Street art

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La street art (o arte di strada) è una forma di arte moderna diffusa principalmente negli spazi pubblici, come muri di edifici, strade, marciapiedi e altri supporti urbani. Dotata di un valore estetico e sociale, la street art può assumere varie forme, tra cui graffiti, murales, stencil, poster e adesivi, contribuendo ad arricchire l'ambiente urbano con la sua diversità e originalità.

La storia

Le radici della street art

Dipinti parietali nella Cueva de las Manos, provincia di Santa Cruz, Patagonia (11.000-7.000 a.C.), fonte: Maxima20, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons

Le prime forme di utilizzo artistico-espressivo dei muri risalgono a migliaia di anni fa, in particolare a raffigurazioni rinvenute nei siti rupestri più noti, come quello spagnolo di Altamira o quelli francesi di Lascaux, Chauvet e Pech-Merle. L’arte rupestre, che caratterizzava le pareti delle caverne, rifugio delle comunità di cacciatori agli inizi della storia umana, era realizzata attraverso due tecniche: una consisteva nell'incidere su pietre o ossa (da cui il nome “graffiti”), l'altra invece nell'utilizzo della pittura, principalmente realizzata con due colori: il nero, ottenuto dal carbone (di legno e d'osso) e l'ocra, proveniente dall'argilla[1].

Con la nascita delle società organizzate, le pareti di case e palazzi divennero il luogo principale per esprimere la vita e la morte: dalle tombe dei faraoni alle catacombe paleocristiane, caratterizzate da interventi artistici parietali. Tra le scritte murali dell’antichità si trovano anche versi d’amore, come ad esempio a Pompei, dove sono state rinvenute frasi volgari rivolte a un vasto pubblico dai politici alle prostitute, non tanto diverse da quelle che ancora oggi capita di leggere per strada. Non mancano poi scritte a scopo commerciale, messaggi con finalità politiche, segnalazioni di divieti e obblighi, o avvisi utili per la vita di tutti i giorni.[2].

Il primo Novecento

Nel corso degli anni Venti e Trenta del Novecento, in America Latina e in Europa si diffuse il Muralismo internazionale. In particolar modo il Muralismo messicano si sviluppò a causa della rivoluzione iniziata nel 1910 in Messico e che durò fino al 1920. I moti rivoluzionari portarono alla necessità di un’arte pubblica, che mettesse al centro il popolo e le sue tradizioni. Le prime espressioni del Muralismo messicano, guidato da artisti come Siquieros, Clemente Orozco e Diego Rivera, ebbero inizio nel 1922 [3].

In Europa, le nazioni che si distinguono negli anni Venti e Trenta nel campo della pittura murale sono la Francia e l’Italia. In Francia, a partire dal 1935, si tenne il Salon de l’Art Mural in cui vennero esposti mosaici e pannelli decorativi, mentre l’Italia contribuì in particolare attraverso due contesti espositivi: la “Mostra della rivoluzione fascista” (1932) e la V Triennale di Milano (1933), in cui si svolse una prima manifestazione di pittura murale pubblica[4]. Negli anni Trenta emerse il concetto di "plastica murale" futurista, al centro di una mostra promossa nel 1934 da figure come Marinetti, Fillia, Prampolini e De Filippis. Questa forma d'arte superò gli affreschi e le tradizionali pitture murali, abbracciando una vasta gamma di possibilità espressive e illustrative, attraverso l'utilizzo di diversi materiali e di tutte le tecniche disponibili.

Anni Sessanta e Settanta

Negli anni Sessanta e Settanta del Novecento, sui vagoni della metropolitana e sui muri di New York e Filadelfia, iniziarono a comparire scritte e immagini realizzate inizialmente con il marker, un pennarello indelebile dalla punta spessa e che venne successivamente sostituito con la bomboletta spray. Questa forma artistica è nota come writing (derivato da "to write", scrivere) o graffitismo e rappresenta un'espressione di creatività spontanea. Nasce con l'intento di entrare direttamente in contatto con il pubblico, senza alcuna intermediazione del sistema dell'arte e senza alcuna possibilità di commercializzazione. I suoi artefici possono essere sia individui singoli sia gruppi (crew), mentre i soggetti realizzati spaziano dalla semplice firma stilizzata dell'autore (tag) a immagini grafiche più complesse, scritte con caratteri cubitali o elementi geometrici stilizzati [5].

