Street art: differenze tra le versioni

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Le peculiarità del suo stile sono il predominio della linea, caratterizzata da un segno continuo e labirintico, le forme stilizzate, i rimandi ai cartoons e all’arte tribale. Tra le sue opere spiccano per importanza Senza titolo, che fa parte della prima produzione dell’artista del 1982, oggi esposta in una sala del Museum of Modern Art di New York e ''Tuttomondo'', eseguito nel 1989 su una parete posteriore del Convento di Sant’Antonio a Pisa. Si tratta dell’ultima opera dell’artista ed è considerata il suo vero e proprio testamento spirituale.
Le peculiarità del suo stile sono il predominio della linea, caratterizzata da un segno continuo e labirintico, le forme stilizzate, i rimandi ai cartoons e all’arte tribale. Tra le sue opere spiccano per importanza Senza titolo, che fa parte della prima produzione dell’artista del 1982, oggi esposta in una sala del Museum of Modern Art di New York e ''Tuttomondo'', eseguito nel 1989 su una parete posteriore del Convento di Sant’Antonio a Pisa. Si tratta dell’ultima opera dell’artista ed è considerata il suo vero e proprio testamento spirituale.
== Note ==
== Bibliografia ==

Versione delle 11:55, 2 gen 2024

La Street Art (o arte di strada) è una forma di arte moderna diffusa principalmente negli spazi pubblici, come muri di edifici, strade, marciapiedi e altri supporti urbani. Dotata di un valore estetico e sociale, può assumere varie forme, tra cui graffiti, murales, stencil, poster e adesivi, contribuendo ad arricchire l'ambiente urbano con la sua diversità e originalità.

La storia

Le radici della street art

Dipinti parietali nella Cueva de las Manos, provincia di Santa Cruz, Patagonia (11.000-7.000 a.C.)

Le prime forme di utilizzo artistico-espressivo dei muri risalgono a migliaia di anni fa, in particolare a raffigurazioni rinvenute nei siti rupestri più noti, come quello spagnolo di Altamira o quelli francesi di Lascaux, Chauvet e Pech-Merle. L’arte rupestre, che caratterizzava le pareti delle caverne, rifugio e focolare delle popolazioni di cacciatori all’origine della storia dell’uomo, era realizzata in due modi: per incisione tramite pietre o ossa (da cui il nome “graffiti”), oppure tramite pittura, basata principalmente su due colori: il nero, ricavato di solito dal carbone (di legno e più raramente d’osso) e l’ocra, derivato dall’argilla.

Con la nascita delle prime civiltà, i muri di case e palazzi divennero il luogo naturale per esprimere la vita e la morte: dalle tombe dei faraoni alle catacombe paleocristiane caratterizzate da interventi artistici parietali. Tra le scritte murali dell’antichità troviamo anche versi d’amore, come ad esempio le scritte rinvenute a Pompei, dove troviamo anche frasi volgari dedicate a un’ampia platea di persone, dai politici alle prostitute; non certo diverse da quelle che ancora oggi capita di trovare per strada. Ci sono poi scritte a carattere commerciale, di propaganda politica, attestazioni di divieti e obblighi, ma anche semplici promemoria di vita quotidiana.

Il primo Novecento

Nel corso degli anni Venti e Trenta si sviluppa il Muralismo internazionale in America Latina e in Europa. Il Muralismo messicano ebbe più seguito nei decenni successivi e prese avvio a causa della rivoluzione guidata da figure come Pancho Villa, Emiliano Zapata e Francisco Madero, che portò nel 1910 alla fine della dittatura del generale Porfirio Díaz. I moti rivoluzionari portarono alla necessità di un’arte pubblica, che mettesse al centro il popolo e le sue tradizioni. Le prime espressioni del Muralismo messicano, i cui protagonisti furono Siquieros, Clemente Orozco e Diego Rivera, risalgono al 1922.

