Street art: differenze tra le versioni

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=== Keith Haring ===  
=== Keith Haring ===  
Keith Haring (1958-1990), nato a Reading, in Pennsylvania, è stato uno degli esponenti della Street Art di maggior successo. Tramite la sua arte si è fatto portatore di temi sociali e politici, come la difesa dei diritti civili e la lotta contro le discriminazioni nei confronti delle minoranze. Haring esprimeva un universo grafico ironico e personale, tanto da sviluppare una propria iconografia popolata da strani personaggi e animali stilizzati che egli stesso definisce ''radiant boys'' (ragazzi sfolgoranti), in quanto sempre circondati da un’aureola di raggi luminosi, ispirati dai fumetti.
Keith Haring (1958-1990), nato a Reading, in Pennsylvania, è stato uno degli esponenti di maggior successo della street art. Tramite la sua arte si è fatto portatore di temi sociali e politici, come la difesa dei diritti civili e la lotta contro le discriminazioni nei confronti delle minoranze. Haring esprimeva un universo grafico ironico e personale, tanto da sviluppare una propria iconografia popolata da strani personaggi e animali stilizzati che egli stesso definisce ''radiant boys'' (ragazzi sfolgoranti), in quanto sempre circondati da un’aureola di raggi luminosi, ispirati dai fumetti.


Le peculiarità del suo stile sono il predominio della linea, caratterizzata da un segno continuo e labirintico, le forme stilizzate, i rimandi ai cartoons e all’arte tribale. Tra le sue opere spiccano per importanza ''Senza titolo'', che fa parte della prima produzione dell’artista del 1982, oggi esposta in una sala del Museum of Modern Art di New York e ''Tuttomondo'', eseguito nel 1989 su una parete posteriore del Convento di Sant’Antonio a Pisa<ref>[https://www.finestresullarte.info/arte-base/keith-haring-vita-opere-street-artist-americano ''Keith Haring, vita e opere del grande street artist americano'', Finestre sull'arte].</ref>. Questa è dell’ultima opera dell’artista ed è considerata il suo vero e proprio testamento spirituale. Questo murales narra dell'armonia e della pace mondiale, visibile attraverso gli intricati collegamenti tra le trenta figure. Ciascun personaggio incarna un diverso aspetto di un mondo in pace: le forbici antropomorfe simboleggiano la collaborazione tra gli esseri umani per sconfiggere il serpente, rappresentante del male, già pronto a colpire la testa della figura accanto. La donna che tiene in braccio il bambino richiama l'idea della maternità, mentre i due uomini che sorreggono il delfino riflettono sul rapporto con la natura <ref>[https://www.travelonart.com/arte-contemporanea/meravigliosi-omini-di-keith-haring/ Anna Fornaciari, ''I meravigliosi omini di Keith Haring'', Travel on art, 2020].</ref>.
Le peculiarità del suo stile sono il predominio della linea, caratterizzata da un segno continuo e labirintico, le forme stilizzate, i rimandi ai cartoons e all’arte tribale. Tra le sue opere spiccano per importanza ''Senza titolo'', che fa parte della prima produzione dell’artista del 1982, oggi esposta in una sala del Museum of Modern Art di New York e ''Tuttomondo'', eseguito nel 1989 su una parete posteriore del Convento di Sant’Antonio a Pisa<ref>[https://www.finestresullarte.info/arte-base/keith-haring-vita-opere-street-artist-americano ''Keith Haring, vita e opere del grande street artist americano'', Finestre sull'arte].</ref>. Questa è una delle ultime opere dell’artista ed è considerata il suo vero e proprio testamento spirituale; narra dell'armonia e della pace mondiale, visibile attraverso gli intricati collegamenti tra le trenta figure. Ciascun personaggio incarna un diverso aspetto di un mondo in pace: le forbici antropomorfe simboleggiano la collaborazione tra gli esseri umani per sconfiggere il serpente, rappresentante del male, già pronto a colpire la testa della figura accanto. La donna che tiene in braccio il bambino richiama l'idea della maternità, mentre i due uomini che sorreggono il delfino riflettono sul rapporto con la natura <ref>[https://www.travelonart.com/arte-contemporanea/meravigliosi-omini-di-keith-haring/ Anna Fornaciari, ''I meravigliosi omini di Keith Haring'', Travel on art, 2020].</ref>.


