Pugilato: differenze tra le versioni

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=== Epoca moderna ===
=== Epoca moderna ===
Nella seconda metà del Seicento il pugilato comincia a fondare le sue radici in Inghilterra, dove questa disciplina vive un periodo di vera e propria crescita, subendo anche molte modifiche alle proprie regole, con l’intento di mantenerle in sintonia con valori e costumi del tempo. Nel 1719 James Figg, riconosciuto come il primo maestro di boxe dell’età moderna, inaugurò una scuola di pugilato in un’arena coperta alla fine di Oxford Road(oggi Oxford Street) a Londra, in cui insegnava anche altri tipi di lotta.<ref>Boddy 2011, p.32</ref> Nonostante questo però è considerato come vero campione e capostipite del pugilato moderno l’inglese Jack Broughton, il quale nel 1743 fissò il primo regolamento scritto (''Broughton’s Rules''), attraverso l’esperienza e la pratica diretta. Al tempo però questa disciplina era molto violenta e durante gli incontri, chi disponeva di denaro era solito fare scommesse o praticare protezionismo. Quest’ultimo col tempo si è poi trasformato in un’attività manageriale, secondo la quale ogni campione aveva un proprio protettore che gli organizzava gli incontri. Nel luglio del 1783 fu poi introdotto per la prima volta il ''gong'', durante un incontro al Jessico, un café-chantant, dove spesso venivano allestiti combattimenti. Samuel Farr, un ex marinaio che faceva da balia a uno dei due pugili coinvolti nell’incontro, si era portato un pentolone come arma di difesa nel caso in cui il pubblico fosse diventato troppo violento. Il pentolone però oltre a svolgere quest’ultimo compito, fu utilizzato anche come sgabello per il pugile e come tamburo, su cui si batteva per incoraggiare i due sfidanti, e così col passare dei minuti divenne utile anche per segnare il tempo.  
Nella seconda metà del Seicento il pugilato comincia a fondare le sue radici in Inghilterra, dove questa disciplina vive un periodo di vera e propria crescita, subendo anche molte modifiche alle proprie regole, con l’intento di mantenerle in sintonia con valori e costumi del tempo. Nel 1719 James Figg, riconosciuto come il primo maestro di boxe dell’età moderna, inaugurò una scuola di pugilato in un’arena coperta alla fine di Oxford Road(oggi Oxford Street) a Londra, in cui insegnava anche altri tipi di lotta.<ref>Boddy 2011, p.32</ref> Nonostante questo però è considerato come vero campione e capostipite del pugilato moderno l’inglese Jack Broughton, il quale nel 1743 fissò il primo regolamento scritto (''Broughton’s Rules''), attraverso l’esperienza e la pratica diretta. Al tempo però questa disciplina era molto violenta e durante gli incontri, chi disponeva di denaro era solito fare scommesse o praticare protezionismo. Quest’ultimo col tempo si è poi trasformato in un’attività manageriale, secondo la quale ogni campione aveva un proprio protettore che gli organizzava gli incontri. Nel luglio del 1783 fu poi introdotto per la prima volta il ''gong'', durante un incontro al Jessico, un café-chantant, dove spesso venivano allestiti combattimenti. Samuel Farr, un ex marinaio che faceva da balia a uno dei due pugili coinvolti nell’incontro, si era portato un pentolone come arma di difesa nel caso in cui il pubblico fosse diventato troppo violento. Il pentolone però oltre a svolgere quest’ultimo compito, fu utilizzato anche come sgabello per il pugile e come tamburo, su cui si batteva per incoraggiare i due sfidanti, e così col passare dei minuti divenne utile anche per segnare il tempo.  
All’inizio del 1800 gli uomini combattevano ancora con i pugni scoperti, a eccezione dei nobili, che per evitare ferite invece si colpivano con i guantoni. In questo periodo il pugilato cominciò a riscuotere più successo negli Stati Uniti grazie ad un episodio in Virginia, nell’aia del signor Molineaux, il quale aveva molti schiavi di colore, e fra questi v’era Thomas Zachery, che nutriva una forte passione per il pugilato che aveva tramandato al figlio Tom. Quest’ultimo riuscì a guadagnarsi la libertà proprio grazie a questa, poiché un giorno il suo padrone indisse un incontro di pugilato con un altro schiavo, promettendogli la libertà in caso di vittoria, e così fu. Da quel momento Tom decise di trasferirsi in Inghilterra e fare della sua passione un vero e proprio lavoro, diventando un pugile a pagamento. Questo episodio divenne molto significativo, poiché il pugilato era diventato un mezzo grazie al quale gli uomini di colore riuscivano in alcune occasioni a ottenere la libertà, e inoltre iniziarono ad essere accettati incontri tra pugili bianchi e pugili di colore, che sul ring riacquisivano pari dignità di uomo.<ref>Giuliano 1982, pp.17-21</ref>
