Mostro di Firenze

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Il Mostro di Firenze è stato un serial killer che ha agito nella provincia di Firenze tra il 1974 e il 1985 uccidendo le coppie che la sera si ritiravano in luoghi isolati e asportando i genitali delle vittime di sesso femminile. In totale gli si attribuirono sette duplici omicidi. Vennero interrogate varie persone che avrebbero potuto avere a che fare con gli omicidi e che erano stati avvistati mentre osservavano le coppie con sospetto, oppure che erano soliti frequentare le zone del Mostro. Tra questi il principale sospettato fu Pietro Pacciani, il quale fu sottoposto a due processi.

Omicidi

1974: Stefania Pettini e Pasquale Gentilcore (Rabatta)

Nel 1974 Stefania Pettini e Pasquale Gentilcore furono trovati morti a Rabatta (a nord-est di Firenze, comune di Borgo San Lorenzo) da un contadino che notò la loro auto parcheggiata con all'interno il corpo di Pasquale. A poca distanza c'era il corpo di Stefania, abbandonato sull'erba, con un tralcio di vite che le sporgeva dai genitali. Il corpo presentava numerosi tagli nella zona del basso ventre e al torace, oltre che a ferite sul volto e sul petto. Sembrava un esempio di piquerismo (perversione sessuale nel provare piacere provocando dei tagli sul corpo dell'altra persona)[1]. È incerto se questa operazione fosse stata compiuta dopo la morte oppure se l'assassino avesse ucciso i due ragazzi solo per poter eseguire questa sorta di piquerismo[2].

1981: Carmela De Nuccio e Giovanni Foggi (Mosciano)

Nel 1981 Carmela De Nuccio e Giovanni Foggi furono uccisi allo stesso modo dopo essersi appartati in una zona frequentata da guardoni a Mosciano (a sud-ovest di Firenze, comune di Scandicci). I due corpi furono scoperti da un poliziotto fuori servizio che notò una Fiat Ritmo abbandonata e nelle vicinanze una borsa da donna, dove sembrava che qualcuno avesse rovistato cercando qualcosa. Il corpo di Carmela mostrava tagli nella zona pubica e un'incisione attraverso la quale le era stata asportata la pelle e una parte dei genitali esterni[3].
Inizialmente questo episodio e quello del 1974 sembrarono non correlati a causa della distanza temporale che li separava. Con il proseguire delle indagini si notarono dei tratti in comune con il primo duplice omicidio. L'8 giugno del 1981, due giorni dopo la morte di Carmela e Giovanni, il giornalista Antonio Villoresi scrisse nel quotidiano «La Nazione» un articolo dove sottolineava che ci fossero delle similitudini con il delitto del 1974[4]. Il modus operandi con cui erano stati uccisi i quattro ragazzi era simile: colpi di arma da fuoco e tagli nella zona genitale della vittima femminile. Inoltre anche i proiettili ritrovati erano della stessa marca, Winchester calibro 22, con la lettera H incisa sul fondo. Sembrò che l'assassino fosse diventato più esperto: nel secondo episodio già i primi colpi furono fatali e ci fu un'asportazione della pelle[5]. Da questo momento venne dato all'assassino, che successivamente agirà in altri duplici omicidi, l'appellativo di “Mostro di Firenze”.

1981: Susanna Cambi e Stefano Baldi (Travalle)

Nel 1981 avvenne il delitto di Susanna Cambi e Stefano Baldi a Travalle (a nord-ovest di Firenze, comune di Calenzano), i cui corpi furono scoperti da due pensionati che notarono una Golf nera con il finestrino rotto. Era strano che un'auto fosse parcheggiata in quella zona sterrata alle 10:00, così si avvicinarono e poterono osservare i due ragazzi accasciati fuori dall’auto. Stefano si trovava in un fosso, mentre la ragazza era poco distante. In questa occasione l’assassino aveva tagliato una zona più ampia e profonda, arrivando fino alla zona anale. Probabilmente fu usata la mano destra come per l’escissione su Carmela. Poco distante venne rinvenuto un fermaporte piramidale in pietra verniciato di rosso. Non è certo si trattasse di un indizio, ma alcuni investigatori e giornalisti avevano pensato fosse un simbolo esoterico[6]. L'esoterismo, infatti, considerava la piramide un simbolo di ascesa verso il cielo, mentre la base, raffigurata come un quadrato, simboleggiava la perfezione[7].

