Yōkai: differenze tra le versioni
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Nel mondo del folklore giapponese, il termine ''yōkai'' si riferisce a bizzarre creature, spettri o avvenimenti che non dispongono di una spiegazione logica e sono, quindi, avvolti nel mistero<ref>Foster, ''Pandemonium and parade'', p. 2.</ref>. | |||
== | == Testimonianze == | ||
=== | La cultura tradizionale giapponese ha lasciato numerose testimonianze riguardanti il fenomeno degli ''yōkai''. | ||
=== Tradizione scritta === | |||
==== Kinmōzui ==== | ==== Kinmōzui ==== | ||
Il ''Kinmōzui'' è la prima enciclopedia illustrata del Giappone. È composto da venti volumi, compilati da Nakamura Tekisai | Il ''Kinmōzui'' è la prima enciclopedia illustrata del Giappone. È composto da venti volumi, compilati da Nakamura Tekisai<ref>Foster, ''Pandemonium and parade'', p. 35.</ref>. Pubblicato intorno al 1666, risale quindi al periodo Edo (1600-1868<ref>Foster, ''The book of yokai'', p. 61.</ref>). | ||
Per la scrittura di quest'opera, Nakamura Tekisai si è ispirato al ''Sancaituhui'', un | Per la scrittura di quest'opera, Nakamura Tekisai si è ispirato al ''Sancaituhui'', un'enciclopedia di 106 volumi, composta dagli autori cinesi Wang Qi e Wang Siyi e completata nel 1607, che si occupa di riportare nozioni riguardo gli elementi dei regni dell'umanità, della terra e del cielo<ref>Foster, ''Pandemonium and parade'', p. 34.</ref>. | ||
Nel Kinmōzui, Tekisai | Nel ''Kinmōzui'', Tekisai categorizza gli ''yōkai'' basandosi principalmente sulle loro caratteristiche fisiche<ref>Foster, ''Pandemonium and parade'', p. 38.</ref>. | ||
==== Wakan sansaizue ==== | ==== Wakan sansaizue ==== | ||
Il ''Wakan sansaizue'' è un'enciclopedia di 105 volumi, compilata da Terajima Ryōan. La sua pubblicazione è cominciata nel 1713<ref>Foster, ''Pandemonium and parade'', p. 39.</ref>. | |||
Nella compilazione del ''Wakan sansaizue'', Ryōan è stato ispirato dalle nozioni riportate dal ''Sancaituhui'' e da altri lavori cinesi di stampo enciclopedico<ref>Foster, ''Pandemonium and parade'', p. 40.</ref>, come il ''Bencao gangmu'' di Li Shizhen, pubblicato nella seconda metà del Cinquecento<ref>Foster, ''Pandemonium and parade'', p. 33.</ref>. | |||
==== Gazu hyakkiyagyō ==== | |||
Il ''Gazu hyakkiyagyō'' è una serie illustrata di quattro libri, creata da Toriyama Sekien e pubblicata tra il 1776 e il 1784<ref>Foster, ''The book of yokai'', p. 66.</ref>, nella quale sono catalogati più di duecento ''yōkai'' diversi<ref>Foster, ''Pandemonium and parade'', p. 55.</ref>. | |||
==== Kibyōshi ==== | |||
I ''kibyōshi'' sono dei libri satirici appartenenti al mondo della narrativa grafica. Si sono diffusi principalmente durante il periodo Edo. In questi libri gli ''yōkai'' venivano sfruttati per rappresentare i personaggi di cui si voleva fare una parodia<ref>Foster, ''The book of yokai'', p. 68.</ref>. | |||
==== Yōkaigaku ==== | |||
La ''yōkaigaku'' è una disciplina emersa agli inizi del periodo Meiji (1868-1912<ref>Foster, ''Pandemonium and parade'', p. 4.</ref>), che si pone come obiettivo principale quello di dare una spiegazione razionale agli ''yōkai''<ref>Foster, ''The book of yokai'', p. 71.</ref>, distinguendo tra ''kakai'' ("misteri finti") e ''shinkai'' ("misteri veri")<ref>Foster, ''Pandemonium and parade'', p. 82.</ref> attraverso il metodo scientifico. | |||