All’inizio dell'Ottocento gli uomini combattevano ancora con i pugni scoperti, a eccezione dei nobili, che per evitare ferite invece si colpivano con i guantoni. In questo periodo il pugilato cominciò a riscuotere più successo negli Stati Uniti grazie ad un episodio in Virginia, nell’aia del signor Molineaux, il quale aveva molti schiavi di colore, e fra questi v’era Thomas Zachery, che nutriva una forte passione per il pugilato che aveva tramandato al figlio Tom. Quest’ultimo riuscì a guadagnarsi la libertà proprio grazie a questa, poiché un giorno il suo padrone indisse un incontro di pugilato con un altro schiavo, promettendogli la libertà in caso di vittoria, e così fu. Da quel momento Tom decise di trasferirsi in Inghilterra e fare della sua passione un vero e proprio lavoro, diventando un pugile a pagamento. Questo episodio divenne molto significativo, poiché il pugilato era diventato un mezzo grazie al quale gli uomini di colore riuscivano in alcune occasioni a ottenere la libertà, e inoltre iniziarono ad essere accettati incontri tra pugili bianchi e pugili di colore, che sul ring riacquisivano pari dignità di uomo.<ref>Giuliano 1982, pp.17-21</ref>
Nel 1838 e successivamente nel 1853, il regolamento di Broughton subì diverse modifiche, prendendo il nome di ''London Prize ring rules'', fino al 1886 quando il pugilato dei professionisti (''prize fighters'') fu dichiarato illegale in Inghilterra e dunque il marchese Queensberry, grande appassionato, fissò nuove regole, come: ogni ripresa doveva durare tre minuti con un intervallo di un minuto fra l’una e l’altra, si dovevano indossare i guantoni protettivi, i pugili non potevano ingiuriare l’avversario e durante il combattimento i secondi dovevano restare fuori dal quadrato. Queste e altre regole, anche se leggermente modificate, sono pressapoco le stesse di oggi.
Nel 1838 e successivamente nel 1853, il regolamento di Broughton subì diverse modifiche, prendendo il nome di ''London Prize ring rules'', fino al 1886 quando il pugilato dei professionisti (''prize fighters'') fu dichiarato illegale in Inghilterra e dunque il marchese Queensberry, grande appassionato, fissò nuove regole, come: ogni ripresa doveva durare tre minuti con un intervallo di un minuto fra l’una e l’altra, si dovevano indossare i guantoni protettivi, i pugili non potevano ingiuriare l’avversario e durante il combattimento i secondi dovevano restare fuori dal quadrato. Queste e altre regole, anche se leggermente modificate, sono pressapoco le stesse di oggi.
In Italia il pugilato è stato introdotto qualche anno prima della prima guerra mondiale e nel 1916 nacque poi la ''Federazione Pugilistica Italiana''<ref>[https://www.fpi.it Federazione sportiva italiana, riconosciuta dal CONI ed affiliata alla IBA, che governa e organizza lo sport del pugilato.]</ref>, la quale apportò le ultime modifiche che hanno fatto si che ancora oggi sia uno sport agonistico, praticato da molti giovani.<ref>Salsedo 1957, pp.38-39</ref>
In Italia il pugilato è stato introdotto qualche anno prima della prima guerra mondiale e nel 1916 nacque poi la ''Federazione Pugilistica Italiana''<ref>[https://www.fpi.it Federazione sportiva italiana, riconosciuta dal CONI ed affiliata alla IBA, che governa e organizza lo sport del pugilato.]</ref>, la quale apportò le ultime modifiche che hanno fatto si che ancora oggi sia uno sport agonistico, praticato da molti giovani.<ref>Salsedo 1957, pp.38-39</ref>

Versione delle 14:44, 7 feb 2024

Il pugilato (chiamato anche con il nome francese boxe o con il nome inglese boxing) è uno sport da combattimento, in cui due persone si affrontano cercando di colpirsi con i pugni chiusi, indossando appositi guanti protettivi e altri tipi di protezione, all'interno di uno spazio chiamato ring (o quadrato).

