Caccia in botte a Orbetello: differenze tra le versioni
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Era un caccia da avvistamento, ossia il cacciatore aspettava in un punto preciso, in questo caso una botte, per colpire la preda non appena fosse a tiro. | Era un caccia da avvistamento, ossia il cacciatore aspettava in un punto preciso, in questo caso una botte, per colpire la preda non appena fosse a tiro. | ||
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Il punto in cui il cacciatore si appostava era una botte di legno fissa installata sulle sponde della laguna, immersa nel fango, con l’eccezione della parte superiore, in modo tale da permettere al cacciatore di stare completamente all'asciutto nonostante che la botte fosse completamente circondata dall’acqua. Oggi il materiale delle botti non è più il legno ma il cemento, dato che la tenuta stagna del primo dopo qualche anno veniva compromessa. | Il punto in cui il cacciatore si appostava era una botte di legno fissa installata sulle sponde della laguna, immersa nel fango, con l’eccezione della parte superiore, in modo tale da permettere al cacciatore di stare completamente all'asciutto nonostante che la botte fosse completamente circondata dall’acqua. Oggi il materiale delle botti non è più il legno ma il cemento, dato che la tenuta stagna del primo dopo qualche anno veniva compromessa. | ||
==L'assegnazione in passato e oggi== | ==L'assegnazione in passato e oggi== | ||
In passato gli appostamenti erano “padronali”, cioè i cacciatori potevano accedervi o con il titolare o dietro sua autorizzazione. Per tale motivo alle botti veniva assegnato un nome. | In passato gli appostamenti erano “padronali”, cioè i cacciatori potevano accedervi o con il titolare o dietro sua autorizzazione. Per tale motivo alle botti veniva assegnato un nome. |
Versione delle 19:23, 28 gen 2024
La caccia in botte era una delle attività venatorie del territorio di Orbetello. Si svolgeva attorno alla laguna della cittadina già dal 1930.
Era un caccia da avvistamento, ossia il cacciatore aspettava in un punto preciso, in questo caso una botte, per colpire la preda non appena fosse a tiro.
La botte
Il punto in cui il cacciatore si appostava era una botte di legno fissa installata sulle sponde della laguna, immersa nel fango, con l’eccezione della parte superiore, in modo tale da permettere al cacciatore di stare completamente all'asciutto nonostante che la botte fosse completamente circondata dall’acqua. Oggi il materiale delle botti non è più il legno ma il cemento, dato che la tenuta stagna del primo dopo qualche anno veniva compromessa.
L'assegnazione in passato e oggi
In passato gli appostamenti erano “padronali”, cioè i cacciatori potevano accedervi o con il titolare o dietro sua autorizzazione. Per tale motivo alle botti veniva assegnato un nome. Oggi i 14 appostamenti rimasti, tutti situati nella laguna di ponente, sono segnati con dei numeri e assegnati su sorteggio preventivo per un totale di quattro giornate all’anno per ogni cacciatore.
La preparazione
Gli stampi
Alcuni accessori fondamenti per la caccia sono gli stampi, ossia sagome in plastica somiglianti alle varie specie di animali: anatre, alzavole, fischioni, codoni, folaghe, ecc... muniti di filo e pesi di piombo. Precedentemente gli stampi erano realizzati in palma o in pezzi di sughero sovrapposti, per formare il corpo, mentre le teste erano fatte in legno.
Il viaggio verso la botte
Il cacciatore per andare alla botte doveva essere pronto almeno un’ora prima dell’orario consentito, dato che oltre a indossare i cosciali, prendeva a tracolla le sacche degli stampi e i contenitori per i richiami vivi. Una volta pronto, si incamminava verso l'appostamento assegnato. Il tutto avveniva prima del sorgere del Sole e il percorso poteva durare anche 20 minuti in base a dove era posizionata la botte assegnata [].
La posa degli stampi e dei richiami vivi
Giunto sul posto, il cacciatore spegneva le torce e iniziava a installare gli stampi. Nel mentre che il cacciatore posizionava gli stampi in acqua, lasciava libere eventuali chiarine[], così da riuscire a vedere la sagoma di un animale che si spostava da un gruppo di stampi ad un altro. Per ultimi vengono rilasciati i richiami vivi, in genere tre femmine e un maschio. Hanno tuttavia un raggio d’azione limitato visto che viene messa loro una calzetta munita di un anello sulla zampa. A questo anello è legato un filo abbastanza lungo, fissato sul fondo dell’acquitrino con dei pesi. Inoltre l'insieme di stampi e richiami vivi aveva un nome ben preciso, la tesa. Sempre come richiamo vivo, veniva usato un capoverde (un germano maschio) addrestrato per attirare dietro di sé i selvatici avvistati.
La caccia
Dopo aver controllato l'orario di inizio, il cacciatore entrava nella botte, caricava i vari fucili e gli eventuali fischi e trombette per le folaghe[], ma l'aspetto più importante era cominciare a concentrare gli occhi sulla tesa, il che comportava di fare abituare l'occhio a distinguere ciò che si vedeva nell'oscurità. In questo momento si potevano intravedere le prime luci dell'alba, a sentire i primi canti di gabbiani, cormorani e fenicotteri e soprattutto quello del capoverde che anticipa di poco lo schiamazzo delle anatre da richiamo, segnale che preannunciava l'arrivo di un animale in volo verso la tesa. Era anche il momento in cui facendo assoluto silenzio il cacciatore riusciva a intravedere la sagoma dell'animale che era entrato nella tesa e stava per raggiungere la chiarina. Chi faceva questo tipo di caccia distingueva ad esempio un'anatra da una folaga in base a come si posavano sull'acqua, dato che quest'ultima a differenza della prima era più rumorosa al contatto. Nel momento in cui cominciava a fare giorno, si scorgevano i primi branchi di uccelli che si erano alzati in volo. Ovviamente il cacciatore sperava che venissero attirati sulla tesa dai richiami vivi i quali iniziavano a cantare. Sapeva anche che l'attesa sarebbe stata lunga o almeno doveva munirsi di pazienza. Appena gli animali sono in posizione sulla tela, il cacciatore, abbassato al pelo della botte, pronuncia via e inizia a sparare. Detto ciò alcuni uccelli cadono, gli altri continuano il loro volo allontanandosi rapidamente. Il cacciatore esce dalla botte per recuperare le carcasse, ma rientra subito nella botte così da abbattere altri animali.
La fine della caccia
Il tempo medio della caccia in botte di solito era di alcune ore. Finita la caccia si procedeva a stendere, cioè a rimettere a posto gli stampi nelle sacche e mettere ad asciugare a riva le anatre da richiamo per poi metterle negli appositi contenitori e infine il cacciatore si avvia verso casa.