Policoro: differenze tra le versioni

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Policoro è un comune italiano in provincia di Matera, in Basilicata. Conta 17.729 abitanti <ref>Istat, ''[https://demo.istat.it/app/?a=2023&i=D7B Bilancio demografico mensile e popolazione residente per sesso, anno 2023]'', dati al 30 ottobre 2023</ref>.
Policoro è un comune italiano in provincia di Matera, in Basilicata. Conta 17.729 abitanti <ref>ISTAT, ''[https://demo.istat.it/app/?a=2023&i=D7B Bilancio demografico mensile e popolazione residente per sesso, anno 2023]'', dati al 30 ottobre 2023.</ref>.


==Storia==
==Storia==


===Greci e Romani===
===Greci e Romani===
La prima traccia della civiltà greca che si può riscontrare sul territorio di Policoro è costituita dalla ricca e fiorente città di ''Siris''. Secondo Strabone, i troiani fondarono la colonia attorno all’VIII/VII sec. a.C. sulle rive dell’omonimo fiume (oggi Sinni). La città fu poi occupata dai ''Chonii'', una popolazione autoctona e successivamente fu approdo dei ''Colofonii'', provenienti dalla Ionia. La prospera Siris fu distrutta attorno alla metà del VI secolo a.C. dalla coalizione formata dalle colonie achee di Sibari, Crotone e Metaponto.
La prima traccia della civiltà greca che si può riscontrare sul territorio di Policoro è costituita dalla ricca e fiorente città di Siris. Secondo mitologia e tradizione, Siris fu fondata da esuli della guerra di Troia attorno al XII sec. a.C. Più verosimilmente, la fondazione della città, costruita sulle rive dell’omonimo fiume (oggi Sinni), è da ricondurre ai Colofoni ed è da collocare attorno al VII sec. a.C. La prospera Siris fu distrutta attorno alla metà del VI secolo a.C. dalla coalizione formata dalle colonie achee di Sibari, Crotone e Metaponto.
Nel 433/432 a.C., a circa 4 chilometri dalle rovine dell’antica ''Siris'', i Tarantini fondarono ''Heraclea'', dedicandola all’eroe Eracle (Ercole). La ''polis'' comprendeva numerose strutture abitative ed edifici pubblici, tra cui il santuario di Dioniso e quello di Demetra, nonché un’importante via di comunicazione che attraversava da nord a sud il territorio della città<ref>Il percorso di allora è stato ricalcato dal cosiddetto Regio Tratturo e, più recentemente, dalla strada statale 106 Ionica (Percoco, 2010, p. 94)</ref>. Attorno al 330 a.C. Heraclea divenne indipendente da Taranto<ref>L’indipendenza di ''Heraclea'' è testimoniata dal fatto che la città inizia a battere moneta: si tratta di monete in bronzo con l’effige di Ercole che lotta contro il leone di Nemea. La prima delle dodici fatiche di Ercole è ricordata e rappresentata sullo stemma del Comune di Policoro (Percoco, 2010, p.94)</ref>. Nel 280 a.C. Heraclea fu teatro di una battaglia tra Taranto e Roma<ref>La battaglia di Heraclea fu un importante scontro nell’ambito delle guerre pirriche. Dal suo epilogo, favorevole a Pirro ma a fronte di grosse perdite, proviene il modo di dire “Vittoria di Pirro” «che indica che il successo ottenuto da una impresa ha comportato sforzi e/o perdite sproporzionate rispetto al successo stesso.» (Rosa Piro, ''[https://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/articoli/parole/Modi_di_dire31.html La vittoria di Pirro'', «Treccani magazine», 18 febbraio 2022]</ref>. La battaglia fu vinta dai tarantini che, tuttavia, otto anni dopo, furono sconfitti. A causa della caduta di Taranto anche gli altri centri della costa ionica andarono incontro a un rapido declino: le ''poleis'' furono incapaci di far fronte allo straripamento dei fiumi e alla conseguente formazione di stagni e di acquitrini che, col passare del tempo, diedero forma a vere e proprie paludi. Tutto ciò contribuì alla diffusione della malaria e allo spopolamento dell’intera zona. <ref>Percoco, 2010, p. 91-95</ref>


====Le tavole di ''Heraclea''====
Nel 433/432 a.C., a circa 4 chilometri dalle rovine dell’antica Siris, i Tarantini fondarono Heraclea (o Eraclea), dedicandola all’eroe Eracle (Ercole). La città comprendeva numerose strutture abitative ed edifici pubblici ed era attraversata da nord a sud da un’importante via di comunicazione il cui percorso è stato ricalcato dal Regio Tratturo e, più recentemente, dalla strada statale 106 Ionica. Attorno al 330 a.C. Heraclea divenne indipendente da Taranto: la città iniziò a coniare monete, di bronzo, che ritraggono Ercole che lotta contro il leone di Nemea.
Le «tavole di ''Heraclea''» sono due tavole bronzee risalenti al IV sec. a.C. Sono leggi con cui il governo della città dispose la nuova divisione e redistribuzione di due terreni sacri. Tali provvedimenti si resero necessari a causa della lunga occupazione di quei terreni da parte di membri molto influenti dell’aristocrazia cittadina. Le tavole furono ritrovate nel 1732 nei pressi del torrente Cavone, che segnava il confine tra il territorio di ''Heraclea'' e quello di Metaponto: probabilmente proprio qui sorgeva l’antico archivio pubblico della città.
La prima tavola contiene su una facciata un testo in greco relativo alle «terre di Dioniso» e, sul retro, un testo in latino di molto successivo con un frammento di una legge romana, forse la ''Lex Iulia Municipalis''<ref>L’incompletezza del provvedimento in latino lascia pensare all’esistenza di un’altra tavola greca, poi riutilizzata dai romani per la restante parte della disposizione (Coarelli, 1998, p. 283)</ref>. La seconda tavola, iscritta solo su una facciata, presenta testo, in greco, relativo alle «terre di Atena». Le tavole scandiscono il passaggio da una fase oligarchica a una più democratica, in cui l’assemblea della città esercita i propri diritti e doveri nell’interesse del ''demos''. Le «tavole di ''Heraclea''», rappresentano, di fatto, la prima riforma agraria delle due che interesseranno, a distanza di secoli l’una dall’altra, il territorio di Policoro <ref>Percoco, 2010, p. 97</ref>. <ref>Coarelli in ''Siritide e Metapontino: Storie di due territori coloniali'', 1998, p. 281-290</ref>


Oggi le «tavole di ''Heraclea''» sono conservate presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Nel 280 a.C. Heraclea fu teatro di una battaglia tra Taranto e Roma, un importante scontro nell’ambito delle guerre pirriche. La battaglia fu vinta dai Tarantini che, tuttavia, otto anni dopo, furono sconfitti. Dal suo epilogo, favorevole a Pirro ma a fronte di grosse perdite, proviene il modo di dire “Vittoria di Pirro” «che indica che il successo ottenuto da una impresa ha comportato sforzi e/o perdite sproporzionate rispetto al successo stesso.»<ref>Rosa Piro, [https://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/articoli/parole/Modi_di_dire31.html ''La vittoria di Pirro'', «Treccani magazine», 18 febbraio 2022].</ref>.
 
A causa della caduta di Taranto anche gli altri centri della costa ionica andarono incontro a un rapido declino: le città furono incapaci di far fronte allo straripamento dei fiumi e alla conseguente formazione di stagni e di acquitrini che, col passare del tempo, diedero forma a vere e proprie paludi. Questa situazione contribuì alla diffusione della malaria e allo spopolamento dell’intera zona. <ref>Percoco, 2010, pp. 91-95.</ref>
 
====Le tavole di Heraclea====
Le tavole di Heraclea sono due tavole bronzee risalenti al IV sec. a.C. Sulle tavole sono iscritte due leggi con cui il governo della città disponeva la nuova divisione e redistribuzione di due terreni sacri. La prima tavola contiene su una facciata un testo in greco relativo alle «terre di Dioniso» e, sul retro, un testo in latino di molto successivo con un frammento di una legge romana, forse la ''Lex Iulia Municipalis''. L’incompletezza del provvedimento in latino lascia pensare all’esistenza di un’ulteriore tavola greca, poi riutilizzata dai romani per la restante parte della disposizione. La seconda tavola, iscritta solo su una facciata, presenta un testo, in greco, relativo alle «terre di Atena». I provvedimenti si rendevano necessari a causa della lunga occupazione di quei terreni da parte di membri molto influenti dell’aristocrazia cittadina: le tavole suggeriscono, dunque, il passaggio da una fase oligarchica a una più democratica e rappresentano, di fatto, la prima delle due riforme agrarie che interesseranno, a distanza di secoli l’una dall’altra, il territorio di Policoro <ref>Percoco, 2010, p. 97.</ref>.
 
