Gioco del ponte: differenze tra le versioni

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La Magistratura di Santa Maria rappresenta l'omonimo quartiere della città.
La Magistratura di Santa Maria rappresenta l'omonimo quartiere della città.



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Il Gioco del Ponte è una tradizionale competizione sportiva che si svolge nella città di Pisa. Annualmente nel giugno pisano le due fazioni della città, divisa dal fiume Arno, si affrontano sul Ponte di Mezzo. È una sfida di forza e resistenza in cui le dodici magistrature, sei per parte, si scontrano in sei combattimenti, più spareggio se necessario, in cui ogni vittoria guadagna un punto per la rispettiva fazione. Questi punti verranno accumulati durante il torneo, fino a determinare il vincitore dell'anno.

Regolamento del gioco anno 1937

Gioco storico: le origini del Gioco

La nascita del Gioco del Ponte avvenne nell’età del Granducato di Toscana, nella seconda metà del XVI secolo, quando l’allora granduca Cosimo I de Medici decise di sostituire il ricordo della tradizione pisana della battaglia con mazza e scudo con la Battaglia del Ponte. La precedente manifestazione del Mazzascudo avveniva ogni 17 gennaio in Piazza dei Cavalieri, allora piazza degli Anziani. Le due fazioni della città, quella del Gallo e della Gazza, schieravano i propri combattenti che si scontravano, dotati di armatura, mazza e scudo, in combattimenti corpo a corpo. L'ultimo combattimento avvenne nel 1406, anno in cui cadde la repubblica e Pisa passò sotto il dominio fiorentino. La vecchia tradizione, vietata dai fiorentini fin dall'inizio del loro dominio, era ancora molto sentita dai cittadini e alimentava lo spirito dell'indipendenza pisana di un tempo.[1]

Con la nascita del Granducato, il governo cercò di sopprimere tali ricordi creando una nuova tradizione legata al nuovo potere. La prima edizione del Gioco conosciuta e certa fu il 22 febbraio 1568, in occasione del Battesimo della nipote del Granduca. Questa edizione si svolse come la battaglia dei sassi che avveniva durante il carnevale fiorentino, una battaglia amichevole fra fazioni della città. L'anno seguente la Battaglia prese il suo aspetto storico. Per la sua creazione Cosimo I si rifece sia alla battaglia dei sassi sia alla vecchia tradizione pisana del Mazzascudo. La collocazione sul ponte fu ripresa dalla tradizione fiorentina mentre le due fazioni furono cambiate e presero la suddivisone attualmente ancora utilizzata, ovvero Mezzogiorno per la parte della città a sud del fiume Arno e Tramontana per la fazione a Nord; ogni fazione a sua volta era suddivisa in magistrature rappresentanti le varie zone della città. La mazza e lo scudo furono sostituite da un'unica arma, il targone: un bastone con un estremità larga ed una stretta per essere impugnata, che riportava i colori della magistratura di appartenenza di ogni combattente. L'obbiettivo era sempre la conquista territoriale tramite uno scontro corpo a corpo.[2]

Nei due secoli seguenti, XV e XVI, si stabilizzarono le squadre e molte magistrature assunsero l'aspetto che conosciamo oggi. La Battaglia perse l'aspetto cavalleresco diventando una competizione agonistica sempre più complessa e regolamentata. In questo lasso di tempo, la competizione non avvenne regolarmente cada anno a causa di vari problemi. Nel 1635 crollò il Ponte di Mezzo che venne riaperto nel 1662; nel mentre la battaglia veniva svolta saltuariamente sull'attuale Lungarno Mediceo.[3] Tra il 1719 e il 1726 la manifestazione venne sospesa dall'allora granduca Cosimo III ed in seguito per problemi organizzativi divenne un evento triennale. L'ultima edizione storica si ebbe nel 1785, dopo due edizioni saltate, in cui fu elevata a festa nazionale del Granducato per la visita dei Regnanti delle due Sicilie.[4]

Per le pressione della cittadinanza affezionata alla sua tradizione il 6 Febbraio 1807 ci fu una rievocazione della Battaglia. A essa assistette la regina d’Etruria Maria Luisa, allora regnante della Toscana, a cui piacque la manifestazione e che avrebbe concesso la sua ripetizione. Sfortunatamente per la città alla fine del medesimo anno il regno cadde e il ritorno mediceo decretò la fine del gioco storico. [5]