La ''yōkaigaku'' è diventata una vera e propria disciplina accademica quando il suo creatore, il filosofo Inoue Enryō, ha pubblicato lo ''Yōkaigaku kogi'', intorno agli anni 1893-1894. Lo ''Yōkaigaku kogi'' è un lavoro scritto che ha lo scopo di riportare gli studi sugli ''yōkai'' svolti da Enryō<ref>Foster, ''Pandemonium and parade'', p. 80.</ref>. | |||
==== Tōno monogatari ==== | |||
Il ''Tōno monogatari'', ovvero "Racconti di Tono", è il libro più famoso di Yanagita Kunio, il fondatore della disciplina accademica che si occupa dello studio del folklore giapponese, conosciuta con il nome di ''minzokugaku''<ref>Foster, ''The book of yokai'', p. 78.</ref>. | |||
Pubblicato nel 1910, il ''Tōno monogatari'' riporta le leggende e i racconti folkloristici del villaggio di Tōno, con riferimenti a diversi tipi di ''yōkai''<ref>Foster, ''Pandemonium and parade'', p. 140.</ref>. | |||
=== Tradizione orale === | |||
==== Kaidan ==== | |||
I ''kaidan'' sono racconti riguardanti eventi strani e misteriosi, delle vere e proprie "storie di paura". Si sono diffusi in Giappone specialmente durante il periodo Edo, tanto da portare alla nascita della figura professionale del racconta-storie<ref>Reider, ''The appeal of "kaidan", tales of the strange'', p. 265-266.</ref>. | |||
Eventi conosciuti con il nome di ''hyaku-monogatari kaidankai'' sono una delle tante testimonianze della fama raggiunta dai ''kaidan''. Durante questi ritrovi le persone si riunivano e raccontavano cento ''kaidan'' diversi. Si credeva che questo gioco, se praticato a mezzanotte, portasse alla manifestazione di fenomeni soprannaturali<ref>Reider, ''The appeal of "kaidan", tales of the strange'', p. 267.</ref>. | |||
== Classificazione == | |||
=== Yōkai umanoidi === | |||
Gli ''yōkai'' si presentano in molte forme e spesso assumono sembianze umanoidi. Tra gli ''yōkai'' umanoidi più popolari spiccano gli ''oni''. | |||
==== Oni ==== | |||
Gli ''oni'' vengono rappresentati come grossi orchi, con corna sul capo, lunghe zanne e con indosso un perizoma tigrato<ref>Foster, ''The book of yokai'', p. 140.</ref>. Tuttavia nel periodo Heian (794 - 1185<ref>Foster, ''Pandemonium and parade'', p. 6.</ref>) si pensava che fossero figure più astratte e venivano percepiti dall'immaginario comune come dei demoni invisibili<ref>Mizuki, ''Guida agli yokai giapponesi'', p. 73.</ref>. Sono considerati violenti e rabbiosi, portatori di distruzione e malattie<ref>Mizuki, ''Guida agli yokai giapponesi'', p. 73.</ref>. Oggi questo loro aspetto feroce e pericoloso convive con una visione più comica e affezionata, dato che ormai queste figure sono parte integrante della cultura giapponese<ref>Foster, ''The book of yokai'', p. 150.</ref>. | |||
Gli ''oni'' devono la loro popolarità alle numerose leggende che li vedono come principali antagonisti. Tra le storie più famose che li rappresentano c'è quella dello ''Shuten dōji'' ("ragazzo bevitore di sake"<ref>Foster, ''The book of yokai'', p. 142.</ref>), le cui vicende si sono svolte durante il periodo Heian. | |||
Lo ''Shuten doji'' era un ''oni'' a capo di un gruppo di demoni che rapivano giovani donne di Kyoto; venne ucciso dal grande guerriero Raikō, sotto ordine dell'imperatore<ref>Foster, ''The book of yokai'', p. 142-143.</ref>. | |||
=== Yōkai animali === | |||
I principali esponenti degli ''yōkai'' animali sono quelli che appartengono alla famiglia dei canidi, come le ''kitsune'' (volpi) e i ''tanuki'' (cani procione) e gli yōkai appartenenti alla famiglia dei ''kappa''<ref>Mizuki, ''Guida agli yokai giapponesi'', p. 168.</ref>. | |||
==== Kappa ==== | |||