1982: Antonella Migliorini e Paolo Mainardi (Baccaiano)

Nel 1982 si verificò il primo errore attribuito al Mostro durante l’omicidio di Antonella Migliorini e Paolo Mainardi. La coppia aveva deciso di ritirarsi in un luogo non troppo isolato a Baccaiano (a sud-ovest di Firenze, comune di Montespertoli). Paolo non morì immediatamente, infatti, quando venne scoperto l'omicidio, il ragazzo respirava ancora. Probabilmente in seguito ai primi spari egli era riuscito ad avviare l’auto, che fu ritrovata incastrata in un canale di scolo, piuttosto che parcheggiata in una piazzola di sosta. Si ipotizzò che Paolo avesse messo per sbaglio la retromarcia finendo dalla parte opposta della strada, così che l'assassino aveva sparato sui fari dell'auto in modo che Paolo non lo potesse riconoscere e se ne era andato lasciandolo in vita, anche se il ragazzo morì poco dopo il ritrovamento a causa delle ferite riportate[8].

Riferimento al 1968 (Signa)

Nel 1982 il giudice Vincenzo Tricomi ricevette una lettera anonima in cui gli venne suggerito di riesaminare un duplice omicidio del 1968 avvenuto a Signa (a ovest di Firenze). Sembrava collegato agli altri attribuiti al Mostro, visto che anche quello avvenne in auto di sera e i proiettili usati erano sempre di marca Winchester, calibro 22. Le vittime erano state Barbara Locci e Antonio Lo Bianco, suo amante. Nel 1983 Mario Rotella prese il posto di Tricomi e iniziò a indagare sulla cosiddetta "pista sarda" che comprendeva Francesco Vinci (amante geloso e violento di Barbara), Salvatore Vinci (un altro amante di Barbara) e Stefano Mele (marito di Barbara). Quest'ultimo confessò, ma si dimostrò incapace di usare le armi da fuoco per cui non poteva essere stato lui ad aver sparato. Venne condannato, ma le indagini continuarono per trovare chi avesse potuto aiutarlo. Egli cambiò sempre versione: prima disse di essere stato aiutato da Salvatore e in seguito da Francesco. Quest'ultimo venne incarcerato insieme a Stefano. Gli inquirenti pensarono che quella lettera fosse un depistaggio poiché il colpevole di quell'omicidio era già stato individuato in Stefano; inoltre, durante i successivi omicidi egli si trovava in carcere.[9].

1983: Jens-Uwe Rüsch e Wilhelm Friedrich Horst Meyer (Giogoli)

Nel 1983 due turisti tedeschi omosessuali furono assassinati nei pressi di Giogoli (a sud-ovest di Firenze, comune di Scandicci). Uno dei due aveva i capelli lunghi: per questo alcuni ipotizzarono che l’assassino l’avesse scambiato per una donna oppure che avesse voluto colpire proprio la loro relazione. Una delle tante teorie si basò sul fatto che il Mostro fosse affetto da narcisismo, perciò, volendo mostrare il suo modus operandi, non faceva attenzione a chi fossero le vittime: l'unica condizione necessaria per facilitare gli omicidi era il buio. Accanto al furgone, luogo dell’omicidio, fu ritrovata una rivista omo-erotica danneggiata. Si ritenne che questo potesse essere stato opera del Mostro, il quale potrebbe aver sostituito l’escissione del pube con gli strappi alla rivista [10].

1984: Pia Gilda Rontini e Claudio Stefanacci (Vicchio)

Nel 1984 Pia Gilda Rontini e Claudio Stefanacci vennero uccisi a Vicchio (a nord-est di Firenze, nella valle del Mugello). Oltre all’escissione del pube, la donna subì per la prima volta anche l'asportazione della mammella sinistra. Le due operazioni non sembrarono provenire dalla mano di un chirurgo, come invece si era iniziato a credere indagando sugli omicidi precedenti. Infatti vennero notati almeno tre punti di arresto della lama, nonostante fosse comunque un taglio preciso e sicuro. Non si notarono impronte nelle vicinanze e le macchie di sangue trovate corrispondevano ai gruppi sanguigni delle vittime[11].