== Note ==
== Note ==

Versione delle 13:18, 18 gen 2024

La street art (o arte di strada) è una forma di arte moderna diffusa principalmente negli spazi pubblici, come muri di edifici, strade, marciapiedi e altri supporti urbani. Spesso dotata di un valore estetico e sociale, la street art può assumere varie forme, tra cui graffiti, murales, stencil, poster e adesivi.

La storia

Le radici della street art

Dipinti parietali nella Cueva de las Manos, provincia di Santa Cruz, Patagonia (11.000-7.000 a.C.), Fonte: Maxima20, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons

Le prime forme di utilizzo artistico-espressivo di superfici esposte risalgono a migliaia di anni fa, in particolare a raffigurazioni rinvenute nei siti rupestri più noti, come quello spagnolo di Altamira o quello francese di Lascaux[1].

Successivamente la costruzione di edifici portò alla realizzazione di interventi sulle pareti di case, templi e tombe. Tra gli esempi di scritte murali dell’antichità, i più significativi sono quelli di Pompei, dove sono state rinvenute frasi di carattere politico, annunci commerciali, ingiurie e dichiarazioni d'amore, molto simili a quelle che ancora oggi capita di leggere per strada.[2].

Il primo Novecento

Nel corso degli anni Venti e Trenta del Novecento, in America Latina e in Europa si diffuse il Muralismo. In particolar modo il Muralismo messicano si sviluppò a causa della rivoluzione iniziata in Messico nel 1910 e che durò fino al 1920. I moti rivoluzionari spinsero alla realizzazione di un’arte pubblica, che mettesse al centro il popolo e le sue tradizioni; artisti come David Alfaro Siquieros, Clemente Orozco e Diego Rivera ricevettero importanti commissioni pubbliche nel 1922.[3].

In Europa, le nazioni che si distinguono negli anni Venti e Trenta nel campo della pittura murale sono la Francia e l’Italia. In Francia, a partire dal 1935, si tenne il Salon de l’Art Mural che esponeva soprattutto mosaici e pannelli decorativi. L’Italia contribuì in particolare con la “Mostra della rivoluzione fascista” (1932) e la V Triennale di Milano (1933), in cui si svolse una prima manifestazione di pittura murale pubblica[4]. Nel 1934 Marinetti, Fillia, Prampolini e De Filippis portarono a una mostra il concetto di "plastica murale" futurista. Questa forma d'arte superò le tradizionali pitture murali abbracciando una vasta gamma di possibilità espressive e illustrative, attraverso l'impiego di diversi materiali e tecniche[5] .

Anni Sessanta e Settanta

Negli anni Sessanta e Settanta del Novecento, sui vagoni della metropolitana e sui muri di New York e Filadelfia iniziarono a comparire scritte e immagini realizzate inizialmente con il marker, un pennarello indelebile dalla punta spessa, in seguito sostituito dalla bomboletta spray. Questa forma artistica è nota come writing (derivato da "to write", 'scrivere') o graffitismo e rappresenta un'espressione di creatività spontanea. Nasce con l'intento di entrare direttamente in contatto con il pubblico, senza alcuna intermediazione del sistema dell'arte e senza alcuna possibilità di commercializzazione. I suoi artefici possono essere sia individui singoli sia gruppi (crew), mentre i soggetti realizzati spaziano dalla semplice firma stilizzata dell'autore (tag) a immagini grafiche più complesse, scritte con caratteri cubitali o elementi geometrici stilizzati [6].

