Policoro: differenze tra le versioni

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===Il museo===
===Il museo===
«Il Museo Archeologico Nazionale della Siritide» di Policoro ha aperto nel 1969 come ''Antiquarium''. Un primo ampliamento risale al 1996; un secondo al 2016. È stato costruito su un’area prossima a quella degli scavi di ''Siris'' e di ''Heraclea''. Il museo comprende il parco archeologico delle rovine di ''Heraclea'' e ospita reperti collocabili nell’arco temporale che va dalla Preistoria al Medioevo. Uno spazio importante è riservato a reperti provenienti dalle antiche città di ''Siris'' e di ''Heraclea''. <ref>Direzione Regionale Musei Basilicata, ''[https://museosiritide.beniculturali.it/il-museo/ Il Museo della Siritide di Policoro]''</ref>


==Sviluppi e prospettive future==
==Sviluppi e prospettive future==

Versione delle 14:28, 28 dic 2023

Policoro è un comune italiano in provincia di Matera, in Basilicata. Conta 17.729 abitanti [1].

Storia

Greci e Romani

La prima traccia della civiltà greca che si può riscontrare sul territorio di Policoro è costituita dalla ricca e fiorente città di Siris. Secondo Strabone, i troiani fondarono la colonia attorno all’VIII/VII sec. a.C. sulle rive dell’omonimo fiume (oggi Sinni). La città fu poi occupata dai Chonii, una popolazione autoctona e successivamente fu approdo dei Colofonii, provenienti dalla Ionia. La prospera Siris fu distrutta attorno alla metà del VI secolo a.C. dalla coalizione formata dalle colonie achee di Sibari, Crotone e Metaponto. Nel 433/432 a.C., a circa 4 chilometri dalle rovine dell’antica Siris, i Tarantini fondarono Heraclea, dedicandola all’eroe Eracle (Ercole). La polis comprendeva numerose strutture abitative ed edifici pubblici, tra cui il santuario di Dioniso e quello di Demetra, nonché un’importante via di comunicazione che attraversava da nord a sud il territorio della città[2]. Attorno al 330 a.C. Heraclea divenne indipendente da Taranto[3]. Nel 280 a.C. Heraclea fu teatro di una battaglia tra Taranto e Roma[4]. La battaglia fu vinta dai tarantini che, tuttavia, otto anni dopo, furono sconfitti. A causa della caduta di Taranto anche gli altri centri della costa ionica andarono incontro a un rapido declino: le poleis furono incapaci di far fronte allo straripamento dei fiumi e alla conseguente formazione di stagni e di acquitrini che, col passare del tempo, diedero forma a vere e proprie paludi. Tutto ciò contribuì alla diffusione della malaria e allo spopolamento dell’intera zona. [5]

Le tavole di Heraclea

Le «tavole di Heraclea» sono due tavole bronzee risalenti al IV sec. a.C. Sono leggi con cui il governo della città dispose la nuova divisione e redistribuzione di due terreni sacri. Tali provvedimenti si resero necessari a causa della lunga occupazione di quei terreni da parte di membri molto influenti dell’aristocrazia cittadina. Le tavole furono ritrovate nel 1732 nei pressi del torrente Cavone, che segnava il confine tra il territorio di Heraclea e quello di Metaponto: probabilmente proprio qui sorgeva l’antico archivio pubblico della città. La prima tavola contiene su una facciata un testo in greco relativo alle «terre di Dioniso» e, sul retro, un testo in latino di molto successivo con un frammento di una legge romana, forse la Lex Iulia Municipalis[6]. La seconda tavola, iscritta solo su una facciata, presenta testo, in greco, relativo alle «terre di Atena». Le tavole scandiscono il passaggio da una fase oligarchica a una più democratica, in cui l’assemblea della città esercita i propri diritti e doveri nell’interesse del demos. Le «tavole di Heraclea», rappresentano, di fatto, la prima riforma agraria delle due che interesseranno, a distanza di secoli l’una dall’altra, il territorio di Policoro [7]. [8]

Oggi le «tavole di Heraclea» sono conservate presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Dal Medioevo all'Ottocento

