Maurits Cornelis Escher
Maurits Cornelis Escher (Leeuwarden, 17 giugno 1898 - Laren, 27 marzo 1972) è stato un artista olandese. Famoso per le sue incisioni e le sue grafiche, Escher viene riconosciuto tutt’oggi come un pioniere dell’arte moderna, grazie alla sua capacità di intrecciare matematica e disegno grafico nelle sue opere.
Biografia
Maurits Cornelis Escher nacque il 17 giugno 1898 a Leeuwarden, in Olanda.
La sua famiglia, composta dai genitori e tre fratelli maggiori, si trasferì nel 1903 a Arnhem, dove Escher trascorse la sua infanzia. Qui, nel 1911, venne iscritto alle scuole superiori, dove tuttavia non eccelse negli studi. In questo periodo, entrò per la prima volta in contatto con l'arte e scoprì la sua passione per il disegno.
Spinto dal padre ingegnere, nel 1919 si iscrisse al corso di architettura nella Scuola di Architettura e Arti Decorative di Haarlem. Dopo una sola settimana di lezioni, venne notato dal professore di origini portoghesi Samuel Jessurun de Mesquita[1], che lo instradò allo studio delle arti grafiche e del disegno. Questo cambio di percorso di studi garantirà a Escher una formazione tecnica nella xilografia[2], che imparerà a padroneggiare sotto l'attenta guida del professore.
Nel 1922 Escher lasciò la scuola d’arte e, nella primavera dello stesso anno, visitò l’Italia per due settimane in compagnia di due amici olandesi. Rimasto colpito dalla bellezza del paese, il successivo autunno si imbarcò abusivamente su una nave da carico che, dopo uno sbarco a Cadice in Spagna, lo portò sino a Genova. Dalla Liguria, viaggiò fino a Siena, dove nel 1923 tenne la sua prima mostra d’arte nel Circolo Artistico Senese[3].
Nel 1924 sposò la giovane Jetta Umiker[4], pittrice di origine svizzera, con la quale si trasferì, poco dopo le nozze, a Roma. Escher e sua moglie rimasero nella capitale fino al 1935, e proprio in questi anni ebbero due figli: George Arnold Escher e Arthur Escher. Durante questo periodo, Escher visitò varie regioni della penisola, quali Campania, Abruzzo e Sicilia, in compagnia di Joseph Haas Triverio[5], un giovane artista e imbianchino.
Lasciata l’Italia nel 1936 a causa del regime fascista, Escher si trasferì prima in Svizzera nel paese di Chateau d’Oex, dove lui e la sua famiglia soggiornarono per un breve periodo, per poi spostarsi a Ukkel, in Belgio. Nel 1937, Escher e Jetta misero al mondo il loro terzo ed ultimo figlio, Jan Escher. Durante questi anni, Escher creò molte opere, arricchendo la sua produzione grazie all'ispirazione ricavata dai viaggi e dalle esperienze accumulate.
Allo scoppio della guerra in Belgio, Escher, sua moglie e i tre figli, tornarono in patria trasferendosi definitivamente a Baarn nel 1941.
Nel 1950 Escher espose gran parte delle sue opere ad Anversa assieme ad altri nove artisti grafici. Qui venne notato da Mark Severin, autore e grafico, che decise di dedicargli un intero articolo sulla rivista d’arte inglese “The Studio”, molto in voga all’epoca. Successivamente, la fama di Escher crebbe grazie ad altri due articoli pubblicati sui periodici americani “Time” e “Life Magazine”[6].
Nel 1954 Escher fu ospite del Congresso Internazionale di Matematica di Amsterdam, dove la sua mostra allo Stedelijk Museum ebbe un successo notevole.
Ammalatosi nel 1962, Escher continuò a lavorare fino al 1969, anno in cui egli realizzò la sua ultima litografia intitolata I Serpenti.
Il 27 marzo 1972, Maurits Cornelis Escher si spense a Laren, in una casa di riposo per artisti[7].
Rapporto con l'Italia
Durante gli undici anni passati in Italia, Escher entrò in contatto con la cultura artistica della nazione, la cui impronta si ritrova in molteplici delle sue creazioni. I paesaggi e le costruzioni architettoniche italiane spinsero l’artista a dedicarsi alla realizzazione di litografie[8] aventi come soggetto il mondo esterno, che si rivelò un'importante fonte di ispirazione anche per opere successive.