Storia

Storia antica

Il pugilato è presente anche nella mitologia greca, secondo la quale furono Teseo e Ercole le due figure portanti di questa disciplina. Si narra infatti che Zeus, padre degli dei, ebbe un figlio da Alcmena, chiamato Eracle, ma conosciuto da tutti come Ercole, il quale dimostrava una particolare predisposizione al combattimento e una grande forza fisica. Il fanciullo infatti fin da neonato diede prova della sua potenza, uccidendo due serpenti che avrebbero dovuto soffocarlo su commissione di Era. Una volta maggiorenne Ercole partì insieme a Teseo, un altro grande combattente, e i due assistettero ad una lotta, in cui Polluce (uno dei Dioscuri, di cui l'altro era Castore) mandò a tappeto Amico, re dei Bebrici e figlio di Poseidone. Questo match venne riportato fase per fase da Teocrito, poeta presente sulla nave.[1] Dunque sono proprio Teseo e Ercole, insieme a Polluce e Castore, ai quali si aggiungono successivamente Achille, Diomede e Nestore, a lasciare le prime tracce di pugilato, istruiti da Chirone, il primo maestro riconosciuto di questa disciplina. Fin dal III e II millennio a.C. inoltre si hanno testimonianze dell’esistenza di sport molto vicini al pugilato, come il poema Ramayana, in cui viene esaltata la lotta a pugni nudi, e vasi e affreschi risalenti all’Età del bronzo, in cui vengono ritratti pugili che combattono. Anche Omero nell’Iliade e nell’Odissea descrive con vigore la lotta tra Ulisse e Iro, spinti a battersi per il possesso di un pò di pane, e il combattimento tra Epeo e Eurialo. Sin dall’antichità il pugilato fu stimato anche per la grande preparazione che offriva al combattimento, insegnando a evitare colpi e a darli con più precisione, rapidità e decisione. In particolare gli etruschi coltivarono molto questo sport, tramandando questa passione ai romani. Catone stesso fece apprendere al figlio l’arte del pugilato, mentre Caligola e Cesare Augusto ne furono grandi appassionati. La tecnica utilizzata era la stessa che si adotta ancora oggi, ma con effetti più gravi, poiché i pugili erano soliti usare il cesto (caestus), ovvero un antico guanto da combattimento di cuoio indurito guarnito con borchie di piombo, che copriva l’avambraccio e il pugno. I colpi erano diretti soprattutto al viso e alla parte superiore del corpo, ed era gravemente punita l’uccisione premeditata dell’avversario.[2]