1985: Jean Michel Kraveichvili e Nadine Jeanine Giselle Mauriot (San Casciano in Val di Pesa)

Nel 1985, nei boschi di San Casciano in Val di Pesa (a sud di Firenze), un ragazzo che cercava funghi notò un’auto parcheggiata e si imbatté nel corpo di Jean Michel ricoperto da secchi di vernice. Probabilmente egli aveva tentato di scappare, ma era stato catturato dall’assassino che lo uccise a colpi di coltello. Non si riuscì a capire perché Jean Michel fosse fuggito verso un cancello impossibile da oltrepassare, ma si ipotizzò che a causa del suo shock avesse agito d'istinto, oppure che fosse stato costretto ad andare in quella direzione dalla presenza di un aiutante del Mostro che gli bloccava l'altra strada. Nadine, invece, venne uccisa immediatamente nella tenda che si trovava nei paraggi, dove si erano appartati quella sera i due giovani[12].

Indagini

Pietro Pacciani

Il 18 settembre del 1985 i magistrati ricevettero una lettera con la firma del mittente illeggibile, ma suggeriva di interrogare Pietro Pacciani a causa del suo passato e del fatto che fosse noto a Firenze che conservasse riviste pornografiche e violentasse le figlie e la moglie[13]. Gli inquisitori fecero una perquisizione nella sua abitazione, durante la quale nel suo orto fu trovato un proiettile Winchester calibro 22; tuttavia, non risultò essere stato sparato, ma piuttosto inserito nel caricatore e poi espulso, perciò valutarono l'ipotesi che il vero assassino avesse voluto incastrare Pacciani. Le impronte rinvenute corrispondevano a quelle presenti sui proiettili degli omicidi. Nella sua abitazione venne ritrovato anche un blocco da disegno e un portasapone tedesco che richiamarono l'assassinio dei due ragazzi tedeschi del 1983[14]. Pietro Pacciani divenne il principale sospettato di essere il Mostro. Venne processato in tribunale insieme ai suoi due amici Mario Vanni e Giancarlo Lotti (Compagni di merende, come affermò Mario Vanni in una sua deposizione). Solo nel 1996 il poliziotto Michele Giuttari ricevette dall'avvocato di parte civile Aldo Colao la testimonianza di un amico dell'avvocato, il quale diceva di aver in casa di Pacciani alcune cose messe a essiccare. La grafia era la stessa usata sulla lettera del 1985 e Giuttari la riconobbe. Si trattava di Floriano Delli[15] che abitava di fronte a casa di Pacciani[16].

Vita

Pietro Pacciani nacque il 7 gennaio 1925 nella valle del Mugello. In seguito si trasferì nella zona di San Casciano in Val di Pesa, dove venne commesso l'ultimo omicidio. Precisamente si stabilì nella frazione di Mercatale e quindi venne soprannominato “contadino di Mercatale”, anche per il fatto che proveniva da una famiglia di contadini e fin da bambino aveva aiutato suo padre nei campi.
Nel 1951 uccise Severino Bonini, l’amante della sua fidanzata, con venti coltellate e un oggetto contundente; per questo delitto si giustificò dicendo di essere stato incitato da lei poiché gli aveva confessato di essere stata violentata dall'altro uomo e di aver ceduto contro la propria volontà. Sia Pacciani sia la sua fidanzata Miranda Bugli vennero ritenuti colpevoli del delitto di Severino e vennero arrestati nel 1952. Pacciani venne condannato a diciotto anni di carcere, mentre Miranda a dieci[17]. Nel 1964 Pacciani uscì dal carcere per buona condotta e per una riduzione della pena. Si sposò con Angiolina Manni, ma ben presto mostrò anche a lei il suo carattere violento. Ebbero due figlie e dopo la nascita della primogenita la moglie rimase in coma per molto tempo a causa del parto travagliato aggravato dalle violenze del marito. Non recuperò più la sua sanità mentale e Pietro non fu preoccupato, anzi era deluso dal fatto che fosse nata una femmina e non un maschio[18].