Writing su vagoni ferroviari a Praga. fonte: http://streetfiles.org/praha-city-love, CC BY 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/3.0>, via Wikimedia Commons

È possibile collegare l'emergere del graffitismo alle rivendicazioni delle minoranze razziali che si sono manifestate alla fine degli anni Sessanta. Il murale Black Pride, Black Power, datato 1967, è stato identificato come la prima espressione del nuovo genere di public art. In questa fase iniziale, il graffitismo è pervaso da una marcata illegalità, che ne è diventata quasi una caratteristica fondante. Le autorità reagiscono con fermezza, adottando diverse misure per cercare di contenere il fenomeno; si passa dagli arresti alle multe, dalla sorveglianza notturna dei depositi della metropolitana all'istituzione delle "hall of fame" (luoghi circoscritti dove l'intervento degli artisti è autorizzato)[6].

Nella metà degli anni Settanta, alcuni writer, desiderosi di acquisire fama e popolarità, escono dall'anonimato e aspirano a esporre le proprie opere in musei e gallerie. Il riconoscimento artistico dei writers da parte del New York Magazine nel 1973 segna l'inizio della trasformazione del graffito urbano dal sistema dei trasporti a quello delle gallerie. I writers della seconda metà degli anni Settanta iniziano a conformarsi ai canoni dell'arte ufficiale, dando vita alla generazione successiva, nota come Post-Graffiti. Questo innovativo movimento artistico riesce a diffondersi gradualmente a livello globale, generando una pluralità di stili destinati a lasciare un notevole impatto nei settori della moda, della grafica e della pubblicità [7].

In Europa, il fenomeno del writing assume spesso forti connotazioni politiche, come evidenziato dai graffiti che decoravano il lato occidentale del Muro di Berlino già prima della sua caduta nel 1989 [8]. In pochi anni si passò ai masterpieces, cioè pezzi-capolavoro che occupavano i vagoni dei treni nella loro lunghezza (end to end) e nella loro altezza (top to bottom). Le lettere assunsero forme squadrate, tridimensionali ed erano caratterizzate da un’illusoria profondità (3 D letters). Uno dei nuovi stili più distintivi fu il wild style, che fece la sua comparsa nel 1973 e presenta una scrittura basata su un intreccio di lettere deformate e difficilmente decifrabili. Nel 1974 apparvero le prime creazioni extra-alfabetiche, note come comix, che raggiungeranno la loro massima evoluzione soltanto nel corso degli anni Ottanta.[9]

Anni Ottanta

Negli anni Ottanta i graffiti compiono una significativa transizione dalle strade alle prestigiose pareti delle gallerie d'arte, incontrando anche un grande successo commerciale [10]. Questa evoluzione sottolinea la crescente riconoscibilità e accettazione della cultura dei graffiti nel mondo dell'arte contemporanea.

In questi anni la società si avvia verso il consumismo sfrenato e in questo contesto culturale i graffiti lanciano messaggi sociali e di denuncia a partire dal quartiere di Brooklyn nella città di New York, per la presenza di zone in stato di abbandono [11] . Parallelamente, durante questo periodo, emergono artisti influenti come Jean-Michel Basquiat e Keith Haring, che hanno le loro radici artistiche nella scena dei graffiti e contribuiscono a consolidare l'importanza di questa forma d'arte nella cultura visiva dell'epoca.

Le tecniche

Lo stencil

L’utilizzo dello stencil avviene tramite una mascherina ritagliata in modo da poter ripetere lo stesso soggetto più volte. Questa pratica è la più diffusa ed è apprezzata per la sua rapidità d’uso. Lo stencil è usato da molti artisti come Shepard Fairey, ma soprattutto Banksy.