Epoca moderna

Nella seconda metà del Seicento il pugilato comincia a fondare le sue radici in Inghilterra, dove questa disciplina vive un periodo di vera e propria crescita, subendo anche molte modifiche alle proprie regole, con l’intento di mantenerle in sintonia con valori e costumi del tempo. Nel 1719 James Figg, riconosciuto come il primo maestro di boxe dell’età moderna, inaugurò una scuola di pugilato in un’arena coperta alla fine di Oxford Road(oggi Oxford Street) a Londra, in cui insegnava anche altri tipi di lotta.[3] Nonostante questo però è considerato come vero campione e capostipite del pugilato moderno l’inglese Jack Broughton, il quale nel 1743 fissò il primo regolamento scritto (Broughton’s Rules), attraverso l’esperienza e la pratica diretta. Al tempo però questa disciplina era molto violenta e durante gli incontri, chi disponeva di denaro era solito fare scommesse o praticare protezionismo. Quest’ultimo col tempo si è poi trasformato in un’attività manageriale, secondo la quale ogni campione aveva un proprio protettore che gli organizzava gli incontri. Nel luglio del 1783 fu poi introdotto per la prima volta il gong, durante un incontro al Jessico, un café-chantant, dove spesso venivano allestiti combattimenti. Samuel Farr, un ex marinaio che faceva da balia a uno dei due pugili coinvolti nell’incontro, si era portato un pentolone come arma di difesa nel caso in cui il pubblico fosse diventato troppo violento. Il pentolone però oltre a svolgere quest’ultimo compito, fu utilizzato anche come sgabello per il pugile e come tamburo, su cui si batteva per incoraggiare i due sfidanti, e così col passare dei minuti divenne utile anche per segnare il tempo. All’inizio dell'Ottocento gli uomini combattevano ancora con i pugni scoperti, a eccezione dei nobili, che per evitare ferite invece si colpivano con i guantoni. In questo periodo il pugilato cominciò a riscuotere più successo negli Stati Uniti grazie ad un episodio in Virginia, nell’aia del signor Molineaux, il quale aveva molti schiavi di colore, e fra questi v’era Thomas Zachery, che nutriva una forte passione per il pugilato che aveva tramandato al figlio Tom. Quest’ultimo riuscì a guadagnarsi la libertà proprio grazie a questa, poiché un giorno il suo padrone indisse un incontro di pugilato con un altro schiavo, promettendogli la libertà in caso di vittoria, e così fu. Da quel momento Tom decise di trasferirsi in Inghilterra e fare della sua passione un vero e proprio lavoro, diventando un pugile a pagamento. Questo episodio divenne molto significativo, poiché il pugilato era diventato un mezzo grazie al quale gli uomini di colore riuscivano in alcune occasioni a ottenere la libertà, e inoltre iniziarono ad essere accettati incontri tra pugili bianchi e pugili di colore, che sul ring riacquisivano pari dignità di uomo.[4] Nel 1838 e successivamente nel 1853, il regolamento di Broughton subì diverse modifiche, prendendo il nome di London Prize ring rules, fino al 1886 quando il pugilato dei professionisti (prize fighters) fu dichiarato illegale in Inghilterra e dunque il marchese Queensberry, grande appassionato, fissò nuove regole, come: ogni ripresa doveva durare tre minuti con un intervallo di un minuto fra l’una e l’altra, si dovevano indossare i guantoni protettivi, i pugili non potevano ingiuriare l’avversario e durante il combattimento i secondi dovevano restare fuori dal quadrato. Queste e altre regole, anche se leggermente modificate, sono pressapoco le stesse di oggi. In Italia il pugilato è stato introdotto qualche anno prima della prima guerra mondiale e nel 1916 nacque poi la Federazione Pugilistica Italiana[5], la quale apportò le ultime modifiche che hanno fatto si che ancora oggi sia uno sport agonistico, praticato da molti giovani.[6]

Pratica agonistica

Il pugilato è uno sport che può essere praticato a livello agonistico come dilettanti o come professionisti, ma anche a livello non agonistico, che non prevede quindi un effettivo combattimento. I pugili non agonisti, non sono sottoposti dunque agli stessi rigidi e frequenti controlli medici a cui invece sonno sottoposti gli agonisti.

Dilettanti

I pugili dilettanti partecipano a gare pubbliche per puro spirito agonistico e non per lucro e sono divisi per peso, età e punteggio accumulato e quando due pugili di diversa categoria si affrontano, le regole applicate durante l’incontro sono quelle della categoria inferiore. I pugili dilettanti combattono indossando una canottiera del colore del proprio angolo (quindi rossa o blu), il paradenti (obbligatoriamente non di colore rosso) e guanti approvati dalla Federazione Pugilistica Italiana. Gli uomini devono indossare inoltre la conchiglia (che protegge le parti intime da urti e colpi dell’avversario) e le donne il corsetto toracico protettivo e la cintura di protezione pelvica. Uomini e donne non possono mai gareggiare l’uno contro l’altra e tutte le protezioni sono obbligatorie, tranne per i pugili élite uomini, che invece non indossano il caschetto. I pugili dilettanti sonno divisi nelle seguenti categorie :