I ''kappa'' sono ''yōkai'' che dimorano nei pressi di fiumi e paludi. Vengono spesso raffigurati con la pelle di colore verde, le zampe palmate e la bocca a forma di becco. Ricordano quindi una rana o una tartaruga delle dimensioni di un bambino. | |||
Al centro della loro testa c'è una piccola fossa contenente dell'acqua, fonte del loro potere. Infatti, i ''kappa'' sono dotati di una forza soprannaturale che contrasta con la loro piccola statura<ref>Foster, ''The book of yokai'', p. 189.</ref>. | |||
La natura dei ''kappa'' è duplice. Hanno una personalità vivace e giocosa, amano fare scherzi ai passanti trascinandone i cavalli nel fiume e sono appassionati di ''sumo'' <ref>Mizuki, ''Guida agli yokai giapponesi'', p. 14.</ref>. Allo stesso tempo sono conosciuti per la macabra pratica di eviscerare gli umani che riescono ad attirare nel loro territorio<ref>Foster, ''The book of yokai'', p. 189.</ref>. | |||
Esistono diversi tipi di ''kappa'' a seconda delle regioni del Giappone. Nella parte ovest del Giappone, in particolare nella zona di Iwate, il ''kappa'' è chiamato ''kawataro''<ref>Mizuki, ''Guida agli yokai giapponesi'', p. 243.</ref>. Il ''kawataro'' presenta in certi casi un aspetto diverso dal classico kappa, è più peloso e ricorda una scimmia<ref>Foster, ''The book of yokai'', p. 192.</ref>. Si diverte a giocare con i bambini, ma diffida degli adulti<ref>Mizuki, ''Guida agli yokai giapponesi'', p. 243.</ref>. | |||
==== Kitsune ==== | |||
"Kitsune" significa volpe<ref>Foster, ''The book of yokai'', p. 214.</ref>. È uno degli ''yōkai'' più popolari in Giappone e al di fuori del paese. | |||
Le ''kitsune'' assumono spesso le sembianze di bellissime donne seducenti. In numerose leggende di cui sono protagoniste, riescono ad ingannare gli uomini e diventare loro mogli, fino a quando la loro reale natura non viene rivelata<ref>Foster, ''The book of yokai'', p. 215.</ref>. È famosa l'abilità di mutaforma delle ''kitsune''<ref>Foster, ''The book of yokai'', p. 214.</ref>, così come i poteri soprannaturali che permettono loro di possedere il corpo o la mente delle persone. Nel caso una volpe si impossessi di una persona si parla proprio di ''"kitsune-tsuki"'', cioè "possessione di volpe"<ref>Foster, ''The book of yokai'', p. 218.</ref>. | |||
Oltre all'abilità di mutaforma e di possessione, le ''kitsune'' sono considerate ''yōkai'' molto ambigui. L'avvistamento di una ''kitsune'' è considerato un presagio negativo in alcuni casi, un segno di buon auspicio in altri<ref>Foster, ''The book of yokai'', p. 215.</ref>. | |||
Le ''kitsune'' sono legate al fuoco, vengono reputate capaci di far nascere il fuoco dalla propria coda e quindi spesso sono accusate di provocare incendi<ref>Foster, ''The book of yokai'', p. 221.</ref>. Vengono anche collegate ad eventi atmosferici bizzarri: quando piove e c'è il sole significa che una volpe si sta sposando<ref>Foster, ''The book of yokai'', p. 221.</ref>. | |||
Famosa è anche la ''kyubi no kitsune'', la volpe dalle nove code, uno spirito dai poteri incredibili, protagonista di molti racconti leggendari non solo in Giappone, ma anche in altri paesi orientali, come la Cina e l'India<ref>Mizuki, ''Guida agli yokai giapponesi'', p. 92.</ref>. | |||
==== Tanuki ==== | |||
Associati spesso alle ''kitsune'', sono i tanuki. Con il termine "tanuki" ci si riferisce ai veri e propri cani procione<ref>Foster, ''The book of yokai'', p. 223.</ref>. | |||
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I ''tanuki'' sono degli ''yōkai'' mutaforma, che trovano divertimento nell'ingannare e raggirare le persone<ref>Foster, ''The book of yokai'', p. 223.</ref>. | |||