Processo

Vedendo il modo di agire del Mostro e la precisione con cui tagliava la pelle delle vittime, gli inquirenti capirono che il Mostro dovesse avere una certa cultura, ma questo non corrispondeva con il profilo di Pacciani. Nonostante ciò, quest'ultimo venne portato in tribunale nel 1994 e gli vennero contestate le seguenti accuse:

  • Colpevole di sette duplici omicidi.
  • Abuso nei confronti delle proprie figlie.

L'opinione pubblica era divisa tra innocentisti e colpevolisti, ma alla fine del processo Pacciani venne condannato all'ergastolo[19]. A febbraio del 1996 la Corte di assise d'appello di Firenze lo assolse rendendosi conto che non esistevano veramente delle prove concrete per accusarlo, ma venne incarcerato Mario Vanni, sospettato di essere suo complice[20]. A dicembre dello stesso anno la Cassazione annullò l'assoluzione di Pacciani, poiché se Mario Vanni era stato giudicato colpevole, le prove contro di lui erano connesse con Pacciani. Un secondo processo sarebbe dovuto avvenire nel 1998, ma nel frattempo Pacciani fu trovato morto[21].

Morte

Pietro Pacciani venne ritrovato morto nella sua abitazione. Non fu chiaro se si trattasse di una morte naturale o fosse la conseguenza di un omicidio. Gli esami tossicologici rilevarono tracce di un farmaco, l'Eolus, utilizzato per l’asma, che può essere letale se assunto da individui con problemi cardiaci; tuttavia, il suo medico negò di avergli prescritto il medicinale. Essendo ormai in età avanzata, qualsiasi pena fosse stata inflitta a Pacciani dopo il processo sarebbe stata equivalente all’ergastolo, per questo gli inquirenti supposero che egli avesse intenzione di rivelare dei nomi che non erano ancora emersi dalle indagini, visto che non avrebbe voluto prendersi responsabilità altrui. Nel caso in cui la sua morte fosse stata un omicidio, il movente sarebbe stato quello di farlo tacere[22].

Beretta calibro 22

Nel pomeriggio, il giorno dell'uccisione di Pia e Claudio, i due ragazzi si erano fermati in un bar a Borgo San Lorenzo e il barista affermò di aver visto un individuo dai capelli rossi seduto a un tavolo vicino al loro che li fissava. Quando i due giovani uscirono dal bar li seguì. Egli venne definito “Rosso del Mugello”. I carabinieri produssero un suo identikit in base alla testimonianza ricevuta e lo considerarono un possibile sospettato di essere il Mostro di Firenze. Riesaminando gli anni precedenti, gli investigatori si accorsero che l'identikit di quell'uomo combaciava con quello di un altro individuo accusato nel 1965 di aver rubato delle pistole da un'armeria, tra cui una beretta calibro 22 che, a differenza delle altre tre, non fu mai ritrovata. I carabinieri pensarono che questo caso fosse collegato agli omicidi del Mostro, in quanto l'arma usata da quest'ultimo era la medesima. Si convinsero fosse stato un uomo di Scarperia (a nord di Firenze, frazione del comune di Scarperia e San Piero) che poi si era trasferito a Firenze nelle zone colpite dal Mostro. Venne fatta una perquisizione a casa di un abitante del Mugello e venne rinvenuta una beretta calibro 22. Durante la seconda perquisizione non venne ritrovato niente di sospetto e la squadra anti-mostro lasciò in sospeso questa pista[23][24].