  • Pugili schoolboys: Sono pugili uomini che hanno 13 anni e che verranno trasferiti alla categoria successiva (Juniores) non appena ne avranno compiuti 14. Gli schoolboys gareggiano solo fra di loro e disputano incontri della durata massima di 3 riprese di 1’ 30’’ ciascuna. Questi pugili non possono sostenere più di 15 incontri all’anno.
  • Pugili juniores: Sono pugili uomini e pugili donne che hanno fino a 17 anni, i primi gareggiano con incontri che hanno tre riprese di due minuti l’una, mentre le seconde con incontri che hanno tre riprese di 1’ 30’’. I pugili di questa categoria possono gareggiare sia fra di loro che con i pugili youth.
  • Pugili youth: Sono pugili, sia uomini che donne, che hanno dai 17 ai 19 anni e che al compimento del diciannovesimo anno di età passano automaticamente alla categoria élite, in serie diverse a seconda del punteggio. Gli uomini gareggiano con incontri di quattro riprese da due minuti ciascuna, sia fra di loro che contro gli juniores e gli élite di seconda e terza serie (ma i questo caso con tre riprese da due minuti l’una), mentre le donne si sfidano in incontri da tre riprese di due minuti, fra di loro, con le juniores o con le élite di seconda serie (ma in questo caso con riprese da 1’ 30’’ l’una).
  • Pugili senior: Sono pugili uomini che hanno dai 19 ai 40 anni e gareggiano con tre riprese di tre minuti l'una. Se accumulano sufficiente punteggio possono passare alla qualifica di elite.
  • Pugili élite uomini: combattono senza caschetto e si dividono in:
  1. Prima serie: disputano incontri di tre riprese di tre minuti e combattono fra di loro o contro i pugili élite di seconda serie
  2. Seconda serie: disputano incontri di tre riprese di tre minuti, tra loro e contro i pugili élite di prima serie, mentre gareggiano con quattro riprese da due minuti ciascuna contro gli élite di terza serie e i pugili youth.
  3. Terza serie: disputano incontri di quattro riprese di due minuti, con i pugili élite di seconda serie o con gli youth.
  • Pugili élite donne: che si dividono in:
  1. Prima serie: disputano incontri di tre riprese di tre minuti, tra di loro oppure con le pugili élite di seconda serie
  2. Seconda serie: disputano incontri di tre riprese di tre minuti, tra di loro, con le pugili élite di prima serie o con le pugili youth.

Professionisti

I pugili professionisti si dividono in:

  • Pugili neo-pro: Si tratta di una categoria di transizione fra il pugilato dilettantistico e quello professionistico. Possono accedervi i pugili uomini élite, o donne élite di prima serie. Si disputano incontri con minimo quattro riprese e massimo dieci riprese.
  • Pugili pro: Possono diventare pugili Pro, i pugili Neo-Pro che hanno effettuato almeno cinque incontri, oppure che si siano qualificati per la finale del Campionato Italiano di Lega Neo-Pro. La Lega Pro Boxe però può ammettere al professionismo anche atleti con un differente percorso, ma in questo caso è necessario un curriculum sportivo ufficiale rilasciato dalla Federazione di provenienza.

Regole

Durante un incontro di pugilato due atleti si affrontano sul ring usando solo i pugni. Il numero di riprese (o round), varia a seconda della categoria a cui appartengono i pugili, ma tra una ripresa e l’altra in ogni caso c’è sempre un intervallo di un minuto, durante il quale i pugili sono assistiti dai secondi[7] nei loro rispettivi angoli. Ci sono una serie di colpi regolari e dei colpi scorretti (o proibiti) che fanno acquisire o perdere punti agli atleti. Sul ring è presente un arbitro che controlla il regolare svolgimento del combattimento e che può interrompere quest’ultimo ogni qual volta sia infranta qualche regola. Ad affiancarlo ci sono un massimo di tre giudici di gara a bordo del ring. Se entrambi i pugili arrivano alla fine dell’incontro a decretare la vittoria saranno i punti, che vanno in base ai cartellini che i giudici hanno il compito di compilare alla fine di ogni ripresa, mentre se uno dei due pugili va al tappeto l’arbitro conta fino a 10 secondi, al termine dei quali, se l’atleta non si alza, la vittoria viene decretata per K.o. In caso di parità si parla di un pareggio tecnico. La vittoria può essere assegnata a uno dei due pugili anche per fuori combattimento tecnico, quando l’arbitro ritenga che l’altro non sia più nelle condizioni di poter continuare l’incontro o quando l’atleta stesso venga squalificato o decida di abbandonare il combattimento.[8]

