Policoro: differenze tra le versioni
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La prima traccia | La prima traccia della civiltà greca che si può riscontrare sul territorio di Policoro è costituita dalla ricca e fiorente città di ''Siris''. Secondo Strabone i troiani fondarono la colonia di ''Siris'' attorno all’VIII/VII sec. a.C. sulle rive dell’omonimo fiume (oggi Sinni). Tale teoria è supportata da alcuni reperti archeologici ritrovati sulla collina dove oggi sorge il castello di Policoro, databili proprio tra la fine dell’VIII e l’inizio del VII sec. a.C. <ref>Gli scavi di ''Siris'' e di ''Heraclea'' furono promossi dalla Soprintendenza Archeologia della Basilicata a partire dall’anno della sua istituzione, il 1964. Il primo soprintendente fu l’archeologo romeno Dinu Adamesteanu (Toporu, 25 marzo 1913 - Policoro, 21 gennaio 2004), pioniere dell’aerofotografia in campo archeologico. A lui si deve anche la costruzione e l’apertura del Museo Archeologico Nazionale della Siritide di Policoro, nel 1969 (Liliana Giardino, [http://www.iccd.beniculturali.it/getFile.php?id=6806 Omaggio a Dinu Adamesteanu, «Archeologia aerea»], I, 2004, p. 20-21) </ref>. La colonia troiana fu poi occupata dai Chonii, una popolazione autoctona, e poi tra il 660 e il 650 a.C. fu approdo dei Colofonii, provenienti dalla Ionia. Siris prosperò fino alla distruzione pressoché completa da parte della coalizione formata dalle colonie achee di Sibari, Crotone e Metaponto. La caduta della città risale circa alla metà del VI secolo a.C. | ||
Nel 433/432 a.C., a circa 4 chilometri dalle rovine dell’antica città di ''Siris'', tra i fiumi ''Akiris'' e ''Siris'' (oggi Agri e Sinni), i Tarantini fondarono ''Heraclea'', dedicandola all’eroe Eracle, o Ercole. La ''polis'' occupava un'area di circa 140 ettari e comprendeva numerose strutture abitative ed edifici pubblici, tra cui il santuario di Dioniso e quello di Demetra, nonché un’importante via di comunicazione che attraversava da nord a sud il territorio della città <ref>Il percorso di allora è stato ricalcato dal cosiddetto Regio Tratturo e, in epoca più moderna, dalla strada statale 106 Ionica (Percoco, 2010, p. 94) </ref>. Attorno al 330 a.C. ''Heraclea'' divenne indipendente da Taranto <ref> L’indipendenza di ''Heraclea'' è testimoniata dal fatto che la città inizia a battere moneta: si tratta di monete in bronzo con l’effige di Ercole che lotta contro il leone di Nemea. La prima delle dodici fatiche di Ercole è ricordata e rappresentata sullo stemma del Comune di Policoro (Percoco, 2010, p.94) </ref>. Nel 280 a.C. ''Heraclea'' fu il teatro di una battaglia tra Taranto e Roma <ref> La battaglia di ''Heraclea'' del 280 a.C. fu un importante scontro nell’ambito delle guerre pirriche. Dal suo epilogo, favorevole a Pirro ma a fronte di grosse perdite, proviene il modo di dire “Vittoria di Pirro” «che indica che il successo ottenuto da una impresa ha comportato sforzi e/o perdite sproporzionate rispetto al successo stesso.» (Rosa Piro, ''[https://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/articoli/parole/Modi_di_dire31.html La vittoria di Pirro'', «Treccani magazine», 18 febbraio 2022]</ref>. La battaglia fu vinta dai tarantini che, tuttavia, otto anni dopo, furono sconfitti. Con la caduta della più grande e importante città della ''Magna Grecia'' ionica, anche gli altri centri della costa andarono incontro a un rapido declino. Le ''poleis'' furono incapaci di far fronte allo straripamento dei fiumi e alla conseguente formazione di stagni e di acquitrini che, col passare del tempo, diedero vita a vere e proprie paludi. Tutto ciò contribuì alla diffusione della malaria e allo spopolamento dell’intera zona. <ref>Percoco, 2010, p. 91-95</ref> | |||
====Le tavole di ''Heraclea''==== | ====Le tavole di ''Heraclea''==== |
Versione delle 17:05, 27 dic 2023
Policoro è un comune italiano in provincia di Matera, in Basilicata. Conta 17.729 abitanti [1].
