Pietro Bembo: differenze tra le versioni
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Le ''Prose della volgar lingua'' (secondo il titolo assegnato all'opera dalla tradizione) sono riconosciute come l'opera più importante e influente di Pietro Bembo. Alla base del lavoro si trovano osservazioni e appunti sulla lingua volgare che Bembo aveva cominciato a raccogliere almeno dal 1500.<ref> | Le ''Prose della volgar lingua'' (secondo il titolo assegnato all'opera dalla tradizione) sono riconosciute come l'opera più importante e influente di Pietro Bembo. Alla base del lavoro si trovano osservazioni e appunti sulla lingua volgare che Bembo aveva cominciato a raccogliere almeno dal 1500.<ref>Tavosanis, ''Le ''Prose della volgar lingua, p. 72.</ref> | ||
L'opera pubblicata si presenta come un dialogo in tre libri tenuto a Venezia tra Giulio de' Medici, Federico Fregoso, Ercole Strozzi e Carlo Bembo, fratello di Pietro. All'interno dell'opera viene presentata in dettaglio la proposta fondamentale di Bembo per la lingua letteraria: l'imitazione del fiorentino letterario trecentesco e in particolare della lingua di Petrarca per la poesia e di Boccaccio per la prosa. | L'opera pubblicata si presenta come un dialogo in tre libri tenuto a Venezia tra Giulio de' Medici, Federico Fregoso, Ercole Strozzi e Carlo Bembo, fratello di Pietro. All'interno dell'opera viene presentata in dettaglio la proposta fondamentale di Bembo per la lingua letteraria: l'imitazione del fiorentino letterario trecentesco e in particolare della lingua di Petrarca per la poesia e di Boccaccio per la prosa. |
Versione delle 17:00, 13 dic 2023
[miniatura | Pietro Bembo, in abito da cardinale, ritratto da Tiziano] Pietro Bembo (1470-1547) è stato un umanista e scrittore italiano, noto soprattutto per il suo ruolo nella Questione della lingua. Il suo dialogo Prose della volgar lingua, pubblicato per la prima volta nel 1525, diede un contributo decisivo alla scelta del toscano letterario trecentesco come modello per la lingua letteraria in Italia.
Biografia
Pietro Bembo nacque il 20 maggio 1470 a Venezia da Bernardo Bembo, un nobile veneziano, e da Elena Marcello. Il padre, oltre a dedicarsi agli studi umanistici, svolse numerosi importanti incarichi anche fuori città, come podestà e ambasciatore. In alcuni di questi incarichi fu seguito anche dal figlio.
Fin da giovane, Pietro Bembo diede comunque la precedenza agli studi rispetto all'attività politica e amministrativa. Nel 1492 si trasverì a Messina per studiare il greco presso Costantino Lascaris e rimase in Sicilia fino al 1494. Durante la permanenza conobbe il giovane messinese Cola Bruno, che rimase poi al suo servizio come segretario per tutta la vita.
Nel 1497 Bembo si trasferì a Ferrara, dove il padre era vicedomino, iniziando a frequentare la società di corte. Si trattenne in città per due anni e iniziò lì a elaborare una prima importante opera in volgare, gli Asolani. In generale, fin dalla gioventù Bembo iniziò a unire la formazione umanistica tradizionale a un profondo interesse per la letteratura in lingua volgare.
Rientrato a Venezia, Bembo tentò la carriera politica ma fu ripetutamente sconfitto nelle elezioni per le cariche pubbliche. Tra il 1500 e il 1501 ebbe una relazione con la giovane vedova Maria Savorgnan, cui tra l'altro comunicò l'inizio di un lavoro dedicato alle regole della lingua volgare. Tra il 1501 e il 1502 curò due importanti edizioni delle opere volgari di Petrarca e della Commedia di Dante che vennero pubblicate dal più importante editore del periodo, Aldo Manuzio.
