Cinema americano contemporaneo: differenze tra le versioni
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Gli obiettivi dello studio system erano quelli di ridurre i rischi finanziari, massimizzare i profitti e mantenere il controllo creativo. | Gli obiettivi dello studio system erano quelli di ridurre i rischi finanziari, massimizzare i profitti e mantenere il controllo creativo. | ||
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Il cinema americano contemporaneo nasce con la crisi dello studio system. La New Hollywood è un movimento cinematografico americano che si è sviluppato alla fine degli anni '60 e durato fino ai primi anni '80. È stato caratterizzato da una serie di cambiamenti significativi rispetto al sistema classico hollywoodiano, tra cui: <ref>The New Hollywood di Thomas Schatz (University of California Press, 1983)</ref> | Il cinema americano contemporaneo nasce con la crisi dello studio system. La New Hollywood è un movimento cinematografico americano che si è sviluppato alla fine degli anni '60 e durato fino ai primi anni '80. È stato caratterizzato da una serie di cambiamenti significativi rispetto al sistema classico hollywoodiano, tra cui: <ref>The New Hollywood di Thomas Schatz (University of California Press, 1983)</ref> | ||
* Maggiore libertà autoriale per i registi | * Maggiore libertà autoriale per i registi |
Versione delle 16:59, 25 mar 2024
Il cinema americano contemporaneo è l'assieme della produzione cinematografica negli Stati Uniti a partire dalla fine degli anni Sessanta del Novecento fino ad oggi. È un periodo caratterizzato da una grande varietà di stili, generi e temi, che riflettono le complesse trasformazioni culturali, sociali e politiche avvenute nel paese. [1]
Contesto precedente
Il cinema americano contemporaneo rappresenta una rottura rispetto al periodo precedente, spesso chiamato del "cinema classico". IL cinema classico non ha una definizione precisa, ma tipicamente si riferisce al periodo che va dagli anni Venti agli anni Cinquanta: per lo spettatore comune, questo periodo corrisponde a film hollywoodiani con star di fama, storie avvincenti e personaggi iconici, spesso appartenenti a generi consolidati. [2] Nel periodo del "cinema classico" era in vigore il cosiddetto studio system: un sistema di produzione e distribuzione cinematografica controllato da un piccolo numero di grandi case di produzione hollywoodiane. Le caratteristiche principali erano: [3]
- Produzione interna: I film venivano realizzati principalmente negli stabilimenti di proprietà degli studios.
- Personale sotto contratto: Attori, registi e sceneggiatori erano spesso legati agli studios da contratti a lungo termine.
- Controllo della distribuzione: Gli studios possedevano o controllavano i distributori e le sale cinematografiche, garantendo loro il dominio del mercato.
- Tecniche di prenotazione manipolative: Il block booking, ad esempio, obbligava i cinema ad acquistare pacchetti di film che includevano anche opere meno riuscite insieme a film di successo.
Gli obiettivi dello studio system erano quelli di ridurre i rischi finanziari, massimizzare i profitti e mantenere il controllo creativo.
Storia
Il cinema americano contemporaneo nasce con la crisi dello studio system. La New Hollywood è un movimento cinematografico americano che si è sviluppato alla fine degli anni '60 e durato fino ai primi anni '80. È stato caratterizzato da una serie di cambiamenti significativi rispetto al sistema classico hollywoodiano, tra cui: [4]
- Maggiore libertà autoriale per i registi
- Introduzione di temi realisti
- Nuovo pubblico
Fine dello studio system
La rivoluzione della New Hollywood è uno sconvolgimento totale del cinema americano che lo riguarda sotto ogni punto di vista. I film prodotti dalla New Hollywood sono rinnovati dal punto di vista tematico, dei personaggi, che rappresentano tutti i principali elementi del tempo, che a loro volta introducono un nuovo linguaggio capace di sconvolgere completamente il cinema classico con la modernità. A contribuire alla scomparsa della 'vecchia' Hollywood, ovvero del cinema classico, c'è la crisi dello studio system, che prima di allora aveva cavalcato l'onda del cinema americano fino agli anni Sessanta. Ciò avvenne per due motivi: la fine dell'integrazione verticale e