Writing su vagoni ferroviari a Praga. Fonte: http://streetfiles.org/praha-city-love, CC BY 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/3.0>, via Wikimedia Commons

È possibile collegare l'emergere del graffitismo alle rivendicazioni delle minoranze razziali che si sono manifestate alla fine degli anni Sessanta. Il murale Black Pride, Black Power, datato 1967, è stato identificato come la prima espressione del nuovo genere di public art. In questa fase iniziale, il graffitismo ha un marcato carattere di illegalità, che ne è diventato quasi una caratteristica fondante. Le autorità reagiscono con fermezza, adottando diverse misure per cercare di contenere il fenomeno; dagli arresti alle multe, dalla sorveglianza notturna dei depositi della metropolitana all'istituzione delle "hall of fame" (luoghi circoscritti dove l'intervento degli artisti è autorizzato)[7].

In pochi anni si diffusero i masterpieces, cioè pezzi-capolavoro che a volte occupavano i vagoni dei treni per tutta la loro lunghezza (end to end) e altezza (top to bottom). Le lettere assunsero forme squadrate, tridimensionali ed erano caratterizzate da un’illusoria profondità (3 D letters). Uno dei nuovi stili più distintivi fu il wild style, che fece la sua comparsa nel 1973 e presenta una scrittura basata su un intreccio di lettere deformate e difficilmente decifrabili. Nel 1974 apparvero le prime creazioni extra-alfabetiche, spesso collegate al mondo dei fumetti underground, che raggiungeranno la loro massima evoluzione soltanto nel corso degli anni Ottanta.[8]

Nella metà degli anni Settanta alcuni writer, desiderosi di acquisire fama e popolarità, escono dall'anonimato e aspirano a esporre le proprie opere in musei e gallerie. Il riconoscimento artistico dei writer da parte del New York Magazine nel 1973 segna l'inizio di uno spostamento verso il mondo artistico tradizionale. I writer della seconda metà degli anni Settanta iniziano a conformarsi ai canoni dell'arte ufficiale, dando vita alla generazione successiva, nota come Post-Graffiti. Questo innovativo movimento artistico riesce a diffondersi gradualmente a livello globale, generando una pluralità di stili destinati a lasciare un notevole impatto nei settori della moda, della grafica e della pubblicità [9].

In Europa, il fenomeno del writing assume spesso forti connotazioni politiche, come evidenziato dai graffiti che decoravano il lato occidentale del Muro di Berlino già prima della sua caduta nel 1989[10].

Anni Ottanta

Negli anni Ottanta i graffiti entrano regolarmente nelle gallerie d'arte, incontrando anche un grande successo commerciale [11]. Questa evoluzione sottolinea la crescente riconoscibilità e accettazione della cultura dei graffiti nel mondo dell'arte contemporanea.

In questi anni i graffiti lanciano messaggi sociali e di denuncia a partire dal quartiere di Brooklyn nella città di New York, per la presenza di zone in stato di abbandono [12] . Parallelamente emergono artisti influenti come Jean-Michel Basquiat e Keith Haring, che hanno le loro radici artistiche nella scena dei graffiti e contribuiscono a consolidare l'importanza di questa forma d'arte nella cultura visiva dell'epoca.

Le tecniche

Lo stencil

L’utilizzo dello stencil avviene tramite una mascherina ritagliata che lascia scoperte le aree da verniciare e permette di ripetere facilmente lo stesso soggetto più volte. Questa pratica è la più diffusa ed è apprezzata per la sua rapidità d’uso. Lo stencil è usato da molti artisti come Shepard Fairey, ma soprattutto Banksy.

L'arte dello stencil ha origini antiche, riconducibili all'uso delle mani come stampi nelle grotte preistoriche. Questa tecnica artistica era praticata anche nell'antichità in civiltà come quella cinese e quella egizia; si è poi diffusa in Europa durante il periodo medievale, venendo usata per abbellire le pareti di chiese e residenze regali. Nel corso del ventesimo secolo, lo stencil e altre tecniche simili hanno acquisito un ruolo chiave nella propagazione di simboli e motti di gruppi che si opponevano al potere costituito, in particolare studenti e lavoratori.[13].