Risalgono a questo periodo circa 110 lavori dell’artista, da lui stesso definiti come "esercizi", in quanto realizzati attraverso varie tipologie di incisone e disegno e volti al fine di padroneggiare al meglio le varie tecniche. Difatti, durante la permanenza in Italia, Escher fu solito dedicarsi alla realizzazione di intagli esclusivamente su tavole di legno di filo[9], materiale a lui da sempre caro, la cui lavorazione gli era stata insegnata dal suo mentore Mesquita.
I vari soggiorni nell’Italia meridionale e soprattutto l’esplorazione di diverse coste affacciate sul Mediterraneo hanno fatto sì che Escher realizzasse molteplici opere dedicate alla nazione, in quanto musa ispiratrice e, allo stesso tempo, luogo di pace e serenità in cui potersi dedicare alla sua arte in totale libertà. I paesaggi italiani si possono difatti ritrovare in diverse litografie risalenti al periodo tra il 1922 e il 1937, denominato dalla critica come “periodo dei paesaggi”[10]. Tra queste, particolarmente apprezzate furono le litografie Castrovalva[11] del 1930, dedicata all’omonima cittadina abruzzese, e Natura morta con specchio[12] risalente al 1934, dove Escher inserì uno scorcio di paesaggio italiano all’interno di un contesto quotidiano.
Influenzato dalla combinazione delle culture presenti sul territorio e affascinato dai monumenti di impronta greca e romana, Escher realizzò diverse xilografie dedicate alla capitale, suo luogo di residenza sin dai primi anni dopo le nozze. Ne sono un esempio le xilografie risalenti al 1934 intitolate Roma di notte: Basilica di Massenzio e Roma di notte: il Campidoglio, in cui l’artista, come si evince dal titolo, raffigura i monumenti sotto il cielo notturno.[13]
La matematica nell'arte
Durante la sua carriera artistica, Maurits Cornelis Escher entrò in contatto con molte realtà, non solo artistiche e culturali, ma anche scientifiche e tecnologiche. La matematica, in particolare modo, è importante per moltissime delle sue creazioni, incentrate sulla ricerca della raffigurazione dell’infinito attraverso l’uso di forme geometriche precise e regolari. Molti dei lavori di Escher furono e vengono tutt’oggi studiati attraverso un punto di vista logico-matematico, che permette di analizzare la realizzazione delle sue grafiche in maniera oggettiva e scientifica.
Concentrato sulla ricerca dell’impossibile, sia in senso logico sia in senso filosofico, Escher venne influenzato anche dai suoi colleghi contemporanei che aderirono alla corrente del Surrealismo e del Cubismo. Difatti, molte opere dell’artista surrealista René Magritte[14] vengono affiancate ai lavori del grafico olandese, in quanto anch’essi volti alla raffigurazione di mondi impossibili e situazioni paradossali. Nonostante ciò, i capolavori di M.C. Escher non possono assolutamente essere concepiti nella loro interezza come opere surrealiste, in quanto la sua visione andava ben oltre le idee alla base del movimento, discostandosi da qualunque altra corrente artistica e creando un proprio stile caratteristico ed unico. [15]
Difatti, come già accennato, i suoi capolavori di grafica prendono anima e assumono un significato più profondo quando vengono posti in un contesto matematico-geometrico, in cui forme e spazi vuoti sembrano essere assemblati tramite una regolarità di simmetrie e ripetizioni, in maniera tale da generare emozioni diverse nel fruitore.
Sebbene le sue illustrazioni vennero utilizzate in moltissimi libri di matematica, geometria e logica in quanto particolarmente adatti ad esemplificare teoremi e costruzioni cartesiane, Escher si è sempre dichiarato distante dalla matematica pura, in quanto lo studio di essa non è mai stato da lui approfondito in maniera diretta e tradizionale, ma solo attraverso l’esercizio e la creazione dei suoi disegni. [16]
Le opere
I lavori di Escher sono una viva rappresentazione di quello che ha influenzato ed ispirato l’artista durante la sua vita. In una prima fase, già accennata, l’artista ha realizzato opere riguardanti soprattutto il mondo che lo circondava, come i paesaggi mediterranei e le mete dei suoi numerosi viaggi. A partire dal 1937, vennero prodotte 70 stampe d’impronta matematica, testimonianze dei suoi studi personali e della sua evoluzione artistica verso la ricerca dell’"impossibile".
