vicinanze e le macchie di sangue trovate corrispondevano ai gruppi sanguigni delle vittime<ref>Taddeo, ''La storia del Mostro di Firenze.'', vol. 1, pp. 245-263.</ref>.
 
=== 1985: Jean Michel Kraveichvili e Nadine Jeanine Giselle Mauriot (San Casciano in Val di Pesa) ===
Nel 1985, nei boschi di San Casciano in Val di Pesa (a sud di Firenze), un ragazzo che cercava funghi notò un’auto parcheggiata e si imbatté nel corpo di Jean Michel ricoperto da secchi di vernice. Probabilmente egli aveva tentato di scappare, ma era stato catturato dall’assassino che lo uccise a colpi di coltello. Non si riuscì a capire perché Jean Michel fosse fuggito verso un cancello impossibile da oltrepassare, ma si ipotizzò che a causa del suo shock avesse agito d'istinto, oppure che fosse stato costretto ad andare in quella direzione dalla presenza di un aiutante del Mostro che gli bloccava l'altra strada. Nadine, invece,  venne uccisa immediatamente nella tenda che si trovava nei paraggi, dove si erano appartati quella sera i due giovani<ref>Taddeo, ''La storia del Mostro di Firenze.'', vol. 1, pp. 305-343.</ref>.
 
== Indagini ==
Le indagini sul Mostro di Firenze, iniziate nel 1981, non hanno portato a una ricostruzione condivisa e hanno conosciuto diverse fasi.
 
Nel 1984 la questura di Firenze istituì una squadra speciale, nota giornalisticamente come "Squadra anti-mostro", per indagare sui delitti.
 
=== La segnalazione sul duplice omicidio del 1968 ===
Nel 1982 il giudice Vincenzo Tricomi ricevette una lettera anonima in cui gli venne suggerito di riesaminare un duplice omicidio del 1968 avvenuto a Signa (a ovest di Firenze). Sembrava collegato agli altri attribuiti al Mostro, visto che anche quello avvenne in auto di sera e i proiettili usati erano sempre di marca Winchester calibro 22. Le vittime erano state Barbara Locci e Antonio Lo Bianco, suo amante. Nel 1983 Mario Rotella prese il posto di Tricomi e iniziò a indagare sulla cosiddetta “pista sarda” che comprendeva Francesco Vinci (amante geloso e violento di Barbara), Salvatore Vinci (un altro amante di Barbara) e Stefano Mele (marito di Barbara). Quest'ultimo aveva confessato nel 1968, ma si era dimostrato incapace di usare le armi da fuoco per cui non poteva essere stato lui ad aver sparato. Venne condannato, ma le indagini continuarono per trovare chi avesse potuto aiutarlo. Egli cambiò sempre versione: prima disse di essere stato aiutato da Salvatore e in seguito da Francesco. Quest'ultimo venne incarcerato insieme a Stefano.
 
Gli inquirenti e il giudice pensarono che quella lettera fosse un depistaggio poiché il colpevole dell'omicidio del 1968 era già stato individuato in Stefano; inoltre, durante i successivi omicidi egli si trovava in carcere.<ref>Taddeo, ''La storia del Mostro di Firenze.'', vol. 1, pp. 149-173.</ref>.
 
=== I sospetti su Pietro Pacciani ===
Il 18 settembre del 1985 i magistrati ricevettero una lettera con firma illeggibile che suggeriva di interrogare un residente della zona, Pietro Pacciani. Pacciani aveva già scontato una condanna per un omicidio compiuto nel 1985 e, secondo la lettera, violentava le figlie e la moglie<ref>Taddeo, ''La storia del Mostro di Firenze'', vol. 2, pp. 28-29.</ref>. Le indagini svolte all'epoca portarono alla condanna di Pacciani a quattro anni di carcere per stupro ai danni delle figlie, ma non rivelarono collegamenti con gli omicidi del Mostro di Firenze.
 
A partire dal 1991, mentre Pacciani era ancora in carcere, il suo nome tornò nell'indagine. Nel 1992 Ruggero Perugini, capo della squadra anti-mostro, si rivolse al Mostro in diretta nazionale, invitandolo a confessare. Perugini era convinto che il Mostro fosse Pacciani, il quale, secondo Perugini, avrebbe voluto vendicarsi del suo passato, quando era stato tradito dalla fidanzata Miranda Bugli<ref>https://youtu.be/AeLsI0RZyDc?si=q_zs3nejGtwMwcTH.</ref>.
 
Scontata la condanna per stupro, Pacciani fu scarcerato; il 13 gennaio 1993 fu però arrestato di nuovo, questa volta in relazione agli omicidi del Mostro. Gli inquisitori fecero una perquisizione nella sua abitazione, e nel suo orto venne trovato un proiettile Winchester calibro 22 con impronte corrispondenti a quelle presenti sui proiettili degli omicidi. In seguito, tuttavia, agli esami balistici risultò che il proiettile non era stato sparato, ma piuttosto inserito nel caricatore e poi espulso. Fu quindi valutata l'ipotesi che il vero assassino avesse voluto attribuire a Pacciani la colpa. Nell'abitazione vennero ritrovati anche un blocco da disegno e un portasapone tedesco che richiamarono l'assassinio dei due ragazzi tedeschi del 1983<ref>Taddeo, ''La storia del Mostro di Firenze'', vol. 2, pp. 179-180.</ref>.  


=== 1981 ===
Sulla base di questi indizi Pietro Pacciani divenne il principale sospettato di essere il Mostro e venne processato insieme ai suoi due amici Mario Vanni e Giancarlo Lotti (“compagni di merende”, come affermò Mario Vanni in una sua deposizione). Solo nel 1996 il poliziotto Michele Giuttari ricevette dall'avvocato di parte civile Aldo Colao la testimonianza di un amico dell'avvocato stesso, il quale diceva di aver visto in casa di Pacciani alcune cose messe a essiccare, che potevano essere le parti del corpo tagliate alle vittime del Mostro. La grafia della testimonianza era la stessa usata sulla lettera del 1985 e Giuttari la riconobbe. Si trattava di Floriano Delli<ref>https://insufficienzadiprove.blogspot.com/2011/04/floriano-delli-deposizione-del-30_05.html</ref> che abitava di fronte a casa di Pacciani<ref>Taddeo, ''La storia del Mostro di Firenze'', vol. 2, pp. 283-284.</ref>.  
Nel 1981 si verificò il delitto di Susanna Cambi e Stefano Baldi a Travalle. I loro corpi furono scoperti da due pensionati che notarono una Golf nera con un finestrino rotto. Avvicinandosi, poterono osservare i due ragazzi accasciati fuori dall’auto. Stefano si trovava in un fosso, mentre la ragazza era poco distante. In questa occasione l’assassino violò una zona più ampia e profonda, arrivando fino alla zona anale. Probabilmente, fu usata la mano destra come per l’escissione su Carmela.  


