Disturbo bipolare
Il Disturbo Bipolare chiamato precedentemente Sindrome Maniaco-Depressiva è un disturbo dell'umore, nel quale si alternano episodi di mania cioè di euforia a episodi di melanconia cioè di depressione nel corso del tempo.
Storia del Bipolarismo
Tutti noi abbiamo oscillazione di emozioni in base alle interazioni e dalle attività che abbiamo durante le giornate. Diventano gravi queste oscillazioni nel momento in cui sono intense e durature dando luogo a disturbi, in questo caso il disturbo bipolare.
Partiamo dalle prime fonti nel IX a.C. riscontrate all’interno dell’Iliade nella storia di Aiace Telamonio, il quale aveva sbalzi di umore alterni, passando da un estremo ad un altro fino a arrivare al suicidio.
La fonte successiva è con Ippocrate (IV secolo a.C.) che fu il primo a redarre una classificazione dei disturbi mentali attribuendo la melancolia(depressione) ad un eccesso di bile mentre la mania (eccitazione) ad un eccesso di bile gialla.
Areteo di Cappadocia nel I secolo d.C. fu il primo a descrivere nel volume ‘Sulle cause e sui sintomi delle malattie croniche’ con criteri moderni la melanconia e la mania che sono tipici del disturbo bipolare. Areteo scrisse che nello stato di melanconia il soggetto è triste o apatico, da questo stato passa alla fase maniacale nel quale è l’opposto quindi euforico. Utilizza l’esempio di una persona che cammina nel mercato con una ghirlanda in testa con un atteggiamento da vincitore.
Durante il medioevo i disturbi psichiatrici erano considerati cause demoniache.
Alla fine degli anni 1600, più studiosi osservano come le fasi di mania e melanconia si alternano ed iniziano a vedere un collegamento tra i due stati.
Grazie allo sviluppo scientifico del XVIII secolo si ha un progresso nel capire i disturbi mentali, il medico Vincenzo Chiarugi afferma che la mania è l’opposto della melancolia.
All'inizio della storia moderna, a distanza di poco tempo, due clinici, uno in Francia con Jean Pierre Falret ed uno in Germania cioè Jules Baillarger dichiarano di aver scoperto una nuova malattia mentale. Falret “Follia a doppia forma” con la descrizione dell’alternanza delle due fasi mentre Baillarger lo chiamò “Follia circolare”. I due medici si accusarono a vicenda di plagio.
Nel 1929, Oswarld Bumke era l’allievo del “padre della psichiatria moderna” cioè Emil Kraepelin, descriverà in maniera approfondita la malattia maniaco-depressiva con le fasi alterne tra mania e depressione.
Intorno alla metà del ‘900 due clinici tedeschi, Karl Kleist e Karl Leonhard chiameranno la malattia maniaco-depressiva precedentemente descritto con un nuovo nome cioè disturbi Bipolari.
Un decennio dopo grazie ai vari sviluppi sulla genetica e familiarità si distinguono le forme unipolari e bipolari.
Nel 1979 in America si fa la distinzione tra bipolare I e II, nel tipo II vengono raggruppati i sintomi nel quale non viene richiesto l’ospedalizzazione. [1]
DSM e Definizione Scientifica
Oggi con i vari studi riguardo al disturbo bipolare siamo arrivati ad una estensione maggiore e sulla complessità che ha questo disturbo. Nel concetto “spettro dei disturbi dell’umore” si ipotizza che c’è una continuità tra le oscillazioni dell’umore, la depressione unipolare e il disturbo bipolare. Nel DSM-5 il disturbo bipolare viene definito come “un disturbo dell’umore caratterizzato dall’alternanza di stati dell’umore eccessivamente alto (mania) e patologicamente basso(depressione)”. L'acronimo DSM corrisponde a “Manuale Diagnostico e Statistico Dei Disturbi Mentali” ed è un manuale molto importante utilizzato dai medici e farmacisti.
Per arrivare all’ultima edizione del DSM ci sono voluti anni ed anni di studi. Verranno elencate solo gli aspetti importanti che hanno modificato il DSM nel corso della storia.