Le origini dello stencil risalgono alle mani primitive moltiplicate sulle pareti di numerose caverne preistoriche. Metodi simili a quelli dello stencil sono registrati sin dall'antica Cina e dall'Egitto dei faraoni, estendendosi poi fino al periodo medievale in Europa, dove venivano impiegati per creare decorazioni murali in chiese e palazzi. Nel corso del Novecento, gli stencil e i telai grafici assunsero un ruolo cruciale nel diffondere immagini e slogan tra gli studenti e i lavoratori ribelli [12].

Gli sticker

Gli sticker sono piccoli adesivi ideati da artisti e ordinati attraverso piattaforme specializzate e rappresentano una forma di street art in formato ridotto. Generalmente vengono apposti su diverse superfici urbane come cartelli stradali, pali, cassette postali, cabine telefoniche e muri. Originariamente concepiti per diffondere slogan, gli sticker hanno assunto successivamente finalità ludico-creative.[13].

In particolare a partire dal 1989, Shepard Fairey diffuse numerosi sticker accompagnati dalla scritta Obey (obbedisci), che divenne in seguito il suo nome d'arte. Con questa campagna chiamata André the Giant has a Posse, riuscì a diffondere rapidamente la produzione di adesivi.[14]

I poster

Il poster (o manifesto, wheat paste, paste-up) è generalmente un foglio di carta o cartoncino che viene riprodotto in più modalità, può variare dai manifesti tipografici a quelli serigrafici, creati manualmente in un buon numero di riproduzioni, fino ai pezzi unici, di dimensioni tali da ricoprire le facciate di interi edifici. Questa pratica offre anche la possibilità di trasmettere messaggi visivi e concettuali, diventando così un mezzo versatile di espressione artistica e di comunicazione [15]. Originariamente Egizi, Greci e Romani utilizzavano materiali simili ai papiri per realizzare volantini e poster.

I murales

Il murales, riconosciuto come simbolo supremo della street art, è un'opera d'arte pittorica realizzata su una parete o superficie e caratterizzata per la sua efficace relazione con l'ambiente. Il successo di un murales è strettamente legato alla capacità dell'artista di interagire con le peculiarità del luogo, considerando le imperfezioni, le aperture (finestre o altri elementi architettonici) e la superficie disponibile. Spesso, gli street artist iniziano con un'istantaneità creativa, dando vita a uno schizzo spontaneo che successivamente sviluppano in composizioni grafiche più complesse. Per facilitare l’operazione di dipingere su grandi superfici, alcuni artisti utilizzano delle quadrettature o dei cartoni per impostare il disegno preparatorio sul loro supporto. Altri, invece, dipingono direttamente sul muro [16].

Nonostante i murales siano concepiti per il pubblico, la loro realizzazione spesso avviene illegalmente, di notte, poiché gli artisti devono affrontare la sfida delle normative sulla proprietà privata. Tuttavia, sempre più frequentemente, le amministrazioni pubbliche autorizzano e promuovono tali interventi, integrandoli in progetti di riqualificazione urbana mirati a valorizzare specifici siti o addirittura interi quartieri.

Un esempio notevole di questa tendenza si è manifestato a Roma nel periodo 2014-2015, quando nella stazione Spagna della metropolitana è stata organizzata una serie di interventi di street art. Questa iniziativa ha portato alla realizzazione di ben venti murales, contribuendo significativamente a trasformare lo spazio urbano e ad arricchire la città con opere di artisti internazionali [17].

Urban Art

Rientra nella Street Art il fenomeno delle installazioni urbane, opere d'arte che abbracciano lo spazio tridimensionale degli ambienti urbani attraverso la disposizione di oggetti, sculture, elementi interattivi che si discostano dalle modalità espressive quali lo stencil, i murales, gli sticker e i poster. Le installazioni urbane, al contrario delle opere più convenzionali, spesso coinvolgono lo spettatore in modo più diretto, incoraggiando l'interazione fisica e concettuale con l'ambiente circostante. Inoltre, possono essere effimere o permanenti a seconda delle intenzioni dell'artista o delle dinamiche della città che le ospita [18] . Questa forma di espressione artistica si presta a una vasta gamma di stili e approcci, permettendo agli artisti di trasformare gli spazi urbani in veri e propri palcoscenici creativi