=== 1982 ===
==== Vita ====
Nel 1982 si verificò il primo errore attribuito al Mostro durante l’omicidio di Antonella e Paolo. La coppia aveva deciso di ritirarsi in un luogo non troppo isolato a Baccaiano. Si riteneva che Paolo, inizialmente, non fosse stato ferito mortalmente e fosse riuscito a mettere in moto l’auto, che fu successivamente ritrovata incastrata in un canale di scolo, piuttosto che parcheggiata in una piazzola di sosta come era stata vista da Stefano Calamandrei e Adriano Poggiarelli. Si ipotizzò che Paolo avesse accidentalmente messo per sbaglio la marcia indietro, finendo dalla parte opposta della carreggiata. A quel punto il Mostro sparò sui fari e finì di completò l’omicidio del ragazzo.
Pietro Pacciani nacque il 7 gennaio 1925 nella valle del Mugello (a nord di Firenze, comprende alcune località dove il Mostro colpì: Rabatta e Vicchio). In seguito si trasferì a Mercatale, frazione di San Casciano in Val di Pesa, vicino al luogo in cui venne commesso l'ultimo omicidio.


=== Riferimento al 1968 ===
Nel 1951 Pacciani uccise Severino Bonini, l’amante della sua fidanzata, con venti coltellate e un oggetto contundente; per questo delitto si giustificò dicendo di essere stato incitato da lei poiché gli aveva confessato di essere stata violentata dall'altro uomo e di aver ceduto contro la propria volontà. Sia Pacciani sia la sua fidanzata Miranda vennero ritenuti colpevoli del delitto di Severino e vennero arrestati nel 1952. Pacciani venne condannato a diciotto anni di carcere, mentre Miranda a dieci<ref>Taddeo, ''La storia del Mostro di Firenze'', vol. 2, pp. 40-53.</ref>.  
Il giudice ricevette una lettera anonima in cui gli veniva suggerito di riesaminare il duplice omicidio del 1968. Le vittime erano Barbara Locci e Antonio Lobianco, ma il colpevole fu identificato in Stefano Mele, marito di Barbara. Mele, che si dimostrò incapace di usare le armi da fuoco, fu condannato e si cercò di capire chi avesse potuto aiutato.  


=== 1983 ===
Nel 1964 Pacciani uscì dal carcere per buona condotta e per una riduzione della pena. Si sposò con Angiolina Manni, ma ben presto mostrò anche a lei il suo carattere violento. Ebbero due figlie e dopo la nascita della primogenita la moglie rimase in coma per molto tempo a causa del parto travagliato aggravato dalle violenze del marito. Non recuperò più la sua sanità mentale ma Pietro non fu preoccupato, anzi era deluso dal fatto che fosse nata una femmina e non un maschio<ref>Taddeo, ''La storia del Mostro di Firenze.'', vol. 2, pp. 37-59.</ref>.
Nel 1983 due turisti tedeschi omosessuali furono assassinati vicino a Giogoli. Uno dei due aveva i capelli lunghi, il che ha portato alcuni a ipotizzare che l’assassino l’abbia scambiato per una donna oppure che avesse voluto giustiziare proprio la loro relazione. Accanto al furgone, luogo dell’omicidio, fu ritrovata una rivista omo-erotica strappata. Si ritiene che questo possa essere stato opera del Mostro, il quale potrebbe aver sostituito l’escissione del pube con lo sfregio alla rivista.


=== 1984 ===
==== Processi ====
Nel 1984 a Vicchio vennero uccisi Pia Gilda Rontini e Claudio Stefanacci. Oltre all’escissione del pube questa volta la vittima femminile subì anche l’escissione della mammella sinistra.  
Le indagini suggerirono che il Mostro di Firenze dovesse avere una certa cultura e precisione, ma questo non combaciava con il profilo di Pacciani, il quale era un uomo poco pulito e lasciava impronte ovunque toccasse. Il primo processo a suo carico iniziò comunque nel 1994.


=== 1985 ===
L'opinione pubblica era divisa tra innocentisti e colpevolisti, ma alla fine del processo di primo grado Pacciani venne condannato all'ergastolo<ref>Taddeo, ''La storia del Mostro di Firenze'', vol. 2, p. 240.</ref>. Nel febbraio del 1996, però, la Corte di assise d'appello di Firenze lo assolse, valutando che non esistessero veramente delle prove concrete a suo carico. Venne tuttavia condannato Mario Vanni, sospettato di essere suo complice<ref>Taddeo, ''La storia del Mostro di Firenze'', vol. 2, pp. 306-309.</ref>. A dicembre dello stesso anno la Cassazione annullò l'assoluzione di Pacciani, poiché se Mario Vanni era stato giudicato colpevole, le prove contro di lui erano connesse con Pacciani. Un nuovo processo avrebbe dovuto avvenire nel 1998, ma nel frattempo Pacciani fu trovato morto<ref>https://youtu.be/ecfxVo196nw?si=0dsinun2qUFmTub0.</ref>.
Nel 1985, nel bosco di San Casciano Val di Pesa, un ragazzo che stava cercando funghi noto un’auto parcheggiata e incontrò il cadavere di Jean Michel ricoperto da bidoni di vernice. Probabilmente provò a scappare, ma venne preso dall’assassino e lo finì a colpi di coltello. Nadine invece morì subito nella tenda che si trovava lì vicino.