Esiste la credenza che i ''tanuki'' si battano la pancia per dare vita a un concerto, conosciuto con il nome di ''tanukibayashi''. Il motivo di questa loro usanza è sconosciuto: potrebbe essere solo un passatempo o potrebbe essere una messa in scena, con lo scopo di stregare le persone<ref>Mizuki, ''Guida agli yokai giapponesi'', p. 265.</ref>. | |||
Nonostante la loro personalità insidiosa, i ''tanuki'' non sono considerati presenze negative. Anzi, nei tempi odierni vengono reputati segno di prosperità e buon auspicio<ref>Foster, ''The book of yokai'', p. 223.</ref>. | |||
=== Yōkai oggetto === | |||
Secondo alcune credenze popolari giapponesi, trascorsi cento anni, un oggetto acquisisce uno spirito proprio<ref>Mizuki, ''Guida agli yokai giapponesi'', p. 306.</ref>. | |||
Questo è ciò che capita nel caso degli ''tsukumogami'': utensili creati dall'uomo che, trascorsi cento anni, vengono posseduti da uno spirito e diventano degli ''yōkai'' <ref>Foster, ''The book of yokai'', p. 295.</ref>. | |||
Se gli oggetti sono stati trattati senza cura diventano ''yōkai'' malevoli, mossi dal desiderio di rivalsa nei confronti degli uomini che li hanno maltrattati; al contrario, se sono stati oggetti trattati con cura diventano ''yōkai'' benevoli<ref>Foster, ''The book of yokai'', p. 296.</ref>. | |||
==== Kasa-obake ==== | |||
Un esempio di ''tsukumogami'' sono i ''kasa-obake'': ombrelli tradizionali giapponesi che con il tempo si sono trasformati in ''yōkai''<ref>Mizuki, ''Guida agli yokai giapponesi'', p. 11.</ref>. "Kasa-obake" è una delle tante varianti con le quali ci si riferisce a questo tipo di ''yōkai'', in altri casi chiamati "kasa-bake" o "karakasa kozo"<ref>Foster, ''The book of yokai'', p. 281.</ref>.<br> | |||
Non sono spiriti maligni, piuttosto si divertono a spaventare le persone, facendo loro dei dispetti. In numerose rappresentazioni i ''kasa-obake'' vengono raffigurati con un'unica gamba e un grande occhio<ref>Mizuki, ''Guida agli yokai giapponesi'', p. 11.</ref>. | |||
== Note == | |||
<references /> | |||
== Bibliografia == | |||
Noriko T. Reider, ''The appeal of "kaidan", tales of the strange'', «Asian Folklore Studies», 59, 2000, pp. 265-283. | |||
Michael Dylan Foster, ''Pandemonium and parade'', Berkeley, University of California Press, 2008. | |||
Michael Dylan Foster, ''The book of yokai'', Berkeley, University of California Press, 2015. | |||
Shigeru Mizuki, ''Guida agli yokai giapponesi'', Bologna, Kappalab, 2022. |
Versione attuale delle 14:43, 3 feb 2024
Nel mondo del folklore giapponese, il termine yōkai si riferisce a bizzarre creature, spettri o avvenimenti che non dispongono di una spiegazione logica e sono, quindi, avvolti nel mistero[1].
Testimonianze[modifica]
La cultura tradizionale giapponese ha lasciato numerose testimonianze riguardanti il fenomeno degli yōkai.
Tradizione scritta[modifica]
Kinmōzui[modifica]
Il Kinmōzui è la prima enciclopedia illustrata del Giappone. È composto da venti volumi, compilati da Nakamura Tekisai[2]. Pubblicato intorno al 1666, risale quindi al periodo Edo (1600-1868[3]).
Per la scrittura di quest'opera, Nakamura Tekisai si è ispirato al Sancaituhui, un'enciclopedia di 106 volumi, composta dagli autori cinesi Wang Qi e Wang Siyi e completata nel 1607, che si occupa di riportare nozioni riguardo gli elementi dei regni dell'umanità, della terra e del cielo[4].
Nel Kinmōzui, Tekisai categorizza gli yōkai basandosi principalmente sulle loro caratteristiche fisiche[5].
