Street art: differenze tra le versioni
Riga 21: | Riga 21: | ||
=== Anni Sessanta e Settanta === | === Anni Sessanta e Settanta === | ||
Negli anni Sessanta e Settanta del Novecento, sui vagoni della metropolitana e sui muri di New York e Filadelfia, iniziarono a comparire scritte e immagini realizzate con bombolette spray. Questa forma artistica è nota come writing (derivato da "to write", scrivere) o graffitismo e rappresenta un'espressione di creatività spontanea. Nasce con l'intento di entrare direttamente in contatto con il pubblico, senza alcuna intermediazione del sistema dell'arte e senza alcuna possibilità di commercializzazione. I suoi artefici possono essere sia individui singoli che gruppi (''crew'') che inizialmente facevano uso del marker, un pennarello indelebile dalla punta spessa, generalmente rosso o nero e che solo successivamente è stato sostituito dalla bomboletta spray. I soggetti spaziano dalla semplice firma stilizzata dell'autore (''tag'') a immagini grafiche più complesse, scritte con caratteri cubitali o elementi geometrici stilizzati <ref> | Negli anni Sessanta e Settanta del Novecento, sui vagoni della metropolitana e sui muri di New York e Filadelfia, iniziarono a comparire scritte e immagini realizzate con bombolette spray. Questa forma artistica è nota come writing (derivato da "to write", scrivere) o graffitismo e rappresenta un'espressione di creatività spontanea <ref>Cricco, Di Teodoro, ''Itinerario nell'arte'', p. 371.</ref>. Nasce con l'intento di entrare direttamente in contatto con il pubblico, senza alcuna intermediazione del sistema dell'arte e senza alcuna possibilità di commercializzazione. I suoi artefici possono essere sia individui singoli che gruppi (''crew'') che inizialmente facevano uso del marker, un pennarello indelebile dalla punta spessa, generalmente rosso o nero e che solo successivamente negli anni Settanta è stato sostituito dalla bomboletta spray. I soggetti spaziano dalla semplice firma stilizzata dell'autore (''tag'') a immagini grafiche più complesse, scritte con caratteri cubitali o elementi geometrici stilizzati <ref> Dogheria, '' Street art'', p. 56.</ref>. | ||
[[File:Writing.jpg|miniatura|Writing su vagoni ferroviari]] | [[File:Writing.jpg|miniatura|Writing su vagoni ferroviari]] |
Versione delle 12:51, 7 gen 2024
La street art (o arte di strada) è una forma di arte moderna diffusa principalmente negli spazi pubblici, come muri di edifici, strade, marciapiedi e altri supporti urbani. Dotata di un valore estetico e sociale, la street art può assumere varie forme, tra cui graffiti, murales, stencil, poster e adesivi, contribuendo ad arricchire l'ambiente urbano con la sua diversità e originalità.
La storia
Le radici della street art
Le prime forme di utilizzo artistico-espressivo dei muri risalgono a migliaia di anni fa, in particolare a raffigurazioni rinvenute nei siti rupestri più noti, come quello spagnolo di Altamira o quelli francesi di Lascaux, Chauvet e Pech-Merle. L’arte rupestre, che caratterizzava le pareti delle caverne, rifugio e focolare delle popolazioni di cacciatori all’origine della storia dell’uomo, era realizzata in due modi: per incisione tramite pietre o ossa (da cui il nome “graffiti”) oppure tramite pittura, basata principalmente su due colori: il nero, ricavato di solito dal carbone (di legno e più raramente d’osso) e l’ocra, derivato dall’argilla[1].
Con la nascita delle prime civiltà, i muri di case e palazzi divennero il luogo naturale per esprimere la vita e la morte: dalle tombe dei faraoni alle catacombe paleocristiane, caratterizzate da interventi artistici parietali. Tra le scritte murali dell’antichità si trovano anche versi d’amore, come ad esempio a Pompei, dove sono state rinvenute frasi volgari dedicate a un’ampia platea di persone dai politici alle prostitute, non tanto diverse da quelle che ancora oggi capita di leggere per strada. Non mancano poi scritte a carattere commerciale, di propaganda politica, attestazioni di divieti e obblighi, ma anche semplici promemoria di vita quotidiana[2].
Il primo Novecento
Nel corso degli anni Venti e Trenta del Novecento, in America Latina e in Europa si diffuse il Muralismo internazionale . In particolar modo il Muralismo messicano si sviluppò a causa della rivoluzione iniziata nel 1910 in Messico e che durò fino al 1920. I moti rivoluzionari portarono alla necessità di un’arte pubblica, che mettesse al centro il popolo e le sue tradizioni. Le prime espressioni del Muralismo messicano, i cui protagonisti furono Siquieros, Clemente Orozco e Diego Rivera, risalgono al 1922 [3].