Le installazioni urbane possono essere ispirate da temi sociali, politici, ambientali o semplicemente dalla volontà di suscitare riflessioni ed emozioni nel pubblico. Un esempio celebre è l'opera di Banksy in Palestina, nota come "The Walled Off Hotel", un hotel che è stato costruito in gran segreto e che combina in sé arte, politica e ospitalità. Le installazioni urbane rappresentano una dimensione dinamica della street art, aggiungendo profondità e interattività al paesaggio urbano e offrendo agli artisti un'opportunità unica di esplorare nuove forme di espressione e di coinvolgere la comunità in un dialogo visivo [19] .

Protagonisti e opere

Banksy, Lanciatore di fiori, Gerusalemme, , fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/09/18/banksy-niente-diritti-a-un-anonimo-lue-gli-toglie-il-copyright-del-lanciatore-di-fiori/5936104/

Banksy

Banksy, nato probabilmente nel 1974 a Bristol, è uno degli artisti più conosciuti soprattutto a causa della sua identità ancora oggi anonima. In molti hanno ipotizzato fosse una donna oppure che non si trattasse di un singolo artista, ma di un collettivo di persone. Nonostante le numerose ricerche, l’identità di Banksy è ancora avvolta nel mistero[20].

Le sue opere si trovano in moltissimi paesi del mondo:

  • A Bristol, il murales de La ragazza con l’orecchino di perla è stato realizzato nel 2014;
  • A Venezia a maggio 2019, compare il murales che ritrae un bambino con un giubbotto salvagente e un razzo segnaletico per i soccorsi in mare. Vuole far riferimento alla questione dei migranti e alla crisi geopolitica;
  • A Brighton l'opera Kissing coppers compare sul muro di un pub, nel 2004. Le forze dell'ordine si trasformano in un'icona anti-omofobia.
  • A Gerusalemme nel 2005, sul muro costruito per separare israeliani e palestinesi, Banksy realizza il Lanciatore di fiori, che raffigura un manifestante a volto coperto mentre sta per lanciare un mazzo di fiori;
  • Nel 2002, a Londra, Banksy crea una delle opere più celebri della storia, Girl with the balloon. Quest'opera raffigura una bambina intenta a raggiungere un palloncino rosso a forma di cuore, che simboleggia l'innocenza, l'amore e la speranza. Nel 2018, la casa d'aste Sotheby di Londra ha venduto una stampa di quest'opera per oltre un milione di dollari. In un colpo di scena, al momento dell'aggiudicazione, attraverso un dispositivo segreto nella cornice progettato dallo stesso Banksy e telecomandato a distanza, la stampa è stata distrutta, trasformandosi in Love Is in the Bin (L'amore è nel cestino) [21].
Jean-Michel Basquiat, Dustheads (1982; acrilico, olio, spray e vernice su tela, 180 x 210 cm), fonte: https://www.finestresullarte.info/arte-base/jean-michel-basquiat-vita-opere-stile-graffiti-neoespressionismo

Jean-Michel Basquiat

Jean-Michel Basquiat (1960-1988), di origine portoricana, diventò protagonista della scena artistica di New York tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta arrivando rapidamente al successo, interrotto in breve a causa della sua morte a soli 27 anni. I temi principali delle sue opere sono l’ipocrisia capitalista e l’esistenzialismo. Agli inizi della sua carriera artistica incontrò e strinse amicizia con Al Diaz, un graffitista grazie al quale iniziò a prendere consapevolezza delle proprie capacità artistiche per poi firmarsi con l’acronimo “SAMO” (“the SAMe Old shit”).