Wakan sansaizue[modifica]
Il Wakan sansaizue è un'enciclopedia di 105 volumi, compilata da Terajima Ryōan. La sua pubblicazione è cominciata nel 1713[6].
Nella compilazione del Wakan sansaizue, Ryōan è stato ispirato dalle nozioni riportate dal Sancaituhui e da altri lavori cinesi di stampo enciclopedico[7], come il Bencao gangmu di Li Shizhen, pubblicato nella seconda metà del Cinquecento[8].
Gazu hyakkiyagyō[modifica]
Il Gazu hyakkiyagyō è una serie illustrata di quattro libri, creata da Toriyama Sekien e pubblicata tra il 1776 e il 1784[9], nella quale sono catalogati più di duecento yōkai diversi[10].
Kibyōshi[modifica]
I kibyōshi sono dei libri satirici appartenenti al mondo della narrativa grafica. Si sono diffusi principalmente durante il periodo Edo. In questi libri gli yōkai venivano sfruttati per rappresentare i personaggi di cui si voleva fare una parodia[11].
Yōkaigaku[modifica]
La yōkaigaku è una disciplina emersa agli inizi del periodo Meiji (1868-1912[12]), che si pone come obiettivo principale quello di dare una spiegazione razionale agli yōkai[13], distinguendo tra kakai ("misteri finti") e shinkai ("misteri veri")[14] attraverso il metodo scientifico.
La yōkaigaku è diventata una vera e propria disciplina accademica quando il suo creatore, il filosofo Inoue Enryō, ha pubblicato lo Yōkaigaku kogi, intorno agli anni 1893-1894. Lo Yōkaigaku kogi è un lavoro scritto che ha lo scopo di riportare gli studi sugli yōkai svolti da Enryō[15].
Tōno monogatari[modifica]
Il Tōno monogatari, ovvero "Racconti di Tono", è il libro più famoso di Yanagita Kunio, il fondatore della disciplina accademica che si occupa dello studio del folklore giapponese, conosciuta con il nome di minzokugaku[16].
Pubblicato nel 1910, il Tōno monogatari riporta le leggende e i racconti folkloristici del villaggio di Tōno, con riferimenti a diversi tipi di yōkai[17].
Tradizione orale[modifica]
Kaidan[modifica]
I kaidan sono racconti riguardanti eventi strani e misteriosi, delle vere e proprie "storie di paura". Si sono diffusi in Giappone specialmente durante il periodo Edo, tanto da portare alla nascita della figura professionale del racconta-storie[18].
Eventi conosciuti con il nome di hyaku-monogatari kaidankai sono una delle tante testimonianze della fama raggiunta dai kaidan. Durante questi ritrovi le persone si riunivano e raccontavano cento kaidan diversi. Si credeva che questo gioco, se praticato a mezzanotte, portasse alla manifestazione di fenomeni soprannaturali[19].
Classificazione[modifica]
Yōkai umanoidi[modifica]
Gli yōkai si presentano in molte forme e spesso assumono sembianze umanoidi. Tra gli yōkai umanoidi più popolari spiccano gli oni.
Oni[modifica]
Gli oni vengono rappresentati come grossi orchi, con corna sul capo, lunghe zanne e con indosso un perizoma tigrato[20]. Tuttavia nel periodo Heian (794 - 1185[21]) si pensava che fossero figure più astratte e venivano percepiti dall'immaginario comune come dei demoni invisibili[22]. Sono considerati violenti e rabbiosi, portatori di distruzione e malattie[23]. Oggi questo loro aspetto feroce e pericoloso convive con una visione più comica e affezionata, dato che ormai queste figure sono parte integrante della cultura giapponese[24].
Gli oni devono la loro popolarità alle numerose leggende che li vedono come principali antagonisti. Tra le storie più famose che li rappresentano c'è quella dello Shuten dōji ("ragazzo bevitore di sake"[25]), le cui vicende si sono svolte durante il periodo Heian. Lo Shuten doji era un oni a capo di un gruppo di demoni che rapivano giovani donne di Kyoto; venne ucciso dal grande guerriero Raikō, sotto ordine dell'imperatore[26].