Il rapido processo di spopolamento dovuto al proliferare della malaria ha fatto sì che su Heraclea fonti storiche e letterarie abbiano taciuto per secoli. In età bizantina (968-1050) venne edificata una nuova città, Pollicorum, nella zona dell’acropoli dell’antica Heraclea. Il toponimo, che deriva dal greco, significa «luogo molto spazioso». Nel nuovo feudo sorgevano una borgata, una chiesa e un monastero gestito dai basilani. Dal Trecento al Settecento il feudo fu sotto il controllo dei Sanseverino, una potente famiglia nobiliare napoletana. Successivamente fu donato ai gesuiti. La principessa Maria Grimaldi di Gerace acquistò il feudo nel 1791 e ampliò il monastero che fu trasformato, così, in un castello. Nel 1870 un Regio Decreto rese Policoro una frazione del comune di Montalbano Ionico. Infine, nel 1893 il feudo e il castello furono venduti al barone Luigi Berlingieri di Crotone. L’economia del feudo si basava sull’agricoltura, sulla caccia e su una fabbrica di liquirizia. Nonostante il riconoscimento pressoché unanime da parte di autorità regionali e statali del problema delle paludi, pochi o nulli erano stati gli sforzi fatti per debellare la malaria: furono molti, infatti, i lavoratori che ne caddero vittime. [9]

Novecento e «Riforma fondiaria»

All’inizio del Novecento «Policoro era un immenso feudo baronale ostile alla vita ed alle attività dell’uomo per la malaria, gli acquitrini, la mancanza di strade e mille difficoltà» (Valicenti in Amministrazione comunale di Policoro (a cura di), Policoro 1959-1969, Dieci anni di autonomia comunale, Matino, 1969, p.119).

Durante il primo Novecento furono progettati diversi tentativi di bonifica e di sviluppo del metapontino. Due furono i principali: il primo ad opera dei governi Zanardelli e Giolitti; il secondo sotto il regime fascista. Tutti i progetti si rivelarono, tuttavia, fallimentari.

Il secondo dopoguerra, con gli aiuti statunitensi del «Piano Marshall» e la nascita della Repubblica, ha rappresentato un punto di svolta per il metapontino. Le condizioni di estrema povertà e la profonda spaccatura tra latifondisti e lavoratori agricoli portarono a sempre più frequenti, violente e meglio coordinate occupazioni delle terre. Nel 1950 il governo De Gasperi avviò il più grande e organico processo di riforma agraria dell’Italia meridionale: istituì la «Cassa per il Mezzogiorno» allo scopo di finanziare iniziative per lo sviluppo del Sud, sviluppò i piani di bonifica e avviò gli espropri dei latifondi, corrispondendo ai proprietari un indennizzo. La lottizzazione e la redistribuzione delle terre avvennero negli anni seguenti, favorendo famiglie a basso reddito: l’acquisto del podere avveniva a rate in trent’anni.

Il paesaggio del metapontino cambiò in modo importante a causa della riforma: furono costruite strade di servizio rettilinee, parallele alla «Litoranea ionica» (realizzata durante il Ventennio) e alla ferrovia; furono tracciati campi regolari, rettangolari. Il podere era costituito, oltre che dal campo, da una casa colonica. Furono costruite alcune dighe e numerosi canali per sfruttare l’acqua dei fiumi per l’irrigazione[10] e furono realizzati 250 chilometri di strade. Il territorio fu dotato di servizi primari e non: accesso all’acqua potabile, illuminazione, scuole, assistenza sanitaria, banche, sedi di partiti politici. [11]