Storia
Greci e Romani
La prima traccia della civiltà greca che si può riscontrare sul territorio di Policoro è costituita dalla ricca e fiorente città di Siris. Secondo Strabone i troiani fondarono la colonia di Siris attorno all’VIII/VII sec. a.C. sulle rive dell’omonimo fiume (oggi Sinni). Tale teoria è supportata da alcuni reperti archeologici ritrovati sulla collina dove oggi sorge il castello di Policoro, databili proprio tra la fine dell’VIII e l’inizio del VII sec. a.C. [2]. La colonia troiana fu poi occupata dai Chonii, una popolazione autoctona, e poi tra il 660 e il 650 a.C. fu approdo dei Colofonii, provenienti dalla Ionia. Siris prosperò fino alla distruzione pressoché completa da parte della coalizione formata dalle colonie achee di Sibari, Crotone e Metaponto. La caduta della città risale circa alla metà del VI secolo a.C.
Nel 433/432 a.C., a circa 4 chilometri dalle rovine dell’antica città di Siris, tra i fiumi Akiris e Siris (oggi Agri e Sinni), i Tarantini fondarono Heraclea, dedicandola all’eroe Eracle, o Ercole. La polis occupava un'area di circa 140 ettari e comprendeva numerose strutture abitative ed edifici pubblici, tra cui il santuario di Dioniso e quello di Demetra, nonché un’importante via di comunicazione che attraversava da nord a sud il territorio della città [3]. Attorno al 330 a.C. Heraclea divenne indipendente da Taranto [4]. Nel 280 a.C. Heraclea fu il teatro di una battaglia tra Taranto e Roma [5]. La battaglia fu vinta dai tarantini che, tuttavia, otto anni dopo, furono sconfitti. Con la caduta della più grande e importante città della Magna Grecia ionica, anche gli altri centri della costa andarono incontro a un rapido declino. Le poleis furono incapaci di far fronte allo straripamento dei fiumi e alla conseguente formazione di stagni e di acquitrini che, col passare del tempo, diedero vita a vere e proprie paludi. Tutto ciò contribuì alla diffusione della malaria e allo spopolamento dell’intera zona. [6]
Le tavole di Heraclea
Dal Medioevo all'Ottocento
Novecento e «Riforma fondiaria»
Territorio
Il bosco Pantano
Economia e società
Luoghi d'interesse
Il mare
Il castello
Piazza Heraclea
Il museo
Sviluppi e prospettive future
Note
- ↑ Istat, Bilancio demografico mensile e popolazione residente per sesso, anno 2023, dati al 30 ottobre 2023
- ↑ Gli scavi di Siris e di Heraclea furono promossi dalla Soprintendenza Archeologia della Basilicata a partire dall’anno della sua istituzione, il 1964. Il primo soprintendente fu l’archeologo romeno Dinu Adamesteanu (Toporu, 25 marzo 1913 - Policoro, 21 gennaio 2004), pioniere dell’aerofotografia in campo archeologico. A lui si deve anche la costruzione e l’apertura del Museo Archeologico Nazionale della Siritide di Policoro, nel 1969 (Liliana Giardino, Omaggio a Dinu Adamesteanu, «Archeologia aerea», I, 2004, p. 20-21)
- ↑ Il percorso di allora è stato ricalcato dal cosiddetto Regio Tratturo e, in epoca più moderna, dalla strada statale 106 Ionica (Percoco, 2010, p. 94)
- ↑ L’indipendenza di Heraclea è testimoniata dal fatto che la città inizia a battere moneta: si tratta di monete in bronzo con l’effige di Ercole che lotta contro il leone di Nemea. La prima delle dodici fatiche di Ercole è ricordata e rappresentata sullo stemma del Comune di Policoro (Percoco, 2010, p.94)
- ↑ La battaglia di Heraclea del 280 a.C. fu un importante scontro nell’ambito delle guerre pirriche. Dal suo epilogo, favorevole a Pirro ma a fronte di grosse perdite, proviene il modo di dire “Vittoria di Pirro” «che indica che il successo ottenuto da una impresa ha comportato sforzi e/o perdite sproporzionate rispetto al successo stesso.» (Rosa Piro, La vittoria di Pirro, «Treccani magazine», 18 febbraio 2022
- ↑ Percoco, 2010, p. 91-95