Yōkai animali[modifica]
I principali esponenti degli yōkai animali sono quelli che appartengono alla famiglia dei canidi, come le kitsune (volpi) e i tanuki (cani procione) e gli yōkai appartenenti alla famiglia dei kappa[27].
Kappa[modifica]
I kappa sono yōkai che dimorano nei pressi di fiumi e paludi. Vengono spesso raffigurati con la pelle di colore verde, le zampe palmate e la bocca a forma di becco. Ricordano quindi una rana o una tartaruga delle dimensioni di un bambino. Al centro della loro testa c'è una piccola fossa contenente dell'acqua, fonte del loro potere. Infatti, i kappa sono dotati di una forza soprannaturale che contrasta con la loro piccola statura[28].
La natura dei kappa è duplice. Hanno una personalità vivace e giocosa, amano fare scherzi ai passanti trascinandone i cavalli nel fiume e sono appassionati di sumo [29]. Allo stesso tempo sono conosciuti per la macabra pratica di eviscerare gli umani che riescono ad attirare nel loro territorio[30].
Esistono diversi tipi di kappa a seconda delle regioni del Giappone. Nella parte ovest del Giappone, in particolare nella zona di Iwate, il kappa è chiamato kawataro[31]. Il kawataro presenta in certi casi un aspetto diverso dal classico kappa, è più peloso e ricorda una scimmia[32]. Si diverte a giocare con i bambini, ma diffida degli adulti[33].
Kitsune[modifica]
"Kitsune" significa volpe[34]. È uno degli yōkai più popolari in Giappone e al di fuori del paese.
Le kitsune assumono spesso le sembianze di bellissime donne seducenti. In numerose leggende di cui sono protagoniste, riescono ad ingannare gli uomini e diventare loro mogli, fino a quando la loro reale natura non viene rivelata[35]. È famosa l'abilità di mutaforma delle kitsune[36], così come i poteri soprannaturali che permettono loro di possedere il corpo o la mente delle persone. Nel caso una volpe si impossessi di una persona si parla proprio di "kitsune-tsuki", cioè "possessione di volpe"[37].
Oltre all'abilità di mutaforma e di possessione, le kitsune sono considerate yōkai molto ambigui. L'avvistamento di una kitsune è considerato un presagio negativo in alcuni casi, un segno di buon auspicio in altri[38].
Le kitsune sono legate al fuoco, vengono reputate capaci di far nascere il fuoco dalla propria coda e quindi spesso sono accusate di provocare incendi[39]. Vengono anche collegate ad eventi atmosferici bizzarri: quando piove e c'è il sole significa che una volpe si sta sposando[40].
Famosa è anche la kyubi no kitsune, la volpe dalle nove code, uno spirito dai poteri incredibili, protagonista di molti racconti leggendari non solo in Giappone, ma anche in altri paesi orientali, come la Cina e l'India[41].
Tanuki[modifica]
Associati spesso alle kitsune, sono i tanuki. Con il termine "tanuki" ci si riferisce ai veri e propri cani procione[42].
I tanuki sono degli yōkai mutaforma, che trovano divertimento nell'ingannare e raggirare le persone[43].
Esiste la credenza che i tanuki si battano la pancia per dare vita a un concerto, conosciuto con il nome di tanukibayashi. Il motivo di questa loro usanza è sconosciuto: potrebbe essere solo un passatempo o potrebbe essere una messa in scena, con lo scopo di stregare le persone[44].
Nonostante la loro personalità insidiosa, i tanuki non sono considerati presenze negative. Anzi, nei tempi odierni vengono reputati segno di prosperità e buon auspicio[45].
Yōkai oggetto[modifica]
Secondo alcune credenze popolari giapponesi, trascorsi cento anni, un oggetto acquisisce uno spirito proprio[46].
Questo è ciò che capita nel caso degli tsukumogami: utensili creati dall'uomo che, trascorsi cento anni, vengono posseduti da uno spirito e diventano degli yōkai [47]. Se gli oggetti sono stati trattati senza cura diventano yōkai malevoli, mossi dal desiderio di rivalsa nei confronti degli uomini che li hanno maltrattati; al contrario, se sono stati oggetti trattati con cura diventano yōkai benevoli[48].