== Pietro Pacciani ==
==== Morte ====
Pietro Pacciani fu il principale sospettato, insieme ai suoi compagni di merende, Mario Vanni e Giancarlo Lotti. Nonostante non ci fossero molte prove contro di lui, fu trovato un proiettile nella sua abitazione; tuttavia, non sembrava essere stato sparato, ma piuttosto inserito nel caricatore e poi espulso. Le impronte trovate corrispondevano a quelle presenti sui proiettili degli omicidi. Secondo l’FBI l’assassino aveva una certa cultura e apparteneva a una classe sociale elevata. La precisione dei tagli sulle vittime suggeriva che potesse essere un chirurgo. Pacciani, al contrario, era poco pulito e tendeva a lasciare impronte ovunque toccasse, rendendo improbabile che fosse lui l’assassino. Era un uomo irruento che violentava le figlie e uccise l’amante della sua fidanzata con venti coltellate e un oggetto contundente. Quando la sua fidanzata fu scoperta aveva esposto il seno sinistro, un elemento che si ritroverà nei futuri omicidi.  
Pietro Pacciani venne ritrovato morto nella sua abitazione. Non fu chiaro se si trattasse di una morte naturale o fosse la conseguenza di un omicidio. Gli esami tossicologici rilevarono tracce di un farmaco, l'Eolus, utilizzato per l’asma, che può essere letale se assunto da individui con problemi cardiaci; tuttavia, il suo medico negò di avergli prescritto il medicinale. Essendo ormai in età avanzata, qualsiasi pena fosse stata inflitta a Pacciani dopo il processo sarebbe stata equivalente all’ergastolo, per questo gli inquirenti supposero che egli avesse intenzione di rivelare dei nomi che non erano ancora emersi dalle indagini, visto che non avrebbe voluto prendersi responsabilità altrui. Nel caso in cui la sua morte fosse stata un omicidio, il movente sarebbe stato quello di farlo tacere<ref>Taddeo, ''La storia del Mostro di Firenze.'', vol. 2, pp. 393-399.</ref>.
Dopo il primo processo, in cui l’opinione pubblica era divisa tra innocentisti e colpevolisti, la Cassazione lo assolse e avrebbe dovuto esserci un secondo processo nel 1998, ma non poté svolgersi poiché l’imputato venne trovato morto.


== Misteri irrisolti ==
=== Beretta calibro 22 ===
=== Beretta calibro 22 ===
Nel 1965 furono rubate 4 pistole, di cui una beretta calibro 22 mai stata ritrovata. I Carabinieri si convinsero fosse stato un uomo di Scarperia che poi si trasferì a Firenze, nelle zone poi colpite dal Mostro.
Nel pomeriggio, il giorno dell'uccisione di Pia e Claudio, i due ragazzi si erano fermati in un bar a Borgo San Lorenzo e il barista affermò di aver visto un individuo dai capelli rossi seduto a un tavolo vicino al loro che li fissava; quando i due giovani uscirono dal bar li seguì. Egli venne definito “Rosso del Mugello”. I carabinieri produssero un suo identikit in base alla testimonianza ricevuta e lo considerarono un possibile sospettato di essere il Mostro di Firenze. Riesaminando gli anni precedenti, gli investigatori si accorsero che l'identikit di quell'uomo combaciava con quello di un altro individuo accusato nel 1965 di aver rubato delle pistole da un'armeria, tra cui una beretta calibro 22 che, a differenza delle altre tre, non fu mai ritrovata. I carabinieri pensarono che questo caso fosse collegato agli omicidi del Mostro, in quanto l'arma usata da quest'ultimo era la medesima. Si convinsero fosse stato un uomo di Scarperia (a nord di Firenze, frazione del comune di Scarperia e San Piero) che poi si era trasferito a Firenze nelle zone colpite dal Mostro. Venne fatta una perquisizione a casa di un abitante del Mugello e venne rinvenuta una beretta calibro 22.  Durante la seconda perquisizione non venne ritrovato niente di sospetto e la squadra anti-mostro lasciò in sospeso questa pista<ref>https://auralcrave.com/2021/12/28/mostro-di-firenze-sulle-tracce-di-una-pista-investigativa-inedita/.</ref><ref>Taddeo, ''La storia del Mostro di Firenze.'', vol. 1, pp. 261-262.</ref>.


=== Morte di Pietro Pacciani ===
=== Telefonate e messaggi anonimi ===
Prima dell’inizio del secondo processo Pietro Pacciani fu trovato morto nella sua abitazione. Non era chiaro se la sua morte fosse naturale o fosse il risultato di un omicidio. Gli esami tossicologi suggerirono che avesse assunto un farmaco, l’Eolus, utilizzato per l’asma, che può essere letale se assunto da individui con problemi cardiaci. Tuttavia, il suo medico negò di avergli prescritto il medicinale. Qualsiasi pena fosse stata inflitta al Pacciani dopo il processo sarebbe stata equivalente all’ergastolo. Per questo motivo, egli aveva intenzione anche di rivelare dei nomi che gli inquisitori non avevano mai menzionato prima; non voleva assumersi le responsabilità per le azioni altrui. Se la sua morte fosse stata un omicidio, è possibile che l’intento fosse quello di farlo tacere.
Durante gli anni degli omicidi le persone coinvolte ricevettero telefonate e lettere anonime. Gli investigatori pensarono si trattassero di messaggi lasciati dal Mostro per sfidare le autorità e talvolta per intralciare le indagini:<br>


=== Telefonate anonime ===
* Uno dei primi sospettati a essere incarcerato fu Enzo Spalletti, un autista della Misericordia. Egli rivelò l’uccisione di Carmela e Giovanni del 1981 prima che la notizia fosse resa pubblica sui giornali. Durante la sua detenzione, arrivò una telefonata insolita alla moglie e al fratello: «Ditegli che stia zitto e tranquillo, che presto sarà scagionato, presto uscirà di carcere, però gli sta bene un po' di galera, a quello scemo. Che gli è saltato in mente di dire che aveva saputo dei morti dai giornali, quando i giornali sono usciti con la notizia la mattina dopo?» <ref>Taddeo, ''La storia del Mostro di Firenze.'', vol. 1, p. 64.</ref>.<br>
Uno dei primi sospettati a essere stato incarcerato fu Enzo Spalletti, un autista della Misericordia. Egli rivelò l’uccisione di Carmela e Giovanni del 1981 prima che la notizia fosse pubblicata sui giornali. Durante la sua detenzione arrivò una telefonata insolita alla moglie al fratello:
“Ditegli che stia zitto e tranquillo, che presto sarà scagionato, presto uscirà di carcere, però gli sta bene un di galera, a quello scemo. Che gli è saltato in mente di dire che aveva saputo dei morti dai giornali, quando i giornali sono usciti con la notizia la mattina dopo?<br>