Nonostante sia impossibile leggere con sicurezza le teorie e le idee dietro le quali si sono sviluppate le creazioni di Escher, nelle grafiche si possono ritrovare temi ricorrenti, come la compenetrazione di mondi diversi, le metamorfosi e, soprattutto, la relazione tra spazio e superficie. Quest’ultima, in particolare modo, venne studiata al fine di realizzare le cosiddette “figure impossibili”, ovvero rappresentazioni di soggetti architettonici dalla costruzione irreale. Osservando le stampe, si nota sin dal primo sguardo come la matematica e il rigore logico siano alla base del processo di creazione di Escher, che si dimostra in grado di andare oltre alla semplice visione della realtà così come si presenta all’occhio umano, andando ad analizzare ogni sua componente come singolo elemento costruttore di un insieme più ampio.
Di seguito sono riportate tre delle opere più famose ed acclamate dell'artista.
Belvedere
L’opera intitolata Belvedere (1958, litografia, 46,1 x 29,5 cm) è una delle litografie più famose dell’artista.
Al centro del lavoro si trova l’edificio protagonista, ovvero un edificio “impossibile” creato a partire dallo studio di un cubo. La costruzione è composta da tre piani distinti, aperti su quattro lati e circondati da balconate regolari. I pilastri appaiono all’occhio dello spettatore come tutti della stessa misura, andando quindi contro alle regole della prospettiva. Le arcate che dividono i piani sono ciò che contribuisce maggiormente all’effetto ottico che rende impossibile a chi osserva l’opera di capire come essa si articoli nella sua altezza. Le volte risultano infatti incastrate l’una con l’altra, grazie ai pilastri che si susseguono in una concatenazione del tutto irreale e impossibile da realizzare architettonicamente.[17]
La realizzazione del belvedere si basa su una famosa illusione ottica, il cubo di Necker[18]. Quest’ultimo è stato rappresentato dall’artista come parte integrante dell’opera: esso si trova infatti nelle mani di un ragazzo, posto nell’angolo in basso a sinistra della litografia, che scruta la strana struttura ignaro del fatto che l’edificio alle sue spalle sia costruito allo stesso modo.
Sullo sfondo, è visibile una catena montuosa: si tratta delle Montagne del Morrone, una catena appenninica dell’Abruzzo che Escher ha voluto inserire nell’opera come richiamo all'Italia.
Giorno e notte
Giorno e notte (titolo originale Dag en nacht, xilografia su due piastre, 39 x 68 cm, 1938 ) è una delle xilografie di Escher in cui è possibile ritrovare l’attento studio della prospettiva e della simmetria.
Guardando la stampa, si può notare come Escher raffiguri il giorno e la notte come coesistenti, anche se il confine tra di essi non è precisamente definito.[19] La parte sinistra, difatti, presenta un maggior uso del bianco, usato al fine di rappresentare la luce del mattino, mentre la parte destra, al contrario, tende ad essere sempre più scura, andando a raggiungere un nero intenso ai bordi dell’immagine. Questa gradazione di colore è stata realizzata dall’artista attraverso la ripetizione di forme e sagome di uccelli. Essi sembrano nascere da forme geometriche, ovvero i rettangoli rappresentanti dei campi coltivati, per poi librarsi in aria fino a raggiungere un maggiore grado di complessità e dettaglio. Ciò crea un’illusione ottica nello spettatore, che, guardando il lavoro, non riesce del tutto a porre attenzione su un singolo elemento senza passare al successivo, arrivando infine ad ammirare la scena nella sua interezza.
Mano con sfera riflettente
L’opera Mano con sfera riflettente (titolo originale Hand met spiegelende bol, litografia, 32 x 21,5 cm, 1935), conosciuta anche come "Autoritratto allo specchio", è uno degli autoritratti più famosi di Escher.