In Europa, le nazioni che si distinguono negli anni Venti e Trenta nel campo della pittura murale sono la Francia e l’Italia. In Francia, a partire dal 1935, si tenne il Salon de l’Art Mural in cui vennero esposti mosaici e pannelli decorati, mentre l’Italia diede il contributo maggiore all’arte murale europea in particolare attraverso due contesti espositivi, da una parte la “Mostra della rivoluzione fascista” (1932) e dall’altra la V Triennale di Milano (1933), all’interno della quale si tenne una prima manifestazione di pittura murale pubblica. Negli anni Trenta, emerse il concetto di "plastica murale" futurista, al centro di una mostra promossa nel 1934 promossa da figure come Marinetti, Fillia, Prampolini e De Filippis. Questa forma d'arte superò gli affreschi e le tradizionali pitture murali, abbracciando una vasta gamma di possibilità espressive e illustrative mediante l'utilizzo di tutti i materiali e di tutte le tecniche disponibili.

Anni Sessanta e Settanta

Negli anni Sessanta e Settanta del Novecento, sui vagoni della metropolitana e sui muri di New York e Filadelfia, iniziarono a comparire scritte e immagini realizzate con bombolette spray. Questa forma artistica è nota come writing (derivato da "to write", scrivere) o graffitismo e rappresenta un'espressione di creatività spontanea. Nasce con l'intento di entrare direttamente in contatto con il pubblico, senza alcuna intermediazione del sistema dell'arte e concepita per essere invendibile. I suoi artefici possono essere sia individui singoli che gruppi (crew) che inizialmente facevano uso del marker, un pennarello indelebile dalla punta spessa, generalmente rosso o nero e che solo successivamente è stato sostituito dalla bomboletta spray. I soggetti spaziano dalla semplice firma stilizzata dell'autore (tag) a immagini grafiche più complesse, scritte con caratteri cubitali o elementi geometrici stilizzati.

È possibile collegare l'emergere del Graffitismo alle rivendicazioni delle minoranze razziali che si sono manifestate alla fine degli anni Sessanta. Il murale "Black Pride, Black Power", datato 1967, è stato identificato come la prima espressione della nuova genere di public art. In questa fase iniziale, il Graffitismo è pervaso da una marcata illegalità, al punto da diventarne quasi una caratteristica fondante; le autorità reagiscono con fermezza, adottando diverse misure per cercare di contenere il fenomeno; si passa dagli arresti alle multe, dalla sorveglianza notturna dei depositi della metropolitana all'istituzione delle "hall of fame" (luoghi circoscritti dove l'intervento degli artisti è autorizzato).

Nella metà degli anni Settanta, alcuni writers, desiderosi di acquisire fama e popolarità, escono dall'anonimato e aspirano a esporre le proprie opere in musei e gallerie. Il riconoscimento artistico dei writers da parte del New York Magazine nel 1973 segna l'inizio della trasformazione del graffito urbano dal sistema dei trasporti a quello delle gallerie. I writers della seconda metà degli anni Settanta iniziano a conformarsi ai canoni dell'arte ufficiale, dando vita alla generazione successiva, nota come Post-Graffiti. Questo innovativo movimento artistico riesce a diffondersi gradualmente a livello globale, generando una pluralità di stili destinati a lasciare un notevole impatto nei settori della moda, della grafica e della pubblicità.

In Europa, il fenomeno del writing assume spesso forti connotazioni politiche, come evidenziato dai graffiti che decoravano il lato occidentale del Muro di Berlino già prima della sua caduta nel 1989. In pochi anni si passò ai masterpieces, ovvero pezzi-capolavoro talmente imponenti da ricoprire l’intera lunghezza di vagoni dei treni (end to end), oppure la loro intera altezza (top to bottom). Le lettere assunsero presto nuove forme, da quelle squadrate a quelle tridimensionali, dotate di un’illusoria profondità (3 D letters). Uno dei nuovi stili più distintivi fu il wild style, che fece la sua comparsa nel 1973 ed è caratterizzato da una scrittura basata su un intreccio di lettere deformate, contorte e difficilmente decifrabili. A partire dal 1974 comparvero i primi lavori extra-alfabetici, noti come comix, tale innovazione giungerà a piena maturazione solo negli anni Ottanta.