In Europa, le nazioni che si distinguono negli anni Venti e Trenta nel campo della pittura murale sono la Francia e l’Italia. In Francia, a partire dal 1935, si tenne il Salon de l’Art Mural in cui vennero esposti mosaici e pannelli decorati, mentre l’Italia diede il contributo maggiore all’arte murale europea in particolare attraverso due contesti espositivi: da una parte la “Mostra della rivoluzione fascista” (1932) e dall’altra la V Triennale di Milano (1933), all’interno della quale si tenne una prima manifestazione di pittura murale pubblica. Negli anni Trenta emerse il concetto di "plastica murale" futurista, al centro di una mostra promossa nel 1934 da figure come Marinetti, Fillia, Prampolini e De Filippis. Questa forma d'arte superò gli affreschi e le tradizionali pitture murali, abbracciando una vasta gamma di possibilità espressive e illustrative, attraverso l'utilizzo di diversi materiali e di tutte le tecniche disponibili [4].
Anni Sessanta e Settanta
Negli anni Sessanta e Settanta del Novecento, sui vagoni della metropolitana e sui muri di New York e Filadelfia, iniziarono a comparire scritte e immagini realizzate con bombolette spray. Questa forma artistica è nota come writing (derivato da "to write", scrivere) o graffitismo e rappresenta un'espressione di creatività spontanea [5]. Nasce con l'intento di entrare direttamente in contatto con il pubblico, senza alcuna intermediazione del sistema dell'arte e senza alcuna possibilità di commercializzazione. I suoi artefici possono essere sia individui singoli che gruppi (crew) che inizialmente facevano uso del marker, un pennarello indelebile dalla punta spessa, generalmente rosso o nero e che solo successivamente negli anni Settanta è stato sostituito dalla bomboletta spray. I soggetti spaziano dalla semplice firma stilizzata dell'autore (tag) a immagini grafiche più complesse, scritte con caratteri cubitali o elementi geometrici stilizzati [6].
È possibile collegare l'emergere del graffitismo alle rivendicazioni delle minoranze razziali che si sono manifestate alla fine degli anni Sessanta. Il murale Black Pride, Black Power, datato 1967, è stato identificato come la prima espressione del nuovo genere di public art. In questa fase iniziale, il graffitismo è pervaso da una marcata illegalità, che ne è diventata quasi una caratteristica fondante. Le autorità reagiscono con fermezza, adottando diverse misure per cercare di contenere il fenomeno; si passa dagli arresti alle multe, dalla sorveglianza notturna dei depositi della metropolitana all'istituzione delle "hall of fame" (luoghi circoscritti dove l'intervento degli artisti è autorizzato)[7].
Nella metà degli anni Settanta, alcuni writer, desiderosi di acquisire fama e popolarità, escono dall'anonimato e aspirano a esporre le proprie opere in musei e gallerie. Il riconoscimento artistico dei writers da parte del New York Magazine nel 1973 segna l'inizio della trasformazione del graffito urbano dal sistema dei trasporti a quello delle gallerie. I writers della seconda metà degli anni Settanta iniziano a conformarsi ai canoni dell'arte ufficiale, dando vita alla generazione successiva, nota come Post-Graffiti. Questo innovativo movimento artistico riesce a diffondersi gradualmente a livello globale, generando una pluralità di stili destinati a lasciare un notevole impatto nei settori della moda, della grafica e della pubblicità.
In Europa, il fenomeno del writing assume spesso forti connotazioni politiche, come evidenziato dai graffiti che decoravano il lato occidentale del Muro di Berlino già prima della sua caduta nel 1989. In pochi anni si passò ai masterpieces, ovvero pezzi-capolavoro, talmente imponenti da ricoprire l’intera lunghezza di vagoni dei treni (end to end) oppure la loro intera altezza (top to bottom). Le lettere assunsero presto nuove forme, da quelle squadrate a quelle tridimensionali, dotate di un’illusoria profondità (3 D letters). Uno dei nuovi stili più distintivi fu il wild style, che fece la sua comparsa nel 1973 ed è caratterizzato da una scrittura basata su un intreccio di lettere deformate, contorte e difficilmente decifrabili. A partire dal 1974 apparvero i primi lavori extra-alfabetici, noti come comix; tale innovazione giungerà a piena maturazione solo negli anni Ottanta.[8]
Anni Ottanta
Negli anni Ottanta i graffiti compiono una significativa transizione dalle strade alle prestigiose pareti delle gallerie d'arte, incontrando anche un grande successo commerciale [9]. Questa evoluzione sottolinea la crescente riconoscibilità e accettazione della cultura dei graffiti nel mondo dell'arte contemporanea.