Gioco moderno: dal 1935 ad oggi

Dopo quasi 130 anni dall'ultima edizione, il gioco fu ripristinato. Nel 1935 venne ripreso con il suo svolgimento originale: uno scontro diretto, della durata di 45 minuti, fra armati di targone. La vittoria sarebbe stata della fazione che allo scadere del tempo avesse occupato maggior territorio del campo avversario. Quell’anno il combattimento durò meno del previsto: per un incidente ad un combattente il gioco fu bloccato e assegnata la vittoria alla fazione opposta. Per questa ragione nell'edizione del 1937, dato che quella del 1936 non fu svolta a causa della guerra in Etiopia, fu redatto il primo regolamento del Gioco nel XX secolo con modifiche alla finalità della lotta: la battaglia durava 30 minuti, si svolgeva con 150 uomini per parte e l’obbiettivo era di impadronirsi delle sei bandiere avversarie, rappresentanti le sei magistrature della fazione. Nell’edizione di tale anno risultò poco chiaro lo svolgimento del combattimento per gli spettatori, per cui nell’edizione del 1938 fu posto un solo vessillo per parte. Il gioco fu sospeso durante la seconda guerra mondiale tra il 1939 e il 1946, periodo in cui il ponte di mezzo fu bombardato e distrutto.[6]

Nel 1947, per risollevare la città dopo la guerra, il comune si adoperò per far tornare in vita la manifestazione tanto apprezzata dalla cittadinanza nel pre-guerra, ma con alcuni cambiamenti. Il luogo del combattimento fu spostato su un ponte di legno fittizio nell'Arena Garibaldi; a causa della limitata capacità e la grande affluenza, fu deciso di sospendere la manifestazione fino al ripristino del ponte e dei lungarni. Il cambiamento notevole che incise sulla storia del gioco fu nel metodo di combattimento: per problemi di sicurezza gli scontri corpo a corpo dovevano essere sostituiti. In primo luogo fu chiesto alla cittadinanza di proporre idee ma invano, per cui fu creata una commissione di esperti in cui Ferruccio Giovannini, storico personaggio pisano[7], propose con successo l'idea di un congegno meccanico: il carrello a spinta frontale con scorrimento laterale. L'idea fu messa subito in pratica, ma il congegno si inceppò dopo due combattimenti lasciando lo scontro in parità e malcontento tra il pubblico.[8] L’8 Giugno 1950, con l’inaugurazione del nuovo ponte, si ebbe il ritorno della manifestazione con un nuovo carrello che resistette fino alla fine del Gioco. Ci furono inoltre importanti variazioni al regolamento. Gli scontri passarono da uno a cinque, con l’opporsi di cinque squadre per fazione composte da 24 uomini l’una; la vittoria sarebbe stata assegnata in ogni scontro alla squadra che allo scadere di cinque minuti si fosse trovata con il carrello in vantaggio territoriale oppure lo avesse spinto al limite opposto facendo cadere la bandiera avversaria. Il gioco veniva vinto dalla fazione che accumulava più vittorie. Tra le nuove regole fu stabilito che, nel caso le squadre in lizza fossero state sei, si sarebbero svolti sei combattimenti e in caso di parità delle parti si sarebbe svolto un settimo combattimento senza limiti di tempo e con squadra a scelta di ogni fazione, anche mista, per decretare il vincitore, esattamente come oggi. Tale articolo fu ignorato nel 1952 quando le squadre aumentarono a sei per fazione e i combattimenti rimasero cinque. In più in tale edizione i minuti di gioco, per ogni scontro, furono aumentati ad 8. La vittoria non per caduta della bandiera avveniva solo in caso di almeno 25 centimetro di vantaggio territoriale altrimenti si aveva la parità. Per questa ragione fu necessario inserire lo spareggio, nella modalità già sopra citata. Due anni dopo fu rimosso il limite di tempo ed imposta come unica possibilità di vittoria la caduta della bandiera. [9] Senza più grandi modifiche il gioco si svolse fino al 1963, ultima edizione prima di una pausa di 18 anni, causata da problemi organizzativi e dal calo nell'interesse del pubblico. Un edizione rilevante di questo periodo fu quella del 1960 svoltasi in trasferta a Roma, come evento conclusivo delle Olimpiadi nel mese di Settembre.[10]