Nel 1981 la zia di Susanna ricevette una telefonata anonima. L’interlocutore espresse il desiderio di parlare con la ragazza, ma la linea cadde subito dopo. Solo pochi familiari sapevano che la ragazza e sua madre si erano trasferite a vivere con la zia.<br>
* Nel 1981, la sera del duplice omicidio di Susanna e Stefano, il ragazzo ricevette una strana telefonata da parte di qualcuno che diceva di essere il geometra e che stava lavorando alla loro nuova casa, ma era fuori dall'orario di lavoro e il geometra che stava veramente seguendo i lavori negò di averlo chiamato<ref>Taddeo, ''La storia del Mostro di Firenze.'', p. 70.</ref>. La mattina seguente, invece, a ricevere una telefonata anonima fu la zia di Susanna. L’interlocutore espresse il desiderio di parlare con la ragazza, ma la linea cadde subito dopo. Solo pochi familiari sapevano che la ragazza e sua madre si erano trasferite a vivere con la zia<ref>Taddeo, ''La storia del Mostro di Firenze.'', vol. 1, p. 81.</ref>.<br>


Dopo il massacro di Paolo e Antonella, i soccorsi portarono il ragazzo ferito in ospedale. Lorenzo Allegranti, l’autista di un’ambulanza che intervenne, ricevette una telefonata anonima pochi giorni dopo:
* Dopo il massacro di Paolo e Antonella i soccorritori portarono il ragazzo ferito in ospedale. Lorenzo Allegranti, l’autista di una delle ambulanze che intervennero, ricevette una telefonata anonima pochi giorni dopo. L'interlocutore gli rivelò di essere il Mostro di Firenze e che gli omicidi non sarebbero finiti. Inoltre, ricevette altre chiamate minacciose fin quando non presentò una denuncia ai carabinieri<ref>Taddeo, ''La storia del Mostro di Firenze.'', vol. 1, p. 105.</ref>.<br>
“Sono il Mostro di Firenze. Stai attento, che la cosa non finisce qui.
Inoltre, ricevette altre chiamate minacciose fin quando non presentò una denuncia ai carabinieri.<br>


Nel 1984 in seguito all’omicidio di Pia e Claudio, la caserma dei Carabinieri ricevette due telefonate insolite: la prima faceva riferimento a questo omicidio, ma era impossibile che qualcuno fosse arrivato sul luogo del crimine prima di Beccherini, un loro amico di famiglia. La seconda telefonata era stata fatta da un individuo che si presentava come Farini e riguardava un incidente stradale avvenuto quella sera in località Sagginale. Tuttavia, non risultava nessuna persona con quel nome e non si erano verificati incidenti in quella zona.<br>
* Nel 1984, in seguito all’omicidio di Pia e Claudio, la caserma dei carabinieri di Borgo San Lorenzo ricevette due telefonate insolite: la prima denunciava quell'omicidio, ma era impossibile che qualcuno fosse arrivato sul luogo del crimine prima di Beccherini, un amico di famiglia delle vittime che per primo trovò i cadaveri. La seconda telefonata venne fatta da un fornaio che si presentò come Farini. Riguardava un incidente stradale avvenuto quella sera in località Sagginale (frazione del comune di Borgo San Lorenzo). Tuttavia, nella zona non risultava esistesse nessuna persona con quel cognome che facesse il fornaio e non si erano verificati incidenti quella sera<ref>Taddeo, ''La storia del Mostro di Firenze.'', vol. 1, pp. 258-259.</ref>.<br>


Nel 1985 il Magistrato Silvia della Monica ricevette una lettera anonima contenente una parte del seno sinistro di Nadine. Qualche giorno dopo uno sconosciuto la chiamò facendo allusioni sessuali su di lei. Sempre nello stesso anno una ragazza prese un passaggio a Firenze da uno sconosciuto per andare verso il Mugello. Questa persona era simile all’identikit fornito dai carabinieri, le disse che era stato spedito un pezzo del seno della ragazza francese alla dottoressa e chiese alla ragazza dove fosse solita appartarsi.
* Nel 1985 la magistrata Silvia della Monica ricevette una lettera anonima contenente una parte del seno sinistro di Nadine; qualche giorno dopo venne chiamata da uno sconosciuto che fece allusioni sessuali su di lei. Nello stesso anno, a Firenze, una ragazza chiese un passaggio a uno sconosciuto per andare verso il Mugello; egli le disse che era stato spedito un pezzo del seno di Nadine alla magistrata, ma non poteva saperlo visto che la notizia non era stata ancora resa pubblica; inoltre, egli chiese alla ragazza dove fosse solita appartarsi. Questa persona somigliava all'identikit fornito dai carabinieri, ma un mese dopo si presentò volontariamente in caserma e affermò di aver dato il passaggio alla ragazza, però negò di aver parlato della lettera<ref>Taddeo, ''La storia del Mostro di Firenze.'', vol. 1, pp. 334-335. </ref>.


=== Zodiac ===
=== Zodiac ===
Il Mostro di Firenze aveva un modus operandi che richiamava quello di Zodiac; infatti anche quest’ultimo uccideva coppie che si isolavano in auto a colpi di pistola e poi usava il coltello per asportare le parti femminili. Inoltre anche lui mandava messaggi crittografati dove affermava si celasse la sua identità. Mario Vanni, uno dei compagni di merende, durante la sua permanenza in carcere fece riferimento al Mostro di Firenze come Ulisse, un ex legionario che dall’America si era trasferito in Italia nel 1974 proprio quando iniziarono gli omicidi. Sembra che Ulisse avesse ammesso le sue colpe in una telefonata del 2017, dicendo che alcuni dei suoi ex compagni lo sapevano già, probabilmente riferendosi alla sua doppia identità. Infine sembra che abbia incontrato più volte Pietro Pacciani nei boschi di Firenze e gli abbia rivelato di essere il Mostro.
Una pista alternativa su cui gli investigatori si soffermarono fu quella di Zodiac, serial killer della California (1966-1974<ref>https://www.lanazione.it/firenze/cronaca/zodiac-inchiesta-ac95cac1.</ref>); infatti, dopo una serie di indagini, venne notato che il Mostro di Firenze aveva un modus operandi che richiamava quello di Zodiac. Quest’ultimo uccideva a colpi di pistola coppie che si isolavano in auto, usava il coltello per asportare le parti femminili e mandava messaggi crittografati, nei quali affermava ci fossero indizi sulla propria identità. Mario Vanni, che fu arrestato poiché creduto complice di Pietro Pacciani, durante la propria permanenza in carcere fece riferimento a un certo Ulisse, un ex legionario che dall’America si era trasferito in Italia nel 1974 proprio quando erano iniziati gli omicidi e il quale avrebbe incontrato più volte Pietro Pacciani nei boschi di Firenze e avrebbe rivelato a quest'ultimo di essere il Mostro. Francesco Amicone, giornalista che intervistò il sospettato di essere Zodiac per ricostruire la sua vita, affermò che in una telefonata del 2017 avesse confessato di avere una doppia identità, quella del Mostro e di Zodiac, dicendo che alcuni dei suoi ex compagni dell'esercito ne fossero già a conoscenza<ref>https://www.ilgiornale.it/news/politica/killer-zodiac-mi-ha-confessato-sono-io-mostro-firenze-1533527.html.</ref>.