Il ring

Il ring è una piattaforma di legno di forma quadrata contornata da tre giri di corda tesa tra i quattro pali posti agli angoli del quadrato. Le dimensioni possono variare tra un minimo di 4,35 m × 4,35 m e un massimo di 6 m × 6 m. Il bordo del ring esteriore alle corde deve essere almeno di 60 cm e il piano deve essere coperto di un materiale morbido di uno spessore minimo di 2 cm, poi ulteriormente ricoperto di tela o di un qualsiasi materiale simile, a patto che rimanga teso e non si raggrinzi facilmente. Il piano del quadrato inoltre, come anche il bordo, deve essere liberato da qualsiasi oggetto.[9]

Colpi regolari

I colpi per essere regolari (o puliti) dovranno sempre essere portati al di sopra della cintura e mai al di sotto, dati con la parte imbottita del guanto e sul davanti e ai lati del corpo e della testa. Alcuni colpi puliti sono:

  • Montante: è un colpo dal basso verso l’alto ed è diretto verso la zona dello stomaco, del fegato o dei reni.
  • Jab: è un colpo diretto, portato con il braccio in “avanti” (il sinistro per i destri. E il destro per i mancini).
  • Gancio: solitamente si usa questo colpo per cercare di aggirare la guardia dell’avversario e raggiungere zone come il mento o il volto.
  • Diretto: è un colpo lineare, in cui il braccio viene completamente steso.

Inoltre i due pugili possono liberamente combattere sia a distanza che in un corpo a corpo, quando in quest’ultimo i due passano a tenersi reciprocamente si ha un “tenere” (clinch), e al comando “break” dell’arbitro i due sono obbligati ad allontanarsi immediatamente di un passo l’uno dall’altro conservando la posizione di guardia (posizione di difesa che si assume per coprire i punti più sensibili, come il mento o il fegato) per poi riprendere subito dopo il combattimento.[10]

Colpi scorretti-proibiti

I colpi scorretti sono tutti quelli tirati al di sotto della cintura e con qualsiasi parte del corpo che non sia la parte imbottita del guanto, come ad esempio quelli tirati con la testa, il gomito, il dorso o il palmo della mano o il ginocchio. Inoltre durante un incontro un pugile non può chiudersi passivamente in posizione di difesa, poiché mancherebbe di combattività, ma è anche severamente vietato il contrario, ovvero non fermarsi al comando “break” dell’arbitro e prolungare il clinch o continuando a colpire l’avversario che è a terra.[11] Altri tipi di colpi scorretti e infrazioni sono:

  • Trattenere l’avversario con una mano e colpirlo con l’altra;
  • Spingere l’avversario contro le corde;
  • Gettarsi a terra senza essere stati colpiti;
  • Mettere un piede su quello dell’avversario per impedirgli di ritirarlo e indietreggiare;
  • Prendere slancio dalle corde o afferrarsi alle corde per colpire l’avversario.

Fuori combattimento (Knock-out)

Un pugile può andare fuori combattimento per diverse ragioni, ma l'importante è che si rialzi subito, in particolare se va "a terra" dopo aver subito un colpo, l'atleta si deve rialzare entro dieci secondi. Infatti quando un pugile è a terra, l'arbitro o il direttore del combattimento conta da uno a dieci seguendo la cadenza che il cronometrista gli da con la mano, e se al decimo secondo il pugile non si sarà rialzato la vittoria sarà decretata per K.o. In ogni caso però l'arbitro deve contare almeno fino a otto secondi prima di far riprendere l'incontro, anche se il pugile si è già rialzato. Un combattente è considerato a terra quando:

  • una parte del suo corpo (eccetto i piedi) tocchi il suolo;
  • quando rimane appoggiato alle corde in una posizione in cui non possa difendersi
  • quando cessa di combattere e non reagisce agli attacchi dell'avversario

In caso di un fuori combattimento simultaneo da parte di entrambi i pugili (doppio fuori combattimento), l'incontro finirà in parità, a parte nei casi in cui deve essere decretato per forza un vincitore (come nel caso dei campionati), il quale sarà colui che aveva accumulato più punti prima che si verificasse il doppio fuori combattimento.[12]