A Policoro la «Riforma fondiaria» inizialmente creò, sui 5625 ettari espropriati ai Berlingieri, 700 poderi tra i 3 e i 5 ettari. Verso la fine degli anni Cinquanta fu portato a termine il disboscamento di circa 1000 ettari di pineta, al fine di ricavare nuovi poderi e campi coltivabili: simili interventi sul bosco furono accompagnati da non poche polemiche. Le famiglie assegnatarie provenivano principalmente da località limitrofe, soprattutto da Montalbano Ionico e dal resto della provincia di Matera, ma anche dal potentino e da Puglia e Calabria. Nel 1953 iniziò la costruzione della «Borgata dei servizi», o «Borgata nuova». La «Borgata nuova» ha il proprio cuore in «Piazza Heraclea», ancora oggi punto nevralgico di Policoro. La borgata era costituita da edifici che ospitavano servizi essenziali per la comunità: scuole, asili, la delegazione comunale, l’ufficio postale, l’ambulatorio, magazzini, depositi e uffici di assistenza per le famiglie, la comunità e i lavoratori agricoli. Ecco, quindi, che Policoro, grazie alla sua posizione baricentrica sulla piana di Metaponto, riconquista quel tratto importante che era stato di Heraclea: diventa punto di riferimento per l’intero circondario, per tutto il metapontino. [12] Ulteriore impulso all’economia di Policoro fu dato dalla costruzione e dall’apertura, nel 1955, dello zuccherificio, che dava lavoro, considerando anche l’indotto, a circa 400 persone. L’impianto fu chiuso nel 1991. Nel 1959 Policoro diventò un comune autonomo, con una popolazione di circa 4000 persone. Per far fronte a un costante incremento demografico il neonato comune dovette costruire nuovi edifici residenziali, dando via ad un’espansione che è ancora in corso. Lo sviluppo sociale ed economico di Policoro fu rapido e costante con nuovi servizi offerti alla comunità: il Liceo Scientifico «Enrico Fermi» aprì nel 1967, il «Museo Nazionale della Siritide» nel 1969[13], l’ospedale civile nel 1970, a servizio del metapontino, dei comuni dell’entroterra e di quelli limitrofi della Calabria. Nella zona Lido furono costruite zone residenziali, impianti alberghieri, campeggi e stabilimenti balneari. Nel 1988 al comune di Policoro venne conferito il titolo di «Città». Nel 2010, infine, è stato inaugurato il «Centro Commerciale Heraclea»: l’unico polo commerciale del metapontino e uno dei più grandi della Basilicata[14], con un bacino d’utenza di circa 75.000 persone[15]. [16]

Territorio

Policoro sorge al centro della Piana di Metaponto, che è di origine alluvionale ed è l’unica pianura lucana di una certa rilevanza. Il territorio di Policoro è delimitato da due fiumi, l’Agri a nord e il Sinni a sud, dal mar Ionio a est e da una zona collinare a ovest. [17]

Il bosco Pantano

Nel 1999 venne istituita la Riserva Naturale Orientata «Bosco Pantano di Policoro»: un’area di circa 1000 ettari di grande valore naturalistico, scientifico, paesaggistico e faunistico. Il bosco Pantano è una testimonianza della vasta foresta planiziale che un tempo ricopriva gran parte della costa ionica. Il bosco è ciò che rimane dei due complessi preesistenti del «Bosco Pantano Soprano» e del «Bosco Pantano Sottano», interessati dal forte intervento antropico nell’ambito della «Riforma fondiaria» degli anni Cinquanta del Novecento. Anche oggi la riserva è interessata da gravi problemi causati dall’uomo, quali erosione costiera, abusivismo edilizio, danni da transito di veicoli motorizzati e pesca a strascico. Anche l’entrata in funzione, nel 1983, della diga di Monte Cotugno[18] sul Sinni ha modificato sensibilmente il bosco e l’area circostante, in termini di arretramento della linea di costa e di perdita di zone acquitrinose permanenti. [19] A causa della compresenza di aree umide, boschive, dunali, del fiume e del mare, la riserva è estremamente ricca dal punto di vista botanico e faunistico. È da segnalare che la spiaggia di Policoro ospita siti di deposizione delle tartarughe. Alla salvaguardia della ricca biodiversità della riserva, specie quella animale, si dedica l’«Oasi del WWF Policoro-Herakleia». Le attività dell’Oasi si concentrano soprattutto sul recupero, sulla cura e sulla successiva liberazione di animali feriti o in difficoltà, con particolare attenzione proprio alle tartarughe [20]. [21]