== Note ==
== Note ==
<references />
<references />
== Bibliografia ==
* ''Things to know about piquerism'', «Thewetlab», 22 dicembre 2020, https://wetlab.org/things-to-know-about-piquerism/.
* Roberto Taddeo, ''La storia del Mostro di Firenze. "La sequenza dei delitti e la pista sarda"'', vol. 1, San Benedetto del Tronto, Mimesis, 2023.
* Roberto Taddeo, ''La storia del Mostro di Firenze. "Pietro Pacciani e i compagni di merende"'', vol. 2, San Benedetto del Tronto, Mimesis, 2023.
* Antonio Villoresi, ''Impressionante serie di analogie con il delitto di Borgo San Lorenzo'', «La Nazione», 8 giugno 1981, https://www.mostrodifirenze.com/1981/06/08/8-giugno-1981-stampa-la-nazione-massacrati-a-revolverate-e-a-coltellate-due-fidanzati-nella-campagna-di-firenze-una-notte-insonne-per-due-famiglie-angosciate-ma-carmela-e-giovanni-non-sono-piu-to/.
* ''Significato della piramide'', «Miti e misteri», https://www.mitiemisteri.it/simbologia-significato-delle-figure-geometriche/piramide.
* Alessio Pizzichi, ''Mostro di Firenze: sulle tracce di una pista investigativa inedita'', «Auralcrave», 28 dicembre 2021, https://auralcrave.com/2021/12/28/mostro-di-firenze-sulle-tracce-di-una-pista-investigativa-inedita/.
* Flanz, ''Floriano Delli - Deposizione del 30 maggio 1994'', blog «Insufficienza di prove», 4 aprile 2011, https://insufficienzadiprove.blogspot.com/2011/04/floriano-delli-deposizione-del-30.html.
* mostrodifirenze, ''mostro di Firenze - Pacciani deposizione processo INTEGRALE.wmv'', YouTube, 14 maggio 2011, 23:27, https://youtu.be/ecfxVo196nw?si=0dsinun2qUFmTub0.
* Insufficienza di Prove, ''Mostro di Firenze - L'appello al mostro del dr Ruggero Perugini'', YouTube, 4 febbraio 1992, 1:31, https://youtu.be/AeLsI0RZyDc?si=q_zs3nejGtwMwcTH.
* Stefano Brogioni, ''Il mostro di Firenze è Zodiac: la pista sotto accusa'', «La Nazione», 23 febbraio 2022, https://www.lanazione.it/firenze/cronaca/zodiac-inchiesta-ac95cac1.
* Francesco Amicone, ''Il killer Zodiac mi ha confessato: «Sono io il mostro di Firenze»'', «ilGiornale.it», 29 maggio 2018, https://www.ilgiornale.it/news/politica/killer-zodiac-mi-ha-confessato-sono-io-mostro-firenze-1533527.html.

Versione attuale delle 17:32, 12 feb 2024

Il Mostro di Firenze è stato un serial killer che ha agito nella provincia di Firenze tra il 1974 e il 1985 uccidendo le coppie che la sera si ritiravano in luoghi isolati e asportando i genitali delle vittime di sesso femminile. In totale gli si attribuiscono sette duplici omicidi.

Il principale sospettato per gli omicidi fu un residente della zona, Pietro Pacciani, che venne condannato in primo grado ma assolto nel processo d'appello e morì prima di un terzo grado di giudizio.

Omicidi[modifica]

1974: Stefania Pettini e Pasquale Gentilcore (Rabatta)[modifica]

Nel 1974 Stefania Pettini e Pasquale Gentilcore furono trovati morti a Rabatta (a nord-est di Firenze, comune di Borgo San Lorenzo) da un contadino che notò la loro auto parcheggiata con il corpo di Pasquale all'interno. A poca distanza c'era il corpo di Stefania, abbandonato sull'erba, con un tralcio di vite che le sporgeva dai genitali. Il corpo presentava numerosi tagli nella zona del basso ventre e al torace, oltre a ferite sul volto e sul petto, appartentemente collegate al piquerismo, una perversione sessuale che consiste nel provare piacere provocando dei tagli sul corpo dell'altra persona[1]. È incerto se questa operazione fosse stata compiuta dopo la morte oppure se l'assassino avesse ucciso i due ragazzi solo per eseguire questa manifestazione di parafilia[2].

1981: Carmela De Nuccio e Giovanni Foggi (Mosciano)[modifica]

Nel 1981 Carmela De Nuccio e Giovanni Foggi furono uccisi allo stesso modo dopo essersi appartati in una zona frequentata da guardoni a Mosciano (a sud-ovest di Firenze, comune di Scandicci). I due corpi furono scoperti da un poliziotto fuori servizio che notò una Fiat Ritmo abbandonata e nelle vicinanze una borsa da donna, dove sembrava che qualcuno avesse rovistato cercando qualcosa. Il corpo di Carmela mostrava tagli nella zona pubica e un'incisione attraverso la quale le era stata asportata la pelle e una parte dei genitali esterni.

Inizialmente questo episodio e quello del 1974 sembrarono non correlati. Con il proseguire delle indagini si notarono dei tratti in comune con il primo duplice omicidio. L'8 giugno del 1981, due giorni dopo la morte di Carmela e Giovanni, il giornalista Antonio Villoresi scrisse nel quotidiano «La Nazione» un articolo dove sottolineava le similitudini con il delitto del 1974[3]. Il modus operandi con cui erano stati uccisi i quattro ragazzi era simile: colpi di arma da fuoco e tagli nella zona genitale della vittima femminile. Inoltre anche i proiettili ritrovati erano della stessa marca, Winchester calibro 22, con la lettera H incisa sul fondo. Sembrava inoltre che l'assassino fosse diventato più esperto: nel secondo episodio già i primi colpi erano stati fatali e c'era stata un'asportazione della pelle[4]. Da questo momento venne dato all'assassino, che successivamente agirà in altri duplici omicidi, l'appellativo di “Mostro di Firenze”[5].

