Policoro
Policoro è un comune italiano in provincia di Matera, in Basilicata. Conta 17.729 abitanti [1].
Storia
Greci e Romani
La prima traccia della civiltà greca che si può riscontrare sul territorio di Policoro è costituita dalla ricca e fiorente città di Siris. Secondo Strabone i troiani fondarono la colonia di Siris attorno all’VIII/VII sec. a.C. sulle rive dell’omonimo fiume (oggi Sinni). Tale teoria è supportata da alcuni reperti archeologici ritrovati sulla collina dove oggi sorge il castello di Policoro, databili proprio tra la fine dell’VIII e l’inizio del VII sec. a.C. [2]. La colonia troiana fu poi occupata dai Chonii, una popolazione autoctona, e poi tra il 660 e il 650 a.C. fu approdo dei Colofonii, provenienti dalla Ionia. Siris prosperò fino alla distruzione pressoché completa da parte della coalizione formata dalle colonie achee di Sibari, Crotone e Metaponto. La caduta della città risale circa alla metà del VI secolo a.C.
Nel 433/432 a.C., a circa 4 chilometri dalle rovine dell’antica città di Siris, tra i fiumi Akiris e Siris (oggi Agri e Sinni), i Tarantini fondarono Heraclea, dedicandola all’eroe Eracle, o Ercole. La polis occupava un'area di circa 140 ettari e comprendeva numerose strutture abitative ed edifici pubblici, tra cui il santuario di Dioniso e quello di Demetra, nonché un’importante via di comunicazione che attraversava da nord a sud il territorio della città [3]. Attorno al 330 a.C. Heraclea divenne indipendente da Taranto [4]. Nel 280 a.C. Heraclea fu il teatro di una battaglia tra Taranto e Roma [5]. La battaglia fu vinta dai tarantini che, tuttavia, otto anni dopo, furono sconfitti. Con la caduta della più grande e importante città della Magna Grecia ionica, anche gli altri centri della costa andarono incontro a un rapido declino. Le poleis furono incapaci di far fronte allo straripamento dei fiumi e alla conseguente formazione di stagni e di acquitrini che, col passare del tempo, diedero vita a vere e proprie paludi. Tutto ciò contribuì alla diffusione della malaria e allo spopolamento dell’intera zona. [6]
Le tavole di Heraclea
Le tavole di Heraclea, risalenti al IV sec. a.C., sono leggi con cui il governo della città dispone la nuova divisione e redistribuzione di due terreni sacri. Tali provvedimenti si resero necessari a causa della lunga occupazione di quei terreni da parte di membri molto influenti dell’aristocrazia cittadina. La prima tavola contiene su una facciata un testo in greco relativo alle «terre di Dioniso» e, sul retro, un testo in latino di molto successivo con un frammento di una legge romana, forse la Lex Iulia Municipalis. Ciò lascia pensare all’esistenza di un’altra tavola greca poi riutilizzata dai romani per la restante parte della disposizione. La seconda tavola, iscritta solo su una facciata, presenta testo, in greco, relativo alle «terre di Atena». Le tavole scandiscono il passaggio della città da una fase oligarchica a una più democratica, in cui l’assemblea esercita i propri diritti e doveri nell’interesse del demos. Le «tavole di Heraclea», rappresentano, di fatto, la prima riforma agraria delle due che interesseranno, a distanza di secoli l’una dall’altra, il territorio di Policoro [7]. [8] Oggi le «tavole di Heraclea» sono conservate presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Dal Medioevo all'Ottocento
Novecento e «Riforma fondiaria»
Territorio
Il bosco Pantano
Economia e società
Luoghi d'interesse
Il mare
Il castello
Piazza Heraclea
Il museo
Sviluppi e prospettive future
Note
- ↑ Istat, Bilancio demografico mensile e popolazione residente per sesso, anno 2023, dati al 30 ottobre 2023
- ↑ Gli scavi di Siris e di Heraclea furono promossi dalla Soprintendenza Archeologia della Basilicata a partire dall’anno della sua istituzione, il 1964. Il primo soprintendente fu l’archeologo romeno Dinu Adamesteanu (Toporu, 25 marzo 1913 - Policoro, 21 gennaio 2004), pioniere dell’aerofotografia in campo archeologico. A lui si deve anche la costruzione e l’apertura del Museo Archeologico Nazionale della Siritide di Policoro, nel 1969 (Liliana Giardino, Omaggio a Dinu Adamesteanu, «Archeologia aerea», I, 2004, p. 20-21)
- ↑ Il percorso di allora è stato ricalcato dal cosiddetto Regio Tratturo e, più recentemente, dalla strada statale 106 Ionica (Percoco, 2010, p. 94)
- ↑ L’indipendenza di Heraclea è testimoniata dal fatto che la città inizia a battere moneta: si tratta di monete in bronzo con l’effige di Ercole che lotta contro il leone di Nemea. La prima delle dodici fatiche di Ercole è ricordata e rappresentata sullo stemma del Comune di Policoro (Percoco, 2010, p.94)
- ↑ La battaglia di Heraclea del 280 a.C. fu un importante scontro nell’ambito delle guerre pirriche. Dal suo epilogo, favorevole a Pirro ma a fronte di grosse perdite, proviene il modo di dire “Vittoria di Pirro” «che indica che il successo ottenuto da una impresa ha comportato sforzi e/o perdite sproporzionate rispetto al successo stesso.» (Rosa Piro, La vittoria di Pirro, «Treccani magazine», 18 febbraio 2022
- ↑ Percoco, 2010, p. 91-95
- ↑ Percoco, 2010, p. 97
- ↑ Coarelli in Siritide e Metapontino: Storie di due territori coloniali, 1998, p. 281-290