La tavole di Heraclea furono ritrovate nel 1732 nei pressi del torrente Cavone, che segnava il confine tra il territorio di Heraclea e quello di Metaponto: probabilmente proprio lì sorgeva l’antico archivio pubblico della città. <ref>Filippo Coarelli, ''Problemi e ipotesi sulle Tavole greche di Eraclea'', in ''Siritide e Metapontino: storie di due territori coloniali'', Napoli, Centre Jean Bérard - Fondazione Paestum, 1998, pp. 281-290.</ref>
 
Oggi le tavole sono conservate presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli.


===Dal Medioevo all'Ottocento===
===Dal Medioevo all'Ottocento===
Il rapido processo di spopolamento dovuto al proliferare della malaria ha fatto sì che su ''Heraclea'' fonti storiche e letterarie abbiano taciuto per secoli. In età bizantina (968-1050) venne edificata una nuova città, ''Pollicorum'', nella zona dell’acropoli dell’antica ''Heraclea''. Il toponimo, che deriva dal greco, significa «luogo molto spazioso». Nel nuovo feudo sorgevano una borgata, una chiesa e un monastero gestito dai basilani. Dal Trecento al Settecento il feudo fu sotto il controllo dei Sanseverino, una potente famiglia nobiliare napoletana. Successivamente fu donato ai gesuiti. La principessa Maria Grimaldi di Gerace acquistò il feudo nel 1791 e ampliò il monastero che fu trasformato, così, in un castello. Nel 1870 un Regio Decreto rese Policoro una frazione del comune di Montalbano Ionico. Infine, nel 1893 il feudo e il castello furono venduti al barone Luigi Berlingieri di Crotone. L’economia del feudo si basava sull’agricoltura, sulla caccia e su una fabbrica di liquirizia. Nonostante il riconoscimento pressoché unanime da parte di autorità regionali e statali del problema delle paludi, pochi o nulli erano stati gli sforzi fatti per debellare la malaria: furono molti, infatti, i lavoratori che ne caddero vittime. <ref>Percoco, 2010, p.97-98</ref>
La mancanza, per lungo tempo, di notizie su Heraclea è conseguenza del rapido processo di spopolamento dovuto alla diffusione della malaria nella zona. In età bizantina (968-1050) sulla collina dell'acropoli venne edificata una nuova città: Pollicorum, costituita da una borgata, da una chiesa e da un monastero basilano. Il nome, che deriva dal greco, significa «luogo molto spazioso», «ampia pianura».


===Novecento e «Riforma fondiaria»===
Dal Trecento al Settecento il feudo fu sotto il controllo dei Sanseverino di Napoli e, successivamente, fu donato ai gesuiti. La principessa Maria Grimaldi di Gerace acquistò il feudo nel 1791 e avviò i lavori che trasformarono il monastero nel castello. Nel 1870 un Regio Decreto rese Policoro una frazione del vicino comune di Montalbano Ionico. Infine, nel 1893 il feudo e il castello furono venduti al barone Luigi Berlingieri, di Crotone. L’economia di Policoro si basava sull’agricoltura, sulla caccia e su una fabbrica di liquirizia: un migliaio di persone lavorava nel feudo. Pochi o nulli erano stati gli interventi realizzati per debellare la malaria che, infatti, falcidiò a lungo la popolazione. <ref>Percoco, 2010, pp. 97-98.</ref>
All’inizio del Novecento «Policoro era un immenso feudo baronale ostile alla vita ed alle attività dell’uomo per la malaria, gli acquitrini, la mancanza di strade e mille difficoltà» (Valicenti in Amministrazione comunale di Policoro (a cura di), ''Policoro 1959-1969, Dieci anni di autonomia comunale'', Matino, 1969, p.119).
Su spinta di alcuni illustri meridionalisti lucani, tra cui Giustino Fortunato, Francesco Saverio Nitti ed Ettore Ciccotti i governi del Regno d’Italia (in particolare quello di Zanardelli e il successivo di Giolitti) avviarono nel metapontino un primo processo di bonifica e sviluppo che, tuttavia, si rivelò fallimentare: nel 1911 i fondi erano esauriti e i pochi interventi realizzati si rivelarono insufficienti.


Nel 1925 fu costituito il «Consorzio di Bonifica del Metapontino» allo scopo di mettere in pratica sulla costa ionica lucana una «bonifica integrale», secondo il modello fascista già sperimentato nelle pianure del nord e del litorale laziale. I progetti, dunque, non si limitavano solo al drenaggio delle paludi ma prevedevano anche la costruzione di infrastrutture, strade e sistemi d’irrigazione. Uno dei pochi interventi realizzati fu la costruzione della strada «Litoranea ionica»: anche il tentativo fascista di riqualificazione del metapontino si rivelò un fallimento.
===Novecento e riforma fondiaria===
All’inizio del Novecento «Policoro era un immenso feudo baronale ostile alla vita ed alle attività dell’uomo per la malaria, gli acquitrini, la mancanza di strade e mille difficoltà» <ref>Valicenti in Amministrazione comunale di Policoro (a cura di), ''Policoro 1959-1969, Dieci anni di autonomia comunale'', Matino, 1969, p. 119.</ref>.


Il secondo dopoguerra, con gli aiuti statunitensi del «Piano ''Marshall''» e la nascita della Repubblica, ha rappresentato un punto di svolta per le speranze di quanti invocavano una riforma agraria nel metapontino. Le condizioni di estrema povertà, le profondissime spaccature tra latifondisti e lavoratori agricoli, le sofferenze della popolazione piegata dalla guerra, sono alcune delle cause che portarono, tra il 1943 e i primi anni Cinquanta a sempre più frequenti occupazioni delle terre da parte dei contadini. Le occupazioni, inizialmente spontanee, poi coordinate da associazioni e sindacati, portarono all’attenzione del governo la necessità e l’urgenza di una riforma agraria nel Mezzogiorno. Nel 1950 il governo De Gasperi avvia il più grande e organico processo di riforma agraria dell’Italia meridionale: istituisce la «Cassa per il Mezzogiorno» allo scopo di finanziare iniziative per lo sviluppo del Sud, individua le zone da riqualificare, rifinanzia o crea enti specifici finalizzati all’attuazione dei piani di bonifica e avvia gli espropri dei latifondi, corrispondendo ai proprietari un indennizzo. La lottizzazione e la redistribuzione delle terre avvennero negli anni seguenti, favorendo famiglie a basso reddito: l’assegnatario comprava la terra a rate da pagare in trent’anni; successivamente era sottoposto a un periodo di prova di tre anni in cui doveva dimostrare di essere capace di gestire il podere e di trarne profitto.
Durante il primo Novecento furono pianificati diversi tentativi di bonifica e di sviluppo del metapontino. Due furono i principali: il primo ad opera dei governi Zanardelli e Giolitti, il secondo sotto il regime fascista. Tutti i progetti si rivelarono, tuttavia, fallimentari.  