Progetto del carrello moderno

Durante la pausa tra gli anni Sessanta e gli Ottanta, ci fu un crescendo di persone aderenti ad associazioni per il ripristino del gioco. Esse poterono cantar vittoria, quando nel 1981 l'amministrazione comunale annunciò il ritorno della manifestazione per l'anno seguente. Venne ripreso l'ultimo regolamento, ma avvennero modifiche nell'organizzazione e nella sicurezza della manifestazione: negli ultimi anni essa aveva scatenato più volte scontri violenti tra i cittadini che furono mal gestiti. Il cambiamento maggiore avvenne di nuovo nello svolgimento dei combattimenti: il carrello ideato da Giovannini non era considerato più adatto alla manifestazione. Ci furono varie proposte, tra cui quella di tornare allo scontro corpo a corpo, ma furono tutte scartate e alla fine fu scelto un nuovo congegno: un carrello a scorrimento centrale dove i lottatori non applicavano più una spinta frontale ma una spinta con la schiena. In più fu creata una struttura per sopraelevare il carrello dal piano stradale e renderlo più visibile al pubblico sui lungarni. Le squadre furono composte da 20 componenti l'una e gli scontri divennero sei più lo spareggio se necessario. [11]

Grazie al grande successo dell'edizione del 1982, il gioco è riuscito a sopravvivere con tale struttura fino ad oggi con solo tre edizioni non disputate. Nel 2005 il gioco non fu svolto a causa dell'ammutinamento della parte di Mezzogiorno mentre le edizioni del 2020 e 2021 furono sospese a causa dell'emergenza sanitaria di COVID-19. [12]

Magistrature

Le 12 magistrature rappresentano nel gioco le diverse zone della città. Nel corso delle edizioni storiche variavano di anno in anno sia in numero sia nei nomi. Con il tempo, alcune si sono stabilizzate mantenendo gli stessi nomi, simboli e colori delle edizioni storiche, mentre altre hanno subito delle modifiche anche nei vari ripristini del Gioco moderno.[13]

Ogni magistratura è caratterizzata da un insegna, ovvero un simbolo che la rappresenta, un motto e dei colori che sono riportati sulle cotte, soprabito rappresentativo dei combattenti, e sulle bandiere.

Tramontana

Bandiera della parte di Tramontana
Bandiera della parte di Tramontana

Parte della città a nord dell'Arno.

Motto: «Numquam Retrorsum»

stesso motto della magistratura di Calci, la traduzione letterale dal latino è: giammai retrocedere. [14]


Santa Maria

La Magistratura di Santa Maria rappresenta l'omonimo quartiere della città.

«Alla giornata» è il suo motto [15] e come insegna ha la Dea Flora. Nel periodo storico venne a volte sostituito da un fiore stilizzato[16] e per l'edizione del 1947 da un angelo.[17] I colori rappresentativi sono il bianco e l'azzurro e sono rimasti invariati nella storia della magistratura. [18]

San Francesco

La Magistratura di San Francesco rappresenta l'omonimo quartiere della città.

«M'arde d'onor la fiamma» è il suo motto [19] e come insegna ha una stella a otto punte dei colori rappresentativi, il bianco e il rosso.

La magistratura non era presente nel periodo storico del gioco, ma è discendente dell'antica magistratura di San Michele di cui prese i colori nel ripristino del 1950, mentre nel 1947 il rosso fu sostituito dall'arancio.[20] L'insegna nelle antiche edizioni si alternava tra la stella e una composizione di una spada e una bilancia che però fu scartata.[21]

San Michele

La Magistratura di San Michele rappresenta il quartiere omonimo e quelli delle Piagge, Cisanello, Pisanova e San Biagio. [22]

«Melius dare quam accipere» è il suo motto latino che significa: meglio dare che ricevere.[23]

Nel periodo storico i colori rappresentativi erano il bianco e il rosso ma con il ripristino del 1950 furono assegnati alla magistratura di San Francesco. I colori attuali, il giallo e il nero, come l'insegna, l'aquila bicipite, erano storicamente rappresentativi della Calcesana di cui può essere considerata discendente. La magistratura della Calcesana rappresentava i medesimi quartieri dell'attuale magistratura di San Michele ad esclusione di San Michele degli Scalzi che denominava la magistratura storica.[24]

Mattaccini

La Magistratura dei Mattaccini rappresenta i quartieri Porta a Lucca e I Passi.[25] Il nome gli fu cambiato in Porta a Lucca nelle edizioni tra il 1947 e il 1963.[26]

«Vincere bisogna» è il suo motto[27] e come insegna ha il mattaccino, ovvero il buffone dell'omonima danza usuale nel XVI secolo, invariata nella storia della magistratura. I colori rappresentativi sono il bianco, l'azzurro e il fior di pesco[28] che subirono un mutamento solo per l'edizione del 1947 in cui furono sostituiti dal giallo scuro.[29]

Satiri

La Magistratura dei Satiri rappresenta i quartieri Barbaricina, San Rossore e la zona tra la ferrovia Pisa-Genova e l'Aurelia.[30] Il nome le fu cambiato in Porta Nuova per le edizioni del dopo guerra, fino al ripristino del 1982 in cui tornò al nome originale.[31]

«Vecchio e decrepito sono, ma portami rispetto o ti bastono » è il suo motto [32] e come insegna ha un satiro armato di clava e scudo, simbolo ricorrente nelle manifestazioni storiche da cui si pensa abbia origine. I colori rappresentativi, il nero e il rosso, sono rimasti invariati in tutta la storia della magistratura[33], tranne che per l'edizione del 1947 in cui furono sostituiti dal verde e giallo.[34]

Calci

La Magistratura di Calci rappresenta l'omonimo comune.