In questi anni la società si avvia verso il consumismo sfrenato e in questo contesto culturale i graffiti lanciano messaggi sociali e di denuncia a partire dal quartiere di Brooklyn nella città di New York, per la presenza di zone in stato di abbandono [10] . Parallelamente, durante questo periodo, emergono artisti influenti come Jean-Michel Basquiat e Keith Haring, che hanno le loro radici artistiche nella scena dei graffiti e contribuiscono a consolidare l'importanza di questa forma d'arte nella cultura visiva dell'epoca.
Le tecniche
Lo stencil
L’utilizzo dello stencil avviene tramite una semplice mascherina ritagliata in modo da poter ripetere lo stesso soggetto più volte. Questa pratica è la più diffusa ed è apprezzata per la sua rapidità d’uso. Lo stencil è usato da molti artisti come Shepard Fairey, ma soprattutto Banksy.
Le origini dello stencil risalgono alle mani primitive moltiplicate sulle pareti di numerose caverne preistoriche. Procedimenti simili allo stencil sono documentati dall’antica Cina all’Egitto dei faraoni fino al Medioevo occidentale, per moltiplicarsi in decorazioni murali in chiese e palazzi. Nel corso del Novecento, gli stencil e i telai grafici assunsero un ruolo cruciale nel diffondere immagini e slogan tra gli studenti e i lavoratori ribelli [11].
Gli sticker
Gli sticker rappresentano una forma di street art in formato ridotto. Sono piccoli adesivi ideati da artisti e ordinati attraverso piattaforme specializzate. Generalmente vengono apposti su diverse superfici urbane come cartelli stradali, pali della luce, cassette postali, cabine telefoniche e muri. Originariamente concepiti per diffondere slogan, gli stickers hanno successivamente evoluto il loro scopo assumendo anche finalità pubblicitarie [12].
I poster
Il poster (o manifesto, wheat paste, paste-up) è generalmente un foglio di carta o cartoncino che viene riprodotto in più modalità, dai manifesti tipografici a quelli serigrafici, realizzati artigianalmente in un buon numero di copie, fino a quelli in esemplare unico, talvolta di dimensioni tali da ricoprire le facciate di interi palazzi. Questa pratica offre anche la possibilità di trasmettere messaggi visivi e concettuali, diventando così un mezzo versatile di espressione artistica e di comunicazione [13]. Originariamente Egizi, Greci e Romani utilizzavano materiali simili ai papiri per realizzare volantini e poster.
I murales
Il murales, riconosciuto come simbolo supremo della street art, è un'opera d'arte pittorica realizzata su una parete o superficie e caratterizza per la sua efficace relazione con l'ambiente. Il successo di un murales è strettamente legato alla capacità dell'artista di interagire con le peculiarità del luogo, considerando le imperfezioni, le aperture (finestre o altri elementi architettonici) e i prolungamenti della superficie disponibile. Spesso, gli street artist iniziano con un'istantaneità creativa, dando vita a uno schizzo spontaneo che successivamente rielaborano in forme grafiche più complesse. Per facilitare l’operazione di dipingere su grandi superfici, alcuni artisti utilizzano delle quadrettature o dei cartoni per impostare il disegno preparatorio sul loro supporto. Altri, invece, dipingono direttamente sul muro.
Nonostante i murales siano concepiti per il pubblico, la loro realizzazione spesso avviene illegalmente, di notte, poiché gli artisti devono affrontare la sfida delle normative sulla proprietà privata. Tuttavia, sempre più frequentemente, le amministrazioni pubbliche autorizzano e promuovono tali interventi, integrandoli in progetti di riqualificazione urbana mirati a valorizzare specifici siti o addirittura interi quartieri.
Un esempio notevole di questa tendenza si è manifestato a Roma nel periodo 2014-2015, quando nella stazione Spagna della metropolitana è stata organizzata una serie di interventi di street art. Questa iniziativa ha portato alla realizzazione di ben venti murales, contribuendo significativamente a trasformare lo spazio urbano e ad arricchire la città con opere di artisti internazionali [14].