1981: Susanna Cambi e Stefano Baldi (Travalle)[modifica]

Nel 1981 avvenne il delitto di Susanna Cambi e Stefano Baldi a Travalle (a nord-ovest di Firenze, comune di Calenzano), i cui corpi furono scoperti da due pensionati che notarono una Golf nera con il finestrino rotto. Era strano che un'auto fosse parcheggiata in quella zona sterrata intorno alle 10:00, così si avvicinarono e poterono osservare i due ragazzi accasciati fuori dall’auto. Stefano si trovava in un fosso, mentre la ragazza era poco distante. In questa occasione l’assassino aveva tagliato una zona più ampia e profonda, arrivando fino alla zona anale. Probabilmente era stata usata la mano destra, come per l’escissione su Carmela. Poco distante venne rinvenuto un fermaporte piramidale in pietra verniciato di rosso. Non è certo si trattasse di un indizio, ma alcuni investigatori e giornalisti avevano pensato fosse un simbolo esoterico[6]. L'esoterismo, infatti, considerava la piramide un simbolo di ascesa verso il cielo, mentre la base, raffigurata come un quadrato, simboleggiava la perfezione[7].

1982: Antonella Migliorini e Paolo Mainardi (Baccaiano)[modifica]

Nel 1982 si verificò il primo errore attribuito al Mostro durante l’omicidio di Antonella Migliorini e Paolo Mainardi. La coppia aveva deciso di ritirarsi in un luogo non troppo isolato a Baccaiano (a sud-ovest di Firenze, comune di Montespertoli). Paolo non morì immediatamente: quando venne scoperto l'omicidio, respirava ancora. Probabilmente in seguito ai primi spari egli era riuscito ad avviare l’auto, che fu ritrovata incastrata in un canale di scolo, piuttosto che parcheggiata in una piazzola di sosta. Si ipotizzò che Paolo avesse messo per sbaglio la retromarcia finendo dalla parte opposta della strada, così che l'assassino aveva sparato sui fari dell'auto in modo che Paolo non lo potesse riconoscere e se ne era andato lasciandolo in vita, anche se il ragazzo morì poco dopo il ritrovamento a causa delle ferite riportate[8].

1983: Jens-Uwe Rüsch e Wilhelm Friedrich Horst Meyer (Giogoli)[modifica]

Nel 1983 due turisti tedeschi omosessuali furono assassinati nei pressi di Giogoli (a sud-ovest di Firenze, comune di Scandicci). Uno dei due aveva i capelli lunghi: per questo alcuni ipotizzarono che l’assassino l’avesse scambiato per una donna oppure che avesse voluto colpire proprio la loro relazione. Una delle teorie proposte ipotizzava che il Mostro fosse affetto da narcisismo e che perciò, volendo mostrare il suo modus operandi, non faceva attenzione a chi fossero le vittime: l'unica condizione necessaria per facilitare gli omicidi era il buio. Accanto al furgone, luogo dell’omicidio, fu ritrovata una rivista omo-erotica danneggiata. Si ritenne che questo potesse essere stato opera del Mostro, il quale potrebbe aver sostituito l’escissione del pube con gli strappi alla rivista [9].

1984: Pia Gilda Rontini e Claudio Stefanacci (Vicchio)[modifica]

Nel 1984 Pia Gilda Rontini e Claudio Stefanacci vennero uccisi a Vicchio (a nord-est di Firenze, nella valle del Mugello). Oltre all’escissione del pube, la donna subì per la prima volta anche l'asportazione della mammella sinistra. Le due operazioni non sembrarono provenire dalla mano di un chirurgo, come invece si era iniziato a credere indagando sugli omicidi precedenti. Infatti vennero notati almeno tre punti di arresto della lama, nonostante fosse comunque un taglio preciso e sicuro. Non si notarono impronte nelle vicinanze e le macchie di sangue trovate corrispondevano ai gruppi sanguigni delle vittime[10].

1985: Jean Michel Kraveichvili e Nadine Jeanine Giselle Mauriot (San Casciano in Val di Pesa)[modifica]

Nel 1985, nei boschi di San Casciano in Val di Pesa (a sud di Firenze), un ragazzo che cercava funghi notò un’auto parcheggiata e si imbatté nel corpo di Jean Michel ricoperto da secchi di vernice. Probabilmente egli aveva tentato di scappare, ma era stato catturato dall’assassino che lo uccise a colpi di coltello. Non si riuscì a capire perché Jean Michel fosse fuggito verso un cancello impossibile da oltrepassare, ma si ipotizzò che a causa del suo shock avesse agito d'istinto, oppure che fosse stato costretto ad andare in quella direzione dalla presenza di un aiutante del Mostro che gli bloccava l'altra strada. Nadine, invece, venne uccisa immediatamente nella tenda che si trovava nei paraggi, dove si erano appartati quella sera i due giovani[11].

Indagini[modifica]

Le indagini sul Mostro di Firenze, iniziate nel 1981, non hanno portato a una ricostruzione condivisa e hanno conosciuto diverse fasi.

Nel 1984 la questura di Firenze istituì una squadra speciale, nota giornalisticamente come "Squadra anti-mostro", per indagare sui delitti.

La segnalazione sul duplice omicidio del 1968[modifica]

Nel 1982 il giudice Vincenzo Tricomi ricevette una lettera anonima in cui gli venne suggerito di riesaminare un duplice omicidio del 1968 avvenuto a Signa (a ovest di Firenze). Sembrava collegato agli altri attribuiti al Mostro, visto che anche quello avvenne in auto di sera e i proiettili usati erano sempre di marca Winchester calibro 22. Le vittime erano state Barbara Locci e Antonio Lo Bianco, suo amante. Nel 1983 Mario Rotella prese il posto di Tricomi e iniziò a indagare sulla cosiddetta “pista sarda” che comprendeva Francesco Vinci (amante geloso e violento di Barbara), Salvatore Vinci (un altro amante di Barbara) e Stefano Mele (marito di Barbara). Quest'ultimo aveva confessato nel 1968, ma si era dimostrato incapace di usare le armi da fuoco per cui non poteva essere stato lui ad aver sparato. Venne condannato, ma le indagini continuarono per trovare chi avesse potuto aiutarlo. Egli cambiò sempre versione: prima disse di essere stato aiutato da Salvatore e in seguito da Francesco. Quest'ultimo venne incarcerato insieme a Stefano.

Gli inquirenti e il giudice pensarono che quella lettera fosse un depistaggio poiché il colpevole dell'omicidio del 1968 era già stato individuato in Stefano; inoltre, durante i successivi omicidi egli si trovava in carcere.[12].