Gli sticker

Gli sticker rappresentano una forma di street art in formato ridotto: sono piccoli adesivi ideati da artisti e ordinati attraverso piattaforme specializzate. Generalmente vengono apposti su diverse superfici urbane: per esempio, cartelli stradali, pali, cassette postali, cabine telefoniche e muri. Originariamente concepiti per diffondere slogan, gli sticker hanno assunto successivamente finalità ludico-creative.[14]

A partire dal 1989, Shepard Fairey diffuse numerosi sticker accompagnati dalla scritta Obey (obbedisci), che divenne in seguito il suo nome d'arte. Con questi sticker, diffusi come parte di una campagna chiamata André the Giant has a Posse, riuscì a diffondere rapidamente la produzione di adesivi.[15]

I poster

Il poster (o manifesto, wheat paste, paste-up) è generalmente un foglio di carta o cartoncino che viene riprodotto in più modalità: dai manifesti tipografici a quelli serigrafici, creati manualmente in un buon numero di riproduzioni, fino ai pezzi unici, di dimensioni tali da ricoprire le facciate di interi edifici. Questa pratica offre anche la possibilità di trasmettere messaggi visivi e concettuali, diventando così un mezzo versatile di espressione artistica e di comunicazione [16]. Già Egizi, Greci e Romani utilizzavano il papiro per realizzare volantini e poster.

I murales

I murales, riconosciuti come simbolo supremo della street art, sono opere d'arte pittoriche realizzate su una parete o superficie e caratterizzate dalla loro efficace relazione con l'ambiente. Il successo dei murales è strettamente legato alla capacità dell'artista di interagire con le peculiarità del luogo, considerando le imperfezioni, le aperture (finestre o altri elementi architettonici) e la superficie disponibile.

Spesso, gli street artist iniziano con un'istantaneità creativa, dando vita a uno schizzo spontaneo che successivamente sviluppano in composizioni grafiche più complesse. Per facilitare l’operazione di dipingere su grandi superfici, alcuni artisti utilizzano delle quadrettature o dei cartoni per impostare il disegno preparatorio sul loro supporto. Altri, invece, dipingono direttamente sul muro [17].

Nonostante i murales siano concepiti per il pubblico, la loro realizzazione spesso avviene illegalmente, di notte, poiché gli artisti devono affrontare la sfida delle normative sulla proprietà privata. Tuttavia, sempre più frequentemente, le amministrazioni pubbliche autorizzano e promuovono tali interventi, integrandoli in progetti di riqualificazione urbana mirati a valorizzare specifici siti o addirittura interi quartieri.

Un esempio notevole di questa tendenza si è manifestato a Roma nel periodo 2014-2015, quando nella stazione Spagna della metropolitana è stata organizzata una serie di interventi di street art. Questa iniziativa ha portato alla realizzazione di venti murales, contribuendo significativamente a trasformare lo spazio urbano e ad arricchire la città con opere di artisti internazionali [18].

Urban Art

Rientra nella street art il fenomeno delle installazioni urbane, opere d'arte che abbracciano lo spazio tridimensionale degli ambienti urbani attraverso la disposizione di oggetti, sculture, elementi interattivi che si discostano dalle modalità espressive quali lo stencil, i murales, gli sticker e i poster. Le installazioni urbane, al contrario delle opere più convenzionali, spesso coinvolgono lo spettatore in modo più diretto, incoraggiando l'interazione fisica e concettuale con l'ambiente circostante. Inoltre, possono essere effimere o permanenti a seconda delle intenzioni dell'artista o delle dinamiche della città che le ospita [19] . Questa forma di espressione artistica si presta a una vasta gamma di stili e approcci, permettendo agli artisti di trasformare gli spazi urbani in veri e propri palcoscenici creativi.