Economia e società

Nella storia di Policoro, sviluppo economico e andamento demografico sono sempre stati strettamente legati e dipendenti: all’avvio della Riforma fondiaria nel 1951 nella frazione risiedevano poco più di 800 persone, ma già nel 1957 erano poco meno di 4000, anche grazie all’apertura, nel 1955, dello zuccherificio da parte dell’azienda «Zuccherifici Meridionali S.p.a.». L’impianto di Policoro produceva zucchero a partire da barbabietole ricevute da sette province del Sud Italia. Oggi lo scheletro dell’ex zuccherificio versa in condizioni di degrado e di abbandono [22] e numerose sono state, negli anni, le proposte di recupero e riqualificazione del sito [23]. [24]

Oggi l’agricoltura riveste ancora un ruolo di primaria importanza nell’economia comunale. In particolare, a Policoro (così come in tutto il metapontino) è rilevante la coltivazione della fragola [25], prodotto esportato soprattutto nell’Italia settentrionale, in Germania e in Belgio [26]. La maggior parte della popolazione attiva è occupata nel campo del commercio (27,9%), delle attività professionali (14,6%), dei servizi alberghieri e di ristorazione (9%), dell’edilizia (8,3%) e della manifattura (6,6%) [27]. Riguardo al settore del commercio è rilevante la presenza del «Centro Commerciale Heraclea», inaugurato nel 2010. Dà lavoro, direttamente o tramite l’indotto, a circa 500 persone [28]. Redditizio è anche il settore del turismo, nelle declinazioni culturali (Museo Archeologico Nazionale della Siritide), balneari, di lusso (resort e porto turistico di Marinagri) [29]

Luoghi d'interesse

Il mare

Il comune di Policoro comprende circa 8 chilometri di costa. Nel 2023 le spiagge di Policoro sono state premiate per l’ottava volta con la «Bandiera Blu» [30]. Inoltre, bassi livelli di inquinamento sono stati riscontrati dal monitoraggio scientifico condotto da Legambiente nell’ambito del progetto «Goletta Verde» [31]. Il turismo balneare rappresenta una grande risorsa per l’economia policorese.

Piazza Heraclea

La piazza fu costruita a partire dal 1953. La progettazione della piazza si rifà a forme tipiche dell’architettura razionalista, protagonista durante il Ventennio [32]. Infatti, la fisionomia della piazza è piuttosto semplice: un largo spazio centrale rettangolare pavimentato è circondato da un porticato che si interrompe in corrispondenza dei passaggi pedonali d’accesso alla piazza e della chiesa Madre. Oggi negli edifici che erano stati dell’Ente Riforma e del neonato comune ha sede la biblioteca comunale. Subito all’esterno di essa è collocata una statua bronzea, opera dell’artista policorese Tonino Cortese, che rappresenta la celebre scena di lotta tra Ercole e il leone di Nemea. Ancora oggi la piazza rappresenta il centro culturale e sociale del comune di Policoro, ospita eventi pubblici ed è il principale punto di ritrovo della popolazione. [33]

Il museo

«Il Museo Archeologico Nazionale della Siritide» di Policoro ha aperto nel 1969 come Antiquarium. Un primo ampliamento risale al 1996; un secondo al 2016. È stato costruito su un’area prossima a quella degli scavi di Siris e di Heraclea. Il museo comprende il parco archeologico delle rovine di Heraclea e ospita reperti collocabili nell’arco temporale che va dalla Preistoria al Medioevo. Uno spazio importante è riservato a reperti provenienti dalle antiche città di Siris e di Heraclea. [34]