Urban Art
Rientra nella Street Art il fenomeno delle installazioni urbane, opere d'arte che abbracciano lo spazio tridimensionale degli ambienti urbani attraverso la disposizione di oggetti, sculture, elementi interattivi che si discostano dalle modalità espressive quali lo stencil, i murales, gli sticker e i poster. Le installazioni urbane, al contrario delle opere più convenzionali, spesso coinvolgono lo spettatore in modo più diretto, incoraggiando l'interazione fisica e concettuale con l'ambiente circostante. Inoltre, possono essere effimere o permanenti a seconda delle intenzioni dell'artista o delle dinamiche della città che le ospita. Questa forma di espressione artistica si presta a una vasta gamma di stili e approcci, permettendo agli artisti di trasformare gli spazi urbani in veri e propri palcoscenici creativi [15] .
Le installazioni urbane possono essere ispirate da temi sociali, politici, ambientali o semplicemente dalla volontà di suscitare riflessioni ed emozioni nel pubblico. Un esempio celebre è l'opera di Banksy in Palestina, nota come "The Walled Off Hotel", un hotel che è stato costruito in gran segreto e che combina in sé arte, politica e ospitalità. Le installazioni urbane rappresentano una dimensione dinamica della street art, aggiungendo profondità e interattività al paesaggio urbano e offrendo agli artisti un'opportunità unica di esplorare nuove forme di espressione e di coinvolgere la comunità in un dialogo visivo [16] .
Protagonisti e opere
Banksy
Banksy, nato probabilmente nel 1974 a Bristol, è uno degli artisti più conosciuti soprattutto a causa della sua identità ancora oggi anonima. In molti hanno ipotizzato fosse una donna oppure che non si trattasse di un singolo artista, ma di un collettivo di persone. Nonostante le numerose ricerche, l’identità di Banksy è ancora avvolta nel mistero[17].
Le sue opere si trovano in moltissimi paesi del mondo:
- A Bristol, il murales de La ragazza con l’orecchino di perla è stato realizzato nel 2014;
- A Venezia a maggio 2019, compare il murales che ritrae un bambino con un giubbotto salvagente e un razzo segnaletico per i soccorsi in mare. Vuole far riferimento alla questione dei migranti e alla crisi geopolitica;
- A Brighton l'opera Kissing coppers compare sul muro di un pub, nel 2004. Le forze dell'ordine si trasformano in un'icona anti-omofobia.
- A Gerusalemme nel 2005, sul muro costruito per separare israeliani e palestinesi, Banksy realizza il Lanciatore di fiori, che raffigura un manifestante a volto coperto mentre sta per lanciare un mazzo di fiori;
- Nel 2002, a Londra, Banksy crea una delle opere più celebri della storia, Girl with the balloon. Quest'opera raffigura una bambina intenta a raggiungere un palloncino rosso a forma di cuore, che simboleggia l'innocenza, l'amore e la speranza. Nel 2018, la casa d'aste Sotheby di Londra ha venduto una stampa di quest'opera per oltre un milione di dollari. In un colpo di scena, al momento dell'aggiudicazione, attraverso un dispositivo segreto nella cornice progettato dallo stesso Banksy e telecomandato a distanza, la stampa è stata distrutta, trasformandosi in Love Is in the Bin (L'amore è nel cestino) [18].
Jean-Michel Basquiat
Jean-Michel Basquiat (1960-1988), di origine portoricana, diventò protagonista della scena artistica di New York tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta arrivando rapidamente al successo, interrotto in breve a causa della sua morte a soli 27 anni. I temi principali delle sue opere sono l’ipocrisia capitalista e l’esistenzialismo. Agli inizi della sua carriera artistica incontrò e strinse amicizia con Al Diaz, un graffitista grazie al quale iniziò a prendere consapevolezza delle proprie capacità artistiche per poi firmarsi con l’acronimo “SAMO” (“the SAMe Old shit”).
I temi principali delle sue opere sono l’ipocrisia capitalista e l’esistenzialismo; i soggetti prendono ispirazione dalle culture afroamericane, africane, azteche e presentano riferimenti alla musica jazz. Gli esseri dipinti sono gialli, neri, rossi, verdi e i tratti somatici sono rappresentati attraverso tratti grafici stilizzati e irreali. Alcuni sembrano gridare, altri sembrano sghignazzare, altri sembrano muoversi goffamente nello spazio, spesso riempito da lettere, segni grafici e sfondi colorati vivacemente. Nell’opera Dustheads (1982), i colori vengono utilizzati in maniera molto istintiva, strizzando i tubetti di vernice direttamente sulla tela [19].