I temi principali delle sue opere sono l’ipocrisia capitalista e l’esistenzialismo; i soggetti prendono ispirazione dalle culture afroamericane, africane, azteche e presentano riferimenti alla musica jazz. Gli esseri dipinti sono gialli, neri, rossi, verdi e i tratti somatici sono rappresentati attraverso tratti grafici stilizzati e irreali. Alcuni sembrano gridare, altri sembrano sghignazzare, altri sembrano muoversi goffamente nello spazio, spesso riempito da lettere, segni grafici e sfondi colorati vivacemente. Nell’opera Dustheads (1982), i colori vengono utilizzati in maniera molto istintiva, strizzando i tubetti di vernice direttamente sulla tela [22].

Keith Haring, Tuttomondo (1990; murales; Pisa, Sant’Antonio), fonte: https://www.finestresullarte.info/arte-base/keith-haring-vita-opere-street-artist-americano

Keith Haring

Keith Haring (1958-1990), nato a Reading, in Pennsylvania, è stato uno degli esponenti della Street Art di maggior successo. Tramite la sua arte si è fatto portatore dei temi sociali e politici, come la difesa dei diritti civili e la lotta contro le discriminazioni nei confronti delle minoranze. Haring esprimeva un universo grafico ironico e personale, tanto da sviluppare una propria iconografia popolata da strani personaggi e animali stilizzati che egli stesso definisce radiant boys (ragazzi sfolgoranti), in quanto sempre circondati da un’aureola di raggi luminosi, ispirati dai fumetti.

Le peculiarità del suo stile sono il predominio della linea, caratterizzata da un segno continuo e labirintico, le forme stilizzate, i rimandi ai cartoons e all’arte tribale. Tra le sue opere spiccano per importanza Senza titolo, che fa parte della prima produzione dell’artista del 1982, oggi esposta in una sala del Museum of Modern Art di New York e Tuttomondo, eseguito nel 1989 su una parete posteriore del Convento di Sant’Antonio a Pisa[23]. Si tratta dell’ultima opera dell’artista ed è considerata il suo vero e proprio testamento spirituale. Questo murales narra dell'armonia e della pace mondiale, visibile attraverso gli intricati collegamenti tra le trenta figure. Ciascun personaggio incarna un diverso aspetto di un mondo in pace: le forbici antropomorfe simboleggiano la collaborazione tra gli esseri umani per sconfiggere il serpente, rappresentante del male, già pronto a colpire la testa della figura accanto. La donna che tiene in braccio il bambino richiama l'idea della maternità, mentre i due uomini che sorreggono il delfino riflettono sul rapporto con la natura [24].

Note

  1. Dogheria, Street Art, p. 15.
  2. Dogheria, Street Art, p. 21.
  3. Dogheria, Street Art, pp. 28-32.
  4. Dogheria, Street Art, pp. 34-37.
  5. Cricco, Di Teodoro, Itinerario nell'arte, p. 371.
  6. Street Art: dal muro al museo, Catalogo dell'Arte moderna.
  7. Street Art: dal muro al museo, Catalogo dell'Arte moderna.
  8. Cricco, Di Teodoro, Itinerario nell'arte, p. 371.
  9. Dogheria, Street Art , pp. 59-60.
  10. Cricco; Di Teodoro, Itinerario nell'arte, pp. 371-372.
  11. Street Art: nascita, sviluppo, principali esponenti dell'arte di strada, Finestre sull'arte.
  12. Dogheria, Street Art, pp. 99-100.
  13. Dogheria, Street Art, p. 119.
  14. Dogheria, Street Art, p 121.
  15. Dogheria, Street Art, p. 129.
  16. Dogheria, Street Art, p. 153.
  17. Dogheria, Street Art, p. 159.
  18. Dogheria, Street Art, p. 203.
  19. Federica Ferrara, The Walled Off l’hotel ideato da Banksy in Palestina.
  20. Anna Fornaciari, Chi è Banksy? Il mito dello street artist di Bristol, Travel on art, 2019.
  21. Le opere iconiche di Banksy, lo street artist più famoso al mondo, Corriere della sera Living.
  22. Jean-Michel Basquiat, vita e opere dell'artista statunitense, Finestre sull'arte.
  23. Keith Haring, vita e opere del grande street artist americano, Finestre sull'arte.
  24. Anna Fornaciari, I meravigliosi omini di Keith Haring, Travel on art, 2020.

Bibliografia