I sospetti su Pietro Pacciani[modifica]

Il 18 settembre del 1985 i magistrati ricevettero una lettera con firma illeggibile che suggeriva di interrogare un residente della zona, Pietro Pacciani. Pacciani aveva già scontato una condanna per un omicidio compiuto nel 1985 e, secondo la lettera, violentava le figlie e la moglie[13]. Le indagini svolte all'epoca portarono alla condanna di Pacciani a quattro anni di carcere per stupro ai danni delle figlie, ma non rivelarono collegamenti con gli omicidi del Mostro di Firenze.

A partire dal 1991, mentre Pacciani era ancora in carcere, il suo nome tornò nell'indagine. Nel 1992 Ruggero Perugini, capo della squadra anti-mostro, si rivolse al Mostro in diretta nazionale, invitandolo a confessare. Perugini era convinto che il Mostro fosse Pacciani, il quale, secondo Perugini, avrebbe voluto vendicarsi del suo passato, quando era stato tradito dalla fidanzata Miranda Bugli[14].

Scontata la condanna per stupro, Pacciani fu scarcerato; il 13 gennaio 1993 fu però arrestato di nuovo, questa volta in relazione agli omicidi del Mostro. Gli inquisitori fecero una perquisizione nella sua abitazione, e nel suo orto venne trovato un proiettile Winchester calibro 22 con impronte corrispondenti a quelle presenti sui proiettili degli omicidi. In seguito, tuttavia, agli esami balistici risultò che il proiettile non era stato sparato, ma piuttosto inserito nel caricatore e poi espulso. Fu quindi valutata l'ipotesi che il vero assassino avesse voluto attribuire a Pacciani la colpa. Nell'abitazione vennero ritrovati anche un blocco da disegno e un portasapone tedesco che richiamarono l'assassinio dei due ragazzi tedeschi del 1983[15].

Sulla base di questi indizi Pietro Pacciani divenne il principale sospettato di essere il Mostro e venne processato insieme ai suoi due amici Mario Vanni e Giancarlo Lotti (“compagni di merende”, come affermò Mario Vanni in una sua deposizione). Solo nel 1996 il poliziotto Michele Giuttari ricevette dall'avvocato di parte civile Aldo Colao la testimonianza di un amico dell'avvocato stesso, il quale diceva di aver visto in casa di Pacciani alcune cose messe a essiccare, che potevano essere le parti del corpo tagliate alle vittime del Mostro. La grafia della testimonianza era la stessa usata sulla lettera del 1985 e Giuttari la riconobbe. Si trattava di Floriano Delli[16] che abitava di fronte a casa di Pacciani[17].

Vita[modifica]

Pietro Pacciani nacque il 7 gennaio 1925 nella valle del Mugello (a nord di Firenze, comprende alcune località dove il Mostro colpì: Rabatta e Vicchio). In seguito si trasferì a Mercatale, frazione di San Casciano in Val di Pesa, vicino al luogo in cui venne commesso l'ultimo omicidio.

Nel 1951 Pacciani uccise Severino Bonini, l’amante della sua fidanzata, con venti coltellate e un oggetto contundente; per questo delitto si giustificò dicendo di essere stato incitato da lei poiché gli aveva confessato di essere stata violentata dall'altro uomo e di aver ceduto contro la propria volontà. Sia Pacciani sia la sua fidanzata Miranda vennero ritenuti colpevoli del delitto di Severino e vennero arrestati nel 1952. Pacciani venne condannato a diciotto anni di carcere, mentre Miranda a dieci[18].

Nel 1964 Pacciani uscì dal carcere per buona condotta e per una riduzione della pena. Si sposò con Angiolina Manni, ma ben presto mostrò anche a lei il suo carattere violento. Ebbero due figlie e dopo la nascita della primogenita la moglie rimase in coma per molto tempo a causa del parto travagliato aggravato dalle violenze del marito. Non recuperò più la sua sanità mentale ma Pietro non fu preoccupato, anzi era deluso dal fatto che fosse nata una femmina e non un maschio[19].

Processi[modifica]

Le indagini suggerirono che il Mostro di Firenze dovesse avere una certa cultura e precisione, ma questo non combaciava con il profilo di Pacciani, il quale era un uomo poco pulito e lasciava impronte ovunque toccasse. Il primo processo a suo carico iniziò comunque nel 1994.

L'opinione pubblica era divisa tra innocentisti e colpevolisti, ma alla fine del processo di primo grado Pacciani venne condannato all'ergastolo[20]. Nel febbraio del 1996, però, la Corte di assise d'appello di Firenze lo assolse, valutando che non esistessero veramente delle prove concrete a suo carico. Venne tuttavia condannato Mario Vanni, sospettato di essere suo complice[21]. A dicembre dello stesso anno la Cassazione annullò l'assoluzione di Pacciani, poiché se Mario Vanni era stato giudicato colpevole, le prove contro di lui erano connesse con Pacciani. Un nuovo processo avrebbe dovuto avvenire nel 1998, ma nel frattempo Pacciani fu trovato morto[22].

Morte[modifica]

Pietro Pacciani venne ritrovato morto nella sua abitazione. Non fu chiaro se si trattasse di una morte naturale o fosse la conseguenza di un omicidio. Gli esami tossicologici rilevarono tracce di un farmaco, l'Eolus, utilizzato per l’asma, che può essere letale se assunto da individui con problemi cardiaci; tuttavia, il suo medico negò di avergli prescritto il medicinale. Essendo ormai in età avanzata, qualsiasi pena fosse stata inflitta a Pacciani dopo il processo sarebbe stata equivalente all’ergastolo, per questo gli inquirenti supposero che egli avesse intenzione di rivelare dei nomi che non erano ancora emersi dalle indagini, visto che non avrebbe voluto prendersi responsabilità altrui. Nel caso in cui la sua morte fosse stata un omicidio, il movente sarebbe stato quello di farlo tacere[23].