«Numquam retrorsum» è il suo motto [35] e come insegna ha la Dea Fama, divinità dotata di ali e con una tromba alla bocca, nella mitologia romana rappresenta la voce pubblica, diffondeva gli annunci del dio Giove. Nella storia tale simbolo si alternava con quello più stilizzato composto solo da un cerchio d'alloro e delle trombe incrociate. I colori rappresentativi sono il verde, il bianco e il doré.[36]

Tale magistratura mantenne i suoi colori e l'insegna dalle edizioni storiche. Nel ripristino del 1982 venne rinominata come la storica magistratura di Calcesana, oggi non più esistente, ma nel 1990 si riappropriò del suo nome originale.[37]

Mezzogiorno

Parte della città a sud dell'Arno.

Motto: «Ultra Dimidium»

significa oltre la metà, indicando la metà del ponte da superare nel gioco. [38]


Sant’Antonio

La Magistratura di Sant'Antonio rappresenta l'omonimo quartiere della città.

«Pisa a pugnar invitta, a vincer nata» è il suo motto e sta ad indicare l'invincibilità della città, nata per vincere. [39]

Sulla bandiera riporta come insegna un cinghiale ed il colore rappresentativo dalle edizioni storiche è il rosso[40] che fu cambiato in arancione solo per l'edizione del 1947.[41]

San Martino

La Magistratura di San Martino rappresenta l'omonimo quartiere della città.

«Pisa tremar fa l'acqua e la terra» è il suo motto.[42] I colori rappresentativi sono il rosso, il nero e il bianco riportati nella bandiera insieme con l'insegna, un cavallo bianco galoppante.[43] Nella storia della magistratura non è mai cambiata tale simbologia tranne per la mancanza del colore bianco solo nell'edizione del 1947.[44]

San Marco

La Magistratura di San Marco rappresenta l'omonimo quartiere e quello di San Giusto.[45]

«Forte Pisa alle prove» è il suo motto.[46] Come insegna ha il leone alato, simbolo dell'evangelista Marco. A volte nella storia si alternava con un fiore dei colori della squadra. I colori rappresentativi, il bianco e l'oro, sono rimasti invariati in tutta la storia della magistratura.[47]

Leoni

La Magistratura dei Leoni rappresenta i quartieri di Porta Fiorentina e La Cella più le frazioni tra Sant'Ermete, Riglione e Coltano.[48] Prese il nome di Porta Fiorentina nelle edizioni 1950-1963.[49]

«Virtus unita fortis» è il suo motto e richiama una locazione latina che significa all'incirca che la virtù è più forte nell'unione.[50]

Come insegna ha un leone rampante incoronato, probabilmente ripreso dai costumi dei figuranti che erano presenti nelle manifestazioni storiche. I colori rappresentativi, il bianco e il nero, sono rimasti invariati in tutta la storia della magistratura.[51]

Dragoni

La Magistratura dei Dragoni rappresenta le fazioni de La Vettola e San Piero a Grado[52], di quest'ultima prese il nome nelle edizioni del primo ripristino postbellico.[53]

«Sum felix velix» è il suo motto e significa "Sono felice, sono vittorioso".[54]

Come insegna ha un drago alato, di cui non sappiamo l'origine, ed i colori rappresentativi sono il bianco e il verde. In tutta la storia della magistratura sia l'insegna che i colori non sono mai stati modificati.[55]

Delfini

La Magistratura dei Delfini rappresenta il tratto di comune da Marina di Pisa fino al confine con Livorno.[56] Il nome le fu cambiato in Marina per le edizioni del dopoguerra fino al 1963.[57]

«Senza temer tempesta» è il suo motto [58] e come insegna ha un delfino. I colori rappresentativi, il giallo e il blu, sono rimasti invariati in tutta la storia della magistratura.[59]