Sviluppi e prospettive future

Note

  1. Istat, Bilancio demografico mensile e popolazione residente per sesso, anno 2023, dati al 30 ottobre 2023
  2. Il percorso di allora è stato ricalcato dal cosiddetto Regio Tratturo e, più recentemente, dalla strada statale 106 Ionica (Percoco, 2010, p. 94)
  3. L’indipendenza di Heraclea è testimoniata dal fatto che la città inizia a battere moneta: si tratta di monete in bronzo con l’effige di Ercole che lotta contro il leone di Nemea. La prima delle dodici fatiche di Ercole è ricordata e rappresentata sullo stemma del Comune di Policoro (Percoco, 2010, p.94)
  4. La battaglia di Heraclea fu un importante scontro nell’ambito delle guerre pirriche. Dal suo epilogo, favorevole a Pirro ma a fronte di grosse perdite, proviene il modo di dire “Vittoria di Pirro” «che indica che il successo ottenuto da una impresa ha comportato sforzi e/o perdite sproporzionate rispetto al successo stesso.» (Rosa Piro, La vittoria di Pirro, «Treccani magazine», 18 febbraio 2022
  5. Percoco, 2010, p. 91-95
  6. L’incompletezza del provvedimento in latino lascia pensare all’esistenza di un’altra tavola greca, poi riutilizzata dai romani per la restante parte della disposizione (Coarelli, 1998, p. 283)
  7. Percoco, 2010, p. 97
  8. Coarelli in Siritide e Metapontino: Storie di due territori coloniali, 1998, p. 281-290
  9. Percoco, 2010, p.97-98
  10. Il «Consorzio di Bonifica di Bradano e Metaponto» costruì, con i fondi della «Cassa per il Mezzogiorno» e del «Piano Marshall», la diga di San Giuliano, sul fiume Bradano (1950-1958), la diga di Gannano, sull’Agri (1949-1956) e la diga del Pertusillo, sempre sull’Agri (1957-1962) (Consorzio di Bonifica della Basilicata, San Giuliano e Gannano; Autorità di Bacino dell’Appennino Meridionale, Sede della Basilicata, Invaso del Pertusillo
  11. Percoco, 2010, p.19-90
  12. Percoco, 2010, p.102-109
  13. La costruzione e l'apertura del museo di Policoro, così come gli scavi di Siris e di Heraclea si devono anche al lavoro dell'archeologo Dinu Adamesteanu (Toporu, 25 marzo 1913 - Policoro, 21 gennaio 2004), pioniere dell’aerofotografia in campo archeologico e primo Soprintendente archeologico della Basilicata, dal 1964. (Liliana Giardino, Omaggio a Dinu Adamesteanu, «Archeologia aerea», I, 2004, p. 20-21
  14. Trovaparchi, Centro commerciale Heraclea
  15. Percoco 2010, p.168
  16. Percoco, 2010, p. 111-137
  17. Percoco, 2010, p. 91
  18. La diga di Monte Cotugno, nel territorio del comune di Senise (PZ) è la diga in terra battuta più grande d’Europa. Costruita dal 1970 al 1982, sbarra il corso del fiume Sinni e l’acqua che raccoglie è utilizzata a scopo potabile, irriguo e industriale in Basilicata e Puglia (Autorità di Bacino dell’Appennino Meridionale, Sede della Basilicata, Invaso di Monte Cotugno
  19. Sabato, Longhitano, Cilumbriello, 2014, «Introduzione e inquadramento generale» e «Esempi significativi di pressioni, minacce, criticità e impatti»
  20. WWF, Oasi Policoro-Herakleia)
  21. De Capua, 2017, p. 48-65 e 73-83
  22. Lo zuccherificio, «Museo Multimediale Policoro»
  23. ANSA, Pnrr: ex zuccherificio Policoro, primo ok progetti recupero, 31 dicembre 2021
  24. Percoco, 2010, p.111-114 e 121-122
  25. Candonga fragola Top Quality
  26. Agenzia Giunta Regionale Basilicata, Export Basilicata: CIA: successo non solo per auto Melfi, 13 giugno 2015
  27. Dati AdminsStat, Mappe, analisi e statistiche sul tessuto economico e produttivo
  28. Video Youtube: Antonio Gatto all’inaugurazione del Centro Commerciale Heraclea, 23 aprile 2010
  29. Agenzia di Promozione Territoriale della Basilicata, Policoro
  30. Domenica Monaco, Policoro Bandiera Blu per la settima volta, le cronache lucane, 10 maggio 2022 e Programma Bandiera Blu, Bandiere blu dell’anno 2023
  31. Legambiente, Presentati i dati finali del monitoraggio di Goletta Verde lungo le coste lucane, 15 luglio 2023
  32. Percoco, 2010, p.106
  33. Piazza Heraclea, «Museo Multimediale Policoro»
  34. Direzione Regionale Musei Basilicata, Il Museo della Siritide di Policoro

Bibliografia