Anni Ottanta

Negli anni Ottanta i graffiti compiono una significativa transizione, passando dalle strade alle prestigiose pareti delle gallerie d'arte. Questo spostamento segna un notevole successo commerciale con le prime esposizioni organizzate che permettono di trasferire una forma di espressione originariamente nata per gli spazi urbani, in un contesto più elevato, quello delle gallerie d'arte. Questa evoluzione sottolinea la crescente riconoscibilità e accettazione della cultura dei graffiti nel mondo dell'arte contemporanea. Parallelamente, durante questo periodo, emergono artisti influenti come Jean-Michel Basquiat e Keith Haring, che hanno le loro radici artistiche nella scena dei graffiti e contribuiscono a consolidare l'importanza di questa forma d'arte nella cultura visiva dell'epoca.

Le tecniche

Lo stencil

L’utilizzo dello stencil avviene tramite una semplice mascherina ritagliata in modo da poter ripetere lo stesso soggetto più volte. Questa pratica è la più diffusa ed è apprezzata per la sua rapidità d’uso. La realizzazione di stencils è particolarmente utilizzata da molti artisti come Shepard Fairey, ma soprattutto Banksy. Le origini dello stencil risalgono alle mani primitive moltiplicate sulle pareti di numerose caverne preistoriche. Procedimenti simili allo stencil sono documentati dall’antica Cina all’Egitto dei faraoni, fino al Medioevo occidentale, quando vennero utilizzati per moltiplicare decorazioni murali in chiese e palazzi. Nel corso del Novecento, gli stencil e i telai grafici assunsero un ruolo cruciale nel diffondere immagini e slogan tra gli studenti e i lavoratori ribelli.

Gli stickers

Gli stickers rappresentano una forma di street art in formato ridotto, ideati da artisti e ordinati attraverso piattaforme specializzate. Generalmente vengono apposti su diverse superfici urbane come cartelli stradali, pali della luce, cassette postali, cabine telefoniche e muri. Originariamente concepiti per diffondere slogan, gli stickers hanno successivamente evoluto il loro scopo assumendo anche finalità pubblicitarie.

I posters

Il poster (o manifesto, wheat paste, paste-up) viene riprodotto in più modalità, dai manifesti tipografici a quelli serigrafici, realizzati artigianalmente in un buon numero di copie, fino a quelli in esemplare unico, talvolta di dimensioni tali da ricoprire le facciate di interi palazzi. Questa pratica offre anche la possibilità di trasmettere messaggi visivi e concettuali, diventando così un mezzo versatile di espressione artistica e di comunicazione.

Murales

Il murales, riconosciuto come simbolo supremo della Street Art, si caratterizza per la sua efficace relazione con l'ambiente che accoglie l'opera. Il successo di un murales è strettamente legato alla capacità dell'artista di interagire con le peculiarità del luogo, considerando le imperfezioni, le aperture (finestre o altri elementi architettonici) e i prolungamenti della superficie disponibile. Spesso, gli street artists iniziano con un'istantaneità creativa, dando vita a uno schizzo spontaneo che successivamente rielaborano in forme grafiche più complesse. Talvolta, per facilitare il trasferimento dell'opera sulla parete, vengono utilizzati cartoni o altri supporti intermedi. Nonostante i murales siano concepiti per il pubblico, la loro realizzazione spesso avviene illegalmente, di notte, poiché gli artisti devono affrontare la sfida delle normative sulla proprietà privata. Tuttavia, sempre più frequentemente, le amministrazioni pubbliche autorizzano e promuovono tali interventi, integrandoli in progetti di riqualificazione urbana mirati a valorizzare specifici siti o addirittura interi quartieri. Un esempio notevole di questa tendenza si è manifestato a Roma nel periodo 2014-2015, quando nella stazione Spagna della metropolitana, sono stati organizzati una serie di interventi di Street Art. Questa iniziativa ha portato alla realizzazione di ben venti murales, contribuendo significativamente a trasformare lo spazio urbano e ad arricchire la città con opere di artisti internazionali.