Le installazioni urbane possono essere ispirate da temi sociali, politici, ambientali o semplicemente dalla volontà di suscitare riflessioni ed emozioni nel pubblico. Un esempio celebre è l'opera di Banksy in Palestina nota come "The Walled Off Hotel", un hotel che è stato costruito in gran segreto e che combina in sé arte, politica e ospitalità. Le installazioni urbane rappresentano una dimensione dinamica della street art, aggiungendo profondità e interattività al paesaggio urbano e offrendo agli artisti l'opportunità di esplorare nuove forme di espressione e di coinvolgere la comunità in un dialogo visivo [20] .

Protagonisti e opere

Banksy, Lanciatore di fiori, Gerusalemme, , fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/09/18/banksy-niente-diritti-a-un-anonimo-lue-gli-toglie-il-copyright-del-lanciatore-di-fiori/5936104/

Banksy

Banksy, nato probabilmente nel 1974 a Bristol, è uno degli artisti più conosciuti, anche grazie al fatto che la sua identità reale non è mai stata svelata. In molti hanno ipotizzato fosse una donna oppure che non si trattasse di un singolo artista, ma di un collettivo di persone.[21].

Le sue opere si trovano in moltissimi paesi del mondo:

  • Nel 2002, a Londra, Banksy crea una delle opere più celebri della street art, Girl with the balloon. Quest'opera raffigura una bambina intenta a raggiungere un palloncino rosso a forma di cuore, che simboleggia l'innocenza, l'amore e la speranza. Nel 2018, la casa d'aste Sotheby di Londra ha venduto una stampa di quest'opera per oltre un milione di dollari. Con un colpo di scena, al momento dell'aggiudicazione, attraverso un dispositivo segreto nella cornice progettato dallo stesso Banksy e telecomandato a distanza, la stampa è stata distrutta, trasformandosi in Love Is in the Bin (L'amore è nel cestino)
  • A Brighton l'opera Kissing coppers compare sul muro di un pub, nel 2004; al suo interno, le forze dell'ordine si trasformano in un'icona anti-omofobia
  • A Gerusalemme nel 2005, sul muro costruito per separare israeliani e palestinesi, Banksy realizza il Lanciatore di fiori, che raffigura un manifestante a volto coperto mentre sta per lanciare un mazzo di fiori
  • A Bristol, il murales de La ragazza con l’orecchino di perla è stato realizzato nel 2014
  • A Venezia a maggio 2019, compare il murales che ritrae un bambino con un giubbotto salvagente e un razzo segnaletico per i soccorsi in mare, con riferimento alla questione dei migranti e alla crisi geopolitica[22].
Jean-Michel Basquiat, Dustheads (1982; acrilico, olio, spray e vernice su tela, 180 x 210 cm), Fonte: https://www.finestresullarte.info/arte-base/jean-michel-basquiat-vita-opere-stile-graffiti-neoespressionismo

Jean-Michel Basquiat

Jean-Michel Basquiat (1960-1988), di origine portoricana, diventò protagonista della scena artistica di New York tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta arrivando rapidamente al successo, interrotto in breve a causa della sua morte a soli 27 anni. I temi principali delle sue opere sono l’ipocrisia capitalista e l’esistenzialismo. Agli inizi della sua carriera artistica incontrò e strinse amicizia con Al Diaz, un graffitista grazie al quale iniziò a prendere consapevolezza delle proprie capacità artistiche per poi firmarsi con l’acronimo “SAMO” (“the SAMe Old shit”).

I temi principali delle sue opere sono l’ipocrisia capitalista e l’esistenzialismo; i soggetti prendono ispirazione dalle culture afroamericane, africane, azteche e presentano riferimenti alla musica jazz. Gli esseri dipinti sono gialli, neri, rossi, verdi e i tratti somatici sono rappresentati attraverso tratti grafici stilizzati e irreali. Alcuni sembrano gridare, altri sembrano sghignazzare, altri sembrano muoversi goffamente nello spazio, spesso riempito da lettere, segni grafici e sfondi colorati vivacemente. Nell’opera Dustheads (1982), i colori vengono utilizzati in maniera molto istintiva, strizzando i tubetti di vernice direttamente sulla tela [23].