Keith Haring
Keith Haring (1958-1990), nato a Reading, in Pennsylvania, è stato uno degli esponenti della Street Art di maggior successo. Tramite la sua arte si è fatto portatore dei temi sociali e politici, come la difesa dei diritti civili e la lotta contro le discriminazioni nei confronti delle minoranze. Haring esprimeva un universo grafico ironico e personale, tanto da sviluppare una propria iconografia popolata da strani personaggi e animali stilizzati che egli stesso definisce radiant boys (ragazzi sfolgoranti), in quanto sempre circondati da un’aureola di raggi luminosi, ispirati dai fumetti [20].
Le peculiarità del suo stile sono il predominio della linea, caratterizzata da un segno continuo e labirintico, le forme stilizzate, i rimandi ai cartoons e all’arte tribale. Tra le sue opere spiccano per importanza Senza titolo, che fa parte della prima produzione dell’artista del 1982, oggi esposta in una sala del Museum of Modern Art di New York e Tuttomondo, eseguito nel 1989 su una parete posteriore del Convento di Sant’Antonio a Pisa[21]. Si tratta dell’ultima opera dell’artista ed è considerata il suo vero e proprio testamento spirituale. Questo murales narra dell'armonia e della pace mondiale, visibile attraverso gli intricati collegamenti tra le trenta figure. Ciascun personaggio incarna un diverso aspetto di un mondo in pace: le forbici antropomorfe simboleggiano la collaborazione tra gli esseri umani per sconfiggere il serpente, rappresentante del male, già pronto a colpire la testa della figura accanto. La donna che tiene in braccio il bambino richiama l'idea della maternità, mentre i due uomini che sorreggono il delfino riflettono sul rapporto con la natura [22].
Note
- ↑ Dogheria, Street Art, p. 15.
- ↑ Dogheria, Street Art, p. 21.
- ↑ Dogheria, Street Art, p. 28.
- ↑ Dogheria, Street Art, pp. 34-35.
- ↑ Cricco, Di Teodoro, Itinerario nell'arte, p. 371.
- ↑ Dogheria, Street art, p. 56.
- ↑ Street Art: dal muro al museo, Catalogo dell'Arte moderna.
- ↑ Dogheria, Street Art , p. 59.
- ↑ Cricco; Di Teodoro, Itinerario nell'arte, pp. 371-372.
- ↑ Street Art: nascita, sviluppo, principali esponenti dell'arte di strada, Finestre sull'arte.
- ↑ Dogheria, Street Art, pp. 99-100.
- ↑ Dogheria, Street Art, p. 119.
- ↑ Dogheria, Street Art, p. 129.
- ↑ Dogheria, Street Art, pp. 153-159.
- ↑ Dogheria, Street Art, p. 203.
- ↑ Federica Ferrara, The Walled Off l’hotel ideato da Banksy in Palestina.
- ↑ Anna Fornaciari, Chi è Banksy? Il mito dello street artist di Bristol, Travel on art, 2019.
- ↑ Le opere iconiche di Banksy, lo street artist più famoso al mondo, Corriere della sera Living.
- ↑ Jean-Michel Basquiat, vita e opere dell'artista statunitense, Finestre sull'arte.
- ↑ Dogheria, Street Art, pp. 69-71.
- ↑ Keith Haring, vita e opere del grande street artist americano, Finestre sull'arte.
- ↑ Anna Fornaciari, I meravigliosi omini di Keith Haring, Travel on art, 2020.
Bibliografia
- Duccio Dogheria, Street Art. Storia e controstoria, tecniche e protagonisti, Firenze, Giunti Editore, 2015.
- Giorgio Cricco; Francesco Paolo Di Teodoro, Itinerario nell'Arte. Dall'Art Nouveau ai giorni nostri, Bologna, Zanichelli, vol. 5, 2018.
- Street Art: nascita, sviluppo, principali esponenti dell'arte di strada, Finestre sull'arte
- Street Art: dal muro al museo, Catalogo dell'Arte Moderna
- Federica Ferrara, The Walled Off l’hotel ideato da Banksy in Palestina.
- Jean-Michel Basquiat, vita e opere dell'artista statunitense, Finestre sull'arte.
- Anna Fornaciari, Chi è Banksy? Il mito dello street artist di Bristol, Travel on art, 2019
- Le opere iconiche di Banksy, lo street artist più famoso al mondo, Corriere della sera Living
- Keith Haring, vita e opere del grande street artist americano, Finestre sull'arte
- Anna Fornaciari, I meravigliosi omini di Keith Haring, Travel on art, 2020