Il paesaggio del metapontino cambiò in modo importante a causa della riforma: da boschivo, monotono, inospitale, paludoso e umidissimo, il metapontino divenne curato, ordinato. Furono costruite strade di servizio rettilinee, parallele alla litoranea e alla ferrovia; furono tracciati campi regolari, rettangolari. Insieme al campo le famiglie erano assegnatarie di una casa colonica. Furono costruite alcune dighe e numerosi canali per sfruttare l’acqua dei fiumi per l’irrigazione <ref>Il «Consorzio di Bonifica di Bradano e Metaponto» ha costruito, con i fondi della «Cassa per il Mezzogiorno» e del «Piano ''Marshall''», la diga di San Giuliano, sul fiume Bradano (1950-1958), la diga di Gannano, sull’Agri (1949-1956) e la diga del Pertusillo, sempre sull’Agri (1957-1962) (Consorzio di Bonifica della Basilicata, [https://www.bonificabasilicata.it/chi-siamo/dighe/ ''San Giuliano''] e [https://www.bonificabasilicata.it/chi-siamo/dighe/ ''Gannano''], e Autorità di Bacino dell’Appennino Meridionale, Sede della Basilicata, [http://www.adb.basilicata.it/adb/risorseidriche/invaso.asp?invaso=Pertusillo ''Invaso del Pertusillo''] ) </ref>, e 250 chilometri di strade. Il territorio fu dotato di servizi primari e non: fornitura di acqua potabile, illuminazione, scuole, assistenza sanitaria, banche, sedi di partiti politici. <ref>Percoco, 2010, p.19-90</ref>
Nel secondo dopoguerra, sempre più frequenti, partecipate e meglio coordinate occupazioni delle terre portarono all'attenzione dei governi la necessità e l'urgenza di una bonifica del Mezzogiorno. Nel 1950 il governo De Gasperi avviò il più grande e organico processo di riforma agraria dell’Italia meridionale: istituì la «Cassa per il Mezzogiorno» allo scopo di finanziare iniziative per lo sviluppo del Sud, sviluppò i piani di bonifica e avviò gli espropri dei latifondi, corrispondendo ai proprietari un indennizzo. La lottizzazione e la redistribuzione delle terre avvennero negli anni seguenti, favorendo famiglie a basso reddito: l’acquisto del podere avveniva a rate in trent’anni.


A Policoro la «Riforma fondiaria» inizialmente creò, sui 5625 ettari espropriati ai Berlingieri, 700 poderi tra i 3 e i 5 ettari. Verso la fine degli anni Cinquanta fu portato a termine il disboscamento di circa 1000 ettari di bosco, al fine di ricavare nuovi poderi e campi coltivabili: simili interventi sul bosco furono accompagnati da non poche polemiche. Le famiglie assegnatarie provenivano principalmente da località limitrofe, soprattutto da Montalbano Ionico (comune del quale, tra l’altro, Policoro era ancora una frazione) e dal resto della provincia di Matera, ma anche dal potentino e da Puglia e Calabria. Nel 1953 iniziò la costruzione della «Borgata dei servizi», o «Borgata nuova». Costruita accanto alla «Borgata vecchia», ovvero la zona dei ''casalini'', le casette sottostanti al castello dove alloggiavano i lavoratori al servizio dei baroni, la «Borgata nuova» ha il proprio cuore in «Piazza ''Heraclea''», ancora oggi punto nevralgico di Policoro. La borgata era costituita da edifici che ospitavano servizi essenziali per la comunità: scuole, asili, la delegazione comunale, l’ufficio postale, l’ambulatorio, magazzini, depositi e uffici di assistenza per le famiglie, la comunità e i lavoratori agricoli. Ecco, quindi, che Policoro, grazie alla sua posizione baricentrica sulla piana di Metaponto, riconquista quel tratto importante che era stato di ''Heraclea'': diventa punto di riferimento per l’intero circondario, per tutto il metapontino. <ref>Percoco, 2010, p.102-109 </ref>  
Il paesaggio del metapontino cambiò in modo importante a causa della riforma: furono costruite strade di servizio rettilinee, parallele alla «Litoranea ionica» (realizzata durante il Ventennio) e alla ferrovia, e furono tracciati campi regolari, rettangolari. Il podere era costituito, oltre che dal campo, da una casa colonica. Per sfruttare l'acqua dei fiumi per l'irrigazione furono costruiti numerosi canali e alcune dighe, tra cui quelle di Gannano e del Pertusillo sull'Agri e quella di San Giuliano sul Bradano<ref>Consorzio di Bonifica della Basilicata, ''[https://www.bonificabasilicata.it/chi-siamo/dighe/ San Giuliano]'' e ''[https://www.bonificabasilicata.it/chi-siamo/dighe/ Gannano]'' e Autorità di Bacino dell’Appennino Meridionale, Sede della Basilicata, ''[http://www.adb.basilicata.it/adb/risorseidriche/invaso.asp?invaso=Pertusillo Invaso del Pertusillo]''.</ref>. Furono inoltre realizzati 250 chilometri di strade. Il territorio fu dotato di servizi primari e non: accesso all’acqua potabile, illuminazione pubblica, scuole, assistenza sanitaria, banche, sedi di partiti politici.<ref>Percoco, 2010, pp. 19-90.</ref>
Ulteriore impulso all’economia di Policoro fu dato dalla costruzione e dall’apertura, nel 1955, dello zuccherificio, che dava lavoro, considerando anche l’indotto, a circa 400 persone. L’impianto fu chiuso nel 1991.
 
Nel 1959 Policoro diventò un comune autonomo, con una popolazione di circa 4000 persone. Il numero degli abitanti continuò a crescere con un tasso medio che si attestava sul 5%. Per far fronte a un incremento demografico così costante il neonato comune dovette costruire nuovi edifici residenziali, dando via ad un’espansione che è ancora in corso. Lo sviluppo sociale ed economico di Policoro fu rapido e costante: nel 1967 fu istituito il Liceo Scientifico «Enrico Fermi», all’epoca l’unico della zona, e due anni dopo fu inaugurato il «Museo Nazionale della Siritide»; nel 1970 viene aperto l’ospedale civile, a servizio del metapontino, dei comuni dell’entroterra e di quelli limitrofi della Calabria. Contestualmente le Amministrazioni comunali si impegnarono nello sviluppo del Lido con la costruzione di zone residenziali, impianti alberghieri, campeggi e stabilimenti balneari; nel 2011 sono stati inaugurati il porto turistico e il resort lagunare di «Marinagri» <ref>''[https://www.marinagriproperties.com/guida-2015.pdf Vivere a Marinagri: Guida 2015]'', 2015, p.5, </ref>. Nel 1988 al comune di Policoro venne conferito il titolo di «Città». Nel 2010, infine, è stato inaugurato il «Centro Commerciale ''Heraclea''»: l’unico polo commerciale del metapontino e uno dei più grandi della Basilicata <ref>Trovaparchi, ''[http://www.trovaparchi.it/commerciali/centro-commerciale-heraclea Centro commerciale Heraclea]''</ref>, con un bacino d’utenza di circa 75.000 persone <ref>Percoco 2010, p.168</ref>. <ref>Percoco, 2010, p. 111-137</ref>
A Policoro la riforma fondiaria inizialmente creò, sui 5625 ettari espropriati ai Berlingieri, 700 poderi tra i 3 e i 5 ettari. Verso la fine degli anni Cinquanta fu portato a termine il disboscamento di circa 1000 ettari di pineta al fine di ricavare nuovi poderi e campi coltivabili: simili interventi sul bosco furono accompagnati da non poche polemiche. Le famiglie assegnatarie dei poderi provenivano principalmente da località limitrofe, ma anche dal potentino e da Puglia e Calabria. Nel 1953 iniziò la costruzione della «Borgata dei servizi», o «Borgata nuova». La «Borgata nuova» ha il proprio cuore in «Piazza Eraclea», tuttora punto nevralgico di Policoro. La borgata era costituita da edifici che ospitavano servizi essenziali per la comunità: scuole, asili, la delegazione comunale, l’ufficio postale, l’ambulatorio, magazzini, depositi e uffici di assistenza per le famiglie e i lavoratori agricoli. Policoro, grazie alla sua posizione baricentrica sulla piana di Metaponto, in questo modo riconquista un tratto importante che era stato di Heraclea: l'essere punto di riferimento per l’intero circondario. <ref>Percoco, 2010, pp. 102-109.</ref>  
 
Ulteriore impulso all’economia di Policoro fu dato dalla costruzione e dall’apertura, nel 1955, dello zuccherificio. L'impianto, chiuso nel 1991, dava lavoro, considerando anche l’indotto, a circa 400 persone.
 