Keith Haring, Tuttomondo (1990; murales; Pisa, Sant’Antonio), fonte: https://www.finestresullarte.info/arte-base/keith-haring-vita-opere-street-artist-americano

Keith Haring

Keith Haring (1958-1990), nato a Reading, in Pennsylvania, è stato uno degli esponenti di maggior successo della street art. Tramite la sua arte si è fatto portatore di temi sociali e politici, come la difesa dei diritti civili e la lotta contro le discriminazioni nei confronti delle minoranze. Haring esprimeva un universo grafico ironico e personale, tanto da sviluppare una propria iconografia popolata da strani personaggi e animali stilizzati che egli stesso definisce radiant boys (ragazzi sfolgoranti), in quanto sempre circondati da un’aureola di raggi luminosi, ispirati dai fumetti.

Le peculiarità del suo stile sono il predominio della linea, caratterizzata da un segno continuo e labirintico, le forme stilizzate, i rimandi ai cartoons e all’arte tribale. Tra le sue opere spiccano per importanza Senza titolo, che fa parte della prima produzione dell’artista del 1982, oggi esposta in una sala del Museum of Modern Art di New York e Tuttomondo, eseguito nel 1989 su una parete posteriore del Convento di Sant’Antonio a Pisa[24]. Questa è una delle ultime opere dell’artista ed è considerata il suo vero e proprio testamento spirituale; narra dell'armonia e della pace mondiale, visibile attraverso gli intricati collegamenti tra le trenta figure. Ciascun personaggio incarna un diverso aspetto di un mondo in pace: le forbici antropomorfe simboleggiano la collaborazione tra gli esseri umani per sconfiggere il serpente, rappresentante del male, già pronto a colpire la testa della figura accanto. La donna che tiene in braccio il bambino richiama l'idea della maternità, mentre i due uomini che sorreggono il delfino riflettono sul rapporto con la natura [25].

Note

  1. Dogheria, Street Art, p. 15.
  2. Dogheria, Street Art, p. 21.
  3. Dogheria, Street Art, pp. 28-32.
  4. Dogheria, Street Art, pp. 34-37.
  5. Dogheria, Street Art, p. 39.
  6. Cricco, Di Teodoro, Itinerario nell'arte, p. 371.
  7. Street Art: dal muro al museo, Catalogo dell'Arte moderna.
  8. Dogheria, Street Art , pp. 59-60.
  9. Street Art: dal muro al museo, Catalogo dell'Arte moderna.
  10. Cricco, Di Teodoro, Itinerario nell'arte, p. 371.
  11. Cricco; Di Teodoro, Itinerario nell'arte, pp. 371-372.
  12. Street Art: nascita, sviluppo, principali esponenti dell'arte di strada, Finestre sull'arte.
  13. Dogheria, Street Art, pp. 99-100.
  14. Dogheria, Street Art, p. 119.
  15. Dogheria, Street Art, p 121.
  16. Dogheria, Street Art, p. 129.
  17. Dogheria, Street Art, p. 153.
  18. Dogheria, Street Art, p. 159.
  19. Dogheria, Street Art, p. 203.
  20. Federica Ferrara, The Walled Off l’hotel ideato da Banksy in Palestina.
  21. Anna Fornaciari, Chi è Banksy? Il mito dello street artist di Bristol, Travel on art, 2019.
  22. Le opere iconiche di Banksy, lo street artist più famoso al mondo, Corriere della sera Living.
  23. Jean-Michel Basquiat, vita e opere dell'artista statunitense, Finestre sull'arte.
  24. Keith Haring, vita e opere del grande street artist americano, Finestre sull'arte.
  25. Anna Fornaciari, I meravigliosi omini di Keith Haring, Travel on art, 2020.

Bibliografia