Telefonate e messaggi anonimi

Durante gli anni degli omicidi le persone coinvolte ricevettero telefonate e lettere anonime. Gli investigatori pensarono si trattassero di messaggi lasciati dal Mostro per sfidare le autorità e talvolta per intralciare le indagini:

  • Uno dei primi sospettati a essere incarcerato fu Enzo Spalletti, un autista della Misericordia. Egli rivelò l’uccisione di Carmela e Giovanni del 1981 prima che la notizia fosse resa pubblica sui giornali. Durante la sua detenzione, arrivò una telefonata insolita alla moglie e al fratello: «Ditegli che stia zitto e tranquillo, che presto sarà scagionato, presto uscirà di carcere, però gli sta bene un po' di galera, a quello scemo. Che gli è saltato in mente di dire che aveva saputo dei morti dai giornali, quando i giornali sono usciti con la notizia la mattina dopo?» [25].
  • Nel 1981, la sera del duplice omicidio di Susanna e Stefano, il ragazzo ricevette una strana telefonata da parte di qualcuno che diceva di essere il geometra e che stava lavorando alla loro nuova casa, ma era fuori dall'orario di lavoro e il geometra che stava veramente seguendo i lavori negò di averlo chiamato[26]. La mattina seguente, invece, a ricevere una telefonata anonima fu la zia di Susanna. L’interlocutore espresse il desiderio di parlare con la ragazza, ma la linea cadde subito dopo. Solo pochi familiari sapevano che la ragazza e sua madre si erano trasferite a vivere con la zia[27].
  • Dopo il massacro di Paolo e Antonella i soccorritori portarono il ragazzo ferito in ospedale. Lorenzo Allegranti, l’autista di una delle ambulanze che intervennero, ricevette una telefonata anonima pochi giorni dopo. L'interlocutore gli rivelò di essere il Mostro di Firenze e che gli omicidi non sarebbero finiti. Inoltre, ricevette altre chiamate minacciose fin quando non presentò una denuncia ai carabinieri[28].
  • Nel 1984, in seguito all’omicidio di Pia e Claudio, la caserma dei carabinieri di Borgo San Lorenzo ricevette due telefonate insolite: la prima denunciava quell'omicidio, ma era impossibile che qualcuno fosse arrivato sul luogo del crimine prima di Beccherini, un amico di famiglia delle vittime che per primo trovò i cadaveri. La seconda telefonata venne fatta da un fornaio che si presentò come Farini. Riguardava un incidente stradale avvenuto quella sera in località Sagginale (frazione del comune di Borgo San Lorenzo). Tuttavia, nella zona non risultava esistesse nessuna persona con quel cognome che facesse il fornaio e non si erano verificati incidenti quella sera[29].
  • Nel 1985 la magistrata Silvia della Monica ricevette una lettera anonima contenente una parte del seno sinistro di Nadine. Qualche giorno dopo uno sconosciuto la chiamò facendo allusioni sessuali su di lei. Nello stesso anno, a Firenze, una ragazza chiese un passaggio a uno sconosciuto per andare verso il Mugello; egli le disse che era stato spedito un pezzo del seno di Nadine alla magistrata, ma non poteva saperlo visto che la notizia non era stata ancora resa pubblica; inoltre, egli chiese alla ragazza dove fosse solita appartarsi. Questa persona somigliava all'identikit fornito dai carabinieri, ma un mese dopo si presentò volontariamente in caserma e affermò di aver dato il passaggio alla ragazza, ma negò di aver parlato della lettera[30].

Squadra anti-mostro

Nel 1984 venne istituita la cosiddetta squadra anti-mostro per indagare sugli omicidi avvenuti; era guidata da Ruggero Perugini, il quale studiò negli Stati Uniti e grazie all'aiuto dell'FBI accusò Pietro Pacciani di essere il principale sospettato. Nel 1992 si rivolse al Mostro in diretta nazionale essendo convinto si trattasse di Pacciani[31].