Al centro della stampa, una mano regge una sfera: su questa si riflette proprio lo stesso artista, che siede su una poltrona in una stanza. La scelta di utilizzare superfici specchiate, che si può ritrovare in moltissime delle sue opere, non è casuale, ma permette allo spettatore di osservare più porzioni dello spazio in cui è immerso il soggetto. Difatti, una rappresentazione bidimensionale di una stanza comporta la visione diretta solo di pochi elementi dello spazio, mentre l’utilizzo di una superficie curva, su cui si riflette l’ambiente in cui è immersa, rende possibile la rappresentazione totale di ciò che la circonda (in questo caso, pavimento, pareti e soffitto), anche se in parte distorto. Lo spettatore diventa quindi in grado di immedesimarsi nell’artista, fingendo di essere lui stesso a tenere in mano la sfera in cui si vede riflesso.[20]
Il gioco ottico creato dalla distorsione dello specchio, viene interrotto solo in un punto, ovvero il centro. Qui si trova infatti il volto di Escher, che si guarda con occhi sbarrati e sguardo dritto davanti a sé. È dunque chiaro che, nonostante la maestria dell’artista nel rendere possibile la rappresentazione dell’ambiente, il punto focale dell’opera sia l’ego.[21], inteso come l’uomo che si studia nel profondo attraverso la sua immagine specchiata.
Note
- ↑ Simone Sbarbati, Tesori d’archivio: le illustrazioni di piante e animali di Samuel Jessurun de Mesquita, rivista online Frizzifrizzi, Bologna, 7 giugno 2023.
- ↑ Enciclopedia Treccani, Xilografia.
- ↑ M.C. Escher Foundation e The M.C. Escher Company, About M.C. Escher - Route to fame - Start of career,The Official M.C. Escher Website.
- ↑ M. Piller, Jetta, Escher in het paleis.
- ↑ Bruno Ernst, Lo specchio magico di M.C. Escher, p. 12.
- ↑ M.C. Escher Foundation e The M.C. Escher Company, About M.C. Escher - Route to fame,The Official M.C. Escher Website.
- ↑ Bruno Ernst, Lo specchio magico di M.C. Escher, p. 17.
- ↑ Museo della carta, La stampa litografica, Ancona.
- ↑ M.C. Escher, Grafica e disegni, p. 5.
- ↑ Bruno Ernst, Lo specchio magico di M.C. Escher, pp. 24-26.
- ↑ M.C. Escher, Grafica e disegni, opera n. 2.
- ↑ Bruno Ernst, Lo specchio magico di M.C. Escher, p. 79.
- ↑ Bruno Ernst, Lo specchio magico di M.C. Escher, pp. 74-75.
- ↑ Enciclopedia Treccani, sezione arte, René Magritte.
- ↑ Bruno Ernst, Lo specchio magico di M.C. Escher, pp. 67-71.
- ↑ Bruno Ernst, Lo specchio magico di M.C. Escher, pp. 30-38.
- ↑ M.C. Escher, Grafica e disegni, pp. 15-16, opera n. 74.
- ↑ Enciclopedia Treccani, Cubo di Necker.
- ↑ M.C. Escher, Grafica e disegni, pp. 8-9, opera n. 11.
- ↑ The Art Post Blog, L'autoritratto allo specchio di Escher.
- ↑ M.C. Escher, Grafica e disegni, p. 13, opera n. 51.
Bibliografia
- Bruno Ernst, Lo specchio magico di M.C. Escher, Köln, Taschen, 2018.
- M.C. Escher, Grafica e disegni, Köln, Benedikt Taschen, 1990.
- M.C. Escher Foundation e The M.C. Escher Company, About M.C. Escher, sito web «The Official M.C. Escher Website», aggiornamento 5 giugno 2019.
- Escher in het paleis, museo d'arte, About Escher, sito web «Escher in het paleis», Den Hague, Paesi Bassi.
- Museo della carta, La stampa litografica, Ancona
- Simone Sbarbati, Tesori di archivio: opere di Escher, rivista online «Frizzifrizzi», Bologna, 16 maggio 2018.
- Vilma Torselli, Maurits Cornelis Escher, "Belvedere", sito web «Artonweb», 15 aprile 2007.
- The Art Post Blog, L'autoritratto allo specchio di Escher, 30 novembre 2015
- Istituto della Enciclopedia Italiana, Giovanni Treccani S.p.a., Enciclopedia Treccani, Roma.
- Istituto della Enciclopedia Italiana, Giovanni Treccani S.p.a., Galassia Treccani: Treccani Arte, Roma.