Beretta calibro 22[modifica]

Nel pomeriggio, il giorno dell'uccisione di Pia e Claudio, i due ragazzi si erano fermati in un bar a Borgo San Lorenzo e il barista affermò di aver visto un individuo dai capelli rossi seduto a un tavolo vicino al loro che li fissava; quando i due giovani uscirono dal bar li seguì. Egli venne definito “Rosso del Mugello”. I carabinieri produssero un suo identikit in base alla testimonianza ricevuta e lo considerarono un possibile sospettato di essere il Mostro di Firenze. Riesaminando gli anni precedenti, gli investigatori si accorsero che l'identikit di quell'uomo combaciava con quello di un altro individuo accusato nel 1965 di aver rubato delle pistole da un'armeria, tra cui una beretta calibro 22 che, a differenza delle altre tre, non fu mai ritrovata. I carabinieri pensarono che questo caso fosse collegato agli omicidi del Mostro, in quanto l'arma usata da quest'ultimo era la medesima. Si convinsero fosse stato un uomo di Scarperia (a nord di Firenze, frazione del comune di Scarperia e San Piero) che poi si era trasferito a Firenze nelle zone colpite dal Mostro. Venne fatta una perquisizione a casa di un abitante del Mugello e venne rinvenuta una beretta calibro 22. Durante la seconda perquisizione non venne ritrovato niente di sospetto e la squadra anti-mostro lasciò in sospeso questa pista[24][25].

Telefonate e messaggi anonimi[modifica]

Durante gli anni degli omicidi le persone coinvolte ricevettero telefonate e lettere anonime. Gli investigatori pensarono si trattassero di messaggi lasciati dal Mostro per sfidare le autorità e talvolta per intralciare le indagini:

  • Uno dei primi sospettati a essere incarcerato fu Enzo Spalletti, un autista della Misericordia. Egli rivelò l’uccisione di Carmela e Giovanni del 1981 prima che la notizia fosse resa pubblica sui giornali. Durante la sua detenzione, arrivò una telefonata insolita alla moglie e al fratello: «Ditegli che stia zitto e tranquillo, che presto sarà scagionato, presto uscirà di carcere, però gli sta bene un po' di galera, a quello scemo. Che gli è saltato in mente di dire che aveva saputo dei morti dai giornali, quando i giornali sono usciti con la notizia la mattina dopo?» [26].
  • Nel 1981, la sera del duplice omicidio di Susanna e Stefano, il ragazzo ricevette una strana telefonata da parte di qualcuno che diceva di essere il geometra e che stava lavorando alla loro nuova casa, ma era fuori dall'orario di lavoro e il geometra che stava veramente seguendo i lavori negò di averlo chiamato[27]. La mattina seguente, invece, a ricevere una telefonata anonima fu la zia di Susanna. L’interlocutore espresse il desiderio di parlare con la ragazza, ma la linea cadde subito dopo. Solo pochi familiari sapevano che la ragazza e sua madre si erano trasferite a vivere con la zia[28].
  • Dopo il massacro di Paolo e Antonella i soccorritori portarono il ragazzo ferito in ospedale. Lorenzo Allegranti, l’autista di una delle ambulanze che intervennero, ricevette una telefonata anonima pochi giorni dopo. L'interlocutore gli rivelò di essere il Mostro di Firenze e che gli omicidi non sarebbero finiti. Inoltre, ricevette altre chiamate minacciose fin quando non presentò una denuncia ai carabinieri[29].
  • Nel 1984, in seguito all’omicidio di Pia e Claudio, la caserma dei carabinieri di Borgo San Lorenzo ricevette due telefonate insolite: la prima denunciava quell'omicidio, ma era impossibile che qualcuno fosse arrivato sul luogo del crimine prima di Beccherini, un amico di famiglia delle vittime che per primo trovò i cadaveri. La seconda telefonata venne fatta da un fornaio che si presentò come Farini. Riguardava un incidente stradale avvenuto quella sera in località Sagginale (frazione del comune di Borgo San Lorenzo). Tuttavia, nella zona non risultava esistesse nessuna persona con quel cognome che facesse il fornaio e non si erano verificati incidenti quella sera[30].
  • Nel 1985 la magistrata Silvia della Monica ricevette una lettera anonima contenente una parte del seno sinistro di Nadine; qualche giorno dopo venne chiamata da uno sconosciuto che fece allusioni sessuali su di lei. Nello stesso anno, a Firenze, una ragazza chiese un passaggio a uno sconosciuto per andare verso il Mugello; egli le disse che era stato spedito un pezzo del seno di Nadine alla magistrata, ma non poteva saperlo visto che la notizia non era stata ancora resa pubblica; inoltre, egli chiese alla ragazza dove fosse solita appartarsi. Questa persona somigliava all'identikit fornito dai carabinieri, ma un mese dopo si presentò volontariamente in caserma e affermò di aver dato il passaggio alla ragazza, però negò di aver parlato della lettera[31].

Zodiac[modifica]

Una pista alternativa su cui gli investigatori si soffermarono fu quella di Zodiac, serial killer della California (1966-1974[32]); infatti, dopo una serie di indagini, venne notato che il Mostro di Firenze aveva un modus operandi che richiamava quello di Zodiac. Quest’ultimo uccideva a colpi di pistola coppie che si isolavano in auto, usava il coltello per asportare le parti femminili e mandava messaggi crittografati, nei quali affermava ci fossero indizi sulla propria identità. Mario Vanni, che fu arrestato poiché creduto complice di Pietro Pacciani, durante la propria permanenza in carcere fece riferimento a un certo Ulisse, un ex legionario che dall’America si era trasferito in Italia nel 1974 proprio quando erano iniziati gli omicidi e il quale avrebbe incontrato più volte Pietro Pacciani nei boschi di Firenze e avrebbe rivelato a quest'ultimo di essere il Mostro. Francesco Amicone, giornalista che intervistò il sospettato di essere Zodiac per ricostruire la sua vita, affermò che in una telefonata del 2017 avesse confessato di avere una doppia identità, quella del Mostro e di Zodiac, dicendo che alcuni dei suoi ex compagni dell'esercito ne fossero già a conoscenza[33].

Note[modifica]

  1. https://wetlab.org/things-to-know-about-piquerism/.
  2. Taddeo, La storia del Mostro di Firenze, vol. 1, pp. 27-45.
  3. https://www.mostrodifirenze.com/1981/06/08/8-giugno-1981-stampa-la-nazione-massacrati-a-revolverate-e-a-coltellate-due-fidanzati-nella-campagna-di-firenze-una-notte-insonne-per-due-famiglie-angosciate-ma-carmela-e-giovanni-non-sono-piu-to/.
  4. Taddeo, La storia del Mostro di Firenze, vol. 1, pp. 53-54.
  5. Taddeo, La storia del Mostro di Firenze, vol. 1, pp. 47-67.
  6. Taddeo, La storia del Mostro di Firenze., vol. 1, pp. 69-87.
  7. https://www.mitiemisteri.it/simbologia-significato-delle-figure-geometriche/piramide.
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Bibliografia[modifica]