Zodiac

Una pista alternativa su cui gli investigatori si soffermarono fu quella di Zodiac, serial killer della California (1966-1974[32]); infatti, dopo una serie di indagini, venne notato che il Mostro di Firenze aveva un modus operandi che richiamava quello di Zodiac. Quest’ultimo uccideva a colpi di pistola coppie che si isolavano in auto, usava il coltello per asportare le parti femminili e mandava messaggi crittografati, nei quali affermava ci fossero indizi sulla propria identità. Mario Vanni, che fu arrestato poiché creduto complice di Pietro Pacciani, durante la propria permanenza in carcere fece riferimento a un certo Ulisse, un ex legionario che dall’America si era trasferito in Italia nel 1974 proprio quando erano iniziati gli omicidi e il quale avrebbe incontrato più volte Pietro Pacciani nei boschi di Firenze e avrebbe rivelato a quest'ultimo di essere il Mostro. Francesco Amicone, giornalista che intervistò il sospettato di essere Zodiac per ricostruire la sua vita, affermò che in una telefonata del 2017 avesse confessato di avere una doppia identità, quella del Mostro e di Zodiac, dicendo che alcuni dei suoi ex compagni dell'esercito ne erano già a conoscenza[33].

Note

  1. https://wetlab.org/things-to-know-about-piquerism/.
  2. Taddeo, La storia del Mostro di Firenze, vol. 1, pp. 27-45.
  3. Taddeo, La storia del Mostro di Firenze, vol. 1, pp. 47-67.
  4. https://www.mostrodifirenze.com/1981/06/08/8-giugno-1981-stampa-la-nazione-massacrati-a-revolverate-e-a-coltellate-due-fidanzati-nella-campagna-di-firenze-una-notte-insonne-per-due-famiglie-angosciate-ma-carmela-e-giovanni-non-sono-piu-to/.
  5. Taddeo, La storia del Mostro di Firenze, vol. 1, pp. 53-54.
  6. Taddeo, La storia del Mostro di Firenze., vol. 1, pp. 69-87.
  7. https://www.mitiemisteri.it/simbologia-significato-delle-figure-geometriche/piramide.
  8. Taddeo, La storia del Mostro di Firenze., vol. 1, pp. 89-113.
  9. Taddeo, La storia del Mostro di Firenze., vol. 1, pp. 149-173.
  10. Taddeo, La storia del Mostro di Firenze., vol. 1, pp. 197-215.
  11. Taddeo, La storia del Mostro di Firenze., vol. 1, pp. 245-263.
  12. Taddeo, La storia del Mostro di Firenze., vol. 1, pp. 305-343.
  13. Taddeo, La storia del Mostro di Firenze, vol. 2, pp. 28-29.
  14. Taddeo, La storia del Mostro di Firenze, vol. 2, pp. 179-180.
  15. https://insufficienzadiprove.blogspot.com/2011/04/floriano-delli-deposizione-del-30_05.html
  16. Taddeo, La storia del Mostro di Firenze, vol. 2, pp. 283-284.
  17. Taddeo, La storia del Mostro di Firenze, vol. 2, pp. 40-53.
  18. Taddeo, La storia del Mostro di Firenze., vol. 2, pp. 37-59.
  19. Taddeo, La storia del Mostro di Firenze, vol. 2, p. 240.
  20. Taddeo, La storia del Mostro di Firenze, vol. 2, pp. 306-309.
  21. https://youtu.be/ecfxVo196nw?si=0dsinun2qUFmTub0.
  22. Taddeo, La storia del Mostro di Firenze., vol. 2, pp. 393-399.
  23. https://auralcrave.com/2021/12/28/mostro-di-firenze-sulle-tracce-di-una-pista-investigativa-inedita/.
  24. Taddeo, La storia del Mostro di Firenze., vol. 1, pp. 261-262.
  25. Taddeo, La storia del Mostro di Firenze., vol. 1, p. 64.
  26. Taddeo, La storia del Mostro di Firenze., p. 70.
  27. Taddeo, La storia del Mostro di Firenze., vol. 1, p. 81.
  28. Taddeo, La storia del Mostro di Firenze., vol. 1, p. 105.
  29. Taddeo, La storia del Mostro di Firenze., vol. 1, pp. 258-259.
  30. Taddeo, La storia del Mostro di Firenze., vol. 1, pp. 334-335.
  31. https://youtu.be/AeLsI0RZyDc?si=q_zs3nejGtwMwcTH.
  32. https://www.lanazione.it/firenze/cronaca/zodiac-inchiesta-ac95cac1.
  33. https://www.ilgiornale.it/news/politica/killer-zodiac-mi-ha-confessato-sono-io-mostro-firenze-1533527.html.

Bibliografia