Nel 1959, con una popolazione di circa 4000 persone, Policoro diventò un comune autonomo. Per far fronte a un costante incremento demografico nel neonato comune si dovettero costruire nuovi edifici residenziali, dando il via a un’espansione che è ancora in corso. Lo sviluppo sociale ed economico di Policoro fu rapido, con nuovi servizi offerti alla comunità: il Liceo Scientifico «Enrico Fermi» aprì nel 1967, il Museo archeologico Nazionale della Siritide nel 1969 <ref>La costruzione e l'apertura del museo di Policoro, così come gli scavi di Siris e di Heraclea si devono anche al lavoro dell'archeologo Dinu Adamesteanu (Toporu, Romania, 25 marzo 1913 - Policoro, 21 gennaio 2004), pioniere dell’aerofotografia in campo archeologico e primo Soprintendente archeologico della Basilicata, dal 1964. (Liliana Giardino, [http://www.iccd.beniculturali.it/getFile.php?id=6806 Omaggio a Dinu Adamesteanu, «Archeologia aerea», I, 2004], pp. 20-21).</ref>. Nel 1970 entrò in funzione l’ospedale civile, fondamentale per il metapontino, i comuni dell’entroterra e alcuni comuni dell'alta Calabria ionica. Nella zona Lido furono costruite zone residenziali, impianti alberghieri, campeggi e stabilimenti balneari. Nel 1988 al comune di Policoro venne conferito il titolo di «''Città''». Nel 2010, infine, è stato inaugurato il «Centro Commerciale Heraclea»: l’unico polo commerciale del metapontino e uno dei più grandi della Basilicata <ref>Trovaparchi, ''[http://www.trovaparchi.it/commerciali/centro-commerciale-heraclea Centro commerciale Heraclea]''.</ref>, con un bacino d’utenza di circa 75.000 persone <ref>Percoco 2010, p. 168.</ref>. <ref>Percoco, 2010, pp. 111-137.</ref>


==Territorio==
==Territorio==
Policoro sorge al centro della Piana di Metaponto, che è di origine alluvionale ed è l’unica pianura lucana di una certa rilevanza. Il territorio di Policoro è delimitato da due fiumi, l’Agri a nord e il Sinni a sud, dal mar Ionio a est e da una zona collinare a ovest. <ref>Percoco, 2010, p. 91</ref>
Policoro sorge al centro della Piana di Metaponto, che è di origine alluvionale ed è l’unica pianura lucana di una certa rilevanza. Il territorio di Policoro è delimitato da due fiumi, l’Agri a nord e il Sinni a sud, dal mar Ionio a est e da una zona collinare a ovest. <ref>Percoco, 2010, p. 91.</ref>


===Il bosco Pantano===
===Il bosco Pantano===
Nel 1999 viene istituita la Riserva Naturale Orientata «Bosco Pantano di Policoro»: un’area di circa 1000 ettari considerata di grande valore naturalistico, scientifico, paesaggistico e faunistico. Il bosco Pantano è una testimonianza della vasta foresta planiziale che un tempo ricopriva gran parte della costa ionica. Il bosco è ciò che rimane dei due complessi preesistenti del «Bosco Pantano Soprano» e del «Bosco Pantano Sottano». La riduzione dell’area boschiva è il risultato del forte intervento antropico che ha interessato la zona con bonifiche e intensi disboscamenti nell’ambito, soprattutto, della «Riforma Fondiaria» degli anni Cinquanta del Novecento. Anche oggi la riserva è interessata da gravi problemi causati dall’uomo, quali erosione costiera, abusivismo edilizio, danni da transito di veicoli motorizzati e pesca a strascico. Anche l’entrata in funzione, nel 1983, della diga di Monte Cotugno <ref>La diga di Monte Cotugno, nel territorio del comune di Senise (PZ) è la diga in terra battuta più grande d’Europa. Costruita dal 1970 al 1982, sbarra il corso del fiume Sinni e l’acqua che raccoglie è utilizzata a scopo potabile, irriguo e industriale in Basilicata e Puglia (Autorità di Bacino dell’Appennino Meridionale, Sede della Basilicata, ''[http://www.adb.basilicata.it/adb/risorseidriche/invaso.asp?invaso=MCotugno Invaso di Monte Cotugno]''</ref> sul Sinni ha modificato sensibilmente il bosco e l’area circostante, in termini di arretramento della linea di costa e di perdita di zone acquitrinose permanenti che oggi sono rare e momentanee. <ref>Sabato, Longhitano, Cilumbriello, 2014, ''«Introduzione e inquadramento generale»'' e ''«Esempi significativi di pressioni, minacce, criticità e impatti»''</ref>
Nel 1999 venne istituita la Riserva Naturale Orientata «Bosco Pantano di Policoro»: un’area di circa 1000 ettari di grande valore naturalistico, scientifico, paesaggistico e faunistico. Il bosco Pantano è una testimonianza della vasta foresta planiziale che un tempo ricopriva gran parte della costa ionica. Il bosco è ciò che rimane dei due complessi preesistenti del «Bosco Pantano Soprano» e del «Bosco Pantano Sottano», interessati dal forte intervento antropico nell’ambito della riforma fondiaria degli anni Cinquanta del Novecento. Tuttora la riserva è colpita da gravi problemi causati dall’uomo, quali erosione costiera, abusivismo edilizio, danni da transito di veicoli motorizzati e pesca a strascico. Anche l’entrata in funzione, nel 1983, della diga di Monte Cotugno sul fiume Sinni (la diga in terra battuta più grande d'Europa <ref>Autorità di Bacino dell’Appennino Meridionale, Sede della Basilicata, ''[http://www.adb.basilicata.it/adb/risorseidriche/invaso.asp?invaso=MCotugno Invaso di Monte Cotugno]''.</ref> ) ha modificato sensibilmente il bosco e l’area circostante, in termini di arretramento della linea di costa e di perdita di zone acquitrinose permanenti. <ref>Sabato, Longhitano, Cilumbriello, 2014, ''[https://sites.unica.it/providune/2014/03/26/bosco-pantano-di-policoro-e-costa-ionica-foce-sinni-introduzione-e-inquadramento-generale/ «Introduzione e inquadramento generale»]'' e ''[https://sites.unica.it/providune/2014/03/26/bosco-pantano-di-policoro-e-costa-ionica-foce-sinni/ «Esempi significativi di pressioni, minacce, criticità e impatti»]''.</ref>


La riserva è particolarmente ricca dal punto di vista botanico e faunistico, principalmente per la compresenza di aree umide, boschive, dunali, del fiume e del mare.
A causa della compresenza di aree umide, boschive, dunali, del fiume e del mare, la riserva è estremamente ricca dal punto di vista botanico e faunistico; la spiaggia di Policoro ospita anche siti di deposizione delle tartarughe. Alla salvaguardia della notevole biodiversità della riserva, specie quella animale, si dedica l’«Oasi del WWF Policoro-Herakleia». Le attività dell’Oasi si concentrano soprattutto sul recupero, sulla cura e sulla successiva liberazione di animali feriti o in difficoltà, con particolare attenzione proprio alle tartarughe <ref>WWF, ''[https://www.wwf.it/dove-interveniamo/il-nostro-lavoro-in-italia/oasi/oasi-policoro/ Oasi Policoro-Herakleia]''.</ref>. <ref>De Capua, 2017, pp. 48-65 e 73-83.</ref>
Per quanto riguarda la fascia boschiva, la Riserva è costituita principalmente da frassini, ontani e pioppi. Nella zona dunale più a ridosso del mare, invece, è possibile trovare giuncheti, tamerici, rosmarino, mirto, cisto di Montpellier e Pino D’Aleppo e in generale vegetazione tipica della macchia mediterranea. Di seguito un breve elenco di alcune specie animali presenti nella riserva: rospi, rane, serpenti (vipere e bisce), merli, fringuelli, scriccioli, tortore, cuculi, capinere, anatre, aironi, ghiandaie, rondini, gabbiani, poiane, falchi, allocchi, volpi (che, tra i predatori, sono gli animali presenti in maggior quantità), ricci, lontre, talpe, cinghiali, caprioli e tartarughe. Queste ultime regolarmente depongono sulle spiagge di Policoro. Alla salvaguardia della ricca biodiversità della Riserva, specie quella animale, si dedica l’«Oasi del WWF Policoro-''Herakleia''». Le attività dell’Oasi si concentrano soprattutto sul recupero, sulla cura e sulla successiva liberazione di animali feriti o in difficoltà, con particolare attenzione alle tartarughe e alla difesa dei loro siti di deposizione <ref>WWF, ''[https://www.wwf.it/dove-interveniamo/il-nostro-lavoro-in-italia/oasi/oasi-policoro/ Oasi Policoro-Herakleia]'')</ref>. <ref>De Capua, 2017, p. 48-65 e 73-83</ref>