Tutto ha inizio in America negli anni 1800 nel quale fu richiesto un cènso cioè una lista di cittadini che erano ritenuti ‘pazzi’ all’interno degli ospedali psichiatrici. Nel 1880 si stilò sette categorie di malattie mentali cioè mania, melanconia, monomania, paresi, demenza, dipsomania ed epilessia. Nel 1921 l’APA (associazione medico-psicologica americana) volle creare una classificazione accettabile con l’intento di facilitare la diagnosi ai pazienti affetti da una grave malattia psichiatrica e neurologica.
Dopo la Seconda guerra mondiale la classificazione delle malattie venne ampliata dall’esercito americano per poter incorporare i veterani dopo la guerra. Nello stesso periodo la WHO (organizzazione mondiale della salute) pubblicò la sesta edizione dell’ICD (classificazione internazionale delle malattie e dei problemi correlati) che includeva sezioni riguardo le psicosi, psiconevrosi, disturbi del carattere, del comportamento e dell’intelligenza, questa edizione avrà una variante che verrà chiamata DSM.
Il DSM-III fu pubblicato nel 1980, in questa edizione si cerca di rispettare il più possibile le malattie mentali con l’intento di dare delle definizioni. Il problema di questa edizione era incoerente con il sistema della redazione del manuale e i criteri di diagnostici non erano chiari. Di conseguenza l’APA creò una commissione per revisionare il manuale, nel 1987 uscì il DSM-III-R con le correzioni.
Dopo sette anni, venne pubblicato il DSM-IV con molte modifiche riguardo la classificazione con aggiunta, modificazione o eliminazione dei disordini.
Nei primi anni del 2000 iniziarono i lavori nella creazione del DSM-5, che verrà pubblicato nel 2013. I gruppi che aiutano nella creazione di questo manuale cercarono di dare una panoramica di quello che è successo nella storia delle diagnosi psichiatrica portando a galla le lacune, con la speranza che queste lacune venissero colmate.
Nella pubblicazione del DSM-5-TR nel 2022 ci fu un grosso lavoro dietro. Creato da 200 esperti che furono suddivisi in gruppi cioè cultura, sesso e genere, suicidio e medicina legale, avevano il compito di revisionare tutto il materiale e di modificare il testo in base alle loro aree specifiche che ogni gruppo aveva. Una volta stilato il testo, fu di nuovo revisionato da un altro gruppo che aveva il compito di trovare le discriminazioni e l’uso di linguaggio non stigmatizzante.
Bipolarismo di tipo I
«Viene definito dalla presenza di almeno un episodio maniacale (ossia, che interrompa la normale funzione sociale e professionale) e solitamente episodi depressivi. L'incidenza è all'incirca uguale negli uomini e nelle donne.» Questo tipo di bipolarismo è caratterizzato da episodi maniacali che durano per almeno 7 giorni. il soggetto crede di stare in uno stato di benessere, tende ad essere appariscente e possono sentirsi trattati ingiustamente con la conseguenza di diventare un pericolo per sé stessi o per altri. In questo stato il soggetto ha un umore elevato, diventa euforico. Oltre a questo, deve avere almeno 3 sintomi dei seguenti:
- Autostima ipertrofica o grandiosità
- Ridotto bisogno di sonno
- Maggiore loquacità
- Fuga delle idee o accelerazione del pensiero
- Distraibilità
- Aumentata attività orientata al raggiungimento di obiettivi
- Coinvolgimento eccessivo in attività con conseguenze negative ex shopping eccessivo
Bipolarismo di tipo II
«Viene definito dalla presenza di episodi di depressione maggiore con almeno un episodio ipomaniacale, ma non veri e propri episodi maniacali. L'incidenza è leggermente più elevata nelle donne.» Il bipolarismo di tipo II è caratterizzato da episodi di depressione tipiche della depressione maggiore. Il soggetto per quasi tutto il giorno ha i seguenti sintomi:
- Umore depresso
- Diminuzione di interesse o piacere per le attività da svolgere durante la giornata
- Aumento o perdita di peso
- Insonnia
- Agitazione o rallentamento psicomotorio
- Perdita di energia
- Autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati
- Scarsa capacità di pensare o concentrarsi
- Pensieri di morte o suicidio, tentativo di suicidio o piani per metterlo in atto
Diagnosi
Per diagnosticare il disturbo bipolare I è sufficiente avere almeno un episodio maniacale, è probabile che ci sia la presenza di episodi depressivi ma non è necessario per la diagnosi. Per il disturbo bipolare II è necessario un episodio di depressione maggiore con durata di almeno due settimane e almeno un episodio ipomaniacale che duri almeno quattro giorni.