l'avvento della televisione. Nello studio system, tutte e tre le fasi per realizzare un film come prodotto finale erano controllate dalle dette Majors, (MGM, Warner, 20th Century-Fox, Paramount, RKO) che godevano ciascuna di alcune sale di loro proprietà sparse per tutto il paese nelle città di maggior rilevanza. Nel 1948 viene obbligata per prima la Paramount a vendere tutte le sue sale, abbattendo così l'integrazione verticale, rendere libero il mercato cinematografico e rendere più complicata la gestione degli affari alle altre Majors. Le sale cinematografiche iniziarono a perdere spettatori, Hollywood tentò di rimettersi di pari passo ma le persone preferiscono la televisione, ancora in bianco e nero al tempo e di minor qualità anche sotto l'aspetto sonoro e grafico, facendo così perdere a Hollywood due terzi del pubblico. La conseguenza di questa decadenza porta gli studios a realizzare sempre meno film. Si verifica in questo momento il fenomeno del roadshow, ovvero la realizzazione di film con qualità altissime proiettate in sale cinematografiche di prestigio e con un prezzo molto al di sopra della media. Questo era un tentativo da parte di Hollywood di riconquistare il prestigio e la fama che aveva un tempo. Questa tattica non ebbe particolare successo, poiché il pubblico oltre ad essere diminuito, non aveva più le aspettative che riponeva nel cinema classico, ma esigeva sempre di più. Ad aggravare la situazione, Hollywood per la prima volta deve guardarsi da nemici quali le case di produzione indipendenti.
Un nuovo movimento cinematografico
Gli anni Sessanta furono un decennio di grandi sconvolgimenti, non solo nel cinema. La società era in fermento, con la speranza di un futuro con più giustizia e inclusione. Figure come il presidente Kennedy(1917-1963) e Martin Luther King (1929-1968) si ergevano come portavoce di questi sogni, ma la loro tragica scomparsa spense le speranze di molti. L'elezione di Richard Nixon accentuò la divisione negli Stati Uniti. Da una parte i conservatori, sostenitori del nuovo presidente, dall'altra i liberali. Questa divisione si rifletteva anche nell'industria cinematografica: i produttori, perlopiù conservatori, non riuscivano a intercettare i gusti del pubblico, composto principalmente da giovani liberali. Il risultato fu una serie di fallimenti commerciali. Il cinema americano era davanti a un bivio: doveva trovare un nuovo modo di comunicare con una società in cambiamento. La New Hollywood sarebbe stata la risposta a questa esigenza. In questo momento prendono piede i film che affrontano temi 'scomodi', che al tempo degli studios non avrebbero mai potuto raggiungere il successo che ebbero in quel periodo. La New Hollywood non è definibile in termini di movimento o scuola. È suddivisibile però in due generazioni, quella dei registi nati durante la seconda guerra mondiale e che raggiungono il loro successo tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio dei Settanta, tra cui Martin Scorsese, Brian de Palma e Steven Spielberg, e quelli nati prima, tra il 1922 e il 1931, che hanno iniziato ad avere successo prima della New Hollywood, come Arthur Penn e Robert Altman. [5]
Ritorno all'ordine
Approssimativamente, la fama della New Hollywood termina tra la metà degli anni Settanta e gli inizi degli Ottanta. In generale, nella prima metà degli anni Settanta si iniziano a produrre film i cui temi centrali sono i medesimi della Hollywood classica, solo rappresentati con più sfacciataggine. L'unico problema di questo nuovo modo di porsi verso temi sociali quali la lotta razziale, la differenza tra le classi sociali e il sesso, è che film con queste tematiche possono interessare solamente persone giovani e di un certo pensiero politico. In questo modo si preclude la possibilità di avere un pubblico più ampio. Sempre in questo lasso temporale, tra i Settanta e gli Ottanta, i registi e gli sceneggiatori perdono quasi totalmente la libertà di espressiva che avevano durante la New Hollywood. Contemporaneamente al ritorno all'ordine, inizia anche una ristrutturazione dell'aspetto industriale del cinema americano, che torna ad assomigliare alla struttura che aveva nel periodo classico. Per questo motivo, la Hollywood contemporanea verrà definita 'corporate Hollywood', cioè il sistema degli studios cinematografici di Hollywood a partire dagli anni Settanta. Il fulcro della corporate Hollywood è un film pieno di azione ed effetti speciali, con una trama abbastanza semplice da potersi rivolgere ad un'ampia categoria di pubblico, anche se in particolare cerca di catturare l'attenzione dei giovani. Infatti, il cinema americano mainstream sceglie molto spesso soggetti adolescenti. Fino agli anni Settanta, il pubblico di Hollywood era per la maggior parte nazionale, negli ultimi decenni la prospettiva degli studios si è allargata anche globalmente.[6]