==Economia e società==
==Economia e società==
Nella storia di Policoro, sviluppo economico e andamento demografico sono sempre stati strettamente legati e dipendenti: all’avvio della Riforma fondiaria nel 1951 nella frazione risiedevano poco più di 800 persone, ma già nel 1957 erano poco meno di 4000, anche grazie all’apertura, nel 1955, dello zuccherificio da parte dell’azienda «Zuccherifici Meridionali S.p.a.». L’impianto di Policoro produceva zucchero a partire da barbabietole ricevute da sette province del Sud Italia. Oggi lo scheletro dell’ex zuccherificio versa in condizioni di degrado e di abbandono <ref>''[https://www.policoro.basilicata.it/riformafondiaria/lo-zuccherificio/ Lo zuccherificio]'', «Museo Multimediale Policoro»</ref> e numerose sono state, negli anni, le proposte di recupero e riqualificazione del sito <ref>ANSA, ''[https://www.ansa.it/basilicata/notizie/2021/12/31/pnrr-ex-zuccherificio-policoro-primo-ok-progetti-recupero_fc581cb4-9a69-4ffa-9b52-299d0f1660ea.html Pnrr: ex zuccherificio Policoro, primo ok progetti recupero]'', 31 dicembre 2021 </ref>. <ref>Percoco, 2010, p.111-114 e 121-122</ref>
Nella storia di Policoro, sviluppo economico e andamento demografico sono sempre stati strettamente legati e dipendenti: all’avvio della riforma fondiaria nel 1951 nella frazione abitavano poco più di 800 persone, ma già nel 1957 i residenti erano poco meno di 4000. Ciò fu possibile anche grazie all’apertura, nel 1955, dello zuccherificio da parte dell’azienda «Zuccherifici Meridionali S.p.a.». L’impianto di Policoro produceva zucchero a partire da barbabietole ricevute da sette province del Sud Italia. Oggi lo scheletro dell’ex zuccherificio versa in condizioni di degrado e di abbandono <ref>Museo Multimediale Policoro, ''[https://www.policoro.basilicata.it/riformafondiaria/lo-zuccherificio/ Lo zuccherificio]''.</ref> e numerose sono state, negli anni, le proposte di recupero e riqualificazione del sito <ref>ANSA, ''[https://www.ansa.it/basilicata/notizie/2021/12/31/pnrr-ex-zuccherificio-policoro-primo-ok-progetti-recupero_fc581cb4-9a69-4ffa-9b52-299d0f1660ea.html Pnrr: ex zuccherificio Policoro, primo ok progetti recupero]'', 31 dicembre 2021.</ref>. <ref>Percoco, 2010, pp. 111-114 e 121-122.</ref>
 
L’agricoltura riveste tuttora un ruolo di primaria importanza nell’economia comunale. In particolare, a Policoro (così come in tutto il metapontino) è rilevante la coltivazione della fragola, esportata soprattutto nell’Italia settentrionale, in Germania e in Belgio <ref>Agenzia Giunta Regionale Basilicata, ''[https://www.regione.basilicata.it/giunta/site/giunta/detail.jsp?otype=1012&id=2996749&value=regione Export Basilicata: CIA: successo non solo per auto Melfi]'', 13 giugno 2015.</ref>.


Oggi l’agricoltura riveste ancora un ruolo di primaria importanza nell’economia comunale. In particolare, a Policoro (così come in tutto il metapontino) è rilevante la coltivazione della fragola <ref>''[https://candonga.it/le-nostre-fragole/ Candonga fragola Top Quality]</ref>, prodotto esportato soprattutto nell’Italia settentrionale, in Germania e in Belgio <ref>Agenzia Giunta Regionale Basilicata, ''[https://www.regione.basilicata.it/giunta/site/giunta/detail.jsp?otype=1012&id=2996749&value=regione Export Basilicata: CIA: successo non solo per auto Melfi]'', 13 giugno 2015</ref>.
La maggior parte della popolazione attiva è occupata nel campo del commercio (27,9%), delle attività professionali (14,6%), dei servizi alberghieri e di ristorazione (9%), dell’edilizia (8,3%) e della manifattura (6,6%) <ref>Dati AdminsStat, ''[https://ugeo.urbistat.com/AdminStat/it/it/economia/dati-sintesi/policoro/77021/4 Mappe, analisi e statistiche sul tessuto economico e produttivo]''.</ref>. Per il settore del commercio è rilevante la presenza del «Centro Commerciale Heraclea», inaugurato nel 2010, che dà lavoro, direttamente o tramite l’indotto, a circa 500 persone <ref> Video Youtube: ''[https://youtu.be/tVpGcqA3EjM Antonio Gatto all’inaugurazione del Centro Commerciale Heraclea]'', 23 aprile 2010.</ref>. Redditizio è anche il settore del turismo, nelle declinazioni culturali (Museo archeologico Nazionale della Siritide), balneari, di lusso (resort e porto turistico di Marinagri) <ref>Agenzia di Promozione Territoriale della Basilicata, ''[https://www.basilicataturistica.it/territori/policoro/#localita-balneari Policoro]''.</ref>
La maggior parte della popolazione attiva è occupata nel campo del commercio (27,9%), delle attività professionali (14,6%), dei servizi alberghieri e di ristorazione (9%), dell’edilizia (8,3%) e della manifattura (6,6%) <ref>Dati AdminsStat, ''[https://ugeo.urbistat.com/AdminStat/it/it/economia/dati-sintesi/policoro/77021/4 Mappe, analisi e statistiche sul tessuto economico e produttivo]''</ref>. Riguardo al settore del commercio è rilevante la presenza del «Centro Commerciale Heraclea», inaugurato nel 2010. Si tratta dell’unico polo commerciale di una certa importanza nel metapontino e di uno dei più grandi a livello regionale. Dà lavoro, direttamente o tramite l’indotto, a circa 500 persone <ref> Video Youtube: ''[https://youtu.be/tVpGcqA3EjM Antonio Gatto all’inaugurazione del Centro Commerciale Heraclea]'', 23 aprile 2010 </ref>. Redditizio è anche il settore del turismo, nelle declinazioni culturali (Museo Archeologico Nazionale della Siritide), balneari, di lusso (resort e porto turistico di Marinagri)<ref>Agenzia di Promozione Territoriale della Basilicata, ''[https://www.basilicataturistica.it/territori/policoro/#localita-balneari Policoro]'' </ref>


==Luoghi d'interesse==
==Luoghi d'interesse==


===Il mare===
===Il mare===
Il territorio del comune di Policoro comprende circa 8 chilometri di costa. Nel 2023 le spiagge di Policoro sono state premiate per l’ottava volta con la «Bandiera Blu» <ref>Domenica Monaco, ''[https://lecronachelucane.it/2022/05/10/policoro-bandiera-blu-per-la-settima-volta/ Policoro Bandiera Blu per la settima volta]'', le cronache lucane, 10 maggio 2022 e Programma Bandiera Blu, ''[http://www.bandierablu.org/common/blueflag.asp?anno=2023&tipo=bb Bandiere blu dell’anno 2023]''.</ref>. Inoltre, bassi livelli di inquinamento sono stati riscontrati dal monitoraggio scientifico condotto da Legambiente nell’ambito del progetto «Goletta Verde» <ref> Legambiente, ''[https://golettaverde.legambiente.it/2023/07/15/presentati-i-dati-finali-del-monitoraggio-di-goletta-verde-lungo-le-coste-lucane/ Presentati i dati finali del monitoraggio di Goletta Verde lungo le coste lucane]'', 15 luglio 2023.</ref>. Il turismo balneare rappresenta una grande risorsa per l’economia policorese.