Terapia
Ci sono vari tipi di terapie nel caso del disturbo bipolare, dalle più tradizionali come, ad esempio, la terapia farmacologica a delle terapie innovative come ad esempio il light therapy. L'equipe insieme al paziente cercano di capire quale delle terapie potrebbe andare bene per il soggetto, creando anche delle abitudini sia alimentari che a livello sociale e sportivo. Si possono avere varie combinazioni di terapie in base agli effetti positivi e negativi che ha.
Terapia Farmacologica
La terapia farmacologica serve tendenzialmente a stabilizzare l’umore, soprattutto in caso di depressione. Anche qui si possono combinare più farmaci. Possono essere effetti collaterali, tra cui anche a livello fisico; infatti, il paziente verrà sottoposto a vari controlli ogni tot di tempo.
Terapia Di Gruppo
La terapia di gruppo serve a comprendere il disturbo, l’impatto che ha nella vita quotidiana e sulla sfera sociale ed infine a riconoscere i sintomi iniziali per evitare ricadute. In questo tipo di terapia possono partecipare oltre al paziente anche i familiari e persone strette.
Terapia Interpersonale e Di Ritmo Sociale
La terapia interpersonale e di ritmo sociale (IPSRT) aiuta il soggetto a relazionarsi con altri individui ed avere una routine nella vita quotidiana, comprende anche il tipo di alimentazione e l’attività fisica.
Terapia Familiare
La terapia familiare serve a far conoscere il disturbo ai familiari del paziente. I familiari hanno anche loro un ruolo cruciale perché possono riconoscere i sintomi prima di un episodio e possono aiutare il soggetto insieme ai medici.
Terapia Cognitivo-Comportamentale
Nella terapia cognitivo-comportamentale si cerca di aiutare il soggetto nel caso in cui sia molto stressato, quindi a diminuire il livello di stress attraverso varie attività. Cerca di creare insieme al paziente dei piani per risolvere problemi quotidiani.
Terapia Con Luce Brillante
La terapia con luce brillante (light therapy) è una delle terapie innovative.In questo caso il paziente si espone alla luce intensa di una lampada specifica, tendenzialmente viene fatta la mattina per poter aiutare il paziente con l’umore. Ovviamente ha anche effetti negativi come triggerare episodi di ipomania o mania.>
Trattamento Sanitario Obbligatorio
In alcuni casi ovvero quando non è più gestibile a livello ambulatoriale il soggetto che ha questo disturbo può essere ricoverato in ‘Diagnosi e Cura’ o in un ospedale psichiatrico specializzato. Questo può succedere quando ad esempio ha istinti suicidi, i farmaci non agiscono correttamente o durante la fase maniacale il soggetto si mette in pericolo. Solitamente quando il paziente è nella fase depressiva cercherà di chiedere aiuto ma nella fase maniacale è dura avere il consenso del paziente e quindi si può chiedere il TSO cioè il Trattamento Sanitario Obbligatorio. Il ricovero serve a poter osservare il paziente per 24 ore in un ambiente sicuro e consente all’equipe di osservare il paziente per poter agire con una terapia diversa.
Note
Bibliografia
- Antonio Tundo, Breve storia del Disturbo Bipolare, Il disturbo Bipolare da Omero a oggi, Istituto di psicopatologia, Roma, 2022
- American Psychiatric Association, Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, edizione V, Text Revision (DSM-5-TR), Washington, 2022
- William Coryell, Disturbo Bipolare, MD, University of Iowa Carver College of Medicine, 2021-2022
- Ospedale Maria Luigia, disturbo bipolare. La diagnosi del DSM-5, sezione Disturbi dell’umore, Parma, 2021
- Diagnostic and Statistical Manual of mental Disorder (DSM-5), Raffaello Cortina editore, Licenza di American Psychiatric Association
- Calabrese J.R., Diagnosing Mania in the Age of DSM-5, 2017
- Redazione, Guida Completa alla Terapia del Disturbo Bipolare: Farmaci, Psicoterapia e Stili di Vita, Sito Web Medicina360, 2023
- ↑ ciao