Tra il 1502 e il 1503 Bembo fu a Ferrara, dove ebbe un rapporto stretto con Lucrezia Borgia. Nel 1505 pubblicò presso Aldo Manuzio la prima edizione degli Asolani, la sua prima opera di rilievo in lingua volgare. Nel 1506, dopo aver abbandonato ogni tentativo di carriera politica a Venezia, si trasferì alla corte di Urbino. Nel 1508 ottenne da papa Giulio II la commenda di San Giovanni a Bologna, che, anche se con diverse difficoltà iniziali, gli permise nelle fasi più avanzate della sua carriera di contare su un reddito consistente. Durante questo periodo Bembo lavorò anche sulla lingua volgare, portando avanti la stesura di quelle che sarebbero poi diventate le Prose della volgar lingua. Agli inizi del 1512 si trasferì a Roma, consolidando i suoi legami con diversi membri della famiglia Medici.
Nel 1513 il nuovo papa Leone X (Giovanni de' Medici) assegnò a Bembo l'importante carica di segretario ai brevi, che richiedeva la stesura in latino di alcune delle principali lettere papali. In una prima fase Bembo si dedicò al lavoro con entusiasmo; tuttavia, negli anni successivi non riuscì a ottenere l'obiettivo più importante cui puntava, la nomina a cardinale. La delusione e i problemi di salute lo spinsero a rientrare in Veneto, dove visse soprattutto nella villa di famiglia vicino a Padova assieme alla sua compagna, una cortigiana romana nota come "Morosina", da cui ebbe in seguito tre figli. La morte di Leone X nel 1521 e la nomina come suo successore dell'olandese Adriano VI contribuirono al distacco di Bembo dall'ambiente papale.
Nel 1523, però, fu di nuovo eletto papa un rappresentante della famiglia Medici, Clemente VII (Giulio de' Medici), con cui Bembo era in grande confidenza. Alla fine del 1524 Bembo tornò quindi a Roma per consegnare al pontefice una copia manoscritta di quella che sarebbe diventata la sua opera più famosa, le Prose della volgar lingua. L'opera venne poi pubblicata l'anno successivo dall'editore Tacuino a Venezia.
Negli anni successivi, grazie soprattutto al successo delle Prose, Bembo divenne la figura più importante nel mondo letterario italiano. Il suo successo fu consolidato dalla pubblicazione nel corso del tempo delle opere giovanili in versioni aggiornate e migliorate. La sua carriera ecclesiastica fu invece coronata il 19 marzo 1539 dalla nomina a cardinale. In seguito Bembo, ormai anziano, fu poi nominato vescovo prima di Gubbio, dove effettivamente svolse per un certo tempo le funzioni collegate alla carica, e poi di Bergamo.
Bembo morì a Roma il 18 gennaio del 1547; la sua tomba si trova nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva a Roma.[1]
Opere
Pietro Bembo è stato l'autore di numerose opere in latino e in volgare.
Gli Asolani
Pubblicati per la prima volta nel 1505, gli Asolani sono la prima pubblicazione importante di Bembo in lingua volgare. L'opera si presenta come un dialogo sull'amore, svoltosi ad Asolo nella villa della regina Caterina Cornaro; dal punto di vista linguistico è nota anche per la sua imitazione spinta della lingua di Boccaccio.
Le Prose della volgar lingua
Le Prose della volgar lingua (secondo il titolo assegnato all'opera dalla tradizione) sono riconosciute come l'opera più importante e influente di Pietro Bembo. Alla base del lavoro si trovano osservazioni e appunti sulla lingua volgare che Bembo aveva cominciato a raccogliere almeno dal 1500.[2]
L'opera pubblicata si presenta come un dialogo in tre libri tenuto a Venezia tra Giulio de' Medici, Federico Fregoso, Ercole Strozzi e Carlo Bembo, fratello di Pietro. All'interno dell'opera viene presentata in dettaglio la proposta fondamentale di Bembo per la lingua letteraria: l'imitazione del fiorentino letterario trecentesco e in particolare della lingua di Petrarca per la poesia e di Boccaccio per la prosa.
Dopo quella del 1525, Bembo pubblicò una nuova edizione dell'opera nel 1538. Un'edizione postuma, realizzata su indicazioni di Bembo ma con diversi interventi da parte dei curatori (e in particolare del fiorentino Benedetto Varchi) comparve nel 1549 ed è rimasta come edizione di riferimento per le numerosissime riedizioni successive fino a oggi.
Note
Bibliografia
- Carlo Dionisotti, Bembo, Pietro, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, vol. 8, 1960.
- Mirko Tavosanis, Le Prose della volgar lingua di Pietro Bembo: fonti e correzioni, Pisa, ETS, 2002.