===Il castello===
===Piazza Eraclea===
 
Piazza Eraclea fu costruita a partire dal 1953 con forme tipiche dell’architettura razionalista <ref>Percoco, 2010, p. 106.</ref>. Infatti, la fisionomia della piazza è piuttosto semplice: un largo spazio centrale rettangolare pavimentato (successivamente ampliato rispetto all'originale) è circondato da un porticato che si interrompe in corrispondenza dei passaggi pedonali d’accesso alla piazza e della chiesa Madre. Oggi negli edifici che erano stati sede dell’Ente riforma e del municipio ha sede la biblioteca comunale. Subito all’esterno di essa è collocata una statua bronzea del 1986 <ref>''Tonino Cortese'', [https://toninocortese.blogspot.com/ blog «toninocortese.blogspot.com»].</ref>, opera dell’artista policorese Tonino Cortese, che rappresenta la celebre scena di lotta tra Ercole e il leone di Nemea. Tuttora Piazza Eraclea rappresenta il centro culturale e sociale di Policoro, ospita eventi pubblici ed è il principale punto di ritrovo della popolazione. <ref>Museo Multimediale Policoro, ''[https://www.policoro.basilicata.it/riformafondiaria/articolo-1/ Piazza Eraclea]''.</ref>
===Piazza ''Heraclea''===


===Il museo===
===Il museo===
Il Museo archeologico Nazionale della Siritide di Policoro ha aperto nel 1969 come ''antiquarium''. Un primo ampliamento risale al 1996; un secondo al 2016. È stato costruito su un’area prossima a quella degli scavi di Siris e di Heraclea. Il museo comprende il parco archeologico delle rovine di Heraclea e ospita reperti collocabili nell’arco temporale che va dalla Preistoria al Medioevo. Uno spazio espositivo consistente è riservato a reperti provenienti dalle antiche città di Siris e di Heraclea. <ref>Direzione Regionale Musei Basilicata, ''[https://museosiritide.beniculturali.it/il-museo/ Il Museo della Siritide di Policoro]''.</ref>


==Sviluppi e prospettive future==
==Sviluppi e prospettive future==
Il recente passato ha visto le amministrazioni comunali di Policoro muoversi con l’intenzione di aumentare l’attrattività di Policoro, proponendo la città come sede di grandi eventi rilevanti a livello nazionale. Di questa volontà sono esempi il «''Jova Beach Party''» del 13 agosto 2019 <ref>SkyTg24, ''[https://tg24.sky.it/spettacolo/musica/2019/08/12/jovanotti-concerto-policoro-scaletta Jovanotti in concerto a Policoro: info e scaletta]'', 12 agosto 2019.</ref> e il passaggio delle «Frecce Tricolore» il 25 giugno 2023 <ref>TGR Basilicata, ''[https://www.rainews.it/tgr/basilicata/articoli/2023/06/frecce-tricolore-in-scena-a-policoro-4469c6b8-8c3d-422b-9613-50f1be3a3614.html Frecce Tricolore in scena a Policoro]'', 20 giugno 2023.</ref>. Inoltre, in un’ottica di destagionalizzazione dei flussi turistici, il comune ha ospitato il «''TEDx''» il 3 settembre 2023 <ref>Comune di Policoro, ''[https://www.policoro.basilicata.it/08/08/2023/tedx-a-policoro/ TEDx a Policoro]'', 8 agosto 2023.</ref> e, a più riprese, presso il palazzetto dello sport «Palaercole», partite della Nazionale italiana di ''futsal'' <ref> FIGC, ''[https://www.figc.it/it/nazionali/news/qualificazioni-mondiali-iniziato-il-raduno-a-policoro-venerd%C3%AC-la-repubblica-ceca-musumeci-gara-fondamentale/ Qualificazioni Mondiali, iniziato il raduno a Policoro]'', 3 ottobre 2023.</ref>.


==Note==
==Note==
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==Bibliografia==
==Bibliografia==
* Annalisa Percoco, ''[https://consiglio.basilicata.it/archivio-news/detail.jsp?otype=1140&id=287732&typePub=100241 Policoro: da villaggio di bonifica a centro ordinatore del Metapontino]'', «Quaderni del Consiglio regionale della Basilicata», Potenza, Consiglio regionale della Basilicata, 2010
* Enrico Luigi De Capua, ''[https://www.regione.basilicata.it/giunta/files/docs/DOCUMENT_FILE_3036974.pdf Programma di gestione Riserva Naturale orientata Bosco Pantano di Policoro]'', Potenza, Regione Basilicata, 2017
* Fondazione Paestum, Centre Jean Bérard, ''Siritide e Metapontino: Storie di due territori coloniali'', Napoli, Centre Jean Bérard, 1998, doi: 10.4000/books.pcjb.1728
* Luisa Sabato, Sergio Longhitano, Antonietta Cilumbriello e altri, ''[https://sites.unica.it/providune/spiagge/ Bosco Pantano di Policoro e Costa Ionica Foce Sinni]'', «Progetto Providune», 26 marzo 2014

Versione attuale delle 22:28, 19 gen 2024

Policoro è un comune italiano in provincia di Matera, in Basilicata. Conta 17.729 abitanti [1].

Storia[modifica]

Greci e Romani[modifica]

La prima traccia della civiltà greca che si può riscontrare sul territorio di Policoro è costituita dalla ricca e fiorente città di Siris. Secondo mitologia e tradizione, Siris fu fondata da esuli della guerra di Troia attorno al XII sec. a.C. Più verosimilmente, la fondazione della città, costruita sulle rive dell’omonimo fiume (oggi Sinni), è da ricondurre ai Colofoni ed è da collocare attorno al VII sec. a.C. La prospera Siris fu distrutta attorno alla metà del VI secolo a.C. dalla coalizione formata dalle colonie achee di Sibari, Crotone e Metaponto.

Nel 433/432 a.C., a circa 4 chilometri dalle rovine dell’antica Siris, i Tarantini fondarono Heraclea (o Eraclea), dedicandola all’eroe Eracle (Ercole). La città comprendeva numerose strutture abitative ed edifici pubblici ed era attraversata da nord a sud da un’importante via di comunicazione il cui percorso è stato ricalcato dal Regio Tratturo e, più recentemente, dalla strada statale 106 Ionica. Attorno al 330 a.C. Heraclea divenne indipendente da Taranto: la città iniziò a coniare monete, di bronzo, che ritraggono Ercole che lotta contro il leone di Nemea.

Nel 280 a.C. Heraclea fu teatro di una battaglia tra Taranto e Roma, un importante scontro nell’ambito delle guerre pirriche. La battaglia fu vinta dai Tarantini che, tuttavia, otto anni dopo, furono sconfitti. Dal suo epilogo, favorevole a Pirro ma a fronte di grosse perdite, proviene il modo di dire “Vittoria di Pirro” «che indica che il successo ottenuto da una impresa ha comportato sforzi e/o perdite sproporzionate rispetto al successo stesso.»[2].

A causa della caduta di Taranto anche gli altri centri della costa ionica andarono incontro a un rapido declino: le città furono incapaci di far fronte allo straripamento dei fiumi e alla conseguente formazione di stagni e di acquitrini che, col passare del tempo, diedero forma a vere e proprie paludi. Questa situazione contribuì alla diffusione della malaria e allo spopolamento dell’intera zona. [3]

Le tavole di Heraclea[modifica]

Le tavole di Heraclea sono due tavole bronzee risalenti al IV sec. a.C. Sulle tavole sono iscritte due leggi con cui il governo della città disponeva la nuova divisione e redistribuzione di due terreni sacri. La prima tavola contiene su una facciata un testo in greco relativo alle «terre di Dioniso» e, sul retro, un testo in latino di molto successivo con un frammento di una legge romana, forse la Lex Iulia Municipalis. L’incompletezza del provvedimento in latino lascia pensare all’esistenza di un’ulteriore tavola greca, poi riutilizzata dai romani per la restante parte della disposizione. La seconda tavola, iscritta solo su una facciata, presenta un testo, in greco, relativo alle «terre di Atena». I provvedimenti si rendevano necessari a causa della lunga occupazione di quei terreni da parte di membri molto influenti dell’aristocrazia cittadina: le tavole suggeriscono, dunque, il passaggio da una fase oligarchica a una più democratica e rappresentano, di fatto, la prima delle due riforme agrarie che interesseranno, a distanza di secoli l’una dall’altra, il territorio di Policoro [4].