Giuria e criteri di giudizio

La giuria è quasi sempre composta da tre giudici all'esterno del quadrato che dopo aver assegnato i punti alla fine di ogni ripresa, decretano il vincitore per maggioranza, alla fine dell'incontro. Essa però in altri casi può essere anche composta da un unico arbitro-giudice all'interno del ring o da uno o due giudici all'esterno del quadrato. Il criterio di giudizio si basa su quattro differenti coefficienti, che attribuiscono un massimo di venti punti a ciascun pugile per ogni ripresa. Vengono assegnati fino a 8 punti per l'efficacia di ogni colpo pulito, 4 punti per l'aggressività (ovvero la costanza nell'attaccare), 4 punti per la difesa, intesa come l'abilità nello schivare e bloccare i colpi e infine 4 punti per l'abilità combattiva, che tiene conto della tattica generale dell'atleta, considerando quanto sia capace di sfruttare le opportunità di attaccare, prevedere e neutralizzare il gioco dell'avversario. Si può dunque osservare che viene attribuita maggiore importanza all'efficacia dei colpi puliti piuttosto che all'aggressività, e che quest'ultima decreta la vittoria solo nel caso in cui l'efficacia sia dimostrata in egual modo da entrambi i pugili.[13]

Protezioni

Le protezioni (ad eccezione, solo per alcune categorie di pugili, del caschetto) sono tutte obbligatorie e se un atleta si priva volontariamente di una di queste, ciò comporta un richiamo ufficiale da parte dell’arbitro, dal quale deriva la perdita di punti. Se invece la perdita non è volontaria, il richiamo viene fatto solo nel caso in cui succeda più volte consecutive o a causa di un colpo pulito tirato dall’avversario. Infine se una protezione si rompe, quest’ultima deve essere sostituita entro cinque minuti, se ciò non avviene l’incontro sarà sospeso e la vittoria sarà decretata dai punti.

Le protezioni obbligatorie sono:

  • Paradenti: non può assolutamente essere di colore rosso, poiché rederebbe difficile vedere l'eventuale ferita o fuoriuscita di sangue;
  • Guanti: proteggono le mani e limitano l'impatto dei colpi e vanno indossati prima di salire sul ring e levati solo dopo la fine dell'incontro, poiché farlo prima è considerato un gesto di resa. Inoltre esistono diversi tipi di guantoni, che variano sia in base alla categoria del pugile, sia in base alle sue esigenze;
  • Cintura di protezione: protegge la parte sotto alla cintura;
  • Casco: si indossa dopo essere saliti sul quadrato, ed è l'unica protezione non obbligatoria per alcune categorie di pugili, come per i professionisti;
  • Bendaggio: serve a fasciare le mani prima di mettere i guantoni, e più i guantoni indossati sonno leggeri, più il bendaggio dovrà essere lungo. Inoltre è severamente vietato inserire nel bendaggio qualsiasi tipo di oggetto che possa modificarne la consistenza, dunque non si possono nemmeno indossare anelli e alla fine di ogni incontro, una volta tolti i guantoni, l'arbitro ha il compito di controllare i bendaggi degli atleti e squalificare quest'ultimi nel caso in cui abbiano infranto il regolamento;
  • Corsetto toracico: protegge il petto ed è usato solo dalle donne.

Contegno dei pugili

Durante l'incontro i pugili dovranno dimostrare di avere autocontrollo, disciplina e dignità. All'atleta è infatti severamente vietato parlare durante le riprese o usare parole aggressive nei confronti dell'arbitro, del pubblico, della giuria o dell'avversario. Il combattente potrà confrontarsi e parlare con i propri secondi soltanto nel momento in cui viene assistito da quest'ultimi durante gli intervalli tra un round e l'altro e alla fine dell'incontro deve stringere la mano all'arbitro, all'avversario e ai secondi di quest'ultimo dimostrandosi rispettoso e leale, anche nel caso in cui non sia d'accordo con il verdetto, evitando di replicare o contestare quest'ultimo.[14]