Discussioni teoriche sulla forma postclassica
Nel cinema mainstream americano contemporaneo, c'è un dibattito critico-teorico sulla natura della produzione cinematografica. Questa discussione, simile a quella sulla New Hollywood, riflette l'idea che la "New New Hollywood", termine creato dai critici cinematografici per riferirsi al periodo che segue l'uscita del film "Star Wars" (1977), rappresenti una forma postclassica, in cui la coerenza narrativa tradizionale si trasforma in un'esperienza dominata da singoli momenti di intrattenimento sensoriale, come inseguimenti e sparatorie. Tuttavia, secondo alcuni studiosi come David Bordwell e Kristin Thompson, questo cambiamento non rappresenta una rottura totale con il cinema classico, ma piuttosto un'estensione manieristica di esso. Nonostante il ritmo più frenetico del montaggio e l'abbondanza di effetti speciali, i film contemporanei conservano comunque alcuni aspetti del modello narrativo tradizionale. Inoltre, esistono ancora numerosi generi cinematografici dove gli effetti speciali sono secondari o addirittura assenti. Infine, sebbene il cinema contemporaneo possa presentare cambiamenti stilistici e tecnologici, il modello narrativo di fondo rimane sostanzialmente coerente con il cinema classico.[7]
Dal noir al neo-noir
Il neo-noir è un sottogenere del film noir, che utilizza gran parte degli elementi della filmografia noir ma con l’aggiunta di temi, contenuti, stili, elementi visivi e mezzi che non erano presenti o non venivano utilizzati nei primi noir degli anni quaranta e anni cinquanta1. Il neo-noir inizia a formarsi negli Stati Uniti durante gli anni sessanta e si sviluppa in un periodo di fermento politico e sociale, quello della guerra fredda, dell’ invasione americana in Vietnam e delle lotte per i diritti civili. La tecnologia cinematografica era intanto progredita considerevolmente e, oltre al colore, erano state sviluppate lenti anamorfiche, utilizzate per creare immagini con un rapporto d'aspetto molto ampio e un effetto ottico unico, le quali avevano cambiato il rapporto dell’immagine nel cinema. Grazie anche alla televisione e alla produzione di film stranieri, che iniziavano a concorrere insieme a quelli hollywoodiani, i contenuti “moralmente accettabili” nella cinematografia statunitense furono rapidamente abbandonati e ciò permetteva ai registi di mostrare immagini e parlare di temi che prima erano proibiti, come la violenza e l’erotismo. Fu solo dopo il 1970 che critici cinematografici iniziarono a considerare il neo-noir come un genere distinto da una propria definizione. A differenza del classico film noir, il film neo-noir è caratterizzato da circostanze e tecnologie moderne.[8]
Cinema postmoderno
La fase postmoderna nel cinema, inizia simbolicamente nel 1981 con i film-chiave "Brivido caldo" di Lawrence Kasdan e "Il postino suona sempre due volte" di Bob Rafelson. Mentre il secondo si inserisce nel trend dei remake, "Brivido caldo" rievoca il mood e le atmosfere del noir classico. Questo segna l'inizio del neo-noir postmoderno, consapevole che il cinema moderno ha già messo in discussione i canoni del cinema classico. Da qui la tendenza a riscrivere e ridefinire il genere attraverso omaggi, citazioni e remakes. Allo stesso tempo, si sviluppa una linea che ibrida il noir con altri generi, che fonde il noir con la fantascienza. Questo fenomeno di ibridazione riflette una sensibilità postmoderna che gioca con le forme esistenti, evidenziando il lato oscuro della società contemporanea. Il neo-noir, quindi, attraversa sia il cinema mainstream che quello indipendente, influenzando registi come i fratelli Coen e Quentin Tarantino. Questo contesto, ampio ed eterogeneo, incorpora sia revival, cioè ritorni al passato, e rievocazioni iconografiche che ironia, parodia e ibridazione dei generi, contribuendo a una critica acuta della cultura e della società americana. [9]