La tavole di Heraclea furono ritrovate nel 1732 nei pressi del torrente Cavone, che segnava il confine tra il territorio di Heraclea e quello di Metaponto: probabilmente proprio lì sorgeva l’antico archivio pubblico della città. [5]

Oggi le tavole sono conservate presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Dal Medioevo all'Ottocento[modifica]

La mancanza, per lungo tempo, di notizie su Heraclea è conseguenza del rapido processo di spopolamento dovuto alla diffusione della malaria nella zona. In età bizantina (968-1050) sulla collina dell'acropoli venne edificata una nuova città: Pollicorum, costituita da una borgata, da una chiesa e da un monastero basilano. Il nome, che deriva dal greco, significa «luogo molto spazioso», «ampia pianura».

Dal Trecento al Settecento il feudo fu sotto il controllo dei Sanseverino di Napoli e, successivamente, fu donato ai gesuiti. La principessa Maria Grimaldi di Gerace acquistò il feudo nel 1791 e avviò i lavori che trasformarono il monastero nel castello. Nel 1870 un Regio Decreto rese Policoro una frazione del vicino comune di Montalbano Ionico. Infine, nel 1893 il feudo e il castello furono venduti al barone Luigi Berlingieri, di Crotone. L’economia di Policoro si basava sull’agricoltura, sulla caccia e su una fabbrica di liquirizia: un migliaio di persone lavorava nel feudo. Pochi o nulli erano stati gli interventi realizzati per debellare la malaria che, infatti, falcidiò a lungo la popolazione. [6]

Novecento e riforma fondiaria[modifica]

All’inizio del Novecento «Policoro era un immenso feudo baronale ostile alla vita ed alle attività dell’uomo per la malaria, gli acquitrini, la mancanza di strade e mille difficoltà» [7].

Durante il primo Novecento furono pianificati diversi tentativi di bonifica e di sviluppo del metapontino. Due furono i principali: il primo ad opera dei governi Zanardelli e Giolitti, il secondo sotto il regime fascista. Tutti i progetti si rivelarono, tuttavia, fallimentari.

Nel secondo dopoguerra, sempre più frequenti, partecipate e meglio coordinate occupazioni delle terre portarono all'attenzione dei governi la necessità e l'urgenza di una bonifica del Mezzogiorno. Nel 1950 il governo De Gasperi avviò il più grande e organico processo di riforma agraria dell’Italia meridionale: istituì la «Cassa per il Mezzogiorno» allo scopo di finanziare iniziative per lo sviluppo del Sud, sviluppò i piani di bonifica e avviò gli espropri dei latifondi, corrispondendo ai proprietari un indennizzo. La lottizzazione e la redistribuzione delle terre avvennero negli anni seguenti, favorendo famiglie a basso reddito: l’acquisto del podere avveniva a rate in trent’anni.

Il paesaggio del metapontino cambiò in modo importante a causa della riforma: furono costruite strade di servizio rettilinee, parallele alla «Litoranea ionica» (realizzata durante il Ventennio) e alla ferrovia, e furono tracciati campi regolari, rettangolari. Il podere era costituito, oltre che dal campo, da una casa colonica. Per sfruttare l'acqua dei fiumi per l'irrigazione furono costruiti numerosi canali e alcune dighe, tra cui quelle di Gannano e del Pertusillo sull'Agri e quella di San Giuliano sul Bradano[8]. Furono inoltre realizzati 250 chilometri di strade. Il territorio fu dotato di servizi primari e non: accesso all’acqua potabile, illuminazione pubblica, scuole, assistenza sanitaria, banche, sedi di partiti politici.[9]

A Policoro la riforma fondiaria inizialmente creò, sui 5625 ettari espropriati ai Berlingieri, 700 poderi tra i 3 e i 5 ettari. Verso la fine degli anni Cinquanta fu portato a termine il disboscamento di circa 1000 ettari di pineta al fine di ricavare nuovi poderi e campi coltivabili: simili interventi sul bosco furono accompagnati da non poche polemiche. Le famiglie assegnatarie dei poderi provenivano principalmente da località limitrofe, ma anche dal potentino e da Puglia e Calabria. Nel 1953 iniziò la costruzione della «Borgata dei servizi», o «Borgata nuova». La «Borgata nuova» ha il proprio cuore in «Piazza Eraclea», tuttora punto nevralgico di Policoro. La borgata era costituita da edifici che ospitavano servizi essenziali per la comunità: scuole, asili, la delegazione comunale, l’ufficio postale, l’ambulatorio, magazzini, depositi e uffici di assistenza per le famiglie e i lavoratori agricoli. Policoro, grazie alla sua posizione baricentrica sulla piana di Metaponto, in questo modo riconquista un tratto importante che era stato di Heraclea: l'essere punto di riferimento per l’intero circondario. [10]

Ulteriore impulso all’economia di Policoro fu dato dalla costruzione e dall’apertura, nel 1955, dello zuccherificio. L'impianto, chiuso nel 1991, dava lavoro, considerando anche l’indotto, a circa 400 persone.

Nel 1959, con una popolazione di circa 4000 persone, Policoro diventò un comune autonomo. Per far fronte a un costante incremento demografico nel neonato comune si dovettero costruire nuovi edifici residenziali, dando il via a un’espansione che è ancora in corso. Lo sviluppo sociale ed economico di Policoro fu rapido, con nuovi servizi offerti alla comunità: il Liceo Scientifico «Enrico Fermi» aprì nel 1967, il Museo archeologico Nazionale della Siritide nel 1969 [11]. Nel 1970 entrò in funzione l’ospedale civile, fondamentale per il metapontino, i comuni dell’entroterra e alcuni comuni dell'alta Calabria ionica. Nella zona Lido furono costruite zone residenziali, impianti alberghieri, campeggi e stabilimenti balneari. Nel 1988 al comune di Policoro venne conferito il titolo di «Città». Nel 2010, infine, è stato inaugurato il «Centro Commerciale Heraclea»: l’unico polo commerciale del metapontino e uno dei più grandi della Basilicata [12], con un bacino d’utenza di circa 75.000 persone [13]. [14]

Territorio[modifica]

Policoro sorge al centro della Piana di Metaponto, che è di origine alluvionale ed è l’unica pianura lucana di una certa rilevanza. Il territorio di Policoro è delimitato da due fiumi, l’Agri a nord e il Sinni a sud, dal mar Ionio a est e da una zona collinare a ovest. [15]

Il bosco Pantano[modifica]

Nel 1999 venne istituita la Riserva Naturale Orientata «Bosco Pantano di Policoro»: un’area di circa 1000 ettari di grande valore naturalistico, scientifico, paesaggistico e faunistico. Il bosco Pantano è una testimonianza della vasta foresta planiziale che un tempo ricopriva gran parte della costa ionica. Il bosco è ciò che rimane dei due complessi preesistenti del «Bosco Pantano Soprano» e del «Bosco Pantano Sottano», interessati dal forte intervento antropico nell’ambito della riforma fondiaria degli anni Cinquanta del Novecento. Tuttora la riserva è colpita da gravi problemi causati dall’uomo, quali erosione costiera, abusivismo edilizio, danni da transito di veicoli motorizzati e pesca a strascico. Anche l’entrata in funzione, nel 1983, della diga di Monte Cotugno sul fiume Sinni (la diga in terra battuta più grande d'Europa [16] ) ha modificato sensibilmente il bosco e l’area circostante, in termini di arretramento della linea di costa e di perdita di zone acquitrinose permanenti. [17]

A causa della compresenza di aree umide, boschive, dunali, del fiume e del mare, la riserva è estremamente ricca dal punto di vista botanico e faunistico; la spiaggia di Policoro ospita anche siti di deposizione delle tartarughe. Alla salvaguardia della notevole biodiversità della riserva, specie quella animale, si dedica l’«Oasi del WWF Policoro-Herakleia». Le attività dell’Oasi si concentrano soprattutto sul recupero, sulla cura e sulla successiva liberazione di animali feriti o in difficoltà, con particolare attenzione proprio alle tartarughe [18]. [19]

Economia e società[modifica]

Nella storia di Policoro, sviluppo economico e andamento demografico sono sempre stati strettamente legati e dipendenti: all’avvio della riforma fondiaria nel 1951 nella frazione abitavano poco più di 800 persone, ma già nel 1957 i residenti erano poco meno di 4000. Ciò fu possibile anche grazie all’apertura, nel 1955, dello zuccherificio da parte dell’azienda «Zuccherifici Meridionali S.p.a.». L’impianto di Policoro produceva zucchero a partire da barbabietole ricevute da sette province del Sud Italia. Oggi lo scheletro dell’ex zuccherificio versa in condizioni di degrado e di abbandono [20] e numerose sono state, negli anni, le proposte di recupero e riqualificazione del sito [21]. [22]

L’agricoltura riveste tuttora un ruolo di primaria importanza nell’economia comunale. In particolare, a Policoro (così come in tutto il metapontino) è rilevante la coltivazione della fragola, esportata soprattutto nell’Italia settentrionale, in Germania e in Belgio [23].