Urban Art

Rientra nella Street Art il fenomeno delle installazioni urbane, opere d'arte che abbracciano lo spazio tridimensionale degli ambienti urbani attraverso la disposizione di oggetti, sculture, elementi interattivi e che si discostano dalle modalità espressive quali lo stencil, i murales, gli stickers e i posters. Le installazioni urbane, al contrario delle opere più convenzionali, spesso coinvolgono lo spettatore in modo più diretto, incoraggiando l'interazione fisica e concettuale con l'ambiente circostante. Inoltre, possono essere effimere o permanenti a seconda delle intenzioni dell'artista o delle dinamiche della città che le ospita. Questa forma di espressione artistica si presta a una vasta gamma di stili e approcci, permettendo agli artisti di trasformare gli spazi urbani in veri e propri palcoscenici creativi. Le installazioni urbane possono essere ispirate da temi sociali, politici, ambientali o semplicemente dalla volontà di suscitare riflessioni ed emozioni nel pubblico. Un esempio celebre di installazione urbana è l'opera di Banksy in Palestina, nota come "The Walled Off Hotel", un hotel che è stato costruito in gran segreto e che combina in sé arte, politica e ospitalità. Le installazioni urbane rappresentano una dimensione dinamica della Street Art, aggiungendo profondità e interattività al paesaggio urbano e offrendo agli artisti un'opportunità unica di esplorare nuove forme di espressione e di coinvolgere la comunità in un dialogo visivo.

Protagonisti e opere

Banksy

Jean-Michel Basquiat

Jean-Michel Basquiat (1960-1988), di origine portoricana, diventò protagonista della scena artistica di New York tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta arrivando rapidamente al successo che durò brevemente a causa della sua morte a soli 27 anni. I temi principali delle sue opere sono l’ipocrisia capitalista e l’esistenzialismo. Agli inizi della sua carriera artistica incontrò e strinse amicizia con Al Diaz, un graffitista grazie al quale Basquiat iniziò a prendere consapevolezza delle proprie capacità artistiche e iniziò a firmarsi con l’acronimo “SAMO” (“the SAMe Old shit”).

I temi principali delle sue opere sono l’ipocrisia capitalista e l’esistenzialismo e riporta soggetti che prendono ispirazione dalle culture afroamericane, africane, atzteche oltre a riferimenti alla musica Jazz. Gli esseri dipinti sono gialli, neri, rossi, verdi e i tratti somatici sono rappresentati attraverso tratti grafici stilizzati e irreali. Alcuni sembrano gridare, altri sembrano sghignazzare, altri sembrano muoversi goffamente nello spazio, spesso riempito da lettere, segni grafici e sfondi colorati vivacemente. Nell’opera Dustheads (1982), i colori vengono utilizzati in maniera molto istintiva, strizzando i tubetti di vernice direttamente sulla tela.

Keith Haring

Keith Haring (1958-1990), nato a Reading, in Pennsylvania, è stato uno degli esponenti della Street Art di maggior successo. Tramite la sua arte si è fatto portatore dei temi sociali e politici, come la difesa dei diritti civili e la lotta contro le discriminazioni nei confronti delle minoranze. Haring esprimeva un universo grafico ironico e personale, tanto da sviluppare una propria iconografia popolata da strani personaggi e animali stilizzati che egli stesso definisce radiant boys (ragazzi sfolgoranti), in quanto sempre circondati da un’aureola di raggi luminosi, ispirati dai fumetti.

Le peculiarità del suo stile sono il predominio della linea, caratterizzata da un segno continuo e labirintico, le forme stilizzate, i rimandi ai cartoons e all’arte tribale. Tra le sue opere spiccano per importanza Senza titolo, che fa parte della prima produzione dell’artista del 1982, oggi esposta in una sala del Museum of Modern Art di New York e Tuttomondo, eseguito nel 1989 su una parete posteriore del Convento di Sant’Antonio a Pisa. Si tratta dell’ultima opera dell’artista ed è considerata il suo vero e proprio testamento spirituale.

Note

Bibliografia