Caccia in botte a Orbetello: differenze tra le versioni

Da scrivowiki.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Riga 10: Riga 10:
===Il viaggio verso la botte===
===Il viaggio verso la botte===
Il cacciatore per andare alla botte doveva essere pronto almeno un’ora prima dell’orario consentito, dato che oltre a indossare i cosciali, prendeva a tracolla le sacche degli stampi e i contenitori per i richiami vivi. Una volta pronto, si incamminava verso l'appostamento assegnato. Il tutto avveniva prima del sorgere del Sole e il percorso poteva durare anche 20 minuti in base a dove era posizionata la botte assegnata [].
Il cacciatore per andare alla botte doveva essere pronto almeno un’ora prima dell’orario consentito, dato che oltre a indossare i cosciali, prendeva a tracolla le sacche degli stampi e i contenitori per i richiami vivi. Una volta pronto, si incamminava verso l'appostamento assegnato. Il tutto avveniva prima del sorgere del Sole e il percorso poteva durare anche 20 minuti in base a dove era posizionata la botte assegnata [].
===La posa degli stampi e dei richiami vivi===
===La posa degli stampi e dei richiami vivi===
Giunto sul posto, il cacciatore spegneva le torce e iniziava a installare gli stampi.
Giunto sul posto, il cacciatore spegneva le torce e iniziava a installare gli stampi.
Nel mentre che il cacciatore posizionava gli stampi in acqua, lasciava libere eventuali chiarine[], così da riuscire a vedere la sagoma di un animale che si spostava da un gruppo di stampi ad un altro.  
Nel mentre che il cacciatore posizionava gli stampi in acqua, lasciava libere eventuali chiarine[], così da riuscire a vedere la sagoma di un animale che si spostava da un gruppo di stampi ad un altro.  
Per ultimi vengono rilasciati i richiami vivi, in genere tre femmine e un maschio. Hanno tuttavia un raggio d’azione limitato visto che viene messa loro una calzetta munita di un anello sulla zampa. A questo anello è legato un filo abbastanza lungo, fissato sul fondo dell’acquitrino con dei pesi.
Per ultimi vengono rilasciati i richiami vivi, in genere tre femmine e un maschio. Hanno tuttavia un raggio d’azione limitato visto che viene messa loro una calzetta munita di un anello sulla zampa. A questo anello è legato un filo abbastanza lungo, fissato sul fondo dell’acquitrino con dei pesi. Inoltre l'insieme di stampi e richiami vivi aveva un nome ben preciso, la '''tesa'''.
 
Sempre come richiamo vivo, veniva usato un capoverde (un germano maschio) addrestrato per attirare dietro di sé i selvatici avvistati.
==La caccia==
==La caccia==
Dopo aver controllato l'orario di inizio, il cacciatore entrava nella botte, caricava i vari fucili e gli eventuali fischi e trombette per le folaghe[], ma l'aspetto più importante è cominciare a "fare l'occhio sulla tesa": con questa espressione si intende di fare abituare l'occhio a distinguere ciò che vede nell'oscurità.
Dopo aver controllato l'orario di inizio, il cacciatore entrava nella botte, caricava i vari fucili e gli eventuali fischi e trombette per le folaghe[], ma l'aspetto più importante è cominciare a concentrare gli occhi sulla tesa, il che comportava di fare abituare l'occhio a distinguere ciò che si vedeva nell'oscurità. In questo momento si potevano intravedere le prime luci dell'alba, a sentire i primi canti di gabbiani, cormorani e fenicotteri e soprattutto quello del capoverde che anticipa di poco lo schiamazzo delle anatre da richiamo, segnale che preannunciava l'arrivo di un animale in volo verso la tesa.
Chi fa questo tipo di caccia riesce a distinguere ad esempio un'anatra da una folaga in base a come si posano sull'acqua, dato che quest'ultima a differenza della prima è più rumorosa al contatto.

Versione delle 13:12, 28 gen 2024

La caccia in botte era una delle attività venatorie del territorio di Orbetello. Si svolgeva attorno alla laguna della cittadina già dal 1930.

Era un caccia da avvistamento, ossia il cacciatore aspettava in un punto preciso, in questo caso una botte, per colpire la preda non appena fosse a tiro.

Il luogo della caccia

Il punto in cui il cacciatore si appostava era una botte di legno fissa installata sulle sponde della laguna, immersa nel fango, con l’eccezione della parte superiore, in modo tale da permettere al cacciatore di stare completamente all'asciutto nonostante che la botte fosse completamente circondata dall’acqua. Oggi il materiale delle botti non è più il legno ma il cemento, dato che la tenuta stagna del primo dopo qualche anno veniva compromessa.

L'assegnazione in passato e oggi

In passato gli appostamenti erano “padronali”, cioè i cacciatori potevano accedervi o con il titolare o dietro sua autorizzazione. Per tale motivo alle botti veniva assegnato un nome. Oggi i 14 appostamenti rimasti, tutti situati nella laguna di ponente, sono segnati con dei numeri e assegnati su sorteggio preventivo per un totale di quattro giornate all’anno per ogni cacciatore.

La preparazione

Il viaggio verso la botte

Il cacciatore per andare alla botte doveva essere pronto almeno un’ora prima dell’orario consentito, dato che oltre a indossare i cosciali, prendeva a tracolla le sacche degli stampi e i contenitori per i richiami vivi. Una volta pronto, si incamminava verso l'appostamento assegnato. Il tutto avveniva prima del sorgere del Sole e il percorso poteva durare anche 20 minuti in base a dove era posizionata la botte assegnata [].

La posa degli stampi e dei richiami vivi

Giunto sul posto, il cacciatore spegneva le torce e iniziava a installare gli stampi. Nel mentre che il cacciatore posizionava gli stampi in acqua, lasciava libere eventuali chiarine[], così da riuscire a vedere la sagoma di un animale che si spostava da un gruppo di stampi ad un altro. Per ultimi vengono rilasciati i richiami vivi, in genere tre femmine e un maschio. Hanno tuttavia un raggio d’azione limitato visto che viene messa loro una calzetta munita di un anello sulla zampa. A questo anello è legato un filo abbastanza lungo, fissato sul fondo dell’acquitrino con dei pesi. Inoltre l'insieme di stampi e richiami vivi aveva un nome ben preciso, la tesa. Sempre come richiamo vivo, veniva usato un capoverde (un germano maschio) addrestrato per attirare dietro di sé i selvatici avvistati.

La caccia

Dopo aver controllato l'orario di inizio, il cacciatore entrava nella botte, caricava i vari fucili e gli eventuali fischi e trombette per le folaghe[], ma l'aspetto più importante è cominciare a concentrare gli occhi sulla tesa, il che comportava di fare abituare l'occhio a distinguere ciò che si vedeva nell'oscurità. In questo momento si potevano intravedere le prime luci dell'alba, a sentire i primi canti di gabbiani, cormorani e fenicotteri e soprattutto quello del capoverde che anticipa di poco lo schiamazzo delle anatre da richiamo, segnale che preannunciava l'arrivo di un animale in volo verso la tesa. Chi fa questo tipo di caccia riesce a distinguere ad esempio un'anatra da una folaga in base a come si posano sull'acqua, dato che quest'ultima a differenza della prima è più rumorosa al contatto.