Categorie di peso

I pugili oltre ad essere distinti in dilettati e professionisti, sono ulteriormente divisi in otto categorie di peso fondamentali, per far sì che gli incontri si svolgano in modo equilibrato e gli atleti combattano con avversari della loro portata. Ogni volta che un pugile aumenta o scende di peso la categoria cambia e prima di ogni incontro i combattenti vengono pesati per assicurasi che possano rientrare nella categoria di riferimento.[15] Le otto categorie sono:

  1. Pesi mosca: questa categoria nacque in Inghilterra nel 1910 e il primo campione fu Jimmy Wilde, che conquistò il titolo atterrando l'avversario americano Young Zulu, a Londra nel 1916;
  2. Pesi gallo: si cominciò a parlare di questa categoria nel 1850, ma il primo che ottenne il titolo di campione fu George Dixon nel 1890 a Londra, atterrando l'avversario Nunc Wallace.
  3. Pesi piuma: questa categoria venne ufficialmente riconosciuta quando l'inglese Billy Murphy nel 1890 a New York mise fuori combattimento Ike Weir, aggiudicandosi tra l'altro il titolo di campione di quest'ultima;
  4. Pesi leggeri: questa categoria fu creata nel 1855 e fu una delle categorie codificate nelle regole del marchese di Queensberry. Il primo campione si ha nel 1879 a Londra, quando l'inglese Arthur Chambers atterrò l'avversario John Clark;
  5. Pesi welter: il primo campione e fondatore della categoria dei pesi welter fu John Sullivan nel 1892, anche se primo campione ufficiale fu poi proclamato Misterious Bud Smith, che atterrò l'avversario Danny Needhan;
  6. Pesi medi: insieme alla categoria dei pesi leggeri e massimi, quella dei pesi medi è una delle prime tre categorie pugilistiche della boxe moderna. Quest'ultime infatti sono state codificate nelle regole di Queensberry ed il primo campione risale al 1884, quando Jack Dempsey sconfisse ai punti il suo avversario a Toronto;
  7. Pesi medio-massimi: questa categoria venne fondata nel 1903 da Lou Houseman, giornalista e manager, nonché protettore di Jack Root, il quale fu proclamato primo campione di questa categoria dopo aver mandato a terra l'avversario Kid McCoy;
  8. Pesi massimi: è una delle tre categorie codificate nel codice delle regole di Queensberry e ne fanno parte i pugili più pesanti che superano i medio-massimi, senza limiti di peso.

Dilettanti e professionisti

I limiti di peso di ogni categoria variano per i pugili dilettanti e quelli professionisti[16]:

Categorie di peso Dilettanti Professionisti
pesi mosca ≤ 52 kg ≤ 51 kg
pesi gallo ≤ 54 kg ≤ 53.5 kg
pesi piuma ≤ 58 kg ≤ 57 kg
pesi leggeri ≤ 60 kg ≤ 61 kg
pesi welter ≤ 67 kg ≤ 66 kg
pesi medi ≤ 75 kg ≤ 72.5 kg
pesi medio-massimi ≤ 81 kg ≤ 79 kg
pesi massimi oltre i limiti dei medio-massimi oltre i limiti dei medio-massimi

Note

  1. Giuliano 1982, p. 13
  2. Giuliano, 1982, pp. 13-15
  3. Boddy 2011, p.32
  4. Giuliano 1982, pp.17-21
  5. Federazione sportiva italiana, riconosciuta dal CONI ed affiliata alla IBA, che governa e organizza lo sport del pugilato.
  6. Salsedo 1957, pp.38-39
  7. Assistenti del pugile, che possono essere al massimo quattro: l'allenatore e fino a tre membri dello staff.
  8. Guida Olimpiadi, regole del pugilato, 2011
  9. Salsedo 1957, p.31
  10. Salsedo 1957, pp.31-32
  11. Salsedo 1957, pp.32-33
  12. Salsedo 1957, p.32
  13. Salsedo 1957, pp. 33-34
  14. Salsedo 1957, p.31
  15. Giuliano 1982, pp.28-33
  16. Salsedo 1957, pp.22-23

Bibliografia

  • Kasia Boddy, Storia della boxe: dall'antica Grecia a Mike Tyson, Bologna, Odoya, 2011
  • Orlando «Rocky» Giuliano, Storia del pugilato, Milano, 1982
  • Salvatore Salsedo, Storia del pugilato, Milano, S.E.S.S.-La Gazzetta dello Sport, 1957