La maggior parte della popolazione attiva è occupata nel campo del commercio (27,9%), delle attività professionali (14,6%), dei servizi alberghieri e di ristorazione (9%), dell’edilizia (8,3%) e della manifattura (6,6%) [24]. Per il settore del commercio è rilevante la presenza del «Centro Commerciale Heraclea», inaugurato nel 2010, che dà lavoro, direttamente o tramite l’indotto, a circa 500 persone [25]. Redditizio è anche il settore del turismo, nelle declinazioni culturali (Museo archeologico Nazionale della Siritide), balneari, di lusso (resort e porto turistico di Marinagri) [26]

Luoghi d'interesse[modifica]

Il mare[modifica]

Il territorio del comune di Policoro comprende circa 8 chilometri di costa. Nel 2023 le spiagge di Policoro sono state premiate per l’ottava volta con la «Bandiera Blu» [27]. Inoltre, bassi livelli di inquinamento sono stati riscontrati dal monitoraggio scientifico condotto da Legambiente nell’ambito del progetto «Goletta Verde» [28]. Il turismo balneare rappresenta una grande risorsa per l’economia policorese.

Piazza Eraclea[modifica]

Piazza Eraclea fu costruita a partire dal 1953 con forme tipiche dell’architettura razionalista [29]. Infatti, la fisionomia della piazza è piuttosto semplice: un largo spazio centrale rettangolare pavimentato (successivamente ampliato rispetto all'originale) è circondato da un porticato che si interrompe in corrispondenza dei passaggi pedonali d’accesso alla piazza e della chiesa Madre. Oggi negli edifici che erano stati sede dell’Ente riforma e del municipio ha sede la biblioteca comunale. Subito all’esterno di essa è collocata una statua bronzea del 1986 [30], opera dell’artista policorese Tonino Cortese, che rappresenta la celebre scena di lotta tra Ercole e il leone di Nemea. Tuttora Piazza Eraclea rappresenta il centro culturale e sociale di Policoro, ospita eventi pubblici ed è il principale punto di ritrovo della popolazione. [31]

Il museo[modifica]

Il Museo archeologico Nazionale della Siritide di Policoro ha aperto nel 1969 come antiquarium. Un primo ampliamento risale al 1996; un secondo al 2016. È stato costruito su un’area prossima a quella degli scavi di Siris e di Heraclea. Il museo comprende il parco archeologico delle rovine di Heraclea e ospita reperti collocabili nell’arco temporale che va dalla Preistoria al Medioevo. Uno spazio espositivo consistente è riservato a reperti provenienti dalle antiche città di Siris e di Heraclea. [32]

Sviluppi e prospettive future[modifica]

Il recente passato ha visto le amministrazioni comunali di Policoro muoversi con l’intenzione di aumentare l’attrattività di Policoro, proponendo la città come sede di grandi eventi rilevanti a livello nazionale. Di questa volontà sono esempi il «Jova Beach Party» del 13 agosto 2019 [33] e il passaggio delle «Frecce Tricolore» il 25 giugno 2023 [34]. Inoltre, in un’ottica di destagionalizzazione dei flussi turistici, il comune ha ospitato il «TEDx» il 3 settembre 2023 [35] e, a più riprese, presso il palazzetto dello sport «Palaercole», partite della Nazionale italiana di futsal [36].

Note[modifica]

  1. ISTAT, Bilancio demografico mensile e popolazione residente per sesso, anno 2023, dati al 30 ottobre 2023.
  2. Rosa Piro, La vittoria di Pirro, «Treccani magazine», 18 febbraio 2022.
  3. Percoco, 2010, pp. 91-95.
  4. Percoco, 2010, p. 97.
  5. Filippo Coarelli, Problemi e ipotesi sulle Tavole greche di Eraclea, in Siritide e Metapontino: storie di due territori coloniali, Napoli, Centre Jean Bérard - Fondazione Paestum, 1998, pp. 281-290.
  6. Percoco, 2010, pp. 97-98.
  7. Valicenti in Amministrazione comunale di Policoro (a cura di), Policoro 1959-1969, Dieci anni di autonomia comunale, Matino, 1969, p. 119.
  8. Consorzio di Bonifica della Basilicata, San Giuliano e Gannano e Autorità di Bacino dell’Appennino Meridionale, Sede della Basilicata, Invaso del Pertusillo.
  9. Percoco, 2010, pp. 19-90.
  10. Percoco, 2010, pp. 102-109.
  11. La costruzione e l'apertura del museo di Policoro, così come gli scavi di Siris e di Heraclea si devono anche al lavoro dell'archeologo Dinu Adamesteanu (Toporu, Romania, 25 marzo 1913 - Policoro, 21 gennaio 2004), pioniere dell’aerofotografia in campo archeologico e primo Soprintendente archeologico della Basilicata, dal 1964. (Liliana Giardino, Omaggio a Dinu Adamesteanu, «Archeologia aerea», I, 2004, pp. 20-21).
  12. Trovaparchi, Centro commerciale Heraclea.
  13. Percoco 2010, p. 168.
  14. Percoco, 2010, pp. 111-137.
  15. Percoco, 2010, p. 91.
  16. Autorità di Bacino dell’Appennino Meridionale, Sede della Basilicata, Invaso di Monte Cotugno.
  17. Sabato, Longhitano, Cilumbriello, 2014, «Introduzione e inquadramento generale» e «Esempi significativi di pressioni, minacce, criticità e impatti».
  18. WWF, Oasi Policoro-Herakleia.
  19. De Capua, 2017, pp. 48-65 e 73-83.
  20. Museo Multimediale Policoro, Lo zuccherificio.
  21. ANSA, Pnrr: ex zuccherificio Policoro, primo ok progetti recupero, 31 dicembre 2021.
  22. Percoco, 2010, pp. 111-114 e 121-122.
  23. Agenzia Giunta Regionale Basilicata, Export Basilicata: CIA: successo non solo per auto Melfi, 13 giugno 2015.
  24. Dati AdminsStat, Mappe, analisi e statistiche sul tessuto economico e produttivo.
  25. Video Youtube: Antonio Gatto all’inaugurazione del Centro Commerciale Heraclea, 23 aprile 2010.
  26. Agenzia di Promozione Territoriale della Basilicata, Policoro.
  27. Domenica Monaco, Policoro Bandiera Blu per la settima volta, le cronache lucane, 10 maggio 2022 e Programma Bandiera Blu, Bandiere blu dell’anno 2023.
  28. Legambiente, Presentati i dati finali del monitoraggio di Goletta Verde lungo le coste lucane, 15 luglio 2023.
  29. Percoco, 2010, p. 106.
  30. Tonino Cortese, blog «toninocortese.blogspot.com».
  31. Museo Multimediale Policoro, Piazza Eraclea.
  32. Direzione Regionale Musei Basilicata, Il Museo della Siritide di Policoro.
  33. SkyTg24, Jovanotti in concerto a Policoro: info e scaletta, 12 agosto 2019.
  34. TGR Basilicata, Frecce Tricolore in scena a Policoro, 20 giugno 2023.
  35. Comune di Policoro, TEDx a Policoro, 8 agosto 2023.
  36. FIGC, Qualificazioni Mondiali, iniziato il raduno a Policoro, 3 ottobre 2023.

Bibliografia[modifica]