Cinema d'animazione
Tra gli anni Cinquanta e Sessanta il cinema d'animazione in America subisce una profonda crisi. Durante il periodo classico, quando il pubblico andava al cinema le veniva fornito un pacchetto in cui era compreso un lungometraggio affiancato da vari cortometraggi, tra cui i disegni animati. Durante il periodo degli studios le sale cinematografiche non forniscono più questo pacchetto e con la diminuzione delle vendite di biglietti che calano, i costi per realizzare un cartoon, anche se della durata di soli pochi minuti, diventano troppi per l'industria di quel momento. Le principali case produttrici di cartoni animati dopo la Disney erano la MGM e la Warner Brothers che cessano le loro attività rispettivamente nel 1957 e nel 1969. L'unica a rimanere in piedi durante questa crisi è la Disney, che però si concentra solo sulla produzione di lungometraggi mettendo da parte i cortometraggi quasi totalmente. Se nelle sale cinematografiche la proiezione dei cartoni animati era quasi pari allo zero, nelle televisioni ci fu un progressivo aumento dei cartoon mandati in onda. Questo comportò un calo della qualità del prodotto e una riduzione dei tempi di produzione, che rese i movimenti dei personaggi animati più rozzi e meno definiti di quelli che andavano in onda nelle sale. In alcune serie per rimediare a ciò si aggiunse una colonna sonora che aveva lo scopo di colmare il vuoto lasciato dalla dimensione visiva, attribuendo a questo fenomeno il soprannome di 'radio illustrata'. Non tutta l'animazione televisiva era scadente, fecero eccezione Il libro della giungla (1967), The White Seal (1975) e La pantera rosa (The Pink Panther, 1969), che era un personaggio creato per i titoli di testa di un lungometraggio dal vero, che solo successivamente è diventato una serie televisiva animata a parte. Il livello dell'animazione televisiva americana tra gli anni Sessanta e Settanta è modesto, anche perché era collocata nella fascia della programmazione pomeridiana, i cui spettatori erano principalmente bambini, che già dall'epoca classica erano una componente consistente degli spettatori cinematografici. Ma anche nel caso dell'animazione americana dello studio system, come nel cinema hollywoodiano classico, ci si rivolgeva ad un pubblico indifferenziato. Prima del ventunesimo secolo, il confine tra animazione e cinema del vero non era molto marcato, questo perché il digitale così come lo abbiamo ora non esisteva a quel tempo.[10]
L'animazione digitale
I primi esperimenti di animazione computerizzata risalgono agli anni Cinquanta, quando John Whitney e il fratello James, realizzano dei cortometraggi di grafica computerizzata con l'ausilio di un calcolatore analogico che era stato usato dall'artiglieria contraerea nella seconda guerra mondiale. Ebbero così tanto successo da collaborare agli effetti speciali di 2001: Odissea nello spazio. Nonostante questo clamoroso successo, la Computer Graphics esce dalla sua preistoria agli inizi degli anni Ottanta e la Disney sarà la prima a far uscire un intero lungometraggio realizzato dalla computer-generated imagery (CGI). La creazione della casa di produzione Pixar rappresenterà il punto di svolta, generando le prime immagini in assoluto di grafica computerizzata comparse in un film distribuito in sala.[11]
Note
- ↑ The New Hollywood di Thomas Schatz (University of California Press, 1983)
- ↑ Pravadelli, 2007, pp. 9-11
- ↑ G. Alonge, G. Carluccio, 2015, p 6
- ↑ The New Hollywood di Thomas Schatz (University of California Press, 1983)
- ↑ G. Alonge, G. Carluccio, 2015, pp 3-5
- ↑ G.Alonge, G. Carluccio, 2015, pp. 36-37
- ↑ G. Alonge, G. Carluccio, 2015, p. 46
- ↑ G. Alonge, G. Carluccio, 2015, pp. 110-111
- ↑ G. Alonge, G. Carluccio, 2015, pp. 120-122
- ↑ G. Alonge, G. Carluccio, 2015, pp. 185-188
- ↑ G. Alonge, G. Carluccio, 2015, p. 197
Bibliografia
- G. Alonge, G. Carluccio, Il cinema americano contemporaneo, Laterza, 2015
- Giampiero Frasca, Storia e storie del cinema americano, UTET Libreria, 2013
- Veronica Pravadelli, La grande Hollywood, Marsilio Editori, 2007
- The New Hollywood di Thomas Schatz (University of California Press, 1983)