Kasa-obake[modifica]
Un esempio di tsukumogami sono i kasa-obake: ombrelli tradizionali giapponesi che con il tempo si sono trasformati in yōkai[49]. "Kasa-obake" è una delle tante varianti con le quali ci si riferisce a questo tipo di yōkai, in altri casi chiamati "kasa-bake" o "karakasa kozo"[50].
Non sono spiriti maligni, piuttosto si divertono a spaventare le persone, facendo loro dei dispetti. In numerose rappresentazioni i kasa-obake vengono raffigurati con un'unica gamba e un grande occhio[51].
Note[modifica]
- ↑ Foster, Pandemonium and parade, p. 2.
- ↑ Foster, Pandemonium and parade, p. 35.
- ↑ Foster, The book of yokai, p. 61.
- ↑ Foster, Pandemonium and parade, p. 34.
- ↑ Foster, Pandemonium and parade, p. 38.
- ↑ Foster, Pandemonium and parade, p. 39.
- ↑ Foster, Pandemonium and parade, p. 40.
- ↑ Foster, Pandemonium and parade, p. 33.
- ↑ Foster, The book of yokai, p. 66.
- ↑ Foster, Pandemonium and parade, p. 55.
- ↑ Foster, The book of yokai, p. 68.
- ↑ Foster, Pandemonium and parade, p. 4.
- ↑ Foster, The book of yokai, p. 71.
- ↑ Foster, Pandemonium and parade, p. 82.
- ↑ Foster, Pandemonium and parade, p. 80.
- ↑ Foster, The book of yokai, p. 78.
- ↑ Foster, Pandemonium and parade, p. 140.
- ↑ Reider, The appeal of "kaidan", tales of the strange, p. 265-266.
- ↑ Reider, The appeal of "kaidan", tales of the strange, p. 267.
- ↑ Foster, The book of yokai, p. 140.
- ↑ Foster, Pandemonium and parade, p. 6.
- ↑ Mizuki, Guida agli yokai giapponesi, p. 73.
- ↑ Mizuki, Guida agli yokai giapponesi, p. 73.
- ↑ Foster, The book of yokai, p. 150.
- ↑ Foster, The book of yokai, p. 142.
- ↑ Foster, The book of yokai, p. 142-143.
- ↑ Mizuki, Guida agli yokai giapponesi, p. 168.
- ↑ Foster, The book of yokai, p. 189.
- ↑ Mizuki, Guida agli yokai giapponesi, p. 14.
- ↑ Foster, The book of yokai, p. 189.
- ↑ Mizuki, Guida agli yokai giapponesi, p. 243.
- ↑ Foster, The book of yokai, p. 192.
- ↑ Mizuki, Guida agli yokai giapponesi, p. 243.
- ↑ Foster, The book of yokai, p. 214.
- ↑ Foster, The book of yokai, p. 215.
- ↑ Foster, The book of yokai, p. 214.
- ↑ Foster, The book of yokai, p. 218.
- ↑ Foster, The book of yokai, p. 215.
- ↑ Foster, The book of yokai, p. 221.
- ↑ Foster, The book of yokai, p. 221.
- ↑ Mizuki, Guida agli yokai giapponesi, p. 92.
- ↑ Foster, The book of yokai, p. 223.
- ↑ Foster, The book of yokai, p. 223.
- ↑ Mizuki, Guida agli yokai giapponesi, p. 265.
- ↑ Foster, The book of yokai, p. 223.
- ↑ Mizuki, Guida agli yokai giapponesi, p. 306.
- ↑ Foster, The book of yokai, p. 295.
- ↑ Foster, The book of yokai, p. 296.
- ↑ Mizuki, Guida agli yokai giapponesi, p. 11.
- ↑ Foster, The book of yokai, p. 281.
- ↑ Mizuki, Guida agli yokai giapponesi, p. 11.
Bibliografia[modifica]
Noriko T. Reider, The appeal of "kaidan", tales of the strange, «Asian Folklore Studies», 59, 2000, pp. 265-283.
Michael Dylan Foster, Pandemonium and parade, Berkeley, University of California Press, 2008.
Michael Dylan Foster, The book of yokai, Berkeley, University of California Press, 2015.
Shigeru Mizuki, Guida agli yokai giapponesi, Bologna, Kappalab, 2022.