Note

  1. Zampieri, Storia del Gioco del Ponte, pp. 5-17
  2. Zampieri, Storia del Gioco del Ponte, pp. 21-26
  3. Zampieri, Storia del Gioco del Ponte, pp. 43-68
  4. Zampieri, Storia del Gioco del Ponte, pp. 85-136
  5. Zampieri, Storia del Gioco del Ponte, pp. 143-160
  6. Zampieri, Testimonianze del Gioco del Ponte, pp. 4-7
  7. Intitolata una via a Ferruccio Giovannini
  8. Zampieri, Testimonianze del Gioco del Ponte, pp. 181-190
  9. Zampieri, Testimonianze del Gioco del Ponte, pp. 8-21
  10. Zampieri, Storia del Gioco del Ponte, pp. 213-215
  11. Zampieri, Testimonianze del Gioco del Ponte, pp. 193-198
  12. Bertolini e Bonucci, Il Gioco del Ponte
  13. Il gioco del ponte di Pisa: memoria e ricordo in una città, pp.36-37
  14. Zampieri, Storia del Gioco del Ponte, p.195
  15. Zampieri, Storia del Gioco del Ponte, p.195
  16. Il gioco del ponte di Pisa: memoria e ricordo in una città, pp.36-37
  17. Zampieri, Storia del Gioco del Ponte, p.228
  18. Il gioco del ponte di Pisa: memoria e ricordo in una città, pp.36-37
  19. Zampieri, Storia del Gioco del Ponte, p.195
  20. Zampieri, Storia del Gioco del Ponte, p.228
  21. Il gioco del ponte di Pisa: memoria e ricordo in una città, pp.36-37
  22. Associazione Amici del Gioco del Ponte, Il Gioco del Ponte di Pisa, San Michele
  23. Zampieri, Storia del Gioco del Ponte, p.195
  24. Il gioco del ponte di Pisa: memoria e ricordo in una città, pp.36-37
  25. Associazione Amici del Gioco del Ponte, il Gioco del Ponte di Pisa, Mattaccini
  26. Zampieri, Storia del Gioco del Ponte, p.228
  27. Zampieri, Storia del Gioco del Ponte, p.195
  28. Il gioco del ponte di Pisa: memoria e ricordo in una città, pp.36-37
  29. Zampieri, Storia del Gioco del Ponte, p.228
  30. Associazione Amici del Gioco del Ponte, il Gioco del Ponte di Pisa, Satiri
  31. Zampieri, Storia del Gioco del Ponte, p.228
  32. Zampieri, Storia del Gioco del Ponte, p.195
  33. Il gioco del ponte di Pisa: memoria e ricordo in una città, pp.36-37
  34. Zampieri, Storia del Gioco del Ponte, p.228
  35. Zampieri, Storia del Gioco del Ponte, p.195
  36. Il gioco del ponte di Pisa: memoria e ricordo in una città, pp.36-37
  37. Zampieri, Storia del Gioco del Ponte, p.228
  38. Zampieri, Storia del Gioco del Ponte, p.195
  39. Zampieri, Storia del Gioco del Ponte, p.195
  40. Il gioco del ponte di Pisa: memoria e ricordo in una città, pp.36-37
  41. Zampieri, Storia del Gioco del Ponte, p.228
  42. Zampieri, Storia del Gioco del Ponte, p.195
  43. Il gioco del ponte di Pisa: memoria e ricordo in una città, pp.36-37
  44. Zampieri, Storia del Gioco del Ponte, p.228
  45. Associazione Amici del Gioco del Ponte, il Gioco del Ponte di Pisa, San Marco
  46. Zampieri, Storia del Gioco del Ponte, p.195
  47. Il gioco del ponte di Pisa: memoria e ricordo in una città, pp.36-37
  48. Associazione Amici del Gioco del Ponte, il Gioco del Ponte di Pisa, Leoni
  49. Zampieri, Storia del Gioco del Ponte, p.228
  50. Zampieri, Storia del Gioco del Ponte, p.195
  51. Il gioco del ponte di Pisa: memoria e ricordo in una città, pp.36-37
  52. Associazione Amici del Gioco del Ponte, il Gioco del Ponte di Pisa, Dragoni
  53. Zampieri, Storia del Gioco del Ponte, p.228
  54. Zampieri, Storia del Gioco del Ponte, p.195
  55. Il gioco del ponte di Pisa: memoria e ricordo in una città, pp.36-37
  56. Associazione Amici del Gioco del Ponte, il Gioco del Ponte di Pisa, Delfini
  57. Zampieri, Storia del Gioco del Ponte, p.228
  58. Zampieri, Storia del Gioco del Ponte, p.195
  59. Il gioco del ponte di Pisa: memoria e ricordo